LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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IMMIGRATI: UN PROBLEMA O UNA RISORSA?

venerdì, dicembre 10th, 2010

A quanto pare, il vero problema non è più ritrovare Yara, ma decidere se a Brembate sono razzisti. Basta che un esibizionista passi davanti a una telecamera con un cartello farneticante, l’ormai tristemente noto «occhio per occhio, dente per dente», e finalmente il dibattito nazionale sa di cosa occuparsi con passione e indignazione. Eccolo là, riaffiorante tra le villette a schiera e il facile benessere, il becero razzismo dell’Italia peggiore.

Diciamolo: è fatica, di fronte allo strazio per una figlia così piccola e così innocente che tutti sappiamo scomparsa nell’eternità, doverci di nuovo dedicare a questo inconcludente tema da talk-show. Ma c’è gente, anche molto qualificata, che aspetta una qualunque scintilla per urlare subito all’incendio. Siamo pur sempre quelli che definiscono razzista o violento uno stadio di cinquantamila persone, solo perché trecento idioti fanno buuuu a Balotelli o fanno a coltellate nei parcheggi. Non c’è scampo: un esaltato sfila con il suo cartello fetente e prontamente scattano gli avvisi di garanzia. Tutti convocati in seduta di autocoscienza, tutti con le spalle al muro, tutti chiamati a dare valide giustificazioni. Davvero umiliante destino, per i brembatesi che piangono Yara: sono sul banco degli imputati, sotto torchio da due giorni, nemmeno un buon avvocato d’ufficio per difendersi dalle accuse. E non sembrano servire a molto, di fronte agli accigliati inquisitori, le parole saggissime del sindaco, che invita tutti alla calma e prende lunghe distanze dagli sfoghi ultrà. Se vogliamo dirla tutta, quel sindaco sembra un po’ fuori registro: nel processone generale starebbe a meraviglia un bel sindaco scamiciato e truculento, pronto a urlare sulla pubblica piazza le minacce più grevi, via dalle nostre case gli odiosi marocchini.

Certo, non una domenica memorabile, per le pubbliche relazioni del Marocco. In Calabria un ragazzino drogato e recidivo, alla guida di una lussuosissima Mercedes (ma che carriera ha fatto, questo giovane immigrato?), fa strage di ciclisti sul lungomare. Nelle stesse ore, un suo connazionale viene prelevato sul traghetto mentre cerca di raggiungere il paese suo, perché gli inquirenti sospettano sia l’assassino di Yara (parentesi: al momento è un innocente, lo dico soprattutto al poeta dell’«occhio per occhio, dente per dente»).

Come coincidenza di fatti, è molto sinistra. Inevitabile, umano, comprensibile che a tutti quanti sfugga dal fodero qualche cattivo pensiero, del tipo «però, questi marocchini». Ma è chiaro che bisogna fermarsi lì. Il seguito, i cartelli deliranti, la proclamazione della «jihad» alla rovescia, la caccia all’uomo, tutto questo è un armamentario che non appartiene alla comunità normale. La stupidità di qualcuno non può essere confusa con la rabbia, il dolore, l’indignazione di fronte alla pesantezza di certi crimini. Chiunque sia l’assassino di Yara, quando lo conosceremo sarà ugualmente odioso. Non credo che il coinvolgimento di persone italiane, peraltro già ipotizzato, porterà a uno sconto nella reazione di Brembate. Così come la rabbia di Lamezia non sarebbe più lieve se il conducente della maledetta Mercedes fosse un italiano. Questo è certo.

Resta, però, il problema. È vero che il solo definire l’immigrazione «problema» attira la matematica patente di razzismo. Noi abbiamo una formidabile dimestichezza con l’uso delle parole. Molto meno con la sostanza delle cose. Eppure, a trent’anni dai primi sbarchi su Lampedusa, l’immigrazione resta innegabilmente «problema». Nessuna buona parola o buona maniera riuscirà a nasconderlo. Abbiamo accettato questa immigrazione sgangherata, facilona e spesso molto disumana nel nome di una nostra presunta superiorità umanitaria. I risultati non sono esaltanti. Già di per sé l’integrazione non è mai facile: né per noi, né per loro che arrivano. Incomprensioni, diffidenze, persino qualche reciproco pregiudizio vanno messi in conto. Ma non è con questo gioco a chi è più o meno razzista che si supera di slancio l’ostacolo. Non è negando il problema che ci si integra. Per la cronaca: razzismo non è dire che lui è diverso, è pensare che lui sia inferiore.

