LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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ORA LA LEGA VUOLE LA LOMBARDIA. E LA STORIA INSEGNA CHE VA PRESA SUL SERIO

mercoledì, ottobre 13th, 2010

Nel 1992 un avvocato di Varese, tastierista per diletto, e un medico ospedaliero bergamasco, consigliere comunale, entrano per la prima volta alla Camera dei deputati. Quando si candidarono, pochi avrebbero scommesso sulla loro elezione al Palazzo. E quando annunciarono la scalata al potere romano, dicendo di voler diventare ministri per realizzare federalismo e secessione, in molti risero. A distanza di quasi venti anni, Roberto Maroni e Roberto Calderoli hanno dimostrato di aver visto giusto e che, per quanto possano sembrare strampalate, le mire della Lega vanno prese sul serio. Così, oggi, gli obiettivi del Carroccio, anche quelli che appaiono irrealizzabili, vengono tenuti in considerazione dagli avversari politici. E temuti dagli alleati. Pdl in primis. Che ha imparato sulla propria pelle come il popolo di Umberto Bossi quando vuole una cosa la ottiene.

Per questo c’è un po’ di nervosismo in Lombardia ultimamente. Il senatùr ha cominciato a immaginarsi il Nord guidato dalla Lega. Conquistati nelle urne il Piemonte e il Veneto, con Roberto Cota e Luca Zaia, rimane la Lombardia, oggi in mano a Roberto Formigoni, eletto nel Pdl ma che autonomamente riesce a muovere un buon bacino di elettori tra le fila di Cl e l’imprenditoria moderata di matrice cattolica. Per questo ad Arcore, qualunque accordo il premier intenda prendere con il senatùr non può prescindere da un coinvolgimento diretto dell’interessato.

L’idea di Bossi, già illustrata a Silvio Berlusconi, è quella di accorpare alle elezioni amministrative di marzo anche le regionali in Lombardia. Ad appena un anno dal voto. Il premier ha accolto seriamente la proposta e sta valutando come e dove collocare Formigoni senza svilirne storia personale e spessore politico. Lui da sempre sogna il ministero degli Esteri. Se il Governo dovesse cadere e si andasse a elezioni anticipate, Formigoni non accetterebbe di lasciare la Regione in base a una promessa su un eventuale ministero in caso di vittoria. Ma se la crisi venisse scongiurata, un avvicendamento potrebbe essere plausibile anche per il governatore. Le pedine, però, le sposta Berlusconi. Che sta ridisegnando la struttura del Pdl tenendo in alta considerazione l’opinione di Formigoni.

Lo conferma la decisione sul coordinatore regionale del partito: il premier vorrebbe far tornare in Lombardia Mariastella Gelmini, l’unica che riuscì a mettere d’accordo tutti negli anni della sua gestione. Lei, diventata mamma, ha chiesto a Berlusconi di tornare vicino casa, a Bergamo. Quindi accetterebbe. Ma il “trasferimento” non è andato a buon fine perché l’attuale ministro dell’Istruzione è invisa all’ambiente di Comunione e Liberazione, che venne “arginata” in Forza Italia nel coordinamento Gelmini.

Intanto Formigoni con i suoi minimizza. A chi gli chiede un’opinione sulle mire leghiste risponde che non è “un’ipotesi all’ordine del giorno” ma, certo, “poi tutto può accadere”. Non è la prima volta che il governatore lombardo si trova a dover lottare contro presunti candidati del Carroccio. Nei mesi precedenti alle elezioni del 2010, sembrava che il candidato presidente per la maggioranza sarebbe stato Roberto Castelli, ex ministro delle Infrastrutture. Il leghista si diceva “pronto” e Formigoni non faceva una piega: “Potrei rinunciare per un incarico equivalente a Roma”. Perché, ricordava, “la Lombardia è più importante di molti ministeri”. E aggiungeva: “Il presidente del Consiglio deciderà il meglio per tutti, come sempre”. Ma un anno fa il Governo era saldo e la maggioranza compatta. Oggi il futuro appare incerto e la Lega è determinante. Per questo vengono prese sul serio le mire del Carroccio. Tutte. Anche quelle palesemente irrealizzabili.

