LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

Posts Tagged ‘zaia’

BANDIERA DELLA LEGA IN FIAMME A SARONNO

giovedì, gennaio 13th, 2011

Bandiera leghista in fiamme alla sede di via Castellaccio: nella notte tra martedì 11 e mercoledì 12 gennaio qualcuno ha dato fuoco al vessillo del Carroccio esposto sotto la finestra del primo piano. L’allarme è scattato alle prime ore del mattino quando una residente del quartiere ha notato i resti carbonizzati della bandiera ed ha contattato i vertici della sezione saronnese.

LA SOLIDARIETA’ DI ZAIA

Non è una novità per il Carroccio saronnese: negli ultimi mesi per ben 5 volte le bandiere esposte nella sede, inaugurata la scorsa primavera con un comizio di Roberto Maroni, sono state strappate o rubate. In realtà l’ultimo vandalismo ai danni di una sede politica nella città degli amaretti risale allo scorso novembre quando nel cuore della notte ignoti lanciarono un pesante sasso danneggiando la vetrina della sede del Pdl in via San Cristoforo a poche centinaia di metri dalla sede leghista. Prima ancora, al termine della cerimonia ufficiale del 25 aprile, era stata presa di mira la nuova sede del Carroccio ricoperta di adesivi anarchici. Accanto alla dura presa di posizione del segretario cittadino Alessandro Fagioli si registra anche quella del presidente della Regione Veneto Luca Zaia: “Agli amici della Lega di Saronno esprimo tutta la mia solidarietà e condivisione per l’esecrabile atto d’intimidazione di cui sono stati vittime”. “Mi auguro – conclude Zaia – che non si voglia ridurre anche questo fatto al rango di ragazzata. Si tratta invece di segnali d’intolleranza politica che non vanno sottovalutati”.

da http://www.varesenotizie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=64193:bandiera-in-fiamme-alla-sede-della-lega-nord&catid=52:saronno&Itemid=333

ZAIA RINGRAZIA

giovedì, novembre 11th, 2010

“Ringrazio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro Umberto Bossi per la visita di ieri in Veneto, che ha dato stamane i suoi frutti.

Ritengo che questo primo stanziamento – 300 milioni di euro – del Governo a favore delle aree alluvionate del Veneto rappresenti un segnale decisivo per la ripresa economica e sociale della nostra regione”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a proposito delle misure decise oggi dal Governo a favore del Veneto. “Devo sottolineare la velocita’ con cui si e’ mosso l’esecutivo e, in particolare, lo stesso Presidente Berlusconi, i Ministri Tremonti e Calderoli e il Sottosegretario Alberto Giorgetti – ha aggiunto Zaia -. A soli otto giorni da un’alluvione per molti versi piu’ dannosa di quella storica del 1966, il Governo ci mette a disposizione una cifra per coprire le spese correnti che consente di venire incontro alle necessita’ di 500 mila persone”. “Naturalmente occorre distinguere, come bene ha specificato il Ministro Tremonti, tra spese correnti e interventi strutturali. Per le spese correnti i cittadini potranno accedere ai fondi governativi attraverso le procedure previste dalla legge. Per gli interventi strutturali, ossia il ripristino e la messa in sicurezza del territorio – ha detto ancora Zaia – saranno previsti altri fondi, che non attingeranno al capitolo destinato alle spese impreviste ma saranno decise dopo un accurato inventario in sede governativa e dal Cipe”. “Mi pare di poter dire – ha concluso Zaia – che abbiamo mantenuto la parola: questo e’ il primo segno dell’efficienza. Credo sia doveroso da parte mia un ringraziamento agli amministratori locali, in primo luogo a Sindaci e Presidenti di Provincia, che in questi giorni sono in trincea con le loro comunita’ a ricostruire il nostro territorio. Ci attendiamo, infine, che l’Unione europea sappia essere coerente con quella sensibilita’ che ha consentito all’Ue di aiutare in modo concreto e sostanzioso tutte le comunita’ colpite dalle calamita’ naturali”.

www.agi.it

PRIMA IL VENETO, POI POMPEI

mercoledì, novembre 10th, 2010

“I soldi il Governo li deve dare prima al Veneto, poi a Pompei. Si possono fare tutte e due le cose, ma qui abbiamo mezzo milione di persone sott’acqua”. Così il governatore del Veneto Luca Zaia, parlando con l’ANSA, affronta il tema delle risorse per far fronte all’alluvione che ha colpito la regione.

