LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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GOVERNO: UN LEGHISTA PREMIER NELL’ANNO DEL 150° DELL’UNITA’

martedì, gennaio 11th, 2011

Un leghista premier nell’anno del centocinquantesimo anniversario dell’unità di Italia. Non è l’inizio di una barzelletta, ma lo scenario che si sta delineando all’interno dei palazzi. Così dalle camicie rosse, si passa velocemente alle camicie verdi di Umberto Bossi e compagnia. In questi primi giorni della celebre ricorrenza, il tema del federalismo sta assumendo una posizione cruciale per la vita stessa della legislatura. Comunque vada, i decreti attuativi segneranno la fine del governo, in uno scenario dove la Lega Nord è l’unico partito a non aver perso un deputato dall’inizio di questa esperienza di governo. Quel tesoretto di politici tutti d’un pezzo, che Berlusconi vanta dalla sua parte, ma dal quale dipende come un tossicodipendente. Senza i quali è evidente che rischia la crisi.

I decreti attuativi del federalismo dovrebbero arrivare entro la fine di gennaio, salvo l’operazione di qualche finiano, messo nel posto giusto, che potrebbe vanificare l’impresa. L’attuazione del federalismo fiscale rappresenterebbe quindi l’anticamera di quello istituzionale al quale puntano, realmente, i leghisti. Il primo passo di un orizzonte che non sembra più tanto lontano, soprattutto adesso che grazie alla conquista di regioni come il Piemonte e il Veneto, le camicie verdi sono in posizione strategica con un forte appoggio popolare. E’ certo a questo punto, che comunque vadano le cose, sarà proprio Umberto Bossi a indicare il pollice verso a Berlusconi, cosciente che il supporto della Lega al Pdl, è una questione di vita o di morte, soprattutto adesso che Fini è diretto verso il Centro e le poltrone da accaparrarsi sono di più. L’aperture delle urne dipende solo da Bossi e dalla sua marcia su Roma , con la mira di poter conquistare qualche altro ministero, con il solo ostacolo del Pid che sta dando il suo appoggio vitale a Berlusconi e che, normalmente, chiederà qualcosa in cambio. Nello scenario delle prossime elezioni, Pdl e Lega saranno di nuovo alleati, ma questa volta a parti invertite, con una coalizione di un premier leghista, probabilmente proprio Roberto Maroni. E una Leha che almeno sulla carta, appoggerà la scalata di Berlusconi al Quirinale.

da http://www.agenparl.it/articoli/primo-piano/news/primo-piano/20110110-governo-un-leghista-premier-nell-anno-del-150-dell-unita

UNICA STRADA LE ELEZIONI

martedì, dicembre 21st, 2010

“E’ ormai da tre mesi che dico che l’unica igiene e’ andare alle elezioni. Abbiamo perso molto tempo dando la possibilita’ agli altri di organizzarsi”. Lo dice il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, in un’intervista ad Affaritaliani.it nella quale spiega che “l’Italia e’ pronta al voto ed e’ solo un alibi quello della crisi economica. Il popolo e’ quello che ha il potere in democrazia”.

Il ministro delle Riforme spiega poi che “io sono alleato e tengo conto della volonta’ degli alleati, anche se penso che la vera igiene sia il voto, se no andiamo avanti sempre con dubbi e paure. Piu’ passa il tempo e piu’ la gente rischia di non capire; c’e’ l’impossibilita’ di andare sereni in Parlamento e di far votare le leggi che servono al Paese”. Bossi boccia anche un eventuale adesione di altri parlamentari fuoriusciti da Futuro e Liberta’: “C’e’ il rischio di un’instabilita’ piu’ che di una stabilita’”. La soluzione ottimale, quindi, sarebbe quella di andare al voto anticipato con questa legge elettorale. “Se tutte le volte che c’e’ da votare in Parlamento dobbiamo andare a chiedere per favore agli altri di votare e’ meglio tornare alle urne”.

Bossi ribadisce infine il veto all’entrata dell’Udc nell’esecutivo: “se fossi Berlusconi starei attento a non fare entrare i suoi nemici, quelli che lo vogliono morto. Non fa un grosso passo in avanti. Anzi, fa un passo indietro”.