Come le voci che vorrebbero Renzo Bossi possibile vicesindaco di Milano con Letizia Moratti. “Se ci danno la Regione – spiegano in via Bellerio – noi possiamo rinunciare al sindaco ma è certo che il grosso dei voti a Letizia Moratti glieli porterà la Lega, altrimenti dove va?”. E “vista così – dice un dirigente regionale del Pdl – non si può dar torto agli amici” del Carroccio. Non a caso Umberto Bossi ha improvvisamente frenato, dopo mesi di affondi, sulle elezioni anticipate: “Bisogna sempre interpretare il ministro Bossi: io ho la chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo, la legislatura andrà fino in fondo”. Non quella della regione Lombardia.

da www.ilfattoquotidiano.it

FEDERALISMO, I TIMORI DI BOSSI

mercoledì, maggio 19th, 2010

articolo da http://www.repubblica.it

“Stiamo cercando di portare avanti il federalismo, ma c’è molta preoccupazione. Sono preoccupato”. Così Umberto Bossi non nasconde i timori del Carroccio per il futuro della riforma federalista. Problema di soldi? “No, quelli ci sono. Con il federalismo si risparmia”, dice il Senatur.

Successivamente, conversando con i cronisti, il leader della Lega ha aggiustato il tiro: “Non è che sono preoccupato, è che il federalismo va avanti piano piano”, ha detto. “Però, mi pare che anche la sinistra ci stia dando una mano”.

Bossi sa che, per non correre rischi sul federalismo, è necessario il voto dell’opposizione. “Credo ci sia la possibilità di un voto bipartisan sul primo dei decreti attuativi. Piano, piano si va avanti nel lavoro” dice il Senatur. Che, a chi gli chiede se ci sia la possibilità di una convergenza di parti dell’opposizione come Idv e Pd, replica guardando in alto e dicendo: “Per adesso vedo il sole”. E comunque sull’ipotesi di un voto bipartisan replica:”Credo ci sia la possibilità”.

Ma all’interno della maggioranza c’è chi si mostra tiepido verso la riforma: “‘Se qualcuno mi dice che il federalismo costa, io dico meglio non farlo” dice il ministro Renato Brunetta, in un’intervista ad ‘A’. Mentre il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni sposa convintamente la causa: “Abbiamo un governo nazionale che finalmente ha fatto del federalismo un suo punto di forza e per questo lo realizzeremo”.

COME CAMBIERANNO LE REGIONI SE LA LEGA VA AL POTERE?

martedì, marzo 16th, 2010

di Matteo Salvini

Martedì 30 marzo 2010, c’è il sole e la Lega ha preso un sacco di voti e si appresta a governare Veneto e Piemonte con un suo uomo, nonché ad amministrare Lombardia e Liguria “circondando” affettuosamente con i suoi consiglieri i presidenti Formigoni e Biasotti. Ma cambia qualcosa per la gente del Nord? Ciumbia se cambia! Provo a mettere giù un elenco, anche grazie all´aiuto degli amici di Radio Padania e di Facebook, di cosa potrebbe cambiare da oggi in avanti. Cambiare in meglio, ovviamente. Innanzitutto il lavoro.

Precedenza ai residenti (soprattutto ai giovani) nei concorsi pubblici e nell´assegnazione dei posti di lavoro di competenza regionale, così magari anche a Roma si accorgono che il “federalismo occupazionale” riduce gli sprechi e aiuta chi merita davvero e non i “migranti” forzati in attesa di ritorno a casa. E sempre per il lavoro precedenza alle ditte della Regione, artigiani e piccole e medie imprese, per la concessione degli appalti e per la gestione dei servizi: altro che phone center di Regione Lombardia che rispondono dalla sicula Paternò di larussiana memoria. “Arriva Expo 2015 e il lavoro deve finire prima di tutto alle nostre imprese” sbottava in radio un imprenditore milanese.