Sempre su Pompei, Zaia ha sostenuto che “é indispensabile intervenire dopo il crollo nel sito archeologico campano. Pompei è parte del patrimonio culturale dell’umanità, ha enorme importanza anche per tutto il settore turistico”. “I soldi vanno messi anche lì, ma, con tutto il rispetto per Pompei – ha proseguito il governatore – qui in Veneto abbiamo 500 mila persone rimaste sott’acqua. Credo che prima si debba pensare al Veneto”. Sulla visita odierna di Berlusconi e Bossi in regione, Zaia ha osservato che “é già una prima vittoria per la ‘periferia dell’imperò che vi sia stata l’attenzione del governo, di questo governo. Non avevo dubbi che fosse così, nonostante nei primi giorni i media ci avessero abbandonato”.

www.ansa.it

LA PADANIA SARA’ INDIPENDENTE ED AUTONOMA

venerdì, ottobre 22nd, 2010

“Viene un momento in cui una serie di forze muovono quasi contemporaneamente su un obiettivo. Vuoi per coincidenza, vuoi per intenzionalità, vuoi per un oggettivo comporsi delle cose e degli scenari, ad una certa ora il leader si scopre vulnerabile, e quando lo diventa – e tutti lo sanno – è solo questione di tempo perché qualcuno lo colpisca”. E’ uno dei passaggi centrali del capitolo quarto “La caduta” del libro Fratelli d’Italia dell’informatissimo anonimo sulla secessione della Padania. Curato da Davide Corritore e Paola Domenichini, il libro, pubblicato da Affaritaliani.it e in vendita su Bow.it, ha anticipato il boom della Lega alle ultime elezioni e i futuri scenari politici: dalla Lega che farà cadere il governo alla secessione che inizia dal Veneto con Luca Zaia, uno dei personaggi chiave del libro che come presidente porterà il Veneto all’indipendenza, e poi si estende a tutta la Padania.

ECCO L’ULTIMO DRAMMATICO CAPITOLO: THE END: UNA FAVOLA MENZOGNERA di “Fratelli d’Italia?”: “Noi italiani non siamo ‘normali’, o per meglio dire uniformabili. Ciò che voglio dire è che, perlomeno da noi, l’appartenenza, il senso identitario non sono misurabili necessariamente con parametri che si richiamano all’attaccamento alla nazione”.

“Al momento della secessione, da noi non mancava nulla, anzi forse c’era troppo, troppo di tutto: interessi da difendere, ricchezza da conservare, egoismi da coltivare, e anche appartenenze da reclamare… Per questo, come notavi all’inizio ‘tutto sembrava come prima, tutti si comportavano come se appartenessero ad un unico Paese..’.

Che cosa accadrebbe se non si arrivasse alla riforma federale dello Stato? “Secondo me – spiega l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio ad Affaritaliani.it – si aprirebbe uno scenario imprevedibile e non sarebbe troppo difficile canalizzare la sacrosanta esasperazione dei popopli del Nord verso obiettivi di indipendenza, raggiungibili oggi più mai grazie al diritto di autodeterminazione sancito dal Trattato di Lisbona. Diritto che è stato riconosciuto dall’Unione europea per il Kosovo e, indipendetemente dal giudizio che diamo su questa vicenda, si tratta di un chiaro precedente. La Padania ha tutte le carte in regola per autogovenarsi, sempre nell’ambito dell’Europa dei popoli e delle regioni. Se da Roma ostacolassero il cammino di riforme, alla lunga, sarerebbero sconfitti come lo saranno i nemici della libertà dei corsi, dei baschi e delle altre nazioni senza stato”.