BOSSI: UN CASINO, AL VOTO

mercoledì, dicembre 15th, 2010

Dopo la fiducia accordata al governo dalla Camera (314 contro 311) e Senato (162 contro 135) arrivano le reazioni di tutto l’arco parlamentare. Il premier Silvio Berlusconi avrebbe confidato: “Lo dicevo che Fli si spaccava”, alludendo al voto a proprio favore delle deputate futuriste Siliquini e Polidori.

PREMIER AL QUIRINALE – Silvio Berlusconi ha concluso l’incontro al Quirinale. Nel mini vertice con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Cavaliere ha riferito sull’esito del voto di oggi. E alla luce dei risultati del voto della Camera, uno dei punti che potrebbero essere stati discussi tra Berlusconi e Napolitano potrebbe essere la possibilità di un rimpasto di governo, che a questo punto Silvio gestirebbe in prima persona senza passare attraverso nessuna crisi di governo. La fattispecie è stata successivamente confermata tra le righe dallo stesso presidente del Consiglio.

BERLUSCONI, “ALLARGARE MAGGIORANZA” – Dopo l’incontro, il premier Silvio Berlusconi ha parlato in occasione della presentazione dell’ultimo libro di Bruno Vespa. per il Cavaliere “ci sarà la possibilità di aumentare anche consistentemente i numeri della maggioranza governo. Vedremo se potremo ulteriormente rafforzare la squadra di governo, anche se è già ottima e anche se sono assolutamente soddisfatto della qualità ministri e del loro lavoro”.

“CON FINI NESSUNA TRATTATIVA” – L’attenzione si è poi spostata su Gianfranco Fini, con il quale “è chiusa ogni possibilità di trattativa, anche per il comportamente dei suoi uomini, sempre estremamente negativo nei nostri confronti”. Il Cavaliere ha voluto nuovamente smentire le espulsioni dal Pdl: “Non è stato espulso nessuno”. Il premier ha spiegato: “Noi abbiamo subito critiche velenose quotidiane da parte sia del Presidente della Camera, sia da briguglio per oltre un anno. Noi sopportammo tutto fino al mese di luglio, quando nel giorno 29 riunimmo l’ufficio di presidenza del partito, composto da 36 membri, e constatammo che tutte le critiche avevano provocato un abbassamento del gradimento nei confronti dell’esecutivo di sei punti percentuali”. Il pubblico, ha conclsuo Berlusconi, “nn vuole vedere la squadra del cuore litigare negli spogliatoi”.

QUI LEGA, MARONI CON SILVIO – A gelare l’entusiasmo è stato però il Senatùr, Umberto Bossi, che dopo il lungo silenzio torna a parlare: “Così è un casino, bisogna andare al voto”. Roberto Maroni però usa toni più concilianti: “Vinta la prova di forza, vedremo se Berlusconi riuscirà ad allargare l’alleanza ai moderati. La Lega non pone veti, ma l’Udc ha votato contro il federalismo, quindi dovrà cambiare. Così – aggiunge il ministro degli Interni – si rischia di finire come il governo Prodi”.

da www.libero-news.it

E SE FOSSE BOSSI A STACCARE LA SPINA AL GOVERNO?

martedì, novembre 23rd, 2010

Umberto Bossi rispondendo ad alcun giornalisti ha chiaramente escluso la possibilità di un governo tecnico.

“Non ci può essere un governo tecnico”, ha dichiarato, “ci siamo io e Berlusconi contrari. Se il presidente della Repubblica lo facesse, provocherebbe una reazione del Paese troppo forte.

“Se Berlusconi è saggio, va al voto e ritorna: prenderebbe un sacco di voti in più”. Continua il leader Bossi, rispondendo a una domanda sulle possibilità di un Berlusconi-bis.

La Lega starà con Berlusconi fino a quando non saranno fatte le riforme.

“Fino a quando non abbiamo fatto le riforme”, risponde Bossi. Quindi il voto anticipato potrebbe tenersi a marzo o addirittura a gennaio? “Vediamo quando saranno fatte le riforme”, è la replica del ministro.

“Fanc…”. Così risponde il leader della Lega, Umberto Bossi, ai cronisti che gli chiedono del fatto che Gianfranco Fini ha detto che non bisogna indignarsi se c’é qualcuno che dice che c’é la mafia al nord.

