LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

Posts Tagged ‘federalismo’

UNITA’ D’ITALIA:IN LOMBARDIA, LA LEGA VOTA CONTRO

lunedì, gennaio 17th, 2011

La commissione Cultura del Consiglio regionale della Lombardia ha approvato il progetto di legge per sostenere le iniziative del territorio e il restauro di monumenti nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ma la Lega Nord ha votato, da sola, contro. Il provvedimento di iniziativa consiliare prevede uno stanziamento di 1 milione e 300 mila euro, che andrà adesso al vaglio della commissione Bilancio e quindi, il 22 febbraio, approderà in aula per la votazione finale.

I leghisti hanno tenuto a precisare che il ‘no’ espresso “non vuole essere una polemica politica – ha sostenuto il consigliere Massimiliano Orsatti – perché senza entrare nel merito dei festeggiamenti pensiamo si tratti di una legge tardiva, con risorse ridicole e che non ha tenuto in alcun conto le nostre richieste”. Si tratta di un milione e 300 mila euro, cifra inferiore ai cinque milioni previsti inizialmente, che la legge indirizzerà a iniziative sul territorio e al restauro dei monumenti legati al Risorgimento, attraverso un comitato.

Il Pd, con Fabio Pizzul, è intervenuto per dire che “non si tratta solo di una celebrazione formale, ma anche di fare dei passi ulteriori nella formazione della identità nazionale”. La Lega è intervenuta per apprezzare le parole di Napolitano, confermando però la linea di Umberto Bossi: “Festeggeremo anche noi quando sarà approvato il federalismo fiscale”. L’accordo, nonostante i tempi stringano, non si è comunque trovato. Il relatore Gianluca Rinaldin (Pdl) ha assicurato di aver dato nel comitato ad hoc “la massima apertura nella speranza di raggiungere l’unanimità”, rispedendo così al mittente i rilievi della presidente leghista Luciana Ruffinelli, secondo cui nessuna richiesta del suo partito, come quella di avere un elenco dei progetti da finanziare, è stata accolta.

Pdl e Pd hanno dunque respinto la richiesta di rinvio del Carroccio per valutare un’eventuale astensione, visto che ci sono altri passaggi utili. L’assessore Massimo Buscemi aveva fatto questo appello agli alleati, riconoscendo l’utilità della legge. Dalla quale trarrà vantaggio anche l’economia lombarda, ha aggiunto il collega Romano La Russa, secondo il quale dividere la maggioranza “non è certo un bel segnale di unità e concordia”.

da http://milano.repubblica.it/cronaca/2011/01/13/news/unit_d_italia_la_lega_nord_vota_contro_la_legge_sulle_celebrazioni_in_lombardia-11194681/

GOVERNO: UN LEGHISTA PREMIER NELL’ANNO DEL 150° DELL’UNITA’

martedì, gennaio 11th, 2011

Un leghista premier nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità di Italia. Non è l’inizio di una barzelletta, ma lo scenario che si sta delineando all’interno dei palazzi. Così dalle camicie rosse, si passa velocemente alle camicie verdi di Umberto Bossi e compagnia. In questi primi giorni della celebre ricorrenza, il tema del federalismo sta assumendo una posizione cruciale per la vita stessa della legislatura. Comunque vada, i decreti attuativi segneranno la fine del governo, in uno scenario dove la Lega Nord è l’unico partito a non aver perso un deputato dall’inizio di questa esperienza di governo. Quel tesoretto di politici tutti d’un pezzo, che Berlusconi vanta dalla sua parte, ma dal quale dipende come un tossicodipendente. Senza i quali è evidente che rischia la crisi.

I decreti attuativi del federalismo dovrebbero arrivare entro la fine di gennaio, salvo l’operazione di qualche finiano, messo nel posto giusto, che potrebbe vanificare l’impresa. L’attuazione del federalismo fiscale rappresenterebbe quindi l’anticamera di quello istituzionale al quale puntano, realmente, i leghisti. Il primo passo di un orizzonte che non sembra più tanto lontano, soprattutto adesso che grazie alla conquista di regioni come il Piemonte e il Veneto, le camicie verdi sono in posizione strategica con un forte appoggio popolare. E’ certo a questo punto, che comunque vadano le cose, sarà proprio Umberto Bossi a indicare il pollice verso a Berlusconi, cosciente che il supporto della Lega al Pdl, è una questione di vita o di morte, soprattutto adesso che Fini è diretto verso il Centro e le poltrone da accaparrarsi sono di più. L’aperture delle urne dipende solo da Bossi e dalla sua marcia su Roma , con la mira di poter conquistare qualche altro ministero, con il solo ostacolo del Pid che sta dando il suo appoggio vitale a Berlusconi e che, normalmente, chiederà qualcosa in cambio. Nello scenario delle prossime elezioni, Pdl e Lega saranno di nuovo alleati, ma questa volta a parti invertite, con una coalizione di un premier leghista, probabilmente proprio Roberto Maroni. E una Leha che almeno sulla carta, appoggerà la scalata di Berlusconi al Quirinale.

