LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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VENTI AUTONOMISTI SULL’ITALIA

venerdì, gennaio 14th, 2011

Se sul piano parlamentare il federalismo arranca, la voglia di autonomia che arriva dal basso sembra invece rafforzarsi e contagia tutto il territorio nazionale.

Dal Nord a Sud pullulano le richieste di secessione o di adesione a nuovi territori seguendo un trend che pare divenuto inarrestabile.

Le ultime insofferenze verso lo status quo territoriale vengono dalla Puglia e dal Veneto. Ad alcuni salentini la terra delle tarante non sembra andare più bene; in particolare all’imprenditore televisivo (un altro) Paolo Pagliaro che ha fondato