da www.affaritaliani.it

AFGHANISTAN: LEGA NORD IN ATTESA, TRA REALPOLITIK E VECCHIE RESISTENZE

lunedì, ottobre 18th, 2010

p style=text-align: justify;Non siamo guerrafondai, ma neppure pacifisti. Siamo semmai elastici democratici. Dicono di stare in una sorta di terra di mezzo, i leghisti, sul fronte Afghanistan e, piu in generale, sul versante missioni estere. Di certo, a favore di telecamere, non si agitano piu come un tempo per chiedere un immediato ritiro delle nostre truppe, anche se ogni tanto qualcuno non trattiene il proprio mal di pancia. Vedi lex ministro e obiettore di coscienza, Luca Zaia, poche ore dopo lultimo attentato mortale costato la vita a quattro alpini: In ogni vicenda ce un inizio, ma deve esserci anche una fine, perche la nostra presenza a Kabul e dintorni – ha rimarcato il governatore veneto – si sta trasformando per lItalia in un nuovo, tragico Vietnam. Voce isolata, come fu quella di Roberto Calderoli, lo scorso 17 maggio, quando altri due soldati (sono 34 in totale dallinizio delloperazione) morirono a causa dellennesimo attentato: Al di la della perdita di vite umane che fanno spaccare il cuore, bisogna verificare se questi sacrifici servono. Anche in quelloccasione, a tacitare i malumori del Carroccio ci penso direttamente il Senatur: Non possiamo scappare da Kabul, la missione e necessaria, va confermata, anche perche se il terrorismo non si blocca dove nasce si espande./p
p style=text-align: justify;Insomma, la Lega non tradisce e non fara mai mancare il suo apporto alla maggioranza, per quella che viene definita dal premier una delle priorita del governo, assicurano ancora oggi gli uomini di Umberto Bossi. Consapevoli dellimportante posta in gioco: E un punto saldo nei rapporti con gli Stati Uniti. Non a caso (era il 5 dicembre 2009), il ministro per le Riforme faceva notare: AllAmerica non si puo dire di no…. Ma se il Cavaliere non puo permettersi darretrare dun millimetro, qual e lobiettivo della Lega? Perche di recente preferisce tenere un profilo basso? A noi, onestamente, non importa poi cosi tanto delle missioni allestero, tante vero che non ci siamo mai riuniti come gruppo parlamentare per discutere della materia nello specifico, premette un deputato di lungo corso – garantito dallanonimato -, convinto che i problemi della gente a cui dobbiamo dare risposta sono altri. Al contempo, pero, sappiamo bene che non possiamo tornare a casa in un giorno, anche se lo vorremmo, per non continuare a spendere miliardi e miliardi come gli Stati Uniti, che ha altri obiettivi rispetto ai nostri. E allora? Anche la Lega ha la sua realpolitik./p
p style=text-align: justify;Realpolitik si, ma con un obiettivo ben preciso, insinuano nellopposizione: scaricare gli eventuali disimpegni economici sul fronte universita e ricerca ai costi militari e non allattuazione del federalismo fiscale./p
p style=text-align: justify;Sarebbe questo, anche per alcuni pidiellini, la ratio di fondo delle dichiarazioni rilasciate tre giorni fa da Bossi a Montecitorio: O si impiegano i soldi per la Ricerca e lUniversita o per le bombe sgli aerei in Afghanistan./p
p style=text-align: justify;Delle due luna. Quindi, meglio la Ricerca…./p
p style=text-align: justify;Per capirci, non inganni il silenzio disincantato del Carroccio, allineato negli ultimi mesi sulle posizioni del Pdl, ma le cui pulsioni non certo patriottiche rimangono e potrebbero riesplodere quanto prima. Basti pensare alle nette prese di posizione di Bossi in materia di identita di popolo e contro il multilateralismo: vedi ad esempio la collocazione nel Parlamento Ue, nel gruppo Europa della Liberta e della Democrazia, insieme alle altre forze piu euroscettiche e indipendentiste nel panorama continentale (dai britannici dellUkip ai greci del Laos, passando per i nazionalisti slovacchi, francesi, olandesi, finlandesi), spesso accusate di xenofobia per le loro posizioni oltranziste, in materia di integrazione e non solo. E senza dimenticare pure le amicizie considerate politicamente scorrette, in ambito internazionale, tenute da Bossi negli anni addietro./p
p style=text-align: justify;Amicizie, come quella con Milosevic, rivendicata pure nei giorni scorsi: I serbi sono un grande popolo, sono andato li a portargli i medicinali durante la guerra del 98…./p
p style=text-align: justify;Insomma, bisogna anche valutare laspetto identitario, oltre a quello economico, se si vuole inquadrare al meglio la posizione leghista sulle missioni militari allestero, anche alla luce del rinnovato impegno del governo, garantito agli alleati impegnati nella missione in Afghanistan. Per adesso, pero, la linea guida di Bossi e quella di non alzare nuovi polveroni, allo scopo di portare a compimento la missione a cui tiene di piu, la madre di tutte le battaglie: il federalismo. Ma in caso contrario, ce chi scommette che il Senatur, come un tempo, tornera a chiedere subito con forza lexit strategy. Senza voler attendere a lungo un piano concordato con le altre forze Isaf./p
p style=text-align: justify;da a href=http://www.asca.itwww.asca.it/a/p