da http://www.agenparl.it/articoli/primo-piano/news/primo-piano/20110110-governo-un-leghista-premier-nell-anno-del-150-dell-unita

TOSI FA SCUOLA A BOLOGNA, “CON LA LEGA SI VINCE”

martedì, ottobre 19th, 2010

Trasferta bolognese per il sindaco Flavio Tosi che, in veste di campione del leghismo vincente, si è confrontato con il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno (Pdl ex An) sulla strategia migliore per strappare il capoluogo emiliano al centrosinistra. Il dibattito, svoltosi al convento dell’Osservanza, era organizzato dalla fondazione «Nuova Italia» dello stesso Alemanno e da quella vicina al ministro Matteoli «Della libertà per il bene comune».

«Per vincere a Bologna», esordisce Alemanno, «il Pdl ha bisogno di una candidatura caratterizzata, di un messaggio forte e non di un discorso da moderati, perchè la gente ha bisogno di certezze». E rivolto al partito locale: «Discutete pure sul nome, ma non state chiusi nella riserva indiana, scendete dalle montagne».

I due si trovano d’accordo sulla necessità che sotto le Due Torri al centrodestra serve «un candidato politico che capisca le esigenze della gente», ma Tosi rilancia: «Un candidato leghista sarebbe la vera novità per Bologna e avrebbe un appeal maggiore anche nel centrosinistra perché», sostiene, «è più facile che i loro elettori votino volentieri un leghista, perchè noi rappresentiamo il popolo».

Per Alemanno quella di Giuliano Cazzola, deputato giuslavorista del Pdl, «è una bella candidatura perché è uno che parla chiaro, è coraggioso, ha grande capacità di farsi sentire». Più scettico su una discesa in campo di Luigi Marino, presidente di Confcooperative: «Se lo facesse sarebbe interessante, ma penso che non lo farà mai, ma Cazzola è per certi versi meglio di Marino».

Tosi però raffredda gli entusiasmi e replica che quello del deputato «è un nome, una delle proposte che verrà dal Pdl. Come la Lega», ribadisce, «farà le sue perché Bologna è nella testa di Bossi», assicura. Il primo cittadino di Verona è prodigo di consigli e avverte il centrodestra che non va sottovalutato l’uomo di punta del Pd, Maurizio Cevenini: «È un buon nome perchè è in campo nonostante il suo partito. Ma bisogna far capire alla gente che dietro di lui ci sono le truppe ascare che hanno governato la città negli ultimi anni».

Qualche scintilla si accende sulla questione, posta dalla Lega, di decentrare il ministero dell’Istruzione da Roma a Bologna la “dotta”. «Tecnicamente non sarebbe possibile, solo spostare le strutture costerebbe quattro o cinque milioni di euro» sostiene Alemanno. «Anch’io avrei risposto così se fossi sindaco di Roma. Ogni sindaco deve difendere il suo territorio» ribatte Tosi.

Nel dibattito entrano anche altri argomenti, come il riconteggio dei voti in Piemonte che sta dando ragione alla candidata del centrosinistra Mercedes Bresso a scapito del leghista Roberto Cota che aveva vinto sul filo di lana la sfida delle regionali. Per Tosi, tuttavia, «è un fatto grave per la democrazia perché non è una questione di presentazione delle liste o di questioni burocratiche precedenti. Qua è gente che ha votato e ha votato Cota e non la Bresso».

Non manca una battuta sulle difficoltà nel governo nazionale dopo lo strappo del presidente della Camera. «Credo che con Fini lo strappo sia incolmabile. Sono due anni abbondanti che lavora contro la maggioranza di Governo» è il secco commento del sindaco leghista sull’ipotesi di un «patto del trampolino» proposto dal suo collega di partito e ministro Roberto Calderoli.