Dopo il lavoro, la casa. Precedenza ai residenti nell´assegnazione delle (già poche) case popolari. Nonostante in Lombardia la Lega sia riuscita dopo immani lotte ad introdurre questo principio (residenza di almeno 5 anni per accedere ai bandi) in alcune province oltre il 50% degli appartamenti (a Milano il 56%) finisce ancora agli extracomunitari. Dunque? “Chi non abita qui da almeno quindici o vent´anni aspetta e si arrangia” è la soluzione indicata da molti. E l´impegno della Lega su questo si farà notare. Sempre sul tema casa, gli aiuti per gli affitti saranno riservati, secondo lo stesso criterio, con priorità ai residenti nella Regione, per evitare che (come accade oggi) quasi il 70% dei vari bonus, aiuti e aiutini finisca a famiglie straniere.

Più attenzione al territorio anche a scuola: proprio dalle Regioni a guida Padana riparte la battaglia per avere insegnanti reclutati a livello regionale e programmi scolastici che parlano di storia, lingua, cucina e musica delle terre dove i bambini nascono e crescono. E il filone della “precedenza ai residenti” vale anche per le graduatorie nei nidi e negli asili, nonchè nell´erogazione di buoni scuola ed esenzioni varie che ad oggi sono in buona parte a favore degli stranieri (a Milano ad esempio 2 gratuità su 3 per la mensa sono a vantaggio di extracomunitari).

Altro tema caldo è quello della Sanità. “Basta con lo strapotere di CL per nomine, consulenze e incarichi, mi aspetto più trasparenza e meritocrazia” sbotta un medico che da anni lavora in prima linea al Policlinico di Milano. “Qualche euro in meno e qualche controllo in più per le cliniche private e più attenzione e investimenti nelle strutture e negli ospedali pubblici” è la richiesta di Sergio, altro medico lombardo. Attese troppo lunghe nei Pronto Soccorso, attese troppo lunghe per alcuni esami specialistici sono solo alcuni dei fronti si cui dalla Lega si attende un cambio di marcia grazie al maggior peso nelle Regioni.

Non meno interesse per la difesa del territorio dalla speculazione edilizia. Qualche centro commerciale in meno e qualche parco in più, a differenza di quanto accadeva fino a ieri con governatori di destra e sinistra, con un conseguente rilancio delle politiche agricole e dei consumi locali alla faccia delle patate transgeniche o delle fragole galattiche che qualcuno a Bruxelles vorrebbe piazzarci in tavola.

La Polizia Regionale poi, invocata con maggiore presenza e maggiore coordinamento, per contrastare immigrazione irregolare e delinquenza diffusa soprattutto nei piccoli Comuni dove vigili e polizia faticano ad arrivare. Ai governatori leghisti si chiede di togliere il bollo auto grazie a un drastico ridimensionamento delle autoblu, taglio che molte amministrazioni locali a guida leghista hanno già operato (a volte con fatica) da tempo. Sempre in tema di trasporti treni regionali più puliti e puntuali.

Non solo uno slogan elettorale, perché migliaia di lavoratori e studenti pendolari pagano ogni giorno sulla propria pelle servizi e soprattutto disservizi. Senza alibi, su questo le Regioni hanno tutta la possibilità di intervenire: per dirla con Aurora della Valle Seriana “rimettere a posto anche le piccole stazioni sarebbe un gran bel segnale per i pendolari e darebbe anche lavoro a imprese delle nostre parti”.

Infine molti, se non tutti, si aspettano soprattutto una forte accelerata sul Federalismo. “Il voto del 28 e 29 marzo è un voto politico perché se dal Nord arriva un segnale forte a Roma nessuno, neanche i nostri alleati dubbiosi, avrà finalmente più scuse”. A parlare così non è un politologo ma è Ronny, leghista di Alessandria di 27 anni, che riassume una sensazione diffusa. Forse tutti i “casini” romani di questi giorni, dai timbri alle firme, dai panini ai ricorsi, hanno sullo sfondo un unico grande timore: il Federalismo che vuol dire Responsabilità. Chi produce spende, chi spreca paga di suo. Quasi ovvio si potrebbe pensare, ma non in Italia…

Passo e chiudo, non prima di aver salutato il vincitore trevigiano del Grande Fratello che una volta tanto ha portato un po´ di lingua veneta in televisione, di aver rimpianto il mitico Tonino Carino da Ascoli che ci ha lasciato, di essermi fatto gli auguri per il mio 37° compleanno e di aver ringraziato ciascuno di voi per la lettura, compresi i “fenomeni” che vomitano insulti ogni volta perche´ evidentemente e´ l´unica cosa che sanno fare.

