LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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FINI PUNGE LA LEGA

martedì, ottobre 12th, 2010

Un colpo al cerchio (il federalismo è «una scelta irrinunciabile»), un colpo alla botte (no alle «piccole patrie preunitarie» e all’evocazione di «inesistenti identità padane»).

Da Palermo, dove venerdì ha benedetto il governo Lombardo quater nato dalla neo-alleanza Pd-Udc-Fli, ieri l’instancabile Gianfranco Fini è salito all’altro capo della penisola, in Val d’Aosta. E dai piedi del Monte Bianco il presidente della Camera ha aperto alla «svolta federalista», come la chiamano dalla Lega, ma stando ben attento a piantare i suoi paletti di difensore dell’unità d’Italia e di paladino della «solidarietà» verso le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, quelle che secondo le analisi demoscopiche costituirebbero il potenziale serbatoio elettorale di una destra finiana. «I forti divari tra Nord e Sud – ammonisce Fini – non possono giustificare differenze di trattamento nella fruizione di servizi essenziali, come ad esempio la tutela della salute». Niente «competizione» tra regioni efficienti e ricche e regioni sprecone e povere, dice Fini: il federalismo deve essere «solidale», e là dove le entrate fiscali non riescono a pagare «i livelli essenziali di sanità, assistenza e istruzione» deve intervenire lo Stato per «garantire l’integrale copertura».

L’attuazione del federalismo fiscale è uno dei punti di quel programma di governo che Futuro e Libertà si è impegnata a difendere lealmente, e dunque Fini non se ne smarca: «La scelta di un modello federale è obbligata e irreversibile, perché adottata dalla stragrande maggioranza degli stati di grandi dimensioni». Ma i distinguo dalle parole d’ordine del Carroccio sono chiari e netti, conditi da una punta di sarcasmo: «Alla base della crescente popolarità che il termine federalismo incontra – spiega il presidente della Camera – non vi è un nostalgico guardare indietro alle piccole patrie pre-unitarie, e neanche il fascino per una inesistente identità padana», bensì la diffusa «insoddisfazione per il cattivo funzionamento dello Stato centralista».

La replica della Lega non si fa attendere, ma è tutt’altro che bellicosa: «Negare l’identità padana – si limita a ribattere Roberto Calderoli – è come dire che la terra è piatta». Un dato di fatto indiscutibile, insomma, che non sarà certo Fini a smentire. Il ministro per la Semplificazione preferisce piuttosto andare sul concreto, e accogliere la disponibilità finiana a collaborare all’attuazione del federalismo fiscale: «La prossima settimana vedrò il presidente della Camera – annuncia – per portargli gli ultimi decreti e presentargliene il contenuto: il rilancio della legislatura ci sarà proprio grazie al federalismo». Pragmaticamente concentrati sull’obiettivo, i leghisti preferiscono ignorare anche la difesa dei «diritti fondamentali degli immigrati irregolari» fatta da Gianfranco Fini, che ieri ha rilanciato la questione della cittadinanza, «non tanto come status, ma come appartenenza a una comunità dove le persone vivono, lavorano e studiano».

Un Fini che, paradossalmente, scavalca a sinistra Walter Veltroni, che invece sul tema immigrazione scopre una vocazione anti-buonista: proprio ieri, alla conferenza programmatica Pd di Busto Arsizio, è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dall’ex leader, che chiede una «selezione degli ingressi» in Italia. «Venire qui è un’opportunità, non un diritto», e dunque gli aspiranti immigrati vanno ammessi secondo una sorta di punteggio. Bersani (pressato dagli amministratori del Nord che tifavano per la proposta veltroniana) ha benedetto l’ingresso «selettivo»: «La questione non è essere buonisti o no, è essere razionali». Applausi (ironici) dal Pdl: «Se avessimo usato noi la parola “selettività” ci avrebbero dato del dottor Mengele – dice Maurizio Gasparri – ma ben venga il riconoscimento degli errori passati del Pd».

BERSANI,CONTRO LA LEGA,SI APPROPRIA DEL FEDERALISMO

lunedì, ottobre 11th, 2010

Prendiamola in mano noi questa bandiera del federalismo, ma nella nostra chiave. Il segretario generale del Pd, Pier Luigi Bersani, sfida la Lega proprio sul fronte del federalismo.

