LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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BOSSI SCARICA FINI

sabato, settembre 25th, 2010

da www.repubblica.it

Umberto Bossi fotografa con parole crude la crisi nella maggioranza: “Su Fini non ci si può più contare”. Per il leader della Lega, Berlusconi e il presidente della Camera “non si prendono più”, ma al tempo stesso “Berlusconi dice che ha i numeri per andare avanti”. All’osservazione che però i voti arriveranno probabilmente da ex Udc e da altri siciliani, Bossi risponde: “La Sicilia è lontana”.

E segnali negativi per la tenuta della legislatura arrivano anche dall’Mpa di Raffele Lombardo. “C’è poco da stare tranquilli – dice, intervistato dal Mattino, il governatore della Sicilia – L’Mpa ha cinque deputati, non cinquanta, e quindi non saranno quelli a turbare i sonni del Cavaliere ma noi proseguiamo la nostra strada”. Insomma il sì al governo non è affatto scontato: “Vedremo cosà dirà e farà per il Sud”.

Sul fronte delle opposizioni si fa sentire l’Udc che mette in dubbio la stabilità dell’esecutivo in vista del passaggio parlamentare del 29 settembre. “Il governo non raggiungerà la maggioranza di 316 deputati senza l’apporto dei finiani e dell’ Mpa. Ma anche se ci riuscisse non servirebbe a nulla. Se Berlusconi non chiederà più il voto di fiducia raggiungere o meno la quota di 316 non ha più senso, salvo che non serva a chiedere lo scioglimento delle Camere” dice Casini a Sud Camp 2010, l’evento organizzato dallo stesso Enrico Letta e dalla sua Associazione. E propio da Letta arriva un segnale sulle alleanze: “Le Marche dove governiamo con l’Udc rappresentano un ottimo esempio di buon governo”.

ANCORA SCINTILLE TRA LEGA E UDC

lunedì, maggio 24th, 2010

Casini manda messaggi a tutti. Dal palco dell’antico albergo umbro di Todi, il leader dell’Udc chiude la tre giorni di convention analizzando lo scenario politico a 360 gradi. Si rivolge a Silvio Berlusconi e alla sua maggioranza, parla all’opposizione, attacca la Lega e detta la linea ai centristi sul futuro del partito ma, la cosa sulla quale calca maggiormente la mano, è smentire il «gossip» di un possibile ingresso dell’Udc nell’attuale governo: «Sarebbe vecchio e immorale – dice Casini – se qualcuno di noi coltivasse l’idea che dopo aver preso voti per stare al centro, in opposizione a Berlusconi, oggi si rifluisse nel suo governo. Non perdo nemmeno tempo a discutere, le considero idee umilianti». Una posizione netta, almeno a parole, dettata anche dal fatto che, se l’Udc rientrasse nell’esecutivo, si troverebbe come alleati quei nordisti verso i quali, anche ieri, Casini ha speso parole molto dure: «Il Paese è prigioniero della Lega che detiene la “golden share dell’alleanza” e per questo Berlusconi non può far altro che assecondarli. Per questo Bossi non vuole la riconciliazione nazionale, ma lo scontro cannibalesco». Parole che non turbano minimamente il leader della Lega che, intervenendo a margine del 158° anniversario della fondazione della polizia a Varese, ha nuovamente respinto l’ipotesi di un allargamento della maggioranza verso i centristi: «Io temo che l’Udc faccia come nel passato quando ogni giorno se ne inventava una per far casino. In quel caso lì è meglio che non venga». E aggiunge: «È chiaro che, se l’Udc va via dalla sinistra, la sinistra finisce nelle mani della sinistra estrema però, se viene da noi a fare i casini del passato, mette nei pasticci anche noi». Casini poi, dopo aver chiesto al premier un «patto per l’Italia» che metta fine alla sindrome dell’autosufficienza della maggioranza e dopo aver tirato le orecchie ai colleghi dell’opposizione accusati di non assumersi le proprie responsabilità nell’attuale fase di crisi, si rivolge al proprio partito. Ai suoi non promette «garanzie» ma richiede il cambiamento necessario «per contare, esistere ed essere protagonisti. Senza nostalgie». Casini mette sul piatto la rinuncia al proprio nome sul simbolo («non credo ai partiti personalistici») e anche la disponibilità ad abbandonare lo scudo crociato («So che mi devo misurare con giovani che non hanno votato quel simbolo storico della Prima Repubblica«), anche se questa decisione spetterà al partito. Casini così chiede un nuovo inizio per il centrismo italiano e annuncia lo spirito del «Partito della Nazione»: «Dovrà interpretare il sentimento e il senso di unione nazionale».

