LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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VENTI AUTONOMISTI SULL’ITALIA

venerdì, gennaio 14th, 2011

Se sul piano parlamentare il federalismo arranca, la voglia di autonomia che arriva dal basso sembra invece rafforzarsi e contagia tutto il territorio nazionale.

Dal Nord a Sud pullulano le richieste di secessione o di adesione a nuovi territori seguendo un trend che pare divenuto inarrestabile.

Le ultime insofferenze verso lo status quo territoriale vengono dalla Puglia e dal Veneto. Ad alcuni salentini la terra delle tarante non sembra andare più bene; in particolare all’imprenditore televisivo (un altro) Paolo Pagliaro che ha fondato il movimento “Salento libero” e dalle frequenze della sua televisone locale, Telerama, diffonde l’idea che il territorio attorno a Lecce debba diventare una regione autonoma.

Dopo aver raccolto il consenso di 64 comuni su 146 fra le provincie di Lecce, Taranto e Brindisi, il movimento di Pagliaro ha avanzato richiesta in Cassazione per un referendum su una possibile separazione del Salento dalla Puglia, così da far lievitare il numero delle regioni italiane da 20 a 21.

Anche più a Nord, nella ex-Repubblica di Venezia, si registrano malumori. Nella provincia di Belluno, pur non chiedendo la creazione di una nuova entità territoriale, é forte la volontà di staccarsi dal Veneto per essere uniti al Trentino Alto Adige, così da godere di tutti i benefici fiscali che fanno ricca quella regione a statuto speciale. Niente magnati dei media in qui, l’iniziativa é stata presa in mano direttamente dalla giunta provinciale che ha approvato l’avvio delle procedure legali per la richiesta di aggregazione con il ricco vicino.

Benché l’esito dell’operazione appaia incerto, la decsione dell’istituzione bellunese ha già ottenuto un primo risultato causando divisoni all’interno della Lega Norda a livello locale con 1 consigliere che ha votato a favore del progetto.

L’elenco potrebbe continuare: a Frosinone e Latina che non ne possono più del Lazio Affaritaliani ha dedicato uno speciale mentre i tamburi di guerra hanno cominciato a rullare anche in Piemonte dove Alba e Bra sembrano averne abbastanza di Cuneo e vogliono dar vita a una nuova provincia (con buona pace di chi nel 2008 ne prometteva la cancellazione).

Questo genere d’iniziative non sono nuove nel panorama italiano dei campanilismi e dei provincialismi. Anni fa l’isola di lampedusa decise di assurgere agli albori delle cronache non solo per gli sbarchi di clandestini ma anche per aver chiesto di staccarsi dalla Sicilia e di aggregarsi alla provincia di Bergamo.

Pare difficile che la maggior parte di queste iniziative possano raggiungere lo scopo che si sono prefissate, tuttavia esse potrebbero rappresentare la spia di un malessere in cui riventicazioni economiche (più o meno fondate) si combinano con crisi identitarie. Sembra che ognuno si senta in diritto di farsi in casa la sua piccola patria fai da te scaricando le responsabilità di determinati problemi su altri e pensando che uno spostamento di confini possa risolvere magicamente ogni cosa.

A breve verrà approvata la riforma federalista, viene da chiedersi se questa servirà a porre un argine a questo trend o se invece sarà un incentivo a stimolarlo.

da http://affaritaliani.libero.it/politica/venti_autonomisti_italia_salento_puglia_belluno_trentino.html

GOVERNO: UN LEGHISTA PREMIER NELL’ANNO DEL 150° DELL’UNITA’

martedì, gennaio 11th, 2011

Un leghista premier nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità di Italia. Non è l’inizio di una barzelletta, ma lo scenario che si sta delineando all’interno dei palazzi. Così dalle camicie rosse, si passa velocemente alle camicie verdi di Umberto Bossi e compagnia. In questi primi giorni della celebre ricorrenza, il tema del federalismo sta assumendo una posizione cruciale per la vita stessa della legislatura. Comunque vada, i decreti attuativi segneranno la fine del governo, in uno scenario dove la Lega Nord è l’unico partito a non aver perso un deputato dall’inizio di questa esperienza di governo. Quel tesoretto di politici tutti d’un pezzo, che Berlusconi vanta dalla sua parte, ma dal quale dipende come un tossicodipendente. Senza i quali è evidente che rischia la crisi.