E sulla possibilità di un incontro a tre tra Fini, Berlusconi e Bossi, Tosi si dice «decisamente pessimista». Per il primo cittadino scaligero, è impensabile che il leader di Futuro e libertà «cambi un disegno, ormai chiarissimo, che è quello di ostacolare le riforme». E conclude: «L’ha fatto contro l’immigrazione e l’ha fatto contro il federalismo».

da www.larena.it

AFGHANISTAN: LEGA NORD IN ATTESA, TRA REALPOLITIK E VECCHIE RESISTENZE

lunedì, ottobre 18th, 2010

p style=text-align: justify;Non siamo guerrafondai, ma neppure pacifisti. Siamo semmai elastici democratici. Dicono di stare in una sorta di terra di mezzo, i leghisti, sul fronte Afghanistan e, piu in generale, sul versante missioni estere. Di certo, a favore di telecamere, non si agitano piu come un tempo per chiedere un immediato ritiro delle nostre truppe, anche se ogni tanto qualcuno non trattiene il proprio mal di pancia. Vedi lex ministro e obiettore di coscienza, Luca Zaia, poche ore dopo lultimo attentato mortale costato la vita a quattro alpini: In ogni vicenda ce un inizio, ma deve esserci anche una fine, perche la nostra presenza a Kabul e dintorni – ha rimarcato il governatore veneto – si sta trasformando per lItalia in un nuovo, tragico Vietnam. Voce isolata, come fu quella di Roberto Calderoli, lo scorso 17 maggio, quando altri due soldati (sono 34 in totale dallinizio delloperazione) morirono a causa dellennesimo attentato: Al di la della perdita di vite umane che fanno spaccare il cuore, bisogna verificare se questi sacrifici servono. Anche in quelloccasione, a tacitare i malumori del Carroccio ci penso direttamente il Senatur: Non possiamo scappare da Kabul, la missione e necessaria, va confermata, anche perche se il terrorismo non si blocca dove nasce si espande./p
p style=text-align: justify;Insomma, la Lega non tradisce e non fara mai mancare il suo apporto alla maggioranza, per quella che viene definita dal premier una delle priorita del governo, assicurano ancora oggi gli uomini di Umberto Bossi. Consapevoli dellimportante posta in gioco: E un punto saldo nei rapporti con gli Stati Uniti. Non a caso (era il 5 dicembre 2009), il ministro per le Riforme faceva notare: AllAmerica non si puo dire di no…. Ma se il Cavaliere non puo permettersi darretrare dun millimetro, qual e lobiettivo della Lega? Perche di recente preferisce tenere un profilo basso? A noi, onestamente, non importa poi cosi tanto delle missioni allestero, tante vero che non ci siamo mai riuniti come gruppo parlamentare per discutere della materia nello specifico, premette un deputato di lungo corso – garantito dallanonimato -, convinto che i problemi della gente a cui dobbiamo dare risposta sono altri. Al contempo, pero, sappiamo bene che non possiamo tornare a casa in un giorno, anche se lo vorremmo, per non continuare a spendere miliardi e miliardi come gli Stati Uniti, che ha altri obiettivi rispetto ai nostri. E allora? Anche la Lega ha la sua realpolitik./p
p style=text-align: justify;Realpolitik si, ma con un obiettivo ben preciso, insinuano nellopposizione: scaricare gli eventuali disimpegni economici sul fronte universita e ricerca ai costi militari e non allattuazione del federalismo fiscale./p
p style=text-align: justify;Sarebbe questo, anche per alcuni pidiellini, la ratio di fondo delle dichiarazioni rilasciate tre giorni fa da Bossi a Montecitorio: O si impiegano i soldi per la Ricerca e lUniversita o per le bombe sgli aerei in Afghanistan./p
p style=text-align: justify;Delle due luna. Quindi, meglio la Ricerca…./p
p style=text-align: justify;Per capirci, non inganni il silenzio disincantato del Carroccio, allineato negli ultimi mesi sulle posizioni del Pdl, ma le cui pulsioni non certo patriottiche rimangono e potrebbero riesplodere quanto prima. Basti pensare alle nette prese di posizione di Bossi in materia di identita di popolo e contro il multilateralismo: vedi ad esempio la collocazione nel Parlamento Ue, nel gruppo Europa della Liberta e della Democrazia, insieme alle altre forze piu euroscettiche e indipendentiste nel panorama continentale (dai britannici dellUkip ai greci del Laos, passando per i nazionalisti slovacchi, francesi, olandesi, finlandesi), spesso accusate di xenofobia per le loro posizioni oltranziste, in materia di integrazione e non solo. E senza dimenticare pure le amicizie considerate politicamente scorrette, in ambito internazionale, tenute da Bossi negli anni addietro./p
p style=text-align: justify;Amicizie, come quella con Milosevic, rivendicata pure nei giorni scorsi: I serbi sono un grande popolo, sono andato li a portargli i medicinali durante la guerra del 98…./p
p style=text-align: justify;Insomma, bisogna anche valutare laspetto identitario, oltre a quello economico, se si vuole inquadrare al meglio la posizione leghista sulle missioni militari allestero, anche alla luce del rinnovato impegno del governo, garantito agli alleati impegnati nella missione in Afghanistan. Per adesso, pero, la linea guida di Bossi e quella di non alzare nuovi polveroni, allo scopo di portare a compimento la missione a cui tiene di piu, la madre di tutte le battaglie: il federalismo. Ma in caso contrario, ce chi scommette che il Senatur, come un tempo, tornera a chiedere subito con forza lexit strategy. Senza voler attendere a lungo un piano concordato con le altre forze Isaf./p
p style=text-align: justify;da a href=http://www.asca.itwww.asca.it/a/p