…IN ATTESA DI SVILUPPI…

giovedì, marzo 4th, 2010

“Sulle nostre liste posso dire che sono assolutamente regolari”. Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega Lombarda che ha partecipato alla conferenza stampa organizzata dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Giorgetti a proposito della possibilità di un intervento del Governo per risolvere la questione delle liste in Lombardia ha affermato: “Una soluzione politica è quella del buon senso. E’ evidente che la candidatura è sostenuta da piu’ di 3.500 persone”.

Intanto sono circa 300 i giovani militanti del Pdl che questo pomeriggio si sono riuniti in Piazza San Babila per una manifestazione di protesta contro l’esclusione della lista ”Per la Lombardia” di Roberto Formigoni dalle elezioni Regionali del 28 e 29 marzo. I manifestanti hanno innalzato stendardi e bandiere con i simboli del Pdl e della Lega Nord intonando cori a sostegno della candidatura dell’attuale governatore lombardo: ”Roberto, uno di noi” e ”fateci votare, dai ragazzi fateci votare”.

In un angolo della piazza e’ stato allestito un gazebo dove, fino a domenica sera, verranno raccolte delle firme contro l’esclusione di Formigoni dalla competizione elettorale. L’obiettivo, ha spiegato Stefano Maullu, assessore alla Protezione Civile della Giunta Formigoni, e’ ”raccogliere almeno 3.000 firme nell’arco dei tre giorni”.

In Piazza San Babila anche Matteo Salvini, capogruppo della Lega Nord a Palazzo Marino, che assicura il pieno sostegno del Carroccio a ogni iniziativa di questo genere: ”Al di la’ della forma – ha spiegato – per la Lega prevale la sostanza di dare una scheda elettorale a nove milioni di lombardi.

Sulle polemiche si discute dopo, ma se qualcuno si attacca al cavillo c’e’ anche qualcuno che il cavillo lo ha permesso.

Piu’ delle polemiche – ha concluso – ci interessa far votare i lombardi”.

CAOS ELEZIONI

mercoledì, marzo 3rd, 2010

In Lombardia e Lazio…

«Sono dilettanti allo sbaraglio». Poche parole e Umberto Bossi anticipa la resa dei conti che ci sarà dopo le elezioni. A bufera finita e, c’è da sperarlo, dopo che le liste oggi messe fuorigioco dai giudici di Roma e Milano avranno regolarmente partecipato alla competizione. A essere messi in discussione non solo i nomi dei singoli, sergenti o generali che siano, ma soprattutto gli equilibri interni al centrodestra. A partire dai rapporti tra Pdl e Lega. Impossibile non vedere come le vicende Polverini e Formigoni abbiano messo in subbuglio la pancia di una coalizione che fino a qualche settimana fa sembrava avviata verso la più semplice delle avanzate elettorali. Una semplice conferma dopo i successi delle ultime elezioni europee, politiche e anche amministrative. Un modo per consolidare il posizionamento di un’Italia che in fondo a destra è stata da sempre.

E, invece, litigi e pasticci rimettono in gioco non solo le percentuali di seggi e voti, ma soprattutto i rapporti di forza interni. Con la Lega che non resiste alla tentazione della smargiassata. «Ma come si fa a sbagliare a presentare le liste», infierisce Bossi. Non ce n’era davvero bisogno, il guaio era già sotto gli occhi di tutti. E forse sarebbe stato più opportuno dare una mano a chi a quei pasticci stava cercando di porre rimedio. Con pandette e intricati ricorsi alle corti d’Appello. Non dimenticando che il contributo del Carroccio alla raccolta di firme per la lista di Formigoni in Lombardia si era firmata a trenta. Su un totale di oltre 4mila presentate. E magari evitando, tra alleati di governo e coalizione, di scomodare anche il solito complotto. Che, declinato all’italiana, assomiglia terribilmente a una farsa. «Spero che siano dilettanti allo sbaraglio – istilla nei suoi il dubbio Matteo Brigandi, responsabile Giustizia della Lega – Perché se non lo fossero, sarebbe più grave». Non male per riscaldare animi che nel centrodestra di questi tempi sono già piuttosto caldi. A tutto vantaggio di Bersani e compagni.