I decreti attuativi del federalismo dovrebbero arrivare entro la fine di gennaio, salvo l’operazione di qualche finiano, messo nel posto giusto, che potrebbe vanificare l’impresa. L’attuazione del federalismo fiscale rappresenterebbe quindi l’anticamera di quello istituzionale al quale puntano, realmente, i leghisti. Il primo passo di un orizzonte che non sembra più tanto lontano, soprattutto adesso che grazie alla conquista di regioni come il Piemonte e il Veneto, le camicie verdi sono in posizione strategica con un forte appoggio popolare. E’ certo a questo punto, che comunque vadano le cose, sarà proprio Umberto Bossi a indicare il pollice verso a Berlusconi, cosciente che il supporto della Lega al Pdl, è una questione di vita o di morte, soprattutto adesso che Fini è diretto verso il Centro e le poltrone da accaparrarsi sono di più. L’aperture delle urne dipende solo da Bossi e dalla sua marcia su Roma , con la mira di poter conquistare qualche altro ministero, con il solo ostacolo del Pid che sta dando il suo appoggio vitale a Berlusconi e che, normalmente, chiederà qualcosa in cambio. Nello scenario delle prossime elezioni, Pdl e Lega saranno di nuovo alleati, ma questa volta a parti invertite, con una coalizione di un premier leghista, probabilmente proprio Roberto Maroni. E una Leha che almeno sulla carta, appoggerà la scalata di Berlusconi al Quirinale.

da http://www.agenparl.it/articoli/primo-piano/news/primo-piano/20110110-governo-un-leghista-premier-nell-anno-del-150-dell-unita

RAI: MOBILITAZIONE SUL WEB CONTRO SPOT CANONE IN DIALETTO

martedì, dicembre 14th, 2010

Mobilitazione sul web contro gli spot in dialetto per la campagna per il canone Rai. Su Facebook hanno superato quota mille le adesioni al gruppo ‘Contro gli spot Rai sui dialetti: vergogna, sono lingue vive!’. L’iniziativa è scattata venerdì sera, dopo che erano stati diffusi dal sito dell’ANSA i video dei promo che la Rai ha associato alle celebrazioni per il 150/o anniversario della proclamazione dello Stato unitario. Secondo i promotori dell’iniziativa, gli spot “raffigurano le lingue locali come veicoli di arretratezza e di incomprensione, anziché come patrimoni da salvare in accordo con le raccomandazioni dell’Unesco”. Hanno aderito studiosi, appassionati, linguisti, poeti, artisti, musicisti e promotori culturali provenienti da ogni regione. “Associando ancora una volta il senso della vergogna, del ridicolo, del passato alle lingue ‘minori’ – si legge sulla pagina Facebook – la Rai non si accorge di essere rimasta davvero a 150 anni fa, quando il diktat del regno prima fatto proprio dal fascismo poi, era quello di ‘distruggere le vere identità dei popoli per costruirne una fittizia non basata sul rispetto delle differenze bensì sull’uniformità al pensiero della ragion di Stato”. Solidarietà all’iniziativa – si ricorda dalla pagina Facebook – è giunta dall’assessore veneto Roberto Ciambetti (Lega) che, riconoscendo l’idea di una “protesta civile”, afferma di credere che una obiezione al pagamento “sia un gesto di legittima difesa”. “Personalmente penso che la Regione potrebbe intervenire perché quelle pubblicità non vengano messe in onda – ha detto – perché esse insultano i valori del regionalismo”. I promotori chiedono che “altri esponenti politici di ogni forza in campo si aggiungano ora alla sua voce”.

