LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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COTA: ABBIAMO VINTO!

mercoledì, ottobre 20th, 2010

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da Roberto Cota e ha quindi sospeso la sentenza del Tar di Torino che ha deciso il riconteggio delle schede per le ultime elezioni regionali del 28-29 marzo di questanno. Lo ha spiegato l’avvocato del presidente Cota, Luca Procaci.

«APPELLI INFONDATI» - In particolare la V sezione nel dispositivo sottolinea che «considerato che all’esito della decisione in camera di consiglio è emersa la fondatezza dell’appello» di Cota e «l’infondatezza degli appelli incidentali proposti da Mercedes Bresso e dagli altri liti consorti, ha accolto l’istanza cautelare e per l’effetto ha sospeso integralmente l’efficacia della sentenza impugnata».

«ABBIAMO VINTO» - «Abbiamo vinto, ora chiamo subito Bossi» sono state le prime parole pronunciate da Roberto Cota. Una gioia condivisa dal suo legale che spiega: «Il Consiglio di Stato ha giudicato fondato il ricorso nel merito e quindi il giudizio non potrà in alcun modo essere cambiato. In questo modo è sospesa l’efficacia della sentenza del Tar». La quale, emessa lo scorso luglio, aveva accolto parzialmente i ricorsi elettorali del centrosinistra dichiarato invalide circa 15mila schede elettorali delle ultime regionali e disposto il riconteggio, iniziato e ormai completato in tutte le province piemontesi tranne Torino. «E’ una straordinaria vittoria – dichiara l’avvocato Luca Procacci – il Tar ha sospeso integralmente l’efficacia della sentenza. Noi ci speravamo fin dall’inizio e pensavamo di essere nel giusto, adesso la soddisfazione è enorme».

«SONO STUPEFATTA» – Di diverso tono, come ovvio, la reazione di Mercedes Bresso, candidata del centrosinistra sconfitta da Cota con uno scarto minimo. «Se la decisione del Consiglio di Stato vuol dire che entrambe le liste sono valide, rimango stupefatta – ha commentato – . Se, invece, vuol dire che il riconteggio non ha senso questa è un’ipotesi come le altre, cioè può anche voler dire che le liste non sono valide. Attendiamo di capire la sentenza». In ogni caso, ha detto, «le sentenze si rispettano». «Valuteremo nel merito – ha aggiunto – quando si conosceranno le motivazioni dell’ordinanza emessa dalla quinta sezione».

da www.corriere.it

TOSI FA SCUOLA A BOLOGNA, “CON LA LEGA SI VINCE”

martedì, ottobre 19th, 2010

Trasferta bolognese per il sindaco Flavio Tosi che, in veste di campione del leghismo vincente, si è confrontato con il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno (Pdl ex An) sulla strategia migliore per strappare il capoluogo emiliano al centrosinistra. Il dibattito, svoltosi al convento dell’Osservanza, era organizzato dalla fondazione «Nuova Italia» dello stesso Alemanno e da quella vicina al ministro Matteoli «Della libertà per il bene comune».

«Per vincere a Bologna», esordisce Alemanno, «il Pdl ha bisogno di una candidatura caratterizzata, di un messaggio forte e non di un discorso da moderati, perchè la gente ha bisogno di certezze». E rivolto al partito locale: «Discutete pure sul nome, ma non state chiusi nella riserva indiana, scendete dalle montagne».

I due si trovano d’accordo sulla necessità che sotto le Due Torri al centrodestra serve «un candidato politico che capisca le esigenze della gente», ma Tosi rilancia: «Un candidato leghista sarebbe la vera novità per Bologna e avrebbe un appeal maggiore anche nel centrosinistra perché», sostiene, «è più facile che i loro elettori votino volentieri un leghista, perchè noi rappresentiamo il popolo».

Per Alemanno quella di Giuliano Cazzola, deputato giuslavorista del Pdl, «è una bella candidatura perché è uno che parla chiaro, è coraggioso, ha grande capacità di farsi sentire». Più scettico su una discesa in campo di Luigi Marino, presidente di Confcooperative: «Se lo facesse sarebbe interessante, ma penso che non lo farà mai, ma Cazzola è per certi versi meglio di Marino».