FINI PUNGE LA LEGA

martedì, ottobre 12th, 2010

Un colpo al cerchio (il federalismo è «una scelta irrinunciabile»), un colpo alla botte (no alle «piccole patrie preunitarie» e all’evocazione di «inesistenti identità padane»).

Da Palermo, dove venerdì ha benedetto il governo Lombardo quater nato dalla neo-alleanza Pd-Udc-Fli, ieri l’instancabile Gianfranco Fini è salito all’altro capo della penisola, in Val d’Aosta. E dai piedi del Monte Bianco il presidente della Camera ha aperto alla «svolta federalista», come la chiamano dalla Lega, ma stando ben attento a piantare i suoi paletti di difensore dell’unità d’Italia e di paladino della «solidarietà» verso le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, quelle che secondo le analisi demoscopiche costituirebbero il potenziale serbatoio elettorale di una destra finiana. «I forti divari tra Nord e Sud – ammonisce Fini – non possono giustificare differenze di trattamento nella fruizione di servizi essenziali, come ad esempio la tutela della salute». Niente «competizione» tra regioni efficienti e ricche e regioni sprecone e povere, dice Fini: il federalismo deve essere «solidale», e là dove le entrate fiscali non riescono a pagare «i livelli essenziali di sanità, assistenza e istruzione» deve intervenire lo Stato per «garantire l’integrale copertura».

L’attuazione del federalismo fiscale è uno dei punti di quel programma di governo che Futuro e Libertà si è impegnata a difendere lealmente, e dunque Fini non se ne smarca: «La scelta di un modello federale è obbligata e irreversibile, perché adottata dalla stragrande maggioranza degli stati di grandi dimensioni». Ma i distinguo dalle parole d’ordine del Carroccio sono chiari e netti, conditi da una punta di sarcasmo: «Alla base della crescente popolarità che il termine federalismo incontra – spiega il presidente della Camera – non vi è un nostalgico guardare indietro alle piccole patrie pre-unitarie, e neanche il fascino per una inesistente identità padana», bensì la diffusa «insoddisfazione per il cattivo funzionamento dello Stato centralista».

La replica della Lega non si fa attendere, ma è tutt’altro che bellicosa: «Negare l’identità padana – si limita a ribattere Roberto Calderoli – è come dire che la terra è piatta». Un dato di fatto indiscutibile, insomma, che non sarà certo Fini a smentire. Il ministro per la Semplificazione preferisce piuttosto andare sul concreto, e accogliere la disponibilità finiana a collaborare all’attuazione del federalismo fiscale: «La prossima settimana vedrò il presidente della Camera – annuncia – per portargli gli ultimi decreti e presentargliene il contenuto: il rilancio della legislatura ci sarà proprio grazie al federalismo». Pragmaticamente concentrati sull’obiettivo, i leghisti preferiscono ignorare anche la difesa dei «diritti fondamentali degli immigrati irregolari» fatta da Gianfranco Fini, che ieri ha rilanciato la questione della cittadinanza, «non tanto come status, ma come appartenenza a una comunità dove le persone vivono, lavorano e studiano».

Un Fini che, paradossalmente, scavalca a sinistra Walter Veltroni, che invece sul tema immigrazione scopre una vocazione anti-buonista: proprio ieri, alla conferenza programmatica Pd di Busto Arsizio, è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dall’ex leader, che chiede una «selezione degli ingressi» in Italia. «Venire qui è un’opportunità, non un diritto», e dunque gli aspiranti immigrati vanno ammessi secondo una sorta di punteggio. Bersani (pressato dagli amministratori del Nord che tifavano per la proposta veltroniana) ha benedetto l’ingresso «selettivo»: «La questione non è essere buonisti o no, è essere razionali». Applausi (ironici) dal Pdl: «Se avessimo usato noi la parola “selettività” ci avrebbero dato del dottor Mengele – dice Maurizio Gasparri – ma ben venga il riconoscimento degli errori passati del Pd».

