LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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GOVERNO: UN LEGHISTA PREMIER NELL’ANNO DEL 150° DELL’UNITA’

martedì, gennaio 11th, 2011

Un leghista premier nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità di Italia. Non è l’inizio di una barzelletta, ma lo scenario che si sta delineando all’interno dei palazzi. Così dalle camicie rosse, si passa velocemente alle camicie verdi di Umberto Bossi e compagnia. In questi primi giorni della celebre ricorrenza, il tema del federalismo sta assumendo una posizione cruciale per la vita stessa della legislatura. Comunque vada, i decreti attuativi segneranno la fine del governo, in uno scenario dove la Lega Nord è l’unico partito a non aver perso un deputato dall’inizio di questa esperienza di governo. Quel tesoretto di politici tutti d’un pezzo, che Berlusconi vanta dalla sua parte, ma dal quale dipende come un tossicodipendente. Senza i quali è evidente che rischia la crisi.

I decreti attuativi del federalismo dovrebbero arrivare entro la fine di gennaio, salvo l’operazione di qualche finiano, messo nel posto giusto, che potrebbe vanificare l’impresa. L’attuazione del federalismo fiscale rappresenterebbe quindi l’anticamera di quello istituzionale al quale puntano, realmente, i leghisti. Il primo passo di un orizzonte che non sembra più tanto lontano, soprattutto adesso che grazie alla conquista di regioni come il Piemonte e il Veneto, le camicie verdi sono in posizione strategica con un forte appoggio popolare. E’ certo a questo punto, che comunque vadano le cose, sarà proprio Umberto Bossi a indicare il pollice verso a Berlusconi, cosciente che il supporto della Lega al Pdl, è una questione di vita o di morte, soprattutto adesso che Fini è diretto verso il Centro e le poltrone da accaparrarsi sono di più. L’aperture delle urne dipende solo da Bossi e dalla sua marcia su Roma , con la mira di poter conquistare qualche altro ministero, con il solo ostacolo del Pid che sta dando il suo appoggio vitale a Berlusconi e che, normalmente, chiederà qualcosa in cambio. Nello scenario delle prossime elezioni, Pdl e Lega saranno di nuovo alleati, ma questa volta a parti invertite, con una coalizione di un premier leghista, probabilmente proprio Roberto Maroni. E una Leha che almeno sulla carta, appoggerà la scalata di Berlusconi al Quirinale.

da http://www.agenparl.it/articoli/primo-piano/news/primo-piano/20110110-governo-un-leghista-premier-nell-anno-del-150-dell-unita

UNICA STRADA LE ELEZIONI

martedì, dicembre 21st, 2010

“E’ ormai da tre mesi che dico che l’unica igiene e’ andare alle elezioni. Abbiamo perso molto tempo dando la possibilita’ agli altri di organizzarsi”. Lo dice il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, in un’intervista ad Affaritaliani.it nella quale spiega che “l’Italia e’ pronta al voto ed e’ solo un alibi quello della crisi economica. Il popolo e’ quello che ha il potere in democrazia”.

Il ministro delle Riforme spiega poi che “io sono alleato e tengo conto della volonta’ degli alleati, anche se penso che la vera igiene sia il voto, se no andiamo avanti sempre con dubbi e paure. Piu’ passa il tempo e piu’ la gente rischia di non capire; c’e’ l’impossibilita’ di andare sereni in Parlamento e di far votare le leggi che servono al Paese”. Bossi boccia anche un eventuale adesione di altri parlamentari fuoriusciti da Futuro e Liberta’: “C’e’ il rischio di un’instabilita’ piu’ che di una stabilita’”. La soluzione ottimale, quindi, sarebbe quella di andare al voto anticipato con questa legge elettorale. “Se tutte le volte che c’e’ da votare in Parlamento dobbiamo andare a chiedere per favore agli altri di votare e’ meglio tornare alle urne”.

Bossi ribadisce infine il veto all’entrata dell’Udc nell’esecutivo: “se fossi Berlusconi starei attento a non fare entrare i suoi nemici, quelli che lo vogliono morto. Non fa un grosso passo in avanti. Anzi, fa un passo indietro”.