Tosi però raffredda gli entusiasmi e replica che quello del deputato «è un nome, una delle proposte che verrà dal Pdl. Come la Lega», ribadisce, «farà le sue perché Bologna è nella testa di Bossi», assicura. Il primo cittadino di Verona è prodigo di consigli e avverte il centrodestra che non va sottovalutato l’uomo di punta del Pd, Maurizio Cevenini: «È un buon nome perchè è in campo nonostante il suo partito. Ma bisogna far capire alla gente che dietro di lui ci sono le truppe ascare che hanno governato la città negli ultimi anni».

Qualche scintilla si accende sulla questione, posta dalla Lega, di decentrare il ministero dell’Istruzione da Roma a Bologna la “dotta”. «Tecnicamente non sarebbe possibile, solo spostare le strutture costerebbe quattro o cinque milioni di euro» sostiene Alemanno. «Anch’io avrei risposto così se fossi sindaco di Roma. Ogni sindaco deve difendere il suo territorio» ribatte Tosi.

Nel dibattito entrano anche altri argomenti, come il riconteggio dei voti in Piemonte che sta dando ragione alla candidata del centrosinistra Mercedes Bresso a scapito del leghista Roberto Cota che aveva vinto sul filo di lana la sfida delle regionali. Per Tosi, tuttavia, «è un fatto grave per la democrazia perché non è una questione di presentazione delle liste o di questioni burocratiche precedenti. Qua è gente che ha votato e ha votato Cota e non la Bresso».

Non manca una battuta sulle difficoltà nel governo nazionale dopo lo strappo del presidente della Camera. «Credo che con Fini lo strappo sia incolmabile. Sono due anni abbondanti che lavora contro la maggioranza di Governo» è il secco commento del sindaco leghista sull’ipotesi di un «patto del trampolino» proposto dal suo collega di partito e ministro Roberto Calderoli.

E sulla possibilità di un incontro a tre tra Fini, Berlusconi e Bossi, Tosi si dice «decisamente pessimista». Per il primo cittadino scaligero, è impensabile che il leader di Futuro e libertà «cambi un disegno, ormai chiarissimo, che è quello di ostacolare le riforme». E conclude: «L’ha fatto contro l’immigrazione e l’ha fatto contro il federalismo».

da www.larena.it

BOSSI – TREMONTI, AMICI PER LA PELLE

domenica, ottobre 17th, 2010

Amici per la pelle verrebbe quasi da definirli tanto che, anche ieri, l’Umberto non si è tirato indietro quando si è trattato di difendere il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dagli attacchi che, ormai da giorni, gli arrivano dai colleghi preoccupati di vedere tagliati i bilanci dei loro dicasteri. «Io lo difendo sempre» è lo sfogo del leader della Lega Umberto Bossi che, continuando, paragona l’amico Giulio al cancelliere tedesco Otto Von Bismarck: «Lui è come Bismarck, il cancelliere di ferro – racconta per l’appunto il Senatùr al termine di un pranzo con il titolare di via XX Settembre – Sapete cosa diceva Bismarck? Chi tiene stretta la borsa, tiene stretto anche il potere». Una frase che sembra perfettamente cucita addosso a Tremonti, soprattutto dopo che ieri il ministro è stato il protagonista di uno scontro con il ministro Mariastella Gelmini che, impotente, si è vista slittare la discussione alla Camera sulla riforma dell’università perché, secondo la Ragioneria dello Stato, non ci sarebbe stata la copertura finanziaria. Nei pensieri di Bossi però non c’è solo la difesa di Tremonti ma anche le sorti del governatore del Piemonte Roberto Cota che, a causa di un ricorso messo in atto dall’ex presidente Mercedes Bresso, rischierebbe di vedere annullata la sua elezione. E così l’Umberto tuona: «Se vogliono far perdere Cota si mette male. Si mette male la democrazia, perché chi ha perso, ha perso e basta. C’é qualcuno che vuole annullare dei voti validi». Minacce che sembrano non intimorire la Bresso, la quale replica: «Se Bossi è tanto convinto dei cinque anni di Governo di Cota, stia calmo e aspetti il normale percorso della giustizia. Se si mette male per qualcuno è per loro che hanno accolto noti taroccatori di liste nella propria coalizione». E, a Il Tempo, rivela: «Su Cota, non posso dire niente visto che non lo si vede mai, ma una cosa è certa: torno volentieri a candidarmi alla presidenza della Regione perché penso di saper fare le cose». Giornata intensa quindi per il Senatùr che è tornato ad indossare l’elmetto celtico per difendere i suoi. Poi però, se qualcuno gli chiede se ci si possa fidare di Gianfranco Fini e dei parlamentari Futuro e libertà, lui cambia registro e si trincera dietro un lapidario: «Speriamo».