ORA LA LEGA VUOLE LA LOMBARDIA. E LA STORIA INSEGNA CHE VA PRESA SUL SERIO

mercoledì, ottobre 13th, 2010

Nel 1992 un avvocato di Varese, tastierista per diletto, e un medico ospedaliero bergamasco, consigliere comunale, entrano per la prima volta alla Camera dei deputati. Quando si candidarono, pochi avrebbero scommesso sulla loro elezione al Palazzo. E quando annunciarono la scalata al potere romano, dicendo di voler diventare ministri per realizzare federalismo e secessione, in molti risero. A distanza di quasi venti anni, Roberto Maroni e Roberto Calderoli hanno dimostrato di aver visto giusto e che, per quanto possano sembrare strampalate, le mire della Lega vanno prese sul serio. Così, oggi, gli obiettivi del Carroccio, anche quelli che appaiono irrealizzabili, vengono tenuti in considerazione dagli avversari politici. E temuti dagli alleati. Pdl in primis. Che ha imparato sulla propria pelle come il popolo di Umberto Bossi quando vuole una cosa la ottiene.

Per questo c’è un po’ di nervosismo in Lombardia ultimamente. Il senatùr ha cominciato a immaginarsi il Nord guidato dalla Lega. Conquistati nelle urne il Piemonte e il Veneto, con Roberto Cota e Luca Zaia, rimane la Lombardia, oggi in mano a Roberto Formigoni, eletto nel Pdl ma che autonomamente riesce a muovere un buon bacino di elettori tra le fila di Cl e l’imprenditoria moderata di matrice cattolica. Per questo ad Arcore, qualunque accordo il premier intenda prendere con il senatùr non può prescindere da un coinvolgimento diretto dell’interessato.

L’idea di Bossi, già illustrata a Silvio Berlusconi, è quella di accorpare alle elezioni amministrative di marzo anche le regionali in Lombardia. Ad appena un anno dal voto. Il premier ha accolto seriamente la proposta e sta valutando come e dove collocare Formigoni senza svilirne storia personale e spessore politico. Lui da sempre sogna il ministero degli Esteri. Se il Governo dovesse cadere e si andasse a elezioni anticipate, Formigoni non accetterebbe di lasciare la Regione in base a una promessa su un eventuale ministero in caso di vittoria. Ma se la crisi venisse scongiurata, un avvicendamento potrebbe essere plausibile anche per il governatore. Le pedine, però, le sposta Berlusconi. Che sta ridisegnando la struttura del Pdl tenendo in alta considerazione l’opinione di Formigoni.

