LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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CROLLI SENZA PADRI SE AL POTERE C’E’ IL CENTROSINISTRA

venerdì, novembre 12th, 2010

Certo, si sarebbe potuto fare di più e prima. Per esempio, seguire la geniale idea del sindaco di Pompei, l’ex piddino (da poco Udc) Claudio D’Alessio, che il 31 ottobre scorso, una settimana prima dell’incidente, aveva proposto questa felice intuizione per la tutela dell’area archeologica: far scorrazzare i cavalli da corsa nelle rovine («Sogno una gara ippica tra gli scavi»). Quisquilie passate inosservate, perché quel che conta è impallinare il governo, farlo cadere con una mozione qualsiasi, ora che la crisi è dietro l’angolo. Quella sulle dimissioni di Bondi, ad esempio, l’unico e supremo colpevole del crollo a Pompei.

A Ballarò il ministro è stato linciato, trattato come un incapace, sbeffeggiato. «Di chi è la colpa, se non del responsabile dei Beni culturali, eh?» gli hanno chiesto, parandosi dietro la difesa del patrimonio culturale, nota passione degli archeologi Di Pietro e Urso. Bondi, praticamente circondato, ha reagito debolmente, ricordando che «crolli ce ne sono stati molti in passato, senza che nessuno chiedesse le dimissioni del ministro». Ma l’arena dei talk show è molto più dura di quella dei gladiatori pompeiani, e quindi l’effetto è stato nullo. Peccato, perché il povero Bondi avrebbe anche ragione. Basta una ricerca negli archivi del suo ministero ed esce un elenco che dimostra un fatto evidente: la tutela del patrimonio artistico interessa alla politica solo quando serve a dare la colpa all’avversario, specie se è un governo di centrodestra, specie se capita in un frangente di crisi, specie se al ministero preposto c’è Bondi.

Nell’aprile 2001, stante la veltroniana Giovanna Melandri ministro dei Beni culturali, vennero giù venti metri di Mura Aureliane all’altezza della Porta Ardeatina. «Roma si è svegliata senza un pezzo della sua storia», scrisse il Messaggero. Intervennero prontamente i pompieri, anche quelli cartacei filogovernativi di Repubblica, che diede mezza pagina alla scandalosa prova di incuria ma spense subito ogni possibile addebito alla ministra diessina: «Crollo Mura Aureliane. Colpa di una infiltrazione», cioè colpa di nessuno. E poi sotto «Una commissione studierà le cause del crollo», come dire: aumma aumma, non ne parliamo più. Neppure l’ombra di una richiesta di dimissioni, anzi, la Melandri non fu nemmeno nominata. Stessa cosa nel 2007, ancora governo ulivista (Rutelli ministro della Cultura, Veltroni sindaco di Roma), ancora Mura Aureliane. Crolla un capitello, vroom, nessuno fiata. Stesso mutismo qualche mese dopo, novembre 2007, quando crollarono altri 10 metri di Mura Aureliane («Lo stesso tratto di parete era stato transennato il mese scorso su consiglio dei Vigili del fuoco», scrisse il Messaggero, testimoniando l’incuria). Mozioni contro Rutelli? Nemmeno mezza.

Anche su Pompei c’è qualche dato da ricordare. Le pareti delle domus non crollano da sole appena sanno che Bondi si è insediato al ministero, ma tendono a farlo sempre, causa totale disinteresse delle amministrazioni, soprattutto locali. Il direttore degli Scavi di Pompei Antonio D’Ambrosio ha fornito un elenco dei crolli che fa impressione. Ogni anno ha la sua croce, se non di più. Nel 2003 si stacca parte del soffitto del Thermopolium, crolla un pezzo di muro dell’Insula Occidentale, si infiltra dell’acqua che danneggia la Casa della Regina Margherita e l’ingresso dei Teatri, crolla un intonaco della Casa degli scienziati. Nel 2004, altro crollo all’Insula Occidentale e parziale crollo di muratura in altra parte del sito; 2006, viene giù parte di un muro del Vicolo delle Nozze d’argento. Nel 2008 ancora un altro cedimento, nel 2009 altri due. Mai nessuna polemica o richiesta di dimissioni. Neppure nel febbraio 2010, cioè epoca Bondi, quando crolla parte della Domus degli Augustali a Pompei, o a marzo, quando cede il soffitto della Domus Aurea a Roma. Ma non c’era crisi di maggioranza, e allora perché interessarsi del patrimonio storico-artistico? Ma Bondi non dà i soldi, e anzi taglia, si dice, dimenticando che è il Tesoro a gestire le risorse.

Non solo, il Sole24Ore racconta che il Sud ha usato solo il 5% dei 5,9 miliardi dei fondi Ue per i beni culturali. «È il risultato di veti e interessi contrapposti tra lobby stratificate a livello locale», scrive il Sole, che aggiunge: «Bondi fa bene a evidenziare un problema di capacità gestionale delle risorse». Però, se lo dicesse dopo essersi dimesso sarebbe ancora meglio. Perché più, molto più del crollo di Pompei, interessa il crollo di Berlusconi.

da www.ilgiornale.it

PRIMA IL VENETO, POI POMPEI

mercoledì, novembre 10th, 2010

“I soldi il Governo li deve dare prima al Veneto, poi a Pompei. Si possono fare tutte e due le cose, ma qui abbiamo mezzo milione di persone sott’acqua”. Così il governatore del Veneto Luca Zaia, parlando con l’ANSA, affronta il tema delle risorse per far fronte all’alluvione che ha colpito la regione.

Sempre su Pompei, Zaia ha sostenuto che “é indispensabile intervenire dopo il crollo nel sito archeologico campano. Pompei è parte del patrimonio culturale dell’umanità, ha enorme importanza anche per tutto il settore turistico”. “I soldi vanno messi anche lì, ma, con tutto il rispetto per Pompei – ha proseguito il governatore – qui in Veneto abbiamo 500 mila persone rimaste sott’acqua. Credo che prima si debba pensare al Veneto”. Sulla visita odierna di Berlusconi e Bossi in regione, Zaia ha osservato che “é già una prima vittoria per la ‘periferia dell’imperò che vi sia stata l’attenzione del governo, di questo governo. Non avevo dubbi che fosse così, nonostante nei primi giorni i media ci avessero abbandonato”.

www.ansa.it