da www.iltempo.it

COTA – BRESSO, ENNESIMO DUELLO IN PIEMONTE

sabato, ottobre 16th, 2010

E il Piemonte? Che fine farà la giunta regionale? il riconteggio delle schede procede. Bossi si dice pessimista, la Bresso, ex governatrice e candidata perdente del centrosinistra, no. “Sicuramente da questo riconteggio l’effetto conclusivo che ne deriverà sarà che io ho più voti di Cota. Poi se sarà una riproclamazione o una nuova elezione questo ce lo dirà il Tar”, spiega la democratica, che ha presentato all’indomani delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo il ricorso sul risultato delle urne.

9.372 voti di differenza fra i due. Un soffio, soprattutto se si considera che secondo i dati dei primi riconteggi, il presidente eletto Roberto Cota, Lega Nord, starebbe per perdere almeno 12 mila dei 15.179 voti delle liste “Consumatori” e “Al centro con Scanderebech”. Quelle che il Tar ha deciso di ricontrollare.

Il Senatùr, intanto, dà fiato alle trombe della rivoluzione padana: “C’è qualcuno che vuole annullare dei voti validi”, taglia corto. Nel più classico, e già citato, “Se vogliono far perdere Cota si mette male per la democrazia perché chi ha perso, ha perso e basta”.

Cota, ovviamente, non molla. Presenterà ricorso al Consiglio di Stato perché, spiega, ”Io ho vinto le elezioni proprio per i voti dati al presidente, che si attribuiscono in diversi modi, con voto congiunto e con voto disgiunto, in base a quanto prevede la legge. Proprio seguendo la legge il risultato è chiaro”. Si attendono i verdetti conclusivi. E le seguenti, certe, polemiche infuocate.

www.newnotizie.it

ORA LA LEGA VUOLE LA LOMBARDIA. E LA STORIA INSEGNA CHE VA PRESA SUL SERIO

mercoledì, ottobre 13th, 2010

Nel 1992 un avvocato di Varese, tastierista per diletto, e un medico ospedaliero bergamasco, consigliere comunale, entrano per la prima volta alla Camera dei deputati. Quando si candidarono, pochi avrebbero scommesso sulla loro elezione al Palazzo. E quando annunciarono la scalata al potere romano, dicendo di voler diventare ministri per realizzare federalismo e secessione, in molti risero. A distanza di quasi venti anni, Roberto Maroni e Roberto Calderoli hanno dimostrato di aver visto giusto e che, per quanto possano sembrare strampalate, le mire della Lega vanno prese sul serio. Così, oggi, gli obiettivi del Carroccio, anche quelli che appaiono irrealizzabili, vengono tenuti in considerazione dagli avversari politici. E temuti dagli alleati. Pdl in primis. Che ha imparato sulla propria pelle come il popolo di Umberto Bossi quando vuole una cosa la ottiene.

Per questo c’è un po’ di nervosismo in Lombardia ultimamente. Il senatùr ha cominciato a immaginarsi il Nord guidato dalla Lega. Conquistati nelle urne il Piemonte e il Veneto, con Roberto Cota e Luca Zaia, rimane la Lombardia, oggi in mano a Roberto Formigoni, eletto nel Pdl ma che autonomamente riesce a muovere un buon bacino di elettori tra le fila di Cl e l’imprenditoria moderata di matrice cattolica. Per questo ad Arcore, qualunque accordo il premier intenda prendere con il senatùr non può prescindere da un coinvolgimento diretto dell’interessato.

L’idea di Bossi, già illustrata a Silvio Berlusconi, è quella di accorpare alle elezioni amministrative di marzo anche le regionali in Lombardia. Ad appena un anno dal voto. Il premier ha accolto seriamente la proposta e sta valutando come e dove collocare Formigoni senza svilirne storia personale e spessore politico. Lui da sempre sogna il ministero degli Esteri. Se il Governo dovesse cadere e si andasse a elezioni anticipate, Formigoni non accetterebbe di lasciare la Regione in base a una promessa su un eventuale ministero in caso di vittoria. Ma se la crisi venisse scongiurata, un avvicendamento potrebbe essere plausibile anche per il governatore. Le pedine, però, le sposta Berlusconi. Che sta ridisegnando la struttura del Pdl tenendo in alta considerazione l’opinione di Formigoni.