da www.primaonline.it

CROLLI SENZA PADRI SE AL POTERE C’E’ IL CENTROSINISTRA

venerdì, novembre 12th, 2010

Certo, si sarebbe potuto fare di più e prima. Per esempio, seguire la geniale idea del sindaco di Pompei, l’ex piddino (da poco Udc) Claudio D’Alessio, che il 31 ottobre scorso, una settimana prima dell’incidente, aveva proposto questa felice intuizione per la tutela dell’area archeologica: far scorrazzare i cavalli da corsa nelle rovine («Sogno una gara ippica tra gli scavi»). Quisquilie passate inosservate, perché quel che conta è impallinare il governo, farlo cadere con una mozione qualsiasi, ora che la crisi è dietro l’angolo. Quella sulle dimissioni di Bondi, ad esempio, l’unico e supremo colpevole del crollo a Pompei.

A Ballarò il ministro è stato linciato, trattato come un incapace, sbeffeggiato. «Di chi è la colpa, se non del responsabile dei Beni culturali, eh?» gli hanno chiesto, parandosi dietro la difesa del patrimonio culturale, nota passione degli archeologi Di Pietro e Urso. Bondi, praticamente circondato, ha reagito debolmente, ricordando che «crolli ce ne sono stati molti in passato, senza che nessuno chiedesse le dimissioni del ministro». Ma l’arena dei talk show è molto più dura di quella dei gladiatori pompeiani, e quindi l’effetto è stato nullo. Peccato, perché il povero Bondi avrebbe anche ragione. Basta una ricerca negli archivi del suo ministero ed esce un elenco che dimostra un fatto evidente: la tutela del patrimonio artistico interessa alla politica solo quando serve a dare la colpa all’avversario, specie se è un governo di centrodestra, specie se capita in un frangente di crisi, specie se al ministero preposto c’è Bondi.

Nell’aprile 2001, stante la veltroniana Giovanna Melandri ministro dei Beni culturali, vennero giù venti metri di Mura Aureliane all’altezza della Porta Ardeatina. «Roma si è svegliata senza un pezzo della sua storia», scrisse il Messaggero. Intervennero prontamente i pompieri, anche quelli cartacei filogovernativi di Repubblica, che diede mezza pagina alla scandalosa prova di incuria ma spense subito ogni possibile addebito alla ministra diessina: «Crollo Mura Aureliane. Colpa di una infiltrazione», cioè colpa di nessuno. E poi sotto «Una commissione studierà le cause del crollo», come dire: aumma aumma, non ne parliamo più. Neppure l’ombra di una richiesta di dimissioni, anzi, la Melandri non fu nemmeno nominata. Stessa cosa nel 2007, ancora governo ulivista (Rutelli ministro della Cultura, Veltroni sindaco di Roma), ancora Mura Aureliane. Crolla un capitello, vroom, nessuno fiata. Stesso mutismo qualche mese dopo, novembre 2007, quando crollarono altri 10 metri di Mura Aureliane («Lo stesso tratto di parete era stato transennato il mese scorso su consiglio dei Vigili del fuoco», scrisse il Messaggero, testimoniando l’incuria). Mozioni contro Rutelli? Nemmeno mezza.

Anche su Pompei c’è qualche dato da ricordare. Le pareti delle domus non crollano da sole appena sanno che Bondi si è insediato al ministero, ma tendono a farlo sempre, causa totale disinteresse delle amministrazioni, soprattutto locali. Il direttore degli Scavi di Pompei Antonio D’Ambrosio ha fornito un elenco dei crolli che fa impressione. Ogni anno ha la sua croce, se non di più. Nel 2003 si stacca parte del soffitto del Thermopolium, crolla un pezzo di muro dell’Insula Occidentale, si infiltra dell’acqua che danneggia la Casa della Regina Margherita e l’ingresso dei Teatri, crolla un intonaco della Casa degli scienziati. Nel 2004, altro crollo all’Insula Occidentale e parziale crollo di muratura in altra parte del sito; 2006, viene giù parte di un muro del Vicolo delle Nozze d’argento. Nel 2008 ancora un altro cedimento, nel 2009 altri due. Mai nessuna polemica o richiesta di dimissioni. Neppure nel febbraio 2010, cioè epoca Bondi, quando crolla parte della Domus degli Augustali a Pompei, o a marzo, quando cede il soffitto della Domus Aurea a Roma. Ma non c’era crisi di maggioranza, e allora perché interessarsi del patrimonio storico-artistico? Ma Bondi non dà i soldi, e anzi taglia, si dice, dimenticando che è il Tesoro a gestire le risorse.