Lo conferma la decisione sul coordinatore regionale del partito: il premier vorrebbe far tornare in Lombardia Mariastella Gelmini, l’unica che riuscì a mettere d’accordo tutti negli anni della sua gestione. Lei, diventata mamma, ha chiesto a Berlusconi di tornare vicino casa, a Bergamo. Quindi accetterebbe. Ma il “trasferimento” non è andato a buon fine perché l’attuale ministro dell’Istruzione è invisa all’ambiente di Comunione e Liberazione, che venne “arginata” in Forza Italia nel coordinamento Gelmini.

Intanto Formigoni con i suoi minimizza. A chi gli chiede un’opinione sulle mire leghiste risponde che non è “un’ipotesi all’ordine del giorno” ma, certo, “poi tutto può accadere”. Non è la prima volta che il governatore lombardo si trova a dover lottare contro presunti candidati del Carroccio. Nei mesi precedenti alle elezioni del 2010, sembrava che il candidato presidente per la maggioranza sarebbe stato Roberto Castelli, ex ministro delle Infrastrutture. Il leghista si diceva “pronto” e Formigoni non faceva una piega: “Potrei rinunciare per un incarico equivalente a Roma”. Perché, ricordava, “la Lombardia è più importante di molti ministeri”. E aggiungeva: “Il presidente del Consiglio deciderà il meglio per tutti, come sempre”. Ma un anno fa il Governo era saldo e la maggioranza compatta. Oggi il futuro appare incerto e la Lega è determinante. Per questo vengono prese sul serio le mire del Carroccio. Tutte. Anche quelle palesemente irrealizzabili.

Come le voci che vorrebbero Renzo Bossi possibile vicesindaco di Milano con Letizia Moratti. “Se ci danno la Regione – spiegano in via Bellerio – noi possiamo rinunciare al sindaco ma è certo che il grosso dei voti a Letizia Moratti glieli porterà la Lega, altrimenti dove va?”. E “vista così – dice un dirigente regionale del Pdl – non si può dar torto agli amici” del Carroccio. Non a caso Umberto Bossi ha improvvisamente frenato, dopo mesi di affondi, sulle elezioni anticipate: “Bisogna sempre interpretare il ministro Bossi: io ho la chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo, la legislatura andrà fino in fondo”. Non quella della regione Lombardia.

da www.ilfattoquotidiano.it

CHI RUBA TRADISCE UN’IDEA

lunedì, ottobre 4th, 2010

C’e’ rabbia nella Lega Nord del Veneto per l’arresto di un suo assessore a San Michele al Tagliamento. A seguito di questo e di altri episodi, il segretario del carroccio veneto, Gianpaolo Gobbo, ha chiesto ai segretari provinciali di fargli avere l’elenco delle persone inquisite. Il presidente della Regione, Luca Zaia, oggi commenta che ”rubare e’ un reato”, ma gia’ sabato scorso, al primo giorno della scuola per militanti della Lega, a Belluno, aveva usato parole di fuoco. ”Chi ruba non commette solo reato, tradisce un’idea, il popolo, la fiducia.

Il nostro partito ha il dovere di fare una riflessione interna, abbiamo l’obbligo di porre la questione morale” aveva detto Zaia ai suoi. ”Il partito crede nei giovani, ma non siamo gli yuppies degli anni ’80, ci vuole predisposizione e bisogna ricordare che abbiamo una grossa responsabilita’: chi ruba non commette solo reato, tradisce un’idea. Il nostro partito ha il dovere di fare una riflessione interna, abbiamo l’obbligo di porre la questione morale. Anche tra di noi c’e’ chi pensa che la politica sia una scorciatoia, ma essere ambiziosi e’ diverso dall’arraffare”.

da www.asca.it

ZAIA SU FLI

venerdì, ottobre 1st, 2010

da www.asca.it

”Spero che Futuro e Liberta’ non si candidi ad essere il partito del Sud in contrapposizione alla Lega Nord, altrimenti questa avventura durera’ poco”. Lo dice ai microfoni di CNRmedia il Presidente del Veneto Luca Zaia. Che aggiunge: ”dobbiamo rispondere con coerenza al mandato che ci e’ stato dato dai cittadini con un grande consenso. Il parlamento sara’ galantuomo e banco di prova per questa maggioranza. Questo Governo ha i numeri, come ha detto Bossi la strada e’ stretta, ma la maggioranza c’e’. Ora bisogna monitorare fino in fondo il processo del federalismo.