Lo conferma la decisione sul coordinatore regionale del partito: il premier vorrebbe far tornare in Lombardia Mariastella Gelmini, l’unica che riuscì a mettere d’accordo tutti negli anni della sua gestione. Lei, diventata mamma, ha chiesto a Berlusconi di tornare vicino casa, a Bergamo. Quindi accetterebbe. Ma il “trasferimento” non è andato a buon fine perché l’attuale ministro dell’Istruzione è invisa all’ambiente di Comunione e Liberazione, che venne “arginata” in Forza Italia nel coordinamento Gelmini.

Intanto Formigoni con i suoi minimizza. A chi gli chiede un’opinione sulle mire leghiste risponde che non è “un’ipotesi all’ordine del giorno” ma, certo, “poi tutto può accadere”. Non è la prima volta che il governatore lombardo si trova a dover lottare contro presunti candidati del Carroccio. Nei mesi precedenti alle elezioni del 2010, sembrava che il candidato presidente per la maggioranza sarebbe stato Roberto Castelli, ex ministro delle Infrastrutture. Il leghista si diceva “pronto” e Formigoni non faceva una piega: “Potrei rinunciare per un incarico equivalente a Roma”. Perché, ricordava, “la Lombardia è più importante di molti ministeri”. E aggiungeva: “Il presidente del Consiglio deciderà il meglio per tutti, come sempre”. Ma un anno fa il Governo era saldo e la maggioranza compatta. Oggi il futuro appare incerto e la Lega è determinante. Per questo vengono prese sul serio le mire del Carroccio. Tutte. Anche quelle palesemente irrealizzabili.

Come le voci che vorrebbero Renzo Bossi possibile vicesindaco di Milano con Letizia Moratti. “Se ci danno la Regione – spiegano in via Bellerio – noi possiamo rinunciare al sindaco ma è certo che il grosso dei voti a Letizia Moratti glieli porterà la Lega, altrimenti dove va?”. E “vista così – dice un dirigente regionale del Pdl – non si può dar torto agli amici” del Carroccio. Non a caso Umberto Bossi ha improvvisamente frenato, dopo mesi di affondi, sulle elezioni anticipate: “Bisogna sempre interpretare il ministro Bossi: io ho la chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo, la legislatura andrà fino in fondo”. Non quella della regione Lombardia.

da www.ilfattoquotidiano.it

FEDERALISMO E ROMA

martedì, settembre 21st, 2010

ll ricordo della presa di Porta Pia ha risvegliato il dibattito politico sul tema delfederalismo fiscale. “È una riforma importante – ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti questa mattina a margine dei festeggiamenti per i 140 di Roma capitale. “Deve essere approvata senza provvedimenti ridicoli come lo spostamento dei ministeri al nord o la capitale reticolare, che non solo è una sciocchezza giuridica ma è anche antieconomica. Concorde il sindaco di Roma, Gianni Alemanno che, che stamattina ha definito impensabile distribuire le sedi dei ministeri su tutto il territorio nazionale.

Questi commenti non sono, però, piaciuti alla Lega. “Il decentramento amministrativo con il decentramento dei ministeri sul territorio è qualcosa che esiste anche negli altri Stati ed è qualcosa che migliora il rapporto tra lo Stato e il territorio ha sottolineato il presidente del Piemonte, Roberto Cota. “Semplicemente ridicolo, oltre che anacronistico, sostenere che i Ministeri, e relativo magna-magnà, siano il simbolo più importante dell’unità nazionale” ha commentato l’eurodeputato Mario Borghezio. “Ma se Roma ladrona non molla i ministeri – ha poi concluso – perché dovremmo continuare a mantenerli?

Dall’assemblea degli Industriali di Bergamo, il presidente di Confindustria,Emma Marcegaglia ha sottolineato che l’introduzione del federalismo fiscale può essere un fatto positivo se “a una riduzione della spesa pubblica, a una maggiore responsabilità e a una penalizzazione per gli amministratori locali che amministrano male. La Marcegaglia ha sottolineato che la riforma dovrà garantire che “gli amministratori che non rispettano i conti, soprattutto quelli sanitari, diventino ineleggibili”. Questa norma è già presente nelle bozze dei decreti attuativi e trovano l’approvazione del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. “È sacrosanto – ha detto all’inaugurazione dell’asilo dell’Eni a San Donato (Mi) – perché dobbiamo tornare finalmente a una buona amministrazione ma io estenderei il principio anche ai ministri e al governo centrale”. Secondo il presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, riferire l’ipotesi ai conti della sanità “sarebbe ridicolo”.