Non solo, il Sole24Ore racconta che il Sud ha usato solo il 5% dei 5,9 miliardi dei fondi Ue per i beni culturali. «È il risultato di veti e interessi contrapposti tra lobby stratificate a livello locale», scrive il Sole, che aggiunge: «Bondi fa bene a evidenziare un problema di capacità gestionale delle risorse». Però, se lo dicesse dopo essersi dimesso sarebbe ancora meglio. Perché più, molto più del crollo di Pompei, interessa il crollo di Berlusconi.

da www.ilgiornale.it

ZAIA RINGRAZIA

giovedì, novembre 11th, 2010

“Ringrazio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro Umberto Bossi per la visita di ieri in Veneto, che ha dato stamane i suoi frutti.

Ritengo che questo primo stanziamento – 300 milioni di euro – del Governo a favore delle aree alluvionate del Veneto rappresenti un segnale decisivo per la ripresa economica e sociale della nostra regione”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a proposito delle misure decise oggi dal Governo a favore del Veneto. “Devo sottolineare la velocita’ con cui si e’ mosso l’esecutivo e, in particolare, lo stesso Presidente Berlusconi, i Ministri Tremonti e Calderoli e il Sottosegretario Alberto Giorgetti – ha aggiunto Zaia -. A soli otto giorni da un’alluvione per molti versi piu’ dannosa di quella storica del 1966, il Governo ci mette a disposizione una cifra per coprire le spese correnti che consente di venire incontro alle necessita’ di 500 mila persone”. “Naturalmente occorre distinguere, come bene ha specificato il Ministro Tremonti, tra spese correnti e interventi strutturali. Per le spese correnti i cittadini potranno accedere ai fondi governativi attraverso le procedure previste dalla legge. Per gli interventi strutturali, ossia il ripristino e la messa in sicurezza del territorio – ha detto ancora Zaia – saranno previsti altri fondi, che non attingeranno al capitolo destinato alle spese impreviste ma saranno decise dopo un accurato inventario in sede governativa e dal Cipe”. “Mi pare di poter dire – ha concluso Zaia – che abbiamo mantenuto la parola: questo e’ il primo segno dell’efficienza. Credo sia doveroso da parte mia un ringraziamento agli amministratori locali, in primo luogo a Sindaci e Presidenti di Provincia, che in questi giorni sono in trincea con le loro comunita’ a ricostruire il nostro territorio. Ci attendiamo, infine, che l’Unione europea sappia essere coerente con quella sensibilita’ che ha consentito all’Ue di aiutare in modo concreto e sostanzioso tutte le comunita’ colpite dalle calamita’ naturali”.

www.agi.it

PRIMA IL VENETO, POI POMPEI

mercoledì, novembre 10th, 2010

“I soldi il Governo li deve dare prima al Veneto, poi a Pompei. Si possono fare tutte e due le cose, ma qui abbiamo mezzo milione di persone sott’acqua”. Così il governatore del Veneto Luca Zaia, parlando con l’ANSA, affronta il tema delle risorse per far fronte all’alluvione che ha colpito la regione.