Restando invece al fenomeno, parlano i numeri: il tasso di criminalità è correlato agli arrivi. Per dieci che sbarcano in cerca di fortuna, accettando il nostro habitat e le nostre regole, dimostrando spesso d’essere migliori di noi, ce n’è almeno uno che arriva per fare altro. È a questo che si rivolgono i risentimenti degli indigeni italiani. Ma si parla del reato, non dell’etnia.

Casualmente, a Brembate e dintorni vive da tanti anni, da almeno due generazioni, un’infinità di stranieri. Fino al rapimento di Yara, però, non era mai comparso un cartello «occhio per occhio, dente per dente». Da quelle parti, vige un manuale di convivenza basato sull’articolo uno: fai il tuo dovere, stai al tuo posto, nessuno ti disturberà. È gente fatta così. Quando i nuovi arrivati si danno alle rapine, allo spaccio, agli stupri e alle stragi di ciclisti, non le riesce facile la tolleranza. Già fatica a sopportare tutto questo dai farabutti suoi. Sopportarlo da un ospite diventa impossibile.

da www.ilgiornale.it

YARA: LA LEGA, CLANDESTINI – CRIMINALITA’

giovedì, dicembre 9th, 2010

Resta invariata, per la Lega, l’equazione clandestini- criminalità. La svolta nelle indagini sulla scomparsa di Yara, con il diradarsi dei sospetti sul giovane marocchino per il quale il Pm ha chiesti infine la scarcerazione, non modifica la linea del Carroccio secondo cui rimane in ogni caso l’allarme criminalità cresciuta negli ultimi anni a causa di quel fenomeno che Mario Borghezio definisce «immigrazione selvaggia». Certo, c’è la presa d’atto da parte del Carroccio della `svolta´ nelle indagini e sia Matteo Salvini, sia Borghezio sottolineano come l’obiettivo sia quello di assicurare i veri colpevoli alla giustizia siano essi connazionali o meno (anzi, dice Borghezio `se fossero italiani il fatto sarebbe ancora piu´ gravè), ma la prima pagina di domani del quotidiano `La Padania´, non lascia dubbi sullo stato d’animo che attraversa la Lega dopo gli ultimi fatti di cronaca che hanno visto extracomunitari responsabili di gravi reati (come la strage di ciclisti a Lametia Terme).

Sotto il titolo `Ma che giustizia e´?’ il quotidiano `Verde´ punta il dito contro una immigrazione incontrollata e contro una giustizia ritenuta lassista e si elencano recenti casi di cronaca: «Per la Cassazione ergastolo eccessivo per chi ha seviziato e fatto a pezzi i coniugi Pellicciardi»; e poi «immigrato drogato uccide sette ciclisti in un colpo. Ma l’arresto non è ancora convalidato»; per arrivare al caso di Yara: «Verso la scarcerazione del marocchino in fuga. Intercettazioni ritenute `deboli´». Il giornale della Lega ospita anche un intervento di Luca Zaia governatore del Veneto che rincara: «Che giustizia è quella che non riconosce il carcere a vita nemmeno per un omicidio efferato come quello di Gorgo al Monticano? Cancellare l’ergastolo e una pena di vent’anni di reclusione per i due albanesi che hanno seviziato e ucciso Guido e Lucia Pellicciardi, sessantenni – come ha deciso una sentenza della Cassazione – significa scrivere una brutta pagina nella nostra storia». Il marocchino non è responsabile? «Meglio cosi»`, ha risposto Salvini per il quale pero´ «l’ equazione clandestino – alto tasso di criminalità la confermano la questura e il numero di stranieri nelle carceri, con buona pace – ha aggiunto – del cardinale Tettamanzi (che aveva invitato a non sovrapporre alla categoria degli immigrati quella dei delinquenti).

Anche per Borghezio rimane un punto fermo per il Carroccio l’allarme immigrazione incontrollata- criminalità. Massimo Curiazzi, assessore a Brembate (il più giovane assessore leghista) dopo la svolta nelle indagini ha tenuto a puntualizzare: «Nel mio paese non c’è assolutamente alcuna intolleranza, noi non giudichiamo le persone dal colore della pelle e dalla loro razza ma da quello che fanno e se il marocchino fermato viene scarcerato ne siamo contenti così come se fosse accaduto a un italiano». «Eventuali reazioni rabbiose – ha infine spiegato – sono state per quello che è successo a Yara, non certo per questioni di razza o di colore della pelle, se ci sono stati episodi di intolleranza l’amministrazione si è già dissociata».

da www.ilsecoloxix.it