Estratto da: www.libero-news.it

LA NOSTRA PRIMA PONTIDA

martedì, giugno 22nd, 2010

Domenica, alcuni membri dei Giovani Padani di Meda si sono recati al tradizionale raduno leghista di Pontida. Per tutti è stata la prima volta e, allo stesso tempo, rimarrà una grande giornata.

Nonostante il tempo inclemente – non ha smesso di piovere un solo istante – la passione e la voglia di partecipare alla grande festa è stata troppa. Essere presenti significava tanto, significava far parte di una comunità e di un popolo e nulla ci avrebbe fermato. E’ stato il nostro “battesimo” leghista, in tutti i sensi. Abbiamo potuto vedere da vicino i nostri governatori, dall’ex attacchino Cota al Doge della Serenissima Zaia. Poi gli interventi dei ministri del Carroccio, per arrivare al culmine con l’intervento del Capo, il Giuramento e l’Inno. Poco importa se il freddo e la pioggia ci hanno flagellato dall’inizio alla fine, la compagnia e l’emozione di stare sul Sacro Prato ci ha ripagato ampiamente. Una vera e propria festa quindi; gazebo di diverse sezioni leghiste e di tante associazioni padane hanno fatto da contorno all’evento vero e proprio. Per noi è stata una carica che ci permette di sentirci parte integrante del popolo leghista, per altri è sicuramente servito a ricaricare le pile in vista degli impegni e degli obiettivi da raggiungere nei prossimi mesi, per tutti credo sia stata la prova che la Lega Nord è ancora il partito del territorio ma, soprattutto, del popolo.

Ora la testa e il cuore sono già a Venezia, per la festa dei popoli!

MGP Meda

PONTIDA 2010

lunedì, giugno 21st, 2010

Pontida – “C’é un solo ministro per il federalismo e sono io”, Umberto Bossi apre così il comizio a Pontida, precisando che non è vero che gli sono state tolte le deleghe con la nomina di Aldo Brancher a ministro per l’attuazione del federalismo. “Per il federalismo – ha aggiunto – la coppia è sempre quella, io e Calderoli. Con Aldo Brancher non è cambiato nulla, si è passati dal federalismo al decentramento”.

“Spostare da Roma i ministeri” E’ necessario spostare da Roma i ministeri” ha aggiunto, sottolineando la necessità dopo l’approvazione del Federalismo, di passare al decentramento anche dei ministeri. Bossi ha ricordato che anche in Italia, con il federalismo, é necessario decentrare come accaduto a Londra e in Francia: “Noi siamo il Paese più centralista del mondo”. Bossi ha quindi ricordato: “Spostare i ministeri significa spostare anche migliaia di posti di lavoro che adesso sono tutti a Roma”.

“Lotta pacifica” So quanti di voi sono pronti a battersi, anche milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile”. “La lotta della Lega – ha assicurato Bossi – non finirà fino a quando la Padania non sarà libera”.

“Nessuno ci caccerà” Il leader della Lega rassicura i a proposito dei rapporti all’interno del governo e, in particolare, con il premier Silvio Berlusconi. “Non è – ha detto – che Berlusconi può cacciarci. Nessuno ci può cacciare perché altrimenti dove li trovano i voti? State tranquilli, non ci caccia nessuno, anzi tutti ci vogliono”.