Sempre su Pompei, Zaia ha sostenuto che “é indispensabile intervenire dopo il crollo nel sito archeologico campano. Pompei è parte del patrimonio culturale dell’umanità, ha enorme importanza anche per tutto il settore turistico”. “I soldi vanno messi anche lì, ma, con tutto il rispetto per Pompei – ha proseguito il governatore – qui in Veneto abbiamo 500 mila persone rimaste sott’acqua. Credo che prima si debba pensare al Veneto”. Sulla visita odierna di Berlusconi e Bossi in regione, Zaia ha osservato che “é già una prima vittoria per la ‘periferia dell’imperò che vi sia stata l’attenzione del governo, di questo governo. Non avevo dubbi che fosse così, nonostante nei primi giorni i media ci avessero abbandonato”.

www.ansa.it

I GIOVANI PADANI RACCOLGONO FONDI PER IL VENETO

lunedì, novembre 8th, 2010

Il Movimento Giovani Padani ha deciso di promuovere da oggi una raccolta fondi a favore delle popolazioni segnate dalla recente alluvione in Veneto.

“Molti giovani si sono già messi a disposizione come volontari o nelle fila dei vari gruppi di Protezione civile in cui prestano servizio. Ma non basta. Servono soldi, e subito, la situazione è drammatica. Per questo l’appello che il Movimento giovanile lancia in queste ore è per privilegiare in questo momento il bisogno di aiuto dei nostri fratelli veneti”, spiega il deputato Paolo Grimoldi, coordinatore federale MGP.

Chi volesse fare una donazione può versare il contributo con un bonifico bancario (IBAN : IT13 K076 0101 6000 0004 1839 200) oppure su C/C POSTALE 41839200 instestato a : Associazione Giovani Padani – via Colombi 18, 20161 Milano. CAUSALE: Alluvione Veneto

LA PADANIA SARA’ INDIPENDENTE ED AUTONOMA

venerdì, ottobre 22nd, 2010

“Viene un momento in cui una serie di forze muovono quasi contemporaneamente su un obiettivo. Vuoi per coincidenza, vuoi per intenzionalità, vuoi per un oggettivo comporsi delle cose e degli scenari, ad una certa ora il leader si scopre vulnerabile, e quando lo diventa – e tutti lo sanno – è solo questione di tempo perché qualcuno lo colpisca”. E’ uno dei passaggi centrali del capitolo quarto “La caduta” del libro Fratelli d’Italia dell’informatissimo anonimo sulla secessione della Padania. Curato da Davide Corritore e Paola Domenichini, il libro, pubblicato da Affaritaliani.it e in vendita su Bow.it, ha anticipato il boom della Lega alle ultime elezioni e i futuri scenari politici: dalla Lega che farà cadere il governo alla secessione che inizia dal Veneto con Luca Zaia, uno dei personaggi chiave del libro che come presidente porterà il Veneto all’indipendenza, e poi si estende a tutta la Padania.

ECCO L’ULTIMO DRAMMATICO CAPITOLO: THE END: UNA FAVOLA MENZOGNERA di “Fratelli d’Italia?”: “Noi italiani non siamo ‘normali’, o per meglio dire uniformabili. Ciò che voglio dire è che, perlomeno da noi, l’appartenenza, il senso identitario non sono misurabili necessariamente con parametri che si richiamano all’attaccamento alla nazione”.

“Al momento della secessione, da noi non mancava nulla, anzi forse c’era troppo, troppo di tutto: interessi da difendere, ricchezza da conservare, egoismi da coltivare, e anche appartenenze da reclamare… Per questo, come notavi all’inizio ‘tutto sembrava come prima, tutti si comportavano come se appartenessero ad un unico Paese..’.