Ma del resto la carica l’aveva già suonata la Padania, il quotidiano leghista che già ieri titolava con un bel: «La lega salva Formigoni». A liste ancora sub iudice e a soluzione del caso ben lontana. Il motivo? «Il Pdl impari come si fa politica con passione e competenza», il titolo dell’intervista al segretario nazionale della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, eterno delfino del Senatùr.

Ma anche i ministri non ci sono andati giù leggeri. «Sono errori raccapriccianti», ha infierito Luca Zaia in attesa di passare dall’Agricoltura allo scranno più alto della Regione Veneto. «Il fatto che la Lega non faccia questo tipo di errori ormai è risaputo, spero che comunque la situazione in Lombardia e nel Lazio si risolva per garantire una competizione democratica e consentire ai cittadini di dare un’espressione di voto». Bontà sua. Un commento distaccato del tipo di chi, come un Casini o un Penati qualunque che si sforzano di esibire anglosassone fair play, guarda la vicenda dal di fuori. E Maroni? Pesante pure lui. E pure lui tutto impegnato a dividere i buoni dai cattivi. «Noi della Lega qualche esperienza in più rispetto al Pdl ce l’abbiamo. La nostra prima elezione risale al 1985, quando facemmo eleggere un consigliere della Lega a Varese». Ed è subito pronta la lezioncina ai principianti. «Il diavolo – assicura – sta nei dettaglì. Bisogna sempre fare attenzione, noi fingiamo che i termini per la presentazione delle liste scadano una settimana prima dell’effettiva scadenza, facciamo un check di tutte le cose che servono, compresi i timbri tondi, così se manca qualcosa siamo pronti e non abbiamo mai avuto problemi». Un intervento del ministero? Escluso perché «violeremmo il diritto di chi ha applicato le leggi» e che può «vantare il diritto di correre senza gli altri». Dal Piemonte s’indigna anche il candidato governatore. «Ha ragione Bossi – s’allinea Roberto Cota -. Noi della Lega abbiamo sempre prestato molta attenzione alla preparazione». Bravo. «Le liste si presentano il primo giorno – gli fa eco il senatore Piergiorgio Stiffoni -. Io nella mia vita ne ho depositate migliaia e l’ho sempre fatto il primo giorno utile». Ma in serata l’annuncio della mobilitazione. Per le liste di Polverini e Formigoni? Macché. «Patate naturali» in distribuzione gratuita sabato in largo Cairoli a Milano. Contro il via libera europeo ai tuberi Ogm.

…e in Veneto…

Iniziata ufficialmente la campagna elettorale, il clima si è già surriscaldato. Ieri mattina in tribunale è stato presentato un ricorso che mette in discussione le modalità utilizzate dalla Lega Nord.

A farlo è stato il segretario della Destra, Titti Monteleone, intenzionata a «vederci chiaro». Nel mirino la procedura di autenticazione delle firme raccolte dal Carroccio in zona Cesarini.

Le sequenze da accertare – secondo il ricorso – risalgono a sabato, durante il via vai di rappresentanti di lista in tribunale. Qui la Lega stava raccogliendo le ultime candidature per le elezioni regionali, dopo aver scoperto l’errore di valutazione dei delegati di lista, che pensavano di dover raccogliere un numero di firme di poco superiore a quota 750 (ne servivano mille).

Un incidente che poteva diventare un dramma politico, ma che adesso apre una nuova partita, stavolta in tribunale. La Destra, fuori dalla corsa alle regionali, ha presentato il ricorso in cancelleria. Il sospetto è che quelle firme non siano state autenticate: «Nessuno dice che le firme sono false», afferma Titti Monteleone, «ma bisogna verificare se siano state correttamente autenticate. Un conto è la raccolta delle firme, un’altra l’a utenticazione».