BERSANI,CONTRO LA LEGA,SI APPROPRIA DEL FEDERALISMO

lunedì, ottobre 11th, 2010

Prendiamola in mano noi questa bandiera del federalismo, ma nella nostra chiave. Il segretario generale del Pd, Pier Luigi Bersani, sfida la Lega proprio sul fronte del federalismo.

Abbiamo una diversa idea di federalismo – ha detto Bersani nel suo intervento allassemblea nazionale del Pd – una via piu efficiente e razionale per arrivare alla conquista di livelli comuni per i servzi essenziali. Tremonti e Calderoli propongono il federalismo per raddrizzare una pianta storta, io dico che serve ma per avere nuovi obiettivi.

Da Bersani anche unanalisi sul fenomeno Lega Nord e sulle ambizioni del Carroccio per il dopo-Berlscuoni: Lasse Lega-Pdl sta attraversando una fase critica, con la Lega che fa da sottovaso alle perdite del vaso berlusconiano e resta attaccata allo zio sperando di portarne via leredita, senza avere badanti di mezzo. Ma adesso che ce Fini, per il Carroccio e un problema. La Lega, ha continuato Bersani, si e impossessata di un modello ideologico e populistico e ha preso in ostaggio il Nord attraverso unideologia, non attraverso un interesse politico. Ma il risultato finale, secondo il segretario del Pd, e tuttaltro che positivo: Questo meccanismo politico Berlusconi-Bossi ha giudato il ripegamento, non lavanzamento dellItalia e del Nord.

Bersani ha infine rilanciato la necessita di puntare sul Mezzogiorno: Lunita non puo esistere se dal Sud non arriva un progetto di rinnovamento dei progetti e della classe dirigente. Abbiamo sotto minaccia una serie di amminstratori locali campani, sono tutti del Pd, non possiamo lasciarli soli.

Da www.asca.it

ECCOLO, IL FEDERALISMO

venerdì, ottobre 8th, 2010

da varie agenzie

Con il decreto legislativo approvato oggi dal Consiglio dei ministri ”il processo del federalismo e’ quasi finito”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, nella conferenza stampa a Via XX Settembre.

Quello che e’ stato portato oggi in Cdm, ha ricordato Tremonti, e’ l’ultimo decreto di attuazione della delega sul federalismo fiscale. Saranno necessari ulteriori passaggi, in Parlamento e nella Conferenza unificata, ma ”oggi abbiamo chiuso la fase fondamentale di definizione dei testi”. Il tutto e’ evvenuto ”con una scelta di consenso con i partiti politici e gli Enti locali”. Il responsabile dell’Economia ha ribadito che ”il federalismo unisce e non divide” e che serve a ”raddrizzare l’albero storto della finanza italiana”, che cosi’ come e’ oggi, in cui tutto e’ centralizzato, ”ha prodotto solo debito pubblico”.

“Dopo i decreti attuativi su federalismo demaniale e il fisco municipale, dal Consiglio dei ministri e’ arrivata un’altra bella notizia per le Regioni e in particolare per la Lombardia: il via libera all’attuazione del federalismo fiscale delle Regioni e delle Province, cosi’ come il passaggio sui costi standard della sanita’, dimostrano che la riforma federale di questo Stato non e’ mai passata in secondo piano”. Cosi’ Davide Boni, presidente del Consiglio della Regione Lombardia, interviene in merito al via libera da parte del Consiglio dei Ministri del decreto legislativo sul federalismo fiscale per le Regioni.

“Un’accelerazione necessaria, perche’ -sottolinea- questo Paese necessita da troppo tempo di un cambiamento radicale che metta le Regioni nelle condizioni di amministrare le proprie risorse e nel contempo di dare un taglio netto agli sprechi, evitando che il risanamento dei conti in rosso nella sanita’ di alcune Regioni del Sud passi continuamente per le casse degli enti piu’ virtuosi”.

Per Boni “La Lombardia non potra’ quindi che trarre benefici tangibili da una riforma che consentira’ di investire, a beneficio dei propri cittadini, le risorse che resteranno sul territorio e che premiera’ quindi quegli amministratori che hanno sempre operato per il bene pubblico”.

_________________________________________________________________________________________

Sembra quindi arrivato il tanto agognato federalismo…voi che ne pensate? Porterà realmente benefici oppure non è ancora quello che la Lega Nord chiede?