Il leader del Carroccio parla davanti al popolo della Lega nel “pratone” di Pontida, dove si tiene il tradizionale raduno affollato di militanti da tutte le regioni del Nord, tradizionale bacino elettorale, ma anche dall’Emilia Romagna e dalla Toscana, dove alle ultime elezioni regionali il partito di Bossi ha ottenuto importanti successi. A testimonianza del successo della Lega, anche al di fuori dei tradizionali confini, c’é uno striscione gigantesco steso sulle pendici di una collinetta davanti al prato del raduno con la scritta “Umberto, Bologna ti ama”. Accanto al palco, con la scritta “Fratelli su libero suol” per la prima volta è stata installata una statua alta 10 metri di Alberto da Giussano. Sul pratone anche i trattori dei produttori di latte. E a loro Bossi dice: “Non posso dire il perché e il per come ma tra pochi giorni capirete. Adesso siete disperati ma io non vi ho dimenticati e la Lega risolverà i vostri problemi”. Bossi ha ricordato quando il sindaco di Milano era il leghista Marco Formentini che invitò gli allevatori a non invadere Milano con i trattori: “Vi aveva detto di non invadere la città e la Lega ha risolto i vostri problemi. Stessa cosa ha fatto il ministro Zaia. La Lega risolverà i vostri problemi”.

Castelli: senza ferdalismo rischio secessione “Se non ci sarà il federalismo, ci potrà essere la secessione, non perché lo chiederà la Lega, ma perché lo chiederà tutto il nord”, ha detto il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli parlando dal palco. “Oggi è la Lega che tiene unito lo Stato, altro che volerlo disgregare”.

Calderoli: emendamemnto alla manovra “Stiamo costruendo un emendamento correttivo in modo che il taglio non sia più lineare ma abbia dei parametri di riferimento che taglino gli sprechi e non i servizi”, ha detto il ministro Roberto Calderoli che è al raduno di Pontida. “Quando si fa una manovra è chiaro che non gioisce nessuno. L’aspetto più negativo è il taglio lineare che va a punire quelli che sono i virtuosi e amministrano con più responsabilità”. Chi dice che con questa manovra il federalismo è a rischio non conosce l’argomento e non l’ha letta perché una delle specifiche non va ad influenzare il federalismo e le risorse che verranno fiscalizzate”, aggiunto il ministro replicando ad alcuni governatori, tra i quali quello lombardo Roberto Formigoni, secondo i quali la manovra mette a rischio il federalismo. “La manovra davanti alla crisi era necessaria. L’unica risposta alla crisi è il federalismo che è la vera cura”.

Replica a Bersani Calderoli ha replicato al segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha accusato i leghisti di essere “mollaccioni con i miliardari”, accusando il governo di centrosinistra di avere pensato alle banche. “Diversamente da lui – ha spiegato Calderoli – non ho mai fatto trattamenti privilegiati per banche e assicurazioni come invece si è contraddistinto il governo della sinistra”. “Se quelli – ha concluso – sono i poveri che loro hanno tutelato, ragazzi miei siamo messi proprio male”.

Brancher ministro “Non è una nomina improvvisa – ha spiegato Calderoli replicando all’osservazione che la nomina di Brancher avrebbe creato malumori nella Lega – perché da tempo ci stavano lavorando”. Quindi precisato: “Quello di Brancher è il ministero per il decentramento e non del federalismo perché quello è di Bossi”.

“Donazione di sangue” “La manovrà è necessaria, bisogna cercare di non fare un completo prosciugamento. Facciamo una donazione di sangue, certo non dobbiamo toglierlo tutto altrimenti il paziente muore”. Alla domanda se tra i leghisti c’é malumore per la manovra del governo, Calderoli ha precisato: “I problema non è che uno sceglie di fare la manovra. E’ stata una cosa obbligatoria perché l’alternativa era il fallimento di tutti. Quando fallisce tutto anche il risparmio della gente, della Padania piuttosto che di altre parti del Paese, viene meno”.

“Io di calcio non mi interesso assolutamente”. Così il ministro dribbla le polemiche che nei giorni scorsi hanno visto al centro la Nazionale di calcio impegnata in Sud Africa e l’emittente leghista Radio Padania, che durante la partita d’esordio contro il Paraguay aveva tifato contro gli azzurri. “Mi interesso di qualsiasi altro tipo di sport – ha tagliato corto Calderoli – tranne che di calcio”.

da www.ilgiornale.it

I GIOVANI, LA LEGA NORD E LA VOGLIA DI CAMBIARE

mercoledì, giugno 16th, 2010

Vi propongo oggi un articolo di Emanuele Pozzolo, apparso su “La Padania” di ieri che faccio volentieri mio.

I giovani che si interessano di politica si contano ormai sulle dita di una mano. Eppure impressiona la quantità di giovani e giovanissimi che si avvicinano, quotidianamente, alla Lega Nord: sono tanti i ragazzi e le ragazze che si impegnano gratuitamente tra le file del nostro movimento.