BONI (LEGA), SU LISTA CIVICA IMMIGRATI CHIEDO LA MASSIMA VIGILANZA

venerdì, dicembre 3rd, 2010

Massima vigilanza da parte delle sitituzioni sulla lista civica islamica presentata questa mattina a Milano da Abdel Hamid Shaari candidato alle prossime elezioni comunali. A chiederla e’ il presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni. “Non posso certo chiedere al ministro dell’Interno o a quello della Giustizia di intervenire -sottolinea Boni- ma posso chiedere di vigilare”. La presentazione di una lista civica islamica, secondo l’esponente della Lega “e’ la risposta all’incapacita’ e al lassimo di alcune formazioni politiche che hanno come parola d’ordine ‘vietato vietare'”. Il diritto di voto, spiega Boni “e’ garantito dalla nostra Costituzione a tutti i cittadini italiani non perche’ pagano le tasse ma perche’ condividono i valori di questo Paese. Qui siamo di fronte ad una formazione politica che nulla ha a che fare con il nostro territorio e crea disparita’ nel tessuto sociale lombardo e milanese”. “Ritengo sia fortemente pericoloso -aggiunge Boni- soprattutto perche’ questa lista si dice aperta agli italiani. Questo vuol dire che lavora contro gli italiani. Non vorrei -conclude Boni- trovarmi negli anni futuri a dover combattere formazioni politiche estremiste, come quelle di acuni paesi dove il fondamentalismo ha avuto la forza di controllare il territorio”.

da http://www.davideboni.org/portale/

BOSSI: IL GOVERNO DURERA’ FINO AL 27 MARZO

giovedì, novembre 18th, 2010

Poche parole per far capire che l’asse con Berlusconi è saldo e che ormai la Lega punta al voto anticipato, ma ovviamente non prima di aver incassato almeno una prima parte della riforma federalista. Lo stato maggiore del Carroccio si riunisce al Senato e prende atto della mediazione di Giorgio Napolitano che, di fatto, delinea una «road map» di quella che per la prima volta viene ufficialmente definita dal Colle «crisi politica». Umberto Bossi  fa il punto con il ministro Roberto Calderoli e i due capigruppo di Senato e Camera, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, nello studio della vicepresidente del Senato Rosy Mauro. Alla riunione partecipa anche Renzo Bossi, segno che il Senatur intende coinvolgere sempre più il figlio nelle questioni politiche di rilievo nazionale in modo che possa trarne esperienza per il futuro. L’intervento del Capo dello Stato viene accolto con soddisfazione dal Carroccio. «Paga un po’ di qua e un po’ di là. Bisogna mantenere la pace», spiega Bossi ai cronisti a Palazzo Madama che gli chiedono un commento. La Lega, d’altronde, intende mantenere un canale privilegiato con il Quirinale: sono lontani i tempi in cui i rapporti tra il Colle e gli esponenti leghisti erano tutt’altro che distesi. Negli ultimi mesi, il Carroccio è intervenuto non di rado a sostegno del Capo dello Stato anche quando le tensioni vedevano coinvolto Berlusconi. Inoltre, il partito del «Sole delle Alpi» mira sempre più ad accreditarsi, anche agli occhi dell’opinione pubblica, nel ruolo di mediatore tra il territorio e la politica, oltre che ovviamente tra Fini e Berlusconi. La parola d’ordine sembra essere quella di tenersi lontano dalle polemiche e dare un’immagine di concretezza mentre nel Palazzo – viene spiegato in ambienti parlamentari – continuano a «litigare per la spartizione di potere e poltrone». Non a caso, Reguzzoni intervenendo alla Camera ha ribadito «la forza dell’asse Bossi-Berlusconi, l’unico che può garantire le riforme di cui ha bisogno il Paese». Ecco, allora, il senso completo delle parole di Calderoli: «Il governo durerà fino al 27 marzo, quindi…» in risposta a chi gli chiede se la Lega teme che il federalismo rischi di non passare per la caduta dell’esecutivo. La riforma federale prima di tutto. La data del 27 marzo 2011, d’altronde, non sembra pronunciata a caso. Il governo, secondo questi calcoli, cadrebbe a gennaio in modo da approvare il federalismo comunale. E l’ultima domenica di marzo, tra l’altro, potrebbe essere un giorno utile anche per lo svolgimento delle elezioni comunali a Milano, Napoli, Torino e Bologna.

www.iltempo.it

SALVINI: MORATTI CANDIDATA?SI’, MA…

martedì, novembre 16th, 2010

Un’alleanza che potrebbe però essere allargata anche ad Udc e Futuro e Libertà. Almeno questa sembra essere l’intenzione della Moratti. “Dipende tutto dal quadro nazionale – commenta Salvini -. Certo che se democristiani e futuristi fanno saltare il banco a Roma è difficile poi fare comunella con loro qui a Milano. Ma quello che interessa alla Lega è il federalismo, dunque siamo pronti a tutto e con tutti per raggiungere l’obiettivo”.