FEDERALISMO E ROMA

martedì, settembre 21st, 2010

ll ricordo della presa di Porta Pia ha risvegliato il dibattito politico sul tema delfederalismo fiscale. “È una riforma importante – ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti questa mattina a margine dei festeggiamenti per i 140 di Roma capitale. “Deve essere approvata senza provvedimenti ridicoli come lo spostamento dei ministeri al nord o la capitale reticolare, che non solo è una sciocchezza giuridica ma è anche antieconomica. Concorde il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che, che stamattina ha definito impensabile distribuire le sedi dei ministeri su tutto il territorio nazionale.

Questi commenti non sono, però, piaciuti alla Lega. “Il decentramento amministrativo con il decentramento dei ministeri sul territorio è qualcosa che esiste anche negli altri Stati ed è qualcosa che migliora il rapporto tra lo Stato e il territorio ha sottolineato il presidente del Piemonte, Roberto Cota. “Semplicemente ridicolo, oltre che anacronistico, sostenere che i Ministeri, e relativo magna-magnà, siano il simbolo più importante dell’unità nazionale” ha commentato l’eurodeputato Mario Borghezio. “Ma se Roma ladrona non molla i ministeri – ha poi concluso – perché dovremmo continuare a mantenerli?

Dall’assemblea degli Industriali di Bergamo, il presidente di Confindustria,Emma Marcegaglia ha sottolineato che l’introduzione del federalismo fiscale può essere un fatto positivo se “a una riduzione della spesa pubblica, a una maggiore responsabilità e a una penalizzazione per gli amministratori locali che amministrano male. La Marcegaglia ha sottolineato che la riforma dovrà garantire che “gli amministratori che non rispettano i conti, soprattutto quelli sanitari, diventino ineleggibili”. Questa norma è già presente nelle bozze dei decreti attuativi e trovano l’approvazione del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. “È sacrosanto – ha detto all’inaugurazione dell’asilo dell’Eni a San Donato (Mi) – perché dobbiamo tornare finalmente a una buona amministrazione ma io estenderei il principio anche ai ministri e al governo centrale”. Secondo il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, riferire l’ipotesi ai conti della sanità “sarebbe ridicolo”.

Estratto da: www.libero-news.it

CALDEROLI: ‘VIA DA ROMA DOPO IL FEDERALISMO’

giovedì, settembre 16th, 2010

“Il federalismo e’ stato, e’ e sara’ la bussola della Lega. Ieri per individuare gli alleati; oggi per proseguire o meno la legislatura; domani per coltivare la suggestione di abbandonare il parlamento nazionale e concentrarsi sulle assemblee regionali. A confermarlo e’ il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli che vuole chiudere ‘entro quattro mesi’ la partita sull’attuazione delle riforma e si dice ‘soddisfatto per il boom di interventi edilizi realizzati grazie alle semplificazioni’ (su cui si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Le acque nella maggioranza sembrano piu’ calme. Il governo andra’ avanti con 316 voti alla Camera. Finiani inclusi? A noi interessano soprattutto i fatti e non i voti su una risoluzione. Anche perche’ per noi contala qualita’ dei voti e non la quantita’. L’importante e’ che ci sia la volonta’ di procedere sulle riforme, a cominciare dal federalismo in commissione bicamerale. Che doveva essere a maggioranza e invece l’abbiamo fatta paritetica. Ma non c’e’ il rischio che il finiano Baldassarri voti con l’opposizione e dunque diventi a minoranza? Non credo. Con Baldassarri ho parlato spesso. L’ultima volta martedi’ scorso e ci siamo sempre trovati d’accordo. Se vengono messe da parti le pregiudiziali politiche sono convinto che la quadra si trovera’ anche con l’opposizione.

Se trovo un atteggiamento costruttivo io un provvedimento sono pronto anche a rivoltarlo come un calzino. Per Bossi il federalismo e’ questione di ore. A che punto siete? Quanto prima vedro’ i rappresentanti di regioni ed autonomie locali per discutere un provvedimento unico sull’autonomia tributaria di regioni e province e sulla cancellazione dei trasferimenti regionali agli enti locali. Visto il tema li devo per forza incontrare tutti insieme. Se il confronto sara’ positivo potrei portare il testo in Consiglio dei ministri la prossima settimana insieme a quello sui costi standard per la sanita’. Partiamo dalle regioni: che cosa avranno? Un mix di Iva e Irpef. Oggi la maggior parte delle risorse viene dalla compartecipazione Iva al 44,7 per cento.