C’è chi invece prova ad ipotizzare un futuro del governo, ”Tremonti sarebbe un ottimo presidente del Consiglio ma non prima delle elezioni”.

Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni intervistato durante la registrazione della trasmissione ‘L’ultima parola’ in onda questa sera su Rai2.

La Lega favorevole alle elezioni frena e torna sui suoi passi, e lo fa ancora una volta sbandierando l’arma delle riforme. Quelle solite riforme che i politici ricordano sempre in periodi di crisi, quelle famose riforme che in quasi tre anni hanno dimenticato di fare, quelle famose riforme che costituiscono il programma che la Lega porta a vanti da 16 anni senza mai averle fatte.

Ma quali sono queste famose riforme? Mai capito.

Ciò che Berlusconi sa bene è che la tentazione di staccare la spina per la Lega è molta, vorrebbero andare subito alle elezioni.

Del resto sarebbe ottimo approfittare della mancanza di un leader nel centro-sinistra, dell’avanzata di Vendola che toglierebbe voti al secondo partito, ovvero il Pd e le continue scaramucce tra lo stesso Pd e l’Idv.

Ora si dovrebbe approfittare dell’assenza del polo centrista di Fini, Casini, Rutelli e Lombardo.

Bossi sa benissimo che il Pdl glielo perdonerebbe sicuramente, non è possibile uno strappo con la Lega, del resto se Berlusconi perde la Lega dove va da solo contro tutti?

Matteo Oliviero

da www.newnotizie.it

LETTERA A ROBERTO SAVIANO IN SETTE PUNTI

venerdì, novembre 19th, 2010

Lettera aperta della redazione di Affaritaliani indirizzata a Roberto Saviano dopo la polemica tra lo scrittore e il Ministro Roberto Maroni.