Gettano acqua sul fuoco i vertici provinciali del Carroccio: «La Lega ha tanti elettori, militanti e conoscenti. Per noi è stato facile raccogliere le firme mancanti. Quanto all’autenticazione la normativa è molto complessa».

Anche il delegato dei Radicali, il bellunese Michele Bortoluzzi, ha depositato ricorsi alla commissione circoscrizionale per l’a ccesso agli atti di tutte le liste provinciali e alla Corte d’A ppello per l’accesso agli atti delle candidature regionali, quindi di Bortolussi, Zaia, De Poli: «Un gruppo di persone competenti, sia giuridicamente e sia elettoralmente è pronto», spiega Bortoluzzi, «nel caso in cui la Corte accolga la richiesta, ad entrare in azione, per controllare le decine di infrazioni che ci sono state segnalate in Veneto dai delegati, dagli uffici anagrafe e, anche, dai carabinieri in alcuni casi»

http://www.ilgiornale.it/interni/la_lezione_bossi_dilettanti_sbaraglio/03-03-2010/articolo-id=426312-page=1-comments=1

http://corrierealpi.gelocal.it/dettaglio/elezioni-la-destra-fa-ricorso-contro-le-firme-della-lega/1877264

FORMIGONI CHIEDE MODIFICA DECRETO RONCHI SULL'ACQUA

giovedì, gennaio 14th, 2010

MILANO (MF-DJ)–In Lombardia sull’acqua si combatte una battaglia silenziosa che dura ormai da molte settimane. Il primo consiglio regionale del 2010 e’ stato dedicato quasi interamente alla privatizzazione del settore idrico. Dall’incontro e’ emerso un sostanziale smarcamento del Pdl lombardo da Palazzo Chigi.

“La Lombardia si è fatta capofila di tutte le regioni italiane nel chiedere una modifica del decreto Ronchi”, spiega l’assessore alle Reti, Massimo Buscami, in un articolo di MF. “La nostra regione ha gia’ una normativa all’avanguardia nel settore idrico e chiediamo al governo Berlusconi di tener conto di questa specificita’ nel decreto”. Insomma il Pdl difende la vecchia legge regionale del 2003 che prevede privatizzazioni molto piu’ soft rispetto al decreto Ronchi. In questa versione, infatti, i privati possono entrare in gioco soltanto sul fronte dell’erogazione con un’operazione di pura rendita che lascia al pubblico onori e oneri, come la manutenzione straordinaria e gli investimenti per l’ammodernamento della rete.

E’ probabile che Formigoni scelga di andare sino in fondo e presenti un ricorso alla Corte Costituzionale contro il decreto Ronchi. “Dal nostro punto di vista sarebbe senza dubbio un gesto forte ma necessario per combattere una normativa che danneggera’ la Regione Lombardia”, suggerisce Porcari. E sarebbe anche una mossa molto gradita alla Lega Nord, fanno sapere dai corridoi del Pirellone. La risposta del governo verra’ comunque entro il mese di febbraio. Non resta che aspettare ancora qualche settimana.

 

da http://www.borsaitaliana.it

INTERVISTA A MATTEO SALVINI

domenica, gennaio 10th, 2010

Vi proponiamo un’intervista presa da <<Il Giornale>> di  Sabato 2 Gennaio 2010 al parlamentare europeo della Lega Nord, Matteo Salvini.

Il 2010 per la Lega?

«Abbiamo seminato tanto. E questo sarà finalmente l’anno del raccolto».

Onorevole Salvini, mettiamo i piedi per terra?

«La Lega ha i piedi a terra, ma con le elezioni regionali diventeremo il primo partito in Lombardia».

Un sogno?

«Non credo ai sondaggi, ma tutti ci danno in testa. Supereremo anche i duecento sindaci della Lega».

Una responsabilità. Cosa significa per i lombardi?

«Riforme. Ne ha parlato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo discorso di Capodanno».

Ne parlano tutti.

«Per noi la riforma è una sola, il federalismo».

È già stato approvato.

«La Lega vuole la polpa. I soldi nel portafoglio».

Lei parla di quello fiscale?

«Le regioni potranno finalmente trattenere parte delle tasse versate da chi abita il territorio. Per la Lombardia significa il 20 per cento in più».

Più soldi ai lombardi. Che sono già ricchi.