Penso che si puo’ passare al 25-30 per cento. E’ un tributo su cui non c’e’ margine di manovra sia perche’ discende dall’Europa sia perche’ il cittadino non ha la percezione che una parte di cio’ che spendeva alle regioni. Se invece utilizzo una tassa sulle persone fisiche come l’Irpef questo raccordo diretto c’e’ cosi’ come un collegamento coni servizi erogati. Irpef sotto quale forma? Con una compartecipazione sui gettiti prodotti dai vari scaglioni, in modo da garantire la progressivita’ dell’imposta, e con un’addizionale piu’ ampia di quella attuale. Che i governatori potranno manovrare nel rispetto degli scaglioni nazionali. La potranno anche abbattere totalmente oppure introdurre detrazioni per agevolare le famiglie con bambini o anziani a carico, arrivando a qualcosa di simile al quoziente familiare. Le regioni manterranno anche l’Irap. La ridurrete? Saranno i’ governatori a decidere. Io gli do una flessibilita’ totale per arrivare anche a zero. Saranno loro a decidere se vogliono fare una vera politica di promozione dell’impresa.

Province e comuni che cosa devono aspettarsi? Nel decreto sul fisco municipale si e’ affrontato il nodo dei trasferimenti dello Stato. Ora puntiamo a risolvere quello dei trasferimenti regionali. Ho trovato una soluzione di garanzia: cancellarli e dare a comuni e province la compartecipazione a un tributo regionale con un livello stabilito tra le parti. Per le province penso al bollo auto e per i comuni sarei orientato all’addizionale Irpef. Passiamo al Sud. Il ministro Tremonti ha detto che in alcune regioni bisognerebbe prima fare arrivare lo Stato. Sara’ un federalismo a due velocita’? Sono sempre stato di questa idea per le evidenti difficolta’ in cui si trovano alcune aree territoriali ma ormai si e’ deciso di far partire tutti insieme e cosi’ sara’. Il federalismo lo vedo come un armistizio tra Nord e Sud in materia fiscale. Basato su alcuni principi: assicurare le risorse a tutti in modo che possano garantire i livelli essenziali delle prestazioni nelle loro funzioni fondamentali, con dei coefficienti correttivi per chi si trova ad esempio su un’isola o in cima a un monte. Chi ha speso di piu’ osi adegua oppure cambia la propria classe dirigente. In quelle zone in cui la classe dirigente ha fatto disastri e non ha neanche creato le strutture io devo mettere gli amministratori in condizioni di farle. In che modo? Destinando alla perequazione infrastrutturale che e’ prevista dalla legge delega le risorse non utilizzate o destinate a interventi a pioggia, che verranno fuori dal monitoraggio del ministro Fitto. Ad esempio non posso chiudere dalla sera alla mattina un ospedale con 12 posti letto che fa danni ai pazienti e costa un’ira di Dio. Prima devo costruire degli ospedali per acuti e di alta specializzazione oppure delle strutture territoriali che oggi non esistono. La Lega sosterra’ il piano Fitto sul Sud? Dinanzi a un programma di interventi seri la Lega non avra’ problemi a concedere il suo appoggio.

Che sia tra tre mesi o tra tre anni, prima o poi si tornera’ al voto. Non avete mai pensato di sfruttare i consensi in ascesa e correre da soli? Come ha detto Bossi, Berlusconi e’ leale sulle riforme e noi dobbiamo esserlo con lui. Se le cose vanno avanti cosi’ non c’e’ motivo di andare da soli.

Nell’attuale sistema bipolare puoi incidere solo se sei presente anche a livello nazionale. Chissa’ che un domani, dopo aver realizzato il federalismo, non si possa decidere di essere presenti solo nelle assemblee regionali. Alleandosi con una forza nazionale sull’esempio di quanto avviene in Baviera”.

IL MINISTRO DEL FEDERALISMO E’ BOSSI

giovedì, luglio 1st, 2010

«Il ministro del federalismo è Umberto Bossi». Così il ministro Giulio Tremonti ha risposto in conferenza stampa a un cronista che gli chiedeva dell’assenza del neo ministro Aldo Brancher. Il federalismo fiscale va fatto per evitare di dividere il Paese, ha spiegato Tremonti illustrando la relazione approvata dal Consiglio dei ministri.

PRIMA CASA – La tassa unica sugli immobili, che i Comuni potranno applicare nell’ambito del federalismo fiscale, non toccherà la prima casa, ha assicurato il ministro: «La prima casa resterà esente da ogni imposta». Ha poi parlato della cedolare secca sugli affitti: «È nel nostro programma elettorale e questo è il posto giusto per metterla dentro».