In ultimo Salvini dà un suo giudizio sul sindaco Moratti. “Non so se Bossi voglia ricandidarla o meno, ma lei è migliorata. Stiamo lavorando fianco a fianco in vista delle elezioni comunali da tempo e devo ammettere che è molto migliorata nell’approccio. Ora gira anche per i quartieri della città”

da www.ilsussidiario.net

BOSSI E LE SUE CARTE

lunedì, novembre 15th, 2010

Tira una brutta aria nel polveroso saloon del Belpaese, un’atmosfera sospesa ed elettrica che di solito prelude all’ennesima sparatoria all’OK Corral del Far West italiano. L’uomo dietro il bancone lo sa, ma continua a servire da bere come se nulla fosse, anche se tra poco non gli resterà che abbassarsi dietro la barra e aspettare che tutto sia finito.

Al centro della scena un tavolo con cinque giocatori intorno: Berlusconi che tiene stancamente il banco, una mano già poggiata sulla fondina d’oro; accanto a lui siede Bossi e, in piedi, alle spalle di entrambi, c’è Tremonti che sbircia le carte con aria apparentemente indifferente; Fini rilancia all’impazzata perché non ha più nulla da perdere; Casini bleffa con l’abilità del pokerista consumato e finge di “vedere” l’impossibile (un governo dei migliori) essendo in realtà pronto a ogni tipo di partita; Bersani fa il suo gioco: le carte sono quelle che sono e miracoli non se ne possono fare.

Cinque giocatori, dunque, ma uno solo è il baro, colui che nasconde ben tre assi nella manica: mordicchia un sigaro spento all’angolo della bocca, indossa una camicia verde e viene dal profondo Nord. Berlusconi lo sa e anche l’uomo del bancone l’ha capito perché lo conosce bene: sono vent’anni che fa il solito gioco senza sbagliare una mano.

Tre assi nella manica, si diceva: vediamo quali sono e per quale ragione fanno di Bossi il giocatore decisivo della partita, quello da cui dipendono le sorti della legislatura.

Il primo asso lo rende forte per davvero in quanto gli permette di andare alle elezioni senza temerne il risultato. Se vince governerà più forte di prima, se perde aumenterà la sua quota di parlamentari.

Bossi è il primo a sapere che un bagno all’opposizione avrebbe il salutare effetto di rinvigorire l’elettorato e la sua propaganda: è difficile anche per lui continuare a gridare “Roma ladrona” mentre va occupando sempre di più i gangli del potere dell’odiata capitale. E se fosse escluso dal governo per via parlamentare sa bene che non sarebbe per sempre, anzi, ciò gli consentirebbe di arrivare più vigoroso di prima all’attesa rivincita.

Il secondo asso rende Bossi il potenziale protagonista di un’uscita da destra dal berlusconismo. Bisognerebbe, però, riuscire nell’impresa di varare un governo che vada oltre Berlusconi, ma con Berlusconi e che lo accompagnasse alla porta dolcemente come si fa con un ospite di riguardo.

Per convincerlo sarebbe bene trovare il modo d’infilargli in tasca un salvacondotto giudiziario e rendergli l’onore delle armi. Fini e Casini sarebbero disposti a farlo a patto di rientrare al governo in una posizione di forza. Il Pd resterebbe fuori a guardare, incamerando però il successo di assistere all’uscita di scena dell’avversario di sempre.

Un risultato politico inaspettato, forse il massimo ottenibile nell’attuale quadro di rapporti di forza dopo la sonora sconfitta del 2008, che sembra ispirato allo stratega cinese Sun Tzu: «Piegare il nemico senza combattere la guerra».