Che cosa accadrebbe se non si arrivasse alla riforma federale dello Stato? “Secondo me – spiega l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio ad Affaritaliani.it – si aprirebbe uno scenario imprevedibile e non sarebbe troppo difficile canalizzare la sacrosanta esasperazione dei popopli del Nord verso obiettivi di indipendenza, raggiungibili oggi più mai grazie al diritto di autodeterminazione sancito dal Trattato di Lisbona. Diritto che è stato riconosciuto dall’Unione europea per il Kosovo e, indipendetemente dal giudizio che diamo su questa vicenda, si tratta di un chiaro precedente. La Padania ha tutte le carte in regola per autogovenarsi, sempre nell’ambito dell’Europa dei popoli e delle regioni. Se da Roma ostacolassero il cammino di riforme, alla lunga, sarerebbero sconfitti come lo saranno i nemici della libertà dei corsi, dei baschi e delle altre nazioni senza stato”.

da www.affaritaliani.it

CHI RUBA TRADISCE UN’IDEA

lunedì, ottobre 4th, 2010

C’e’ rabbia nella Lega Nord del Veneto per l’arresto di un suo assessore a San Michele al Tagliamento. A seguito di questo e di altri episodi, il segretario del carroccio veneto, Gianpaolo Gobbo, ha chiesto ai segretari provinciali di fargli avere l’elenco delle persone inquisite. Il presidente della Regione, Luca Zaia, oggi commenta che ”rubare e’ un reato”, ma gia’ sabato scorso, al primo giorno della scuola per militanti della Lega, a Belluno, aveva usato parole di fuoco. ”Chi ruba non commette solo reato, tradisce un’idea, il popolo, la fiducia.

Il nostro partito ha il dovere di fare una riflessione interna, abbiamo l’obbligo di porre la questione morale” aveva detto Zaia ai suoi. ”Il partito crede nei giovani, ma non siamo gli yuppies degli anni ’80, ci vuole predisposizione e bisogna ricordare che abbiamo una grossa responsabilita’: chi ruba non commette solo reato, tradisce un’idea. Il nostro partito ha il dovere di fare una riflessione interna, abbiamo l’obbligo di porre la questione morale. Anche tra di noi c’e’ chi pensa che la politica sia una scorciatoia, ma essere ambiziosi e’ diverso dall’arraffare”.

da www.asca.it

COME CAMBIERANNO LE REGIONI SE LA LEGA VA AL POTERE?

martedì, marzo 16th, 2010

di Matteo Salvini

Martedì 30 marzo 2010, c’è il sole e la Lega ha preso un sacco di voti e si appresta a governare Veneto e Piemonte con un suo uomo, nonché ad amministrare Lombardia e Liguria “circondando” affettuosamente con i suoi consiglieri i presidenti Formigoni e Biasotti. Ma cambia qualcosa per la gente del Nord? Ciumbia se cambia! Provo a mettere giù un elenco, anche grazie all´aiuto degli amici di Radio Padania e di Facebook, di cosa potrebbe cambiare da oggi in avanti. Cambiare in meglio, ovviamente. Innanzitutto il lavoro.

Precedenza ai residenti (soprattutto ai giovani) nei concorsi pubblici e nell´assegnazione dei posti di lavoro di competenza regionale, così magari anche a Roma si accorgono che il “federalismo occupazionale” riduce gli sprechi e aiuta chi merita davvero e non i “migranti” forzati in attesa di ritorno a casa. E sempre per il lavoro precedenza alle ditte della Regione, artigiani e piccole e medie imprese, per la concessione degli appalti e per la gestione dei servizi: altro che phone center di Regione Lombardia che rispondono dalla sicula Paternò di larussiana memoria. “Arriva Expo 2015 e il lavoro deve finire prima di tutto alle nostre imprese” sbottava in radio un imprenditore milanese.

Dopo il lavoro, la casa. Precedenza ai residenti nell´assegnazione delle (già poche) case popolari. Nonostante in Lombardia la Lega sia riuscita dopo immani lotte ad introdurre questo principio (residenza di almeno 5 anni per accedere ai bandi) in alcune province oltre il 50% degli appartamenti (a Milano il 56%) finisce ancora agli extracomunitari. Dunque? “Chi non abita qui da almeno quindici o vent´anni aspetta e si arrangia” è la soluzione indicata da molti. E l´impegno della Lega su questo si farà notare. Sempre sul tema casa, gli aiuti per gli affitti saranno riservati, secondo lo stesso criterio, con priorità ai residenti nella Regione, per evitare che (come accade oggi) quasi il 70% dei vari bonus, aiuti e aiutini finisca a famiglie straniere.