Altrove i giovani non ci sono più: le due grandi “case ideologiche” del Novecento, quella comunista e quella fascista, hanno sempre esercitato una forte attrazione sulle giovani leve. Le sedi del Pci e del Msi pullulavano di giovani: c’erano il tipo intellettuale, il movimentista, il militante per caso e l’enfant prodige della sezione. C’era molta vita giovanile nella militanza politica del secolo scorso.

[…] Le abiure indecorose e le ripetute capriole che molti figli di quelle ideologie hanno cavalcato per puro interesse personale non hanno fatto altro che rendere ancora più profondo il solco che separa i giovani e la politica. Oggi, come cinquant’anni fa e forse come sempre, i giovani sono i più “puri”: pretendono fatti e non solo parole, pretendono passione e non solo cinismo. La politica di oggi, nel suo complesso, è evidente che è l’esatta antitesi di quello che un giovane vorrebbe vedere: le idee contano meno del due di picche, non si può dire tutto quello che si pensa, bisogna stare attenti al “politically correct” e, in fin dei conti, va avanti solo chi è adeguato a non pestare i calli dei politicanti più navigati. Tutto questo è assolutamente incontestabile e, purtroppo, trasversale.

Ma vi è un’eccezione nel panorama politico italiano: la Lega Nord.

La Lega è l’esatto contrario della politica che fanno tutti gli altri partiti e movimenti politici, di destra e di sinistra: la Lega sa ancora appassionare, la Lega sa di avere il coraggio di andare controcorrente, la Lega se ne fa un baffo del “politically correct”. E’ per questo che la Lega piace ai giovani. La Lega dice tutto quello che pensa e, soprattutto, agisce, fa, produce: la “politica del fare” è il marchio di fabbrica del movimento di Umberto Bossi e questa caratteristica, evidentemente, attrae e convince i giovani. Proprio quei giovani, che mai entrerebbero a far parte di qualsiasi altro movimento politico, trovano nella Lega e nei Giovani Padani, quello spazio libero dove possono far valere le loro idee, difendere i loro valori e lavorare per la loro terra.

[…] Si può dire, senza timore di smentita, che l’unica classe politica giovane e seria oggi presente in Italia è quella della Lega: a dimostrazione di quanto la freschezza anagrafica sia una caratteristica peculiare della Lega Nord basti sapere che Roberto Cota e Luca Zaia, i due neo-governatori di Piemonte e Veneto, hanno entrambi 42 anni e se anche sommassimo le loro rispettive età non raggiungeremmo le secolari primavere di qualche altro politico italiano. I tanti giovani che costituiscono le braccia e le gambe del nostro movimento sono il futuro, non solo della Lega, ma anche del nostro Paese; perché altrove i giovani o non si vedono, o non fanno politica, o non hanno spazi. […] I giovani sono l’unica garanzia del vero cambiamento: non si accontentano di fare le cose a metà, vogliono andare fino in fondo. Come la Lega.

(nda) Anche nella sezione di Meda è presente un nutrito gruppo di giovani, alcuni alle prime esperienze, altri già navigati, guidati sapientemente dalla responsabile cittadina dei Giovani Padani, Massimiliana Spinelli, a cui va un grazie e un sentito in bocca al lupo!

"CIAO MAURIZIO" Bossi con tutta la Lega Nord a Chiavari per l’ultimo saluto all’amico Balocchi

giovedì, febbraio 18th, 2010

Prima ha battuto tre volte con le nocche sulla bara quasi a saggiarne la consistenza, poi ha dato due colpi col palmo della mano sul feretro e ha salutato, «ciao Maurizio», l’amico e compagno di partito.

Il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha voluto stare vicino fino all’ultimo al sottosegretario alla presidenza del consiglio Maurizio Balocchi, uno dei fondatori del Carroccio, sepolto ieri nel cimitero di Chiavari dopo i funerali. Bossi ha accompagnato la bara fino al cimitero.

Nella basilica della Madonna dell’Orto c’erano i massimi esponenti nazionali del movimento, i ministri dell’Interno Roberto Maroni, delle politiche agricole Luca Zaia e della semplificazione normativa Roberto Calderoli, il viceministro dei trasporti Roberto Castelli, il capogruppo alla Camera e candidato alla presidenza della Regione Piemonte Roberto Cota. Presente anche la dirigenza locale del partito e molti militanti del Carroccio.