Caro Saviano, qualche tempo fa, in unintervista, dicevi che Roberto Maroni è il miglior Ministro degli Interni di sempre, di tutti i tempi. Per la sua lotta alla mafia, perché ha azzerato il clan dei Casalesi. E invece hai pensato bene, nel corso della trasmissione Vieni Via con me, di sparare a zero sul suo partito, la Lega. Hai accusato, anzi calunniato con leggerezza, perché gli oltre nove milioni di italiani incollati davanti alla tv capissero esattamente il contrario. E cioè che il partito di Maroni, al nord, ha agganci con la ndrangheta. Dimenticando proprio che il ministro di cui parli è quello che di più ha fatto per sconfiggere la criminalità organizzata. Trascurando che dal 2008 (quando si è insediato il governo), ad oggi, sono stati confiscati alla mafia beni per 15 miliardi di euro./p
p style=text-align: justify;2. La mafia al Nord esiste da sempre. Il boss Saverio Morabito raccontava di quando, da bambino, era emigrato al Nord insieme ai conterranei di Platì, con i quali faceva rapine, furti, sequestri, spaccio di droga. Insomma, tutto il repertorio. Verrebbe da chiedersi, caro Roberto, dove stia la notizia. La mafia al Nord esiste da sempre, e in tutti gli schieramenti. Dovresti sapere, ad esempio, che Tiziano Butturini, sindaco del Pd di Trezzano sul Naviglio, è stato arrestato nellambito di uninchiesta sulla ndrangheta. A Borgarello, poi, è finito dentro un sindaco di centrodestra. Sempre per rapporti con la ndrangheta. Dunque, la ndrangheta al Nord è arrivata ben prima della Lega Nord, purtroppo./p
p style=text-align: justify;3. E veniamo alla storia che hai tirato in ballo in televisione, davanti a nove milioni di persone. Riguarda un consigliere regionale, Angelo Ciocca, eletto con il record di 18mila preferenze. Il numero fece stupire un po tutti gli addetti ai lavori., anche noi. E anche il Senatùr, secondo indiscrezioni di stampa, nellambito di un party per festeggiare il risultato delle elezioni regionali, avrebbe puntato il dito verso Ciocca dicendogli nel suo tipico tono scherzoso ma non troppo: Quante preferenze! Tu sei un tipo pericoloso…. Successivamente, nelle cronache politiche locali si dava conto dettagliatamente di come il partito stesse facendo accurate analisi e indagini sul conto di Ciocca. Tutto questo, caro Roberto, per farti capire che il Carroccio non ha coperto Ciocca. Anzi, ha cercato di fare chiarezza. Dove sta la novità? Abbiamo letto tutto, sappiamo tutto. Sappiamo anche, ed è bene ricordarlo, che Ciocca non è neppure indagato./p
p style=text-align: justify;4. Hai accusato Gianfranco Miglio di aver teorizzato listituzionalizzazione di Cosa Nostra, della Camorra e della Ndrangheta. Ma ti sembra corretto estrapolare una frase di un apprezzato teorico e accademico del diritto e usarla al di fuori del contesto dei suoi scritti e dei suoi studi? Miglio è stato lideologo della Lega, anche se poi sulla divisione dellItalia in tre macro regioni è stato abbandonato da Umberto Bossi negli ultimi periodi della sua vita. E tu, quando Miglio scriveva le sue teorie, non eri neanche nato. La maggior parte dei nove milioni di spettatori, probabilmente, non sanno nemmeno chi sia Miglio. Comè possibile dunque accusare il Carroccio per una frase estrapolata non da un esponente ufficiale del partito (peraltro morto e quindi senza possibilità di difesa) e da lì costruire un teorema senza tener conto delle decine di libri di politologia che lideologo del federalismo, erede di Cattaneo e Salvemini, ha prodotto nella sua vita?/p
p style=text-align: justify;5. E quella fotografia, che hai sbandierato agli italiani come dimostrazione che i contatti tra la Lega e la ndrangheta ci sono, eccome. Quellimmagine del boss Pino Neri e il leghista Angelo Ciocca. Bè, come ha detto Gerardo DAmbrosio. magistrato milanese autore di grandi inchieste (da quella della strage di Piazza Fontana a quella di Mani Pulite) e oggi parlamentare dellopposizione (non certo un amico di Maroni ne della Lega) ad Affaritaliani.it, quella foto non costituisce in alcun modo una prova. Perché a tutti può capitare di essere fotografati o avere contatti involontari e casuali con un mafioso senza saperlo. Non esistono, ad oggi, prove che le infiltrazioni della mafia nel nord siano avvenute grazie alla Lega. Cè la foto in cui Ciocca parla con un boss. E allora? Gli archivi sono pieni di foto di persone normali insieme a personaggi malavitosi. Se Ciocca sarà indagato, se sarà accusato e se una sentenza lo riterrà colpevole, allora la penseremo come te. Ma prima di avanzare ipotesi in un programma televisivo in prima serata davanti a nove milioni di persone, sarebbe opportuno avere qualcosa di più concreto in mano./p
p style=text-align: justify;6. Ma c’è di più. Sempre un po di tempo fa tu, che sembri nel frattempo diventato un tele-imbonitore (e non uno scrittore) dicevi esattamente il contrario di quanto detto in tv: Il centrosinistra ha responsabilità enormi nella collusione con le organizzazioni criminali: le due regioni con più comuni sciolti per mafia sono Campania e Calabria. E chi le ha amministrate negli ultimi 12 anni? Il centrosinistra. Cosa è cambiato dunque nella tua mente? Probabilmente le tue simpatie verso Gianfranco Fini, che nel frattempo ha lasciato il governo./p
p style=text-align: justify;7. E cosa dire di Loris Mazzetti, responsabile del programma Vieni Via con Me, che si permette di dare il benservito al ministro Maroni, non dandogli la possibilità di replicare quando, proprio da Saviano, viene accostato al nome di Schiavone detto Sandokan, uno dei peggiori mafiosi mai esistiti. Replica che invece, sostiene sempre lo stesso Mazzetti, può essere fatta con un video registrato. Insomma, il ministro chiede di guardare negli occhi lautore degli insulti e non gliene viene data la possibilità. Chiede di poter rispondere alle parole ingiuriose dette contro di lui e la possibilità gli viene negata. Possibile che proprio in un programma di una tv pubblica la democrazia sia diventata un optional? Cancellato dalla Rai il diritto di replica. Assurdo./p
p style=text-align: justify;Conclusione. Visto che gli italiani conoscono molto poco di quello che abbiamo detto e scritto in questi punti, visto che gli italiani ignorano le indagini della Boccassini, ignorano chi sia Miglio, non sanno che tu pochi mesi fa hai osannato il ministro degli Interni Maroni, e meno ancora sanno del fatto che una fotografia con un boss non è la prova del rapporto di un politico con la mafia… Visto tutto questo e visto che il tuo monologo è stato seguito da quasi dieci milioni di persone non perfettamente al corrente degli accadimenti e quindi incapaci di farsi unopinione circostanziata e oggettiva dei atti di cui in oggetto, possiamo concludere che nei tuoi monologhi si possono ravvisare forme, magari involontarie, dicirconvenzione di incapace?