NO ALL’UDC

sabato, maggio 22nd, 2010

da www.ilsole24ore.com

A giudicare dalle lapidarie parole del Senatur il matrimonio tra Pdl e Udc proprio non s’ha da fare per il Carroccio. Visto che Umberto Bossi ha inviato ieri l’ennesimo messaggio al Cavaliere stoppando sul nascere l’idea di un allargamento dell’esecutivo ai centristi. «L’ingresso dell’Udc nel governo alla Lega non piace». Repetita iuvant, avrà pensato il leader lumbard che ribadisce ormai a ogni piè sospinto la sua contrarietà a un possibile apparentamento tra Pdl e Udc. E che ieri è arrivato addirittura a scomodare il Vangelo per far capire come l’ipotesi di un matrimonio con i centristi proprio non sia contemplata dalla Lega. «Come si dice… è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago».

Lo stop del Senatur non provoca però grossi scossoni dalle parti dei centristi, riuniti da ieri a Todi per la tre giorni di seminario organizzata dalla fondazione “Liberal” di Ferdinando Adornato. Che risponde per le rime al leader leghista. «In attesa che Bossi cammini sulle acque del Po diciamo che Bossi cammini sulle acque del Po diciamo che questo governo non è il regno dei cieli. Non abbiamo nessuna intenzione di entrarci e non ci entreremo». Ironia in salsa centrista per ribadire che l’Udc, almeno per ora, non ha intenzione di abbandonare l’opposizione. Tanto che anche il segretario centrista, Lorenzo Cesa, coglie la palla al balzo per spiegare che «Bossi ha perfettamente ragione. È vero che l’Udc non entrerà mai in questo governo. Come sempre Bossi manda messaggi non a noi, ma a Berlusconi». Da Todi, comunque, i centristi provano a costruire la road map del nuovo “partito della nazione”. Il cui identikit è affidato proprio ad Adornato. «Non sarà un restyling dell’Udc – dice – ma un grande partito cristiano e liberale che si candidi a governare l’Italia del XXI secolo». Un partito «di ispirazione cristiana» certo, ma, avverte il presidente di Liberal, «non saremo il partito della Chiesa».

Quanto a possibili canali di dialogo con le altre forze parlamentari Adornato pesa attentamente le parole. «Non abbiamo invitato altri movimenti o soggetti politici.

Non lo abbiamo fatto – precisa – perché risulti chiaro che non vogliamo far nascere il nuovo partito come somma di organigrammi e di nomenklature». Poi si rivolge all’Api di Rutelli, come pure alle organizzazioni che nasceranno oltre il Pd ma anche oltre il Pdl, per lavorare a un identico binario. «Da qui – prosegue – lanciamo un progetto per le prossime politiche: lavoriamo per costruire insieme un grande rassemblement riformista, una nuova grande alleanza, che si candidi, oltre al Pd e al Pdl, al governo del paese. Marciamo oggi distinti ma non distanti per colpire domani insieme». Ma, sia chiaro, chiosa Adornato, «noi non abbiamo proposto un allargamento della maggioranza, ma un nuovo governo di responsabilità».

Insomma, pochi dubbi sulla linea futura. E per ora l’ipotesi di un ingresso al governo sembra archiviata. Vero è che il Cavaliere ha apprezzato l’atteggiamento responsabile di Casini e dei suoi sugli ultimi provvedimenti parlamentari. Così come è vero che, subito dopo le dimissioni di Scajola, Berlusconi ha provato, mandando in campo i suoi migliori ambasciatori, a convincere Casini a rientrare nella maggioranza. Il numero uno dell’Udc, però, ha risposto picche. Ponendo chiare condizioni: cioè la richiesta di un forte segnale di discontinuità che non sembra per ora rientrare nella strategia del Cavaliere. Per questo l’Udc è decisa a proseguire lungo la svolta del partito della nazione: domani Casini lo ribadirà con forza.