Abbiamo una diversa idea di federalismo – ha detto Bersani nel suo intervento allassemblea nazionale del Pd – una via piu efficiente e razionale per arrivare alla conquista di livelli comuni per i servzi essenziali. Tremonti e Calderoli propongono il federalismo per raddrizzare una pianta storta, io dico che serve ma per avere nuovi obiettivi.

Da Bersani anche unanalisi sul fenomeno Lega Nord e sulle ambizioni del Carroccio per il dopo-Berlscuoni: Lasse Lega-Pdl sta attraversando una fase critica, con la Lega che fa da sottovaso alle perdite del vaso berlusconiano e resta attaccata allo zio sperando di portarne via leredita, senza avere badanti di mezzo. Ma adesso che ce Fini, per il Carroccio e un problema. La Lega, ha continuato Bersani, si e impossessata di un modello ideologico e populistico e ha preso in ostaggio il Nord attraverso unideologia, non attraverso un interesse politico. Ma il risultato finale, secondo il segretario del Pd, e tuttaltro che positivo: Questo meccanismo politico Berlusconi-Bossi ha giudato il ripegamento, non lavanzamento dellItalia e del Nord.

Bersani ha infine rilanciato la necessita di puntare sul Mezzogiorno: Lunita non puo esistere se dal Sud non arriva un progetto di rinnovamento dei progetti e della classe dirigente. Abbiamo sotto minaccia una serie di amminstratori locali campani, sono tutti del Pd, non possiamo lasciarli soli.

Da www.asca.it

BERLUSCONI E LA COSTITUZIONE: VA MODIFICATA?

giovedì, giugno 10th, 2010

Un’architettura istituzionale che rende “un inferno” la vita di chi deve governare, una Costituzione scritta 60 anni fa e che sconta i “compromessi di matrice catto-comunista”, soprattutto sulla parte relativa alla libertà d’impresa, in particolare l’articolo 41 ormai “datato” e che dunque va modificato. Silvio Berlusconi sceglie l’assemblea di Confartigianato per annunciare una “stagione di liberalizzazioni” che liberino l’Italia e gli imprenditori, la “spina dorsale del Paese”, da quella che il premier definisce “l’oppressione giudiziaria, fiscale e burocratica”. Tutta colpa della “cultura comunista” che per Berlusconi informa la Costituzione e che soprattutto negli anni ’70 “è stata improntata al sospetto verso l’uomo e le sue iniziative”, verso l’imprenditore visto come “sfruttatore ed evasore”. Parole che provocano la reazione delle opposizioni. Pierluigi Bersani fa notare che il premier, assumendo l’incarico, “ha giurato sulla Costituzione: se non gli piace vada a casa”. Duro anche Antonio Di Pietro: “Solo nei modelli fascisti si può fare a meno delle regole costituzionali e del Parlamento”. Ma chi difende il premier è l’alleato Umberto Bossi: Costituzione ‘datata’? “La stiamo cambiando proprio per questo motivo”. Sulle intercettazioni “la fiducia era quasi inevitabile”, dice il ‘Senatur’ quanto alla decisione di porre la fiducia sul provvedimento al Senato. “Non crea problema con l’opposizione. Le riforme – osserva il leader del Carroccio – sono troppo importanti. Le opposizioni non pososno invocare delle scuse”. Un clima in cui il premier si riconcilia platealmente con Emma Marcegaglia, abbracciandola e baciandola arrivando all’Auditorium della Musica. E poi, da imprenditore tra gli imprenditori, Berlusconi lamenta le difficoltà “che appaiono insormontabili” nell’attività del Governo: “Vista da dentro è un inferno”, “abbiamo un’architettura istituzionale che rende difficilissimo trasformare i progetti in leggi compiute e operanti dello Stato. I tempi sono incredibili”. Ma Berlusconi un altro progetto lo annuncia anche oggi: una “stagione di liberalizzazioni” che elimini “permessi, autorizzazioni e licenze” per svolgere un’attività economica, roba “da Stato totalitario”: l’obiettivo è arrivare ad un sistema per cui “basterà una comunicazione allo sportello unico dell’impresa”. Domani sarà approvato dal Cdm il regolamento per lo sportello unico, poi “entro l’autunno” sarà legge lo statuto delle Pmi, con “il limite massimo alla pressione fiscale”.