BOSSI: IL GOVERNO DURERA’ FINO AL 27 MARZO

giovedì, novembre 18th, 2010

Poche parole per far capire che l’asse con Berlusconi è saldo e che ormai la Lega punta al voto anticipato, ma ovviamente non prima di aver incassato almeno una prima parte della riforma federalista. Lo stato maggiore del Carroccio si riunisce al Senato e prende atto della mediazione di Giorgio Napolitano che, di fatto, delinea una «road map» di quella che per la prima volta viene ufficialmente definita dal Colle «crisi politica». Umberto Bossi  fa il punto con il ministro Roberto Calderoli e i due capigruppo di Senato e Camera, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, nello studio della vicepresidente del Senato Rosy Mauro. Alla riunione partecipa anche Renzo Bossi, segno che il Senatur intende coinvolgere sempre più il figlio nelle questioni politiche di rilievo nazionale in modo che possa trarne esperienza per il futuro. L’intervento del Capo dello Stato viene accolto con soddisfazione dal Carroccio. «Paga un po’ di qua e un po’ di là. Bisogna mantenere la pace», spiega Bossi ai cronisti a Palazzo Madama che gli chiedono un commento. La Lega, d’altronde, intende mantenere un canale privilegiato con il Quirinale: sono lontani i tempi in cui i rapporti tra il Colle e gli esponenti leghisti erano tutt’altro che distesi. Negli ultimi mesi, il Carroccio è intervenuto non di rado a sostegno del Capo dello Stato anche quando le tensioni vedevano coinvolto Berlusconi. Inoltre, il partito del «Sole delle Alpi» mira sempre più ad accreditarsi, anche agli occhi dell’opinione pubblica, nel ruolo di mediatore tra il territorio e la politica, oltre che ovviamente tra Fini e Berlusconi. La parola d’ordine sembra essere quella di tenersi lontano dalle polemiche e dare un’immagine di concretezza mentre nel Palazzo – viene spiegato in ambienti parlamentari – continuano a «litigare per la spartizione di potere e poltrone». Non a caso, Reguzzoni intervenendo alla Camera ha ribadito «la forza dell’asse Bossi-Berlusconi, l’unico che può garantire le riforme di cui ha bisogno il Paese». Ecco, allora, il senso completo delle parole di Calderoli: «Il governo durerà fino al 27 marzo, quindi…» in risposta a chi gli chiede se la Lega teme che il federalismo rischi di non passare per la caduta dell’esecutivo. La riforma federale prima di tutto. La data del 27 marzo 2011, d’altronde, non sembra pronunciata a caso. Il governo, secondo questi calcoli, cadrebbe a gennaio in modo da approvare il federalismo comunale. E l’ultima domenica di marzo, tra l’altro, potrebbe essere un giorno utile anche per lo svolgimento delle elezioni comunali a Milano, Napoli, Torino e Bologna.

www.iltempo.it

SALVINI: MORATTI CANDIDATA?SI’, MA…

martedì, novembre 16th, 2010

Un’alleanza che potrebbe però essere allargata anche ad Udc e Futuro e Libertà. Almeno questa sembra essere l’intenzione della Moratti. “Dipende tutto dal quadro nazionale – commenta Salvini -. Certo che se democristiani e futuristi fanno saltare il banco a Roma è difficile poi fare comunella con loro qui a Milano. Ma quello che interessa alla Lega è il federalismo, dunque siamo pronti a tutto e con tutti per raggiungere l’obiettivo”.

In ultimo Salvini dà un suo giudizio sul sindaco Moratti. “Non so se Bossi voglia ricandidarla o meno, ma lei è migliorata. Stiamo lavorando fianco a fianco in vista delle elezioni comunali da tempo e devo ammettere che è molto migliorata nell’approccio. Ora gira anche per i quartieri della città”

da www.ilsussidiario.net

BOSSI E LE SUE CARTE

lunedì, novembre 15th, 2010

Tira una brutta aria nel polveroso saloon del Belpaese, un’atmosfera sospesa ed elettrica che di solito prelude all’ennesima sparatoria all’OK Corral del Far West italiano. L’uomo dietro il bancone lo sa, ma continua a servire da bere come se nulla fosse, anche se tra poco non gli resterà che abbassarsi dietro la barra e aspettare che tutto sia finito.