Il terzo asso consentirebbe alla Lega addirittura di puntellare un governo di transizione con dentro anche il Pd e che sia contro Berlusconi, senza ipocrisie o sottigliezze, potendo magari contare sul soccorso di una pattuglia di senatori del Pdl sicuri di non essere rieletti in caso di nuove elezioni.

Tale esecutivo avrebbe l’obiettivo di riscrivere la legge elettorale, di affrontare l’emergenza economica e poi di preparare il paese alle elezioni con regole più civili. Bossi potrebbe sostenerlo in nome della duttilità o, se si preferisce, della spregiudicatezza della sua politica monotematica, tutta incentrata sul federalismo che i nuovi alleati non avrebbero difficoltà a promettergli in cambio del suo sostegno. Sembra questo il disegno più improbabile, ma la sua plausibilità dipenderà dall’incattivirsi della situazione, dal modo con cui Berlusconi sceglierà di puntare i piedi e fare resistenza, acconciandosi alla sua natura.

Natura di pistolero, è bene non dimenticarlo. Oggi il cavaliere è debole (e un Berlusconi bis lo renderebbe ancora più prostrato) e perciò non ha l’energia necessaria per impedire la formazione di scenari alternativi, ma è sufficientemente forte per bloccarne l’effettiva realizzazione potendo contare sulle divisioni e le rivalità dei suoi avversari, vecchi e nuovi.

Anzi, è proprio un simile stallo a far tirare una brutta aria di elezioni con questa legge elettorale. Lo scenario peggiore per gli interessi del paese, ma il più favorevole al premier, il quale, vistosi pregiudizialmente rifiutato dal sistema che ha contribuito a creare, farà di tutto per far saltare il tavolo e giocare l’ultima partita nel ruolo migliore, quello della vittima.

Per questa ragione Berlusconi ha la mano già pronta sulla fondina, Bossi continua a barare e l’uomo dietro il bancone trema: sa bene che non bisogna sottovalutare la mira del vecchio pistolero, reduce da mille battaglie.

da www.ilsole24ore.com

BOSSI: ROVESCIAMO IL TAVOLO

giovedì, novembre 4th, 2010

IL CONSIGLIO di Bossi a Berlusconi: «Se quelli di Futuro e libertà ti danno l’appoggio esterno, è il momento di far saltare il banco». Basta indugi, basta pensare di resistere arroccato come certi leader democristiani d’antan: meglio staccare la spina che vivacchiare attaccati a un respiratore artificiale. «Tanto sarebbe il presidente della Camera, in quel caso, a rimetterci la faccia». E così, si otterrebbe il massimo risultato con il minimo sforzo, è il ragionamento leghista: il cerino acceso resterebbe a Fini, che si assumerebbe la responsabilità di portare l’Italia alle urne. Proprio per questo, a Palazzo Grazioli — scenario anomalo per il settimanale faccia a faccia fra il Senatùr e il premier — si rinsalda l’asse fra i due alleati sulla promessa che comunque vada a finire «non ci deve essere nessun governo tecnico».

LA PARTITA è iniziata e si rinvia la palla nel campo avversario: ecco dunque i capigruppo leghisti Bricolo e Reguzzoni (presenti all’incontro) assicurare in una nota ufficiale «si è deciso di andare avanti con l’azione di governo per realizzare i 5 punti delle riforme presentati in Parlamento». A cominciare dal federalismo… Parole che fanno il paio con quelle pronunciate dal Cavaliere a metà mattinata a Milano: «Il governo ha la maggioranza e andremo avanti fino alla fine della legislatura. La cosa più negativa e grave sarebbe affrontare una campagna elettorale in cui tutti si batterebbero con la massima ferocia e i cittadini avrebbero ragione a non recarsi a votare». A meno che, ovviamente, qualche bastian contrario (leggi Fini) decida di mettere i bastoni fra le ruote domenica. Con somma gioia del Senatùr che non vede l’ora di andare a votare: i sondaggi prevedono un bel bottino di voti al Nord.

da www.qn.quotidiano.net

ELEZIONI:VITTORIA DI BERLUSCONI

mercoledì, ottobre 27th, 2010

La crisi di governo sembra ogni giorno più vicina. E una delle ipotesi in caso di caduta del governo guidato da Silvio Berlusconi è il ritorno alle urne con il Porcellum, ovvero l’attuale legge elettorale. Ma che cosa accadrebbe se davvero si andasse al voto in tempi brevissimi? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Renato Mannheimer. Il presidente dell’Ispo si mostra cauto ed esordisce dicendo che “tutto dipenderà da come andrà la campagna elettorale e quindi molto può ancora cambiare”.