MANOVRA – Tremonti ha parlato anche della manovra economica, ribadendo che «uscirà dal Parlamento a saldi e soldi invariati». Lo ha detto uscendo dall’incontro con la maggioranza a Palazzo Madama: «Il Parlamento sta facendo un lavoro serio e solido, credo che il Paese possa stare tranquillo». E Bossi ha chiosato nella conferenza stampa dopo il Cdm: «È scoppiata la pace tra le Regioni e Tremonti. Anche le Regioni hanno digerito la manovra». Si è parlato anche della protesta dei magistrati, che hanno indetto per il 1° luglio uno sciopero contro i tagli. A questo proposito Tremonti ha annunciato la presentazione di un emendamento: «Credo che la categoria ne farà oggetto di considerazione» sostiene il ministro. Immediata la replica dell’Anm: «Prendiamo atto dell’emendamento annunciato dal ministro Tremonti, – dichiara il presidente Luca Palamara -, ma la protesta rimane confermata».

REGIONI – A proposito del vertice con i senatori di maggioranza, il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri, ha spiegato che l’incontro è servito a fare «una panoramica generale che passa dalle eventuali misure da fare anche in vista del federalismo fiscale, per un ulteriore contenimento della spesa pubblica, a quelle sulla sanità, la sicurezza». «Vedremo quali potranno tradursi in emendamenti dopo i primi undici presentati dal relatore Azzollini» aggiunge Gasparri. L’ex ministro spiega che «sul fronte delle Regioni il confronto prosegue con il governo, noi abbiamo fatto delle osservazioni su vari temi e mi pare che ci sia stata grande maturità nel riscontrare come la manovra risponda a canoni europei e debba ridurre la spesa pubblica, ma garantire una serie di servizi». Gasparri ricorda ancora che «sono stati presentati degli emendamenti del relatore, riteniamo che altri ne seguiranno». Per quanto riguarda il confronto con le Regioni, ripete, «attendiamo di vedere come proseguirà il dialogo con il governo. Noi daremo il nostro contributo».

CONTRARI – Ma i governatori restano sul piede di guerra. Per il presidente lombardo Formigoni l’emendamento presentato da Antonio Azzolini che prevede discrezionalità alle regioni a operare sui tagli «è un pezza peggiore del buco». Per Vasco Errani, governatore dell’Emilia-Romagna, i correttivi non solo non risolvono ma peggiorano il testo, in quanto «del tutto ingestibili. Serve un tavolo di lavoro comune e impegnativo con il governo: questo è il primo obiettivo».

ENTI LOCALI CHIEDONO INCONTRO AL PREMIER – E alla fine il dissenso si tramutava in una nuova iniziativa degli enti locali. Regioni, Province, Comuni e Comunità montane, tutte unite, chiedono infatti subito un incontro al presidente del Consiglio sulla manovra economica varata dal governo e ora all’esame del Senato. Obiettivo, giungere «ad una definizione condivisa di misure riguardanti le autonomie territoriali da inserire in sede di conversione» del decreto legge. «Il Governo deve rivedere la manovra finanziaria 2010-2012 per renderla più equa a tutti i livelli istituzionali»: sottolinea ancora Errani, nel corso di una conferenza stampa tenuta con il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, dell’Upi, Giuseppe Castiglione e dell’Uncem, Enrico Borghi. La manovra, dicono i responsabili degli enti locali, è insostenibile per l’ampiezza dei tagli che vengono realizzati sulle diverse realtà territoriali. «Per questa ragione – sostiene Errani – confermiamo il nostro sì al saldo complessivo della manovra, ma chiediamo un riequilibrio dei tagli, che dovranno pesare di più sullo Stato centrale».

LO SMARCAMENTO DI 5 REGIONI A GUIDA PDL – All’interno però del fronte delle Regioni c’è però chi ancora una volta si smarca. I cinque governatori del Lazio, Renata Polverini, Campania, Stefano Caldoro, Calabria, Giuseppe Scopelliti, Abruzzo, Giovanni Chiodi, e Molise, Michele Iorio, si dicono infatti convinti «che debba continuare il confronto con il Governo» e, nell’ambito delle decisioni della Conferenza delle Regioni, pongono alcuni temi specifici in merito alla manovra finanziaria. I Presidenti, dopo un incontro che si è svolto questa mattina presso la sede della presidenza della Regione Lazio, «mantengono una linea propositiva improntata alla coesione e all’unità di intenti».

da www.corriere.it