Al centro della scena un tavolo con cinque giocatori intorno: Berlusconi che tiene stancamente il banco, una mano già poggiata sulla fondina d’oro; accanto a lui siede Bossi e, in piedi, alle spalle di entrambi, c’è Tremonti che sbircia le carte con aria apparentemente indifferente; Fini rilancia all’impazzata perché non ha più nulla da perdere; Casini bleffa con l’abilità del pokerista consumato e finge di “vedere” l’impossibile (un governo dei migliori) essendo in realtà pronto a ogni tipo di partita; Bersani fa il suo gioco: le carte sono quelle che sono e miracoli non se ne possono fare.

Cinque giocatori, dunque, ma uno solo è il baro, colui che nasconde ben tre assi nella manica: mordicchia un sigaro spento all’angolo della bocca, indossa una camicia verde e viene dal profondo Nord. Berlusconi lo sa e anche l’uomo del bancone l’ha capito perché lo conosce bene: sono vent’anni che fa il solito gioco senza sbagliare una mano.

Tre assi nella manica, si diceva: vediamo quali sono e per quale ragione fanno di Bossi il giocatore decisivo della partita, quello da cui dipendono le sorti della legislatura.

Il primo asso lo rende forte per davvero in quanto gli permette di andare alle elezioni senza temerne il risultato. Se vince governerà più forte di prima, se perde aumenterà la sua quota di parlamentari.

Bossi è il primo a sapere che un bagno all’opposizione avrebbe il salutare effetto di rinvigorire l’elettorato e la sua propaganda: è difficile anche per lui continuare a gridare “Roma ladrona” mentre va occupando sempre di più i gangli del potere dell’odiata capitale. E se fosse escluso dal governo per via parlamentare sa bene che non sarebbe per sempre, anzi, ciò gli consentirebbe di arrivare più vigoroso di prima all’attesa rivincita.

Il secondo asso rende Bossi il potenziale protagonista di un’uscita da destra dal berlusconismo. Bisognerebbe, però, riuscire nell’impresa di varare un governo che vada oltre Berlusconi, ma con Berlusconi e che lo accompagnasse alla porta dolcemente come si fa con un ospite di riguardo.

Per convincerlo sarebbe bene trovare il modo d’infilargli in tasca un salvacondotto giudiziario e rendergli l’onore delle armi. Fini e Casini sarebbero disposti a farlo a patto di rientrare al governo in una posizione di forza. Il Pd resterebbe fuori a guardare, incamerando però il successo di assistere all’uscita di scena dell’avversario di sempre.

Un risultato politico inaspettato, forse il massimo ottenibile nell’attuale quadro di rapporti di forza dopo la sonora sconfitta del 2008, che sembra ispirato allo stratega cinese Sun Tzu: «Piegare il nemico senza combattere la guerra».

Il terzo asso consentirebbe alla Lega addirittura di puntellare un governo di transizione con dentro anche il Pd e che sia contro Berlusconi, senza ipocrisie o sottigliezze, potendo magari contare sul soccorso di una pattuglia di senatori del Pdl sicuri di non essere rieletti in caso di nuove elezioni.

Tale esecutivo avrebbe l’obiettivo di riscrivere la legge elettorale, di affrontare l’emergenza economica e poi di preparare il paese alle elezioni con regole più civili. Bossi potrebbe sostenerlo in nome della duttilità o, se si preferisce, della spregiudicatezza della sua politica monotematica, tutta incentrata sul federalismo che i nuovi alleati non avrebbero difficoltà a promettergli in cambio del suo sostegno. Sembra questo il disegno più improbabile, ma la sua plausibilità dipenderà dall’incattivirsi della situazione, dal modo con cui Berlusconi sceglierà di puntare i piedi e fare resistenza, acconciandosi alla sua natura.