Ma allo stato attuale, “possiamo dire che il Centrodestra di Berlusconi e Bossi – senza Fini – vincerebbe sicuramente alla Camera dei Deputati e quindi avrebbe la maggioranza assoluta di 346 deputati”. Il problema, però, è Palazzo Madama. Nicola Piepoli sostiene che Pdl e Lega avrebbero la meglio anche al Senato, di pare opposto l’Swg di Trieste. Mannheimer “parla invece di un risultato molto incerto per la Camera Alta, dove non è escluso che, nonostante la legge preveda il premio di maggioranza a livello regionale, il Cavaliere possa farcela ad ottenere la maggioranza”.

“Al Nord – spiega il numero dell’Ispo – la partita sarebbe abbastanza semplice. Il Centrodestra conquisterebbe quasi certamente le principali regioni grazie all’apporto significativo del Carroccio. L’incertezza riguarda soprattutto il Sud. Ad esempio una sfida chiave sarebbe quella della Sicilia, dove la presenza dell’Mpa di Lombardo rimette tutto in discussione. In Puglia, invece, la forza di Vendola potrebbe spostare la regione a favore del Centrosinistra”.

Quanto ai singoli partiti, Mannheimer rivela che “il Popolo della Libertà è in questo momento di poco sotto il 30 per cento. La Lega Nord è in crescita rispetto alle scorse consultazioni e si attesta al 12% circa, anche se alcuni miei colleghi danno il Carroccio addirittura al 14%”. Debole il Partito Democratico, “fermo al 25%”. E Fini? “L’ultimo dato che abbiamo a disposizione assegna a Futuro e Libertà il 6%”. Infine Beppe Grillo. “Il Movimento 5 Stelle potrebbe superare il 4% ed entrare in Parlamento, è a ridosso della soglia di sbarramento. Il comico genovese ‘ruba’ molti consensi all’Italia dei Valori ma anche al Pd”.

da www.affaritaliani.it

SBERLEFFO DI BOSSI ALLA MORATTI

lunedì, ottobre 25th, 2010

Dalla Lega un altro sberleffo, l’ennesimo, a Letizia Moratti. La prossima primavera si vota per il sindaco, ma Umberto Bossi riconferma con una battuta plateale le forti riserve del suo partito sulla riconferma del primo cittadino in carica. La Moratti è stata un buon sindaco e va ricandidata?, gli chiedono i cronisti a Montecitorio. E lui risponde con una parola sola: “Ciao”. Non c’è niente da fare, a pochi mesi dal voto i leghisti, che pure stanno in giunta con lei, continuano a tenere Letizia sulla graticola. Forse anche per i sondaggi che non smettono di sottolineare il grande affanno del sindaco, nonostante lo stato di buona salute di cui il centrodestra continua a godere a Milano. Il tutto mentre per Letizia Moratti si apre una nuova grana in casa: il presidente del consiglio comunale Manfredi Palmeri sta per traslocare dal Pdl a Futuro e libertà.

Quello del Senatùr è un gioco sottile che prosegue da tempo. Lui non ha mai dato il via libero definitivo al sindaco in cerca di riconferma, e del resto neppure Berlusconi l’ha ancora consacrata, come in molti, a partire dalla diretta interessata, si aspettavano alla conclusione della festa nazionale del Pdl tenutasi al Castello. Durante l’ultima campagna elettorale, il capo della Lega aveva addirittura lanciato il proprio nome: “Mi candido io a sindaco”. Un’uscita che gli alleati del Pdl hanno sempre considerato alla stregua di una boutade. Ora però, con quel “ciao” beffardo, le cose si complicano.

L’alleanza tra Lega e Pdl non è in discussione, e Bossi ci tiene a precisarlo: “Noi siamo fedeli a Berlusconi, abbiamo fatto un patto e lo manteniamo”. D’accordo, ma Milano? Risposta tra il serio e il faceto: “Non lo so, c’è Calderoli che mi ha candidato, forse per togliermi dalle scatole; ma il consiglio federale non è molto d’accordo sul fatto che un ministro della Lega faccia il sindaco”. Parole che rimbalzano da Roma a Milano e vengono accolte con ironico gelo dalla Moratti. Richiesta di un commento all’ultimo siluro padano, la signora rende pan per focaccia a Bossi, e ai cronisti risponde solo “ciao”, agitando la mano.