Più attenzione al territorio anche a scuola: proprio dalle Regioni a guida Padana riparte la battaglia per avere insegnanti reclutati a livello regionale e programmi scolastici che parlano di storia, lingua, cucina e musica delle terre dove i bambini nascono e crescono. E il filone della “precedenza ai residenti” vale anche per le graduatorie nei nidi e negli asili, nonchè nell´erogazione di buoni scuola ed esenzioni varie che ad oggi sono in buona parte a favore degli stranieri (a Milano ad esempio 2 gratuità su 3 per la mensa sono a vantaggio di extracomunitari).

Altro tema caldo è quello della Sanità. “Basta con lo strapotere di CL per nomine, consulenze e incarichi, mi aspetto più trasparenza e meritocrazia” sbotta un medico che da anni lavora in prima linea al Policlinico di Milano. “Qualche euro in meno e qualche controllo in più per le cliniche private e più attenzione e investimenti nelle strutture e negli ospedali pubblici” è la richiesta di Sergio, altro medico lombardo. Attese troppo lunghe nei Pronto Soccorso, attese troppo lunghe per alcuni esami specialistici sono solo alcuni dei fronti si cui dalla Lega si attende un cambio di marcia grazie al maggior peso nelle Regioni.

Non meno interesse per la difesa del territorio dalla speculazione edilizia. Qualche centro commerciale in meno e qualche parco in più, a differenza di quanto accadeva fino a ieri con governatori di destra e sinistra, con un conseguente rilancio delle politiche agricole e dei consumi locali alla faccia delle patate transgeniche o delle fragole galattiche che qualcuno a Bruxelles vorrebbe piazzarci in tavola.

La Polizia Regionale poi, invocata con maggiore presenza e maggiore coordinamento, per contrastare immigrazione irregolare e delinquenza diffusa soprattutto nei piccoli Comuni dove vigili e polizia faticano ad arrivare. Ai governatori leghisti si chiede di togliere il bollo auto grazie a un drastico ridimensionamento delle autoblu, taglio che molte amministrazioni locali a guida leghista hanno già operato (a volte con fatica) da tempo. Sempre in tema di trasporti treni regionali più puliti e puntuali.

Non solo uno slogan elettorale, perché migliaia di lavoratori e studenti pendolari pagano ogni giorno sulla propria pelle servizi e soprattutto disservizi. Senza alibi, su questo le Regioni hanno tutta la possibilità di intervenire: per dirla con Aurora della Valle Seriana “rimettere a posto anche le piccole stazioni sarebbe un gran bel segnale per i pendolari e darebbe anche lavoro a imprese delle nostre parti”.

Infine molti, se non tutti, si aspettano soprattutto una forte accelerata sul Federalismo. “Il voto del 28 e 29 marzo è un voto politico perché se dal Nord arriva un segnale forte a Roma nessuno, neanche i nostri alleati dubbiosi, avrà finalmente più scuse”. A parlare così non è un politologo ma è Ronny, leghista di Alessandria di 27 anni, che riassume una sensazione diffusa. Forse tutti i “casini” romani di questi giorni, dai timbri alle firme, dai panini ai ricorsi, hanno sullo sfondo un unico grande timore: il Federalismo che vuol dire Responsabilità. Chi produce spende, chi spreca paga di suo. Quasi ovvio si potrebbe pensare, ma non in Italia…

Passo e chiudo, non prima di aver salutato il vincitore trevigiano del Grande Fratello che una volta tanto ha portato un po´ di lingua veneta in televisione, di aver rimpianto il mitico Tonino Carino da Ascoli che ci ha lasciato, di essermi fatto gli auguri per il mio 37° compleanno e di aver ringraziato ciascuno di voi per la lettura, compresi i “fenomeni” che vomitano insulti ogni volta perche´ evidentemente e´ l´unica cosa che sanno fare.