Natura di pistolero, è bene non dimenticarlo. Oggi il cavaliere è debole (e un Berlusconi bis lo renderebbe ancora più prostrato) e perciò non ha l’energia necessaria per impedire la formazione di scenari alternativi, ma è sufficientemente forte per bloccarne l’effettiva realizzazione potendo contare sulle divisioni e le rivalità dei suoi avversari, vecchi e nuovi.

Anzi, è proprio un simile stallo a far tirare una brutta aria di elezioni con questa legge elettorale. Lo scenario peggiore per gli interessi del paese, ma il più favorevole al premier, il quale, vistosi pregiudizialmente rifiutato dal sistema che ha contribuito a creare, farà di tutto per far saltare il tavolo e giocare l’ultima partita nel ruolo migliore, quello della vittima.

Per questa ragione Berlusconi ha la mano già pronta sulla fondina, Bossi continua a barare e l’uomo dietro il bancone trema: sa bene che non bisogna sottovalutare la mira del vecchio pistolero, reduce da mille battaglie.

da www.ilsole24ore.com

ZAIA RINGRAZIA

giovedì, novembre 11th, 2010

“Ringrazio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e il ministro Umberto Bossi per la visita di ieri in Veneto, che ha dato stamane i suoi frutti.

Ritengo che questo primo stanziamento – 300 milioni di euro – del Governo a favore delle aree alluvionate del Veneto rappresenti un segnale decisivo per la ripresa economica e sociale della nostra regione”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, a proposito delle misure decise oggi dal Governo a favore del Veneto. “Devo sottolineare la velocita’ con cui si e’ mosso l’esecutivo e, in particolare, lo stesso Presidente Berlusconi, i Ministri Tremonti e Calderoli e il Sottosegretario Alberto Giorgetti – ha aggiunto Zaia -. A soli otto giorni da un’alluvione per molti versi piu’ dannosa di quella storica del 1966, il Governo ci mette a disposizione una cifra per coprire le spese correnti che consente di venire incontro alle necessita’ di 500 mila persone”. “Naturalmente occorre distinguere, come bene ha specificato il Ministro Tremonti, tra spese correnti e interventi strutturali. Per le spese correnti i cittadini potranno accedere ai fondi governativi attraverso le procedure previste dalla legge. Per gli interventi strutturali, ossia il ripristino e la messa in sicurezza del territorio – ha detto ancora Zaia – saranno previsti altri fondi, che non attingeranno al capitolo destinato alle spese impreviste ma saranno decise dopo un accurato inventario in sede governativa e dal Cipe”. “Mi pare di poter dire – ha concluso Zaia – che abbiamo mantenuto la parola: questo e’ il primo segno dell’efficienza. Credo sia doveroso da parte mia un ringraziamento agli amministratori locali, in primo luogo a Sindaci e Presidenti di Provincia, che in questi giorni sono in trincea con le loro comunita’ a ricostruire il nostro territorio. Ci attendiamo, infine, che l’Unione europea sappia essere coerente con quella sensibilita’ che ha consentito all’Ue di aiutare in modo concreto e sostanzioso tutte le comunita’ colpite dalle calamita’ naturali”.

www.agi.it

PRIMA IL VENETO, POI POMPEI

mercoledì, novembre 10th, 2010

“I soldi il Governo li deve dare prima al Veneto, poi a Pompei. Si possono fare tutte e due le cose, ma qui abbiamo mezzo milione di persone sott’acqua”. Così il governatore del Veneto Luca Zaia, parlando con l’ANSA, affronta il tema delle risorse per far fronte all’alluvione che ha colpito la regione.

Sempre su Pompei, Zaia ha sostenuto che “é indispensabile intervenire dopo il crollo nel sito archeologico campano. Pompei è parte del patrimonio culturale dell’umanità, ha enorme importanza anche per tutto il settore turistico”. “I soldi vanno messi anche lì, ma, con tutto il rispetto per Pompei – ha proseguito il governatore – qui in Veneto abbiamo 500 mila persone rimaste sott’acqua. Credo che prima si debba pensare al Veneto”. Sulla visita odierna di Berlusconi e Bossi in regione, Zaia ha osservato che “é già una prima vittoria per la ‘periferia dell’imperò che vi sia stata l’attenzione del governo, di questo governo. Non avevo dubbi che fosse così, nonostante nei primi giorni i media ci avessero abbandonato”.

www.ansa.it