Ma è nel suo partito, il Pdl, che Letizia Moratti deve affrontare subito i contraccolpi di una stagione che si annuncia tesissima con i finiani. In Fli ha già traslocato l’assessore Landi di Chiavenna, poi è stato il turno della consigliera comunale Barbara Ciabò. Adesso, il passaggio più pesante: quello del presidente del consiglio comunale Palmeri. Una decisione che era nell’aria da tempo, ma accelerata dall’arrivo di Gianfranco Fini, che a Milano terrà il suo primo convegno da leader di Fli. È in vista di questo appuntamento che Palmeri dovrebbe annunciare l’addio al Pdl per aderire alla nuova formazione. Quella di Palmeri, che arriva da Forza Italia, sarebbe la prima defezione di peso a Palazzo Marino di un berlusconiano. E il gruppo del Pdl subito fa capire l’aria che tira: “Ci aspettiamo che rassegni le dimissioni da presidente”.

da www.repubblica.it

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PS: dalla prossima settimana, il sito non verrà aggiornato nei giorni festivi. Se avete articoli o vorreste collaborare per i sito, mandate una mail a infoleganordmeda@libero.it

AVANTI LA LEGA

giovedì, ottobre 21st, 2010

Vittoria del Centrodestra ma senza maggioranza al Senato, dove l’alleanza Pdl-Lega Nord-La Destra si fermerebbe a quota 140 seggi (il quorum è di 159). E’ il risultato dell’ultimo sondaggio Swg sulle intenzioni di voto, diffuso in esclusiva da Affaritaliani.it.

 Maurizio Pessato, amministratore delegato della società di Trieste, spiega ad Affaritaliani.it: “Il Popolo della Libertà è tra il 26 e il 28 per cento, molto debole. La Lega Nord è tra il 12 e 13% in forte crescita. Questa percentuale vuol dire che il Carroccio è il primo partito nel Veneto, oltre il dato delle Regionali, ed è alla pari con il Pdl in Lombardia. La Lega sale anche in Toscana, Umbria e Marche. L’idea è quella di una crescita generalizzata. La Destra di Storace è al 2%. Non ha perso il centrodestra in generale, ma è debole il Pdl e non tutti i suoi voti sono andati alla Lega”. Totale della coalizione tra il 40 e il 43%. Maggioranza assoluta alla Camera.

 “Futuro e Libertà – rivela Pessato – si colloca tra il 6 e il 7%. Il nuovo movimento di Fini supera quindi l’Udc di Casini, ferma al 5-6%. L’Mpa di Lombardo vale l’1% e l’Api di Rutelli è tra lo 0,5 e l’1%”. Totale dell’ipotetica, nuova, coalizione di centro 12,5-15%.

 “Il Partito Democratico si colloca tra il 24 e il 26%. L’Italia dei Valori è tra il 6 e il 7%. Sinistra Ecologia Libertà di Vendola si attesta al 4-5%”. Totale dell’alleanza di Centrosinistra 34-38%.

 “Poi ci sono la Federazione di Sinistra (Rifondazione e Pdci) tra il 2 e il 3% e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo al 4-5%, sopra la soglia di sbarramento della Camera. Il comico genovese ruba voti a Di Pietro e prende consensi anche tra gli indecisi. Ha una grande presa perché i partiti tradizionali sono in difficoltà”.

 “Con questi numeri – spiega Pessato – al Senato non c’è una maggioranza. I premi regionali penalizzano il Centrodestra. In Puglia ci sarebbe un forte successo del Centrosinistra grazie a Vendola e in Sicilia, probabilmente, vincerebbe il nuovo centro grazie alla forza di Lombardo. Pdl-Lega-La Destra arriverebbero a circa 140 senatori, quindi senza maggioranza”.

Il sondaggio è stato realizzato il 4-5 ottobre, metodologia C.A.T.I. – C.A.W.I. e campione rappresentativo della popolazione italiana con diritto di voto di 2.000 persone, da www.affaritaliani.it