«I Comuni potrebbero ridurre le tasse. Chi guadagna mille euro al mese potrebbe trovarsene 1.200. Oppure il 20 per cento di servizi in più: sanità, asili, sicurezza».

Cominciamo dalle elezioni in Regione.

«Con la Lega che conta di più anche le nostre battaglie avranno più forza».

La prima?

«Portare a 10 o addirittura a 15 anni l’obbligo di residenza per l’assegnazione delle case popolari».

Ci vogliono già 5 anni.

«Non bastano. La metà degli alloggi oggi finiscono agli stranieri. Così non va».

E poi?

«Politiche socio-sanitarie, controllo della spesa. Si è data troppa importanza alle cliniche private e si è dimenticato il pubblico».

Quella lombarda è la sanità migliore.

«Ma Milano ha la media più bassa di posti per anziani nelle case di riposo».

La sanità è un pallino di Formigoni. Vi piace la sua candidatura?

«È nelle cose».

Manuale Cencelli, voi incassate Veneto e Piemonte.

«No. Formigoni ha amministrato bene. Ma con un vice presidente della Lega amministrerà meglio».

Vuol dire che se ci sarà un sindaco del Pdl, la Lega chiederà il vice sindaco?

«Magari Milano avrà un sindaco della Lega e un vice sindaco del Pdl».

Siete un partito di lotta, sapete amministrare?

«La Sea, la società che gestisce gli aeroporti lombardi, ha funzionato bene nonostante i disastri planetari e soprattutto romani. La Lega sa governare momenti difficili».

Malpensa è in agonia e voi pensate al prossimo rinnovo delle cariche?

«Bonomi l’ha fatta ripartire, mi sembra giusto lasciargli proseguire il lavoro».

Nel 2011 si vota anche per il sindaco.

«Noi andiamo avanti con le nostre battaglie sulla priorità ai lombardi».

Sempre battaglie, una vitaccia la vostra.

«Prima ci dicono così, poi capiscono che avevamo ragione».

Chi si loda s’imbroda.

«Il prefetto ha detto che il 2009 è stato l’anno record per gli sgomberi: campi rom e case popolari occupate. Avanti con la politica del rigore. Grazie alla testardaggine del ministro Maroni i campi di via Triboniano, via Bonfadini, via Novara e via Negrotto stanno chiudendo».

Di quanti campi rom ha bisogno Milano?

«Zero».

I rom mica si possono deportare.

«Sto scrivendo una lettera ai 5mila residenti di viale Padova e via Idro dove sta per nascere un nuovo campo».

Vede che servono?

«L’obiettivo è zero. Ma ci vuole tempo. E questo è un campo di transito: al massimo 4 mesi, gente con la fedina penale pulita, che paga sosta, acqua e gas. E che manda i bambini a scuola».

Le moschee servono?

«Voglio dirlo chiaro agli amici del Pdl: tornino sui loro passi, finché ci sarà la Lega a Milano non ci sarà nessuna moschea. Né grande, né media, né piccola».

Litigherete ancora con l’arcivescovo Tettamanzi.

«Da parte nostra c’è stato qualche eccesso verbale. Ma ho già chiesto un incontro».

Il prossimo bilancio del Comune?

«Sarà magro, non c’è il federalismo. Chiederemo un fondo anti-racket. Commercianti e piccoli imprenditori disperati sono sempre di più».

E poi?

«Le nuove povertà. I genitori separati oggi finiscono nei dormitori coi barboni. Ci vogliono strutture per loro».

Le piace il nuovo Piano di governo del territorio?

«Presenteremo molti emendamenti. Costruiamo meno e costruiamo meglio».

Podestà vuol far pagare il pedaggio in tangenziale.

«Farò firmare tutti i parlamentari della Lega: a Milano si pagherà un centesimo in più solo quando pagheranno anche a Roma. Oggi il raccordo anulare è tutto gratis».

La Moratti vuole intitolare una via a Craxi.

«Il 2010 è l’anno del rigore. Non mi sembra che gli anni del craxismo fossero di rigore. Riparliamone nel 2011».

http://it.wikipedia.org/wiki/Matteo_Salvini