Il federalismo, come ha detto Napolitano, non e’ una scelta ma una necessita’. E Futuro e Liberta’ non puo’ fare ostruzionismo. Il federalismo e’ l’unica via per togliere il paese dal pantano. E’ l’unica via d’uscita. Come diceva Don Sturzo nel ’49 ‘sono unitario ma federalista impenitente’. E voglio ricordare che Sturzo, tra le altre cose, era un siciliano…” conclude Zaia.

FINI RASSEGNATI: LA PADANIA ESISTE

mercoledì, giugno 23rd, 2010

«Ci sono grosso modo dieci milioni di persone disposte a battersi per la Padania, vuol dire che esiste. Non c’è uno Stato padano, ma la Padania esiste». Umberto Bossi risponde a muso duro a Gianfranco Fini. La frase del presidente della Camera («La Padania non esiste, è un’invenzione che va contro l’unità del Paese») non è piaciuto per niente ai leghisti. Se Fini ha detto che andrà più spesso al Nord, non potrà contare su Bossi: «Io non vado ad accogliere uno che spara a zero contro di noi. Ha le gambe e la capacità di prendere il treno da solo, faccia da solo». In fondo, aggiunge, «quella contro la Padania è una polemica che non fa bene alla salute di Fini, perché è difficile che lui prenda i voti dalla nostra parte. Dica quello che vuole: tanto i voti ce li lascia tutti a noi».

CALDEROLI – E così, dopo le repliche a caldo del ministro Calderoli («Noi lavoriamo a mille per il federalismo, mentre altri si dedicano alla filosofia…»), del presidente del Veneto Luca Zaia («Se la Padania è un’invenzione allora lo sono anche il Sud e la questione meridionale») e del presidente della regione Piemonte, Roberto Cota, arriva quella del Senatùr in persona. «Fini può dire quello che vuole, ma la Padania esiste – ha detto Cota -. È sempre esistita nella storia; esiste nella realtà socio-economica e la controprova sono i nostri consensi, che aumentano sempre di più». Bossi, in un’intervista a Repubblica, aveva già bollato le frasi del presidente della Camera come «parole senza senso di chi da noi non prende voti».

FINI – Non si fa attendere la contro-replica di Fini. «Ho avuto modo di dire quello che tanti pensano, anche al Nord, anche nella tua Brianza – scrive il presidente della Camera sul sito di Generazione Italia, rispondendo a una lettera di Stefano Basilico, giovane iscritto lombardo dell’associazione «finiana» interna al Pdl. – La Padania non esiste, come ci ha ricordato anche la Società geografica italiana. C’è solo la nostra Italia. Che avrà problemi, differenze tra Nord e Sud, ma è la nostra Nazione. E dobbiamo esserne fieri, non solo quando gioca la Nazionale». Per Fini «non si può dire che è ‘Padania’ quella parte del paese che lavora e paga le tasse. Per due motivi: non è solo il Nord a lavorare e pagare le tasse e non tutti i cittadini del Nord che lavorano e pagano le tasse si sentono ‘padani’. Sono pronto a scommettere». «Perdere tempo a discutere di una cosa che non esiste (la Padania) ci mette fuori strada – continua il presidente della Camera – Se poi, per conservare il primato (indiscusso) del Nord, per poter continuare a gridare contro “Roma ladrona”, per insistere con la favola della Padania, si vuole lasciare tutto cosi com’è, questo è un altro discorso. Ma non è il mio». «Infine, caro Stefano, tu mi chiedi di essere più presente al Nord. Accetto la sfida – dice Fini – insieme a tutti gli amici che credono nell’Italia, nel senso di appartenenza ad una comunità nazionale, a un’idea di Nazione, a una storia antica, dolorosa ma affascinante», conclude il presidente della Camera.

IL PDL – Franco Frattini prova a smorzare le polemiche. La Padania, sostiene il ministro degli Esteri, è «uno slogan che la Lega ha inventato tempo fa ed è efficace agli occhi della loro gente e se la si considera in questo senso non mi offende per niente». Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto ribadisce poi che «non bisogna mai dimenticare che l’attuale maggioranza si fonda sull’intesa fra il PdL e la Lega. L’alleanza ha delle serie ragioni di fondo ed è anche evidente che essa tiene sulla base di un senso di reciproca responsabilità: la Lega Nord sceglie il federalismo e scarta il secessionismo, il PdL lavora per una linea politica di equilibrio fra Nord e Sud, al netto di eccessi in un senso e nell’altro». «Si tratta – riconosce – di un’alleanza non facile, ma che non ha alternative. Tutto ciò implica anche che, a fronte del federalismo in corso d’opera, la Lega non si deve inventare l’emigrazione in giro per l’Italia dei ministeri, operazione francamente improponibile».

FAREFUTURO – Da segnalare anche la posizione di Ffwebmagazine, rivista online della fondazione Farefuturo (vicina al presidente della Camera): «In realtà – si legge in un corsivo del direttore Filippo Rossi – i leghisti danno sostanzialmente ragione a Fini, smentendo il loro Dna culturale e derubricando la Padania a semplice area socio-culturale». «Basta leggere la risposta di Luca Zaia – afferma. – “La Padania intesa come area socio-culturale, economica e politica – dice il governatore del Veneto – è una realtà censita a livello nazionale e internazionale dai più autorevoli osservatori”. Un’apparente risposta a Fini diventa in realtà la più forte smentita della vulgata leghista: nelle parole di Bossi e dei suoi uomini la Padania finisce di essere una nazione e rientra nei ranghi di una regione. Come d’altra parte ha confermato senza rendersene conto lo stesso Zaia, pensando di segnare a porta vuota: “se la Padania è un’invenzione – ha detto – allora lo sono anche il Sud e la questione meridionale”. Qualcuno forse ha negato l’esistenza di un Nord e di una questione settentrionale? Quello che è stato detto – conclude il corsivo – è che la Padania come identità nazionale non esiste. E da oggi sappiamo che anche i leghisti sono d’accordo».

da www.corriere.it

LA NOSTRA PRIMA PONTIDA

martedì, giugno 22nd, 2010

Domenica, alcuni membri dei Giovani Padani di Meda si sono recati al tradizionale raduno leghista di Pontida. Per tutti è stata la prima volta e, allo stesso tempo, rimarrà una grande giornata.

Nonostante il tempo inclemente – non ha smesso di piovere un solo istante – la passione e la voglia di partecipare alla grande festa è stata troppa. Essere presenti significava tanto, significava far parte di una comunità e di un popolo e nulla ci avrebbe fermato. E’ stato il nostro “battesimo” leghista, in tutti i sensi. Abbiamo potuto vedere da vicino i nostri governatori, dall’ex attacchino Cota al Doge della Serenissima Zaia. Poi gli interventi dei ministri del Carroccio, per arrivare al culmine con l’intervento del Capo, il Giuramento e l’Inno. Poco importa se il freddo e la pioggia ci hanno flagellato dall’inizio alla fine, la compagnia e l’emozione di stare sul Sacro Prato ci ha ripagato ampiamente. Una vera e propria festa quindi; gazebo di diverse sezioni leghiste e di tante associazioni padane hanno fatto da contorno all’evento vero e proprio. Per noi è stata una carica che ci permette di sentirci parte integrante del popolo leghista, per altri è sicuramente servito a ricaricare le pile in vista degli impegni e degli obiettivi da raggiungere nei prossimi mesi, per tutti credo sia stata la prova che la Lega Nord è ancora il partito del territorio ma, soprattutto, del popolo.

Ora la testa e il cuore sono già a Venezia, per la festa dei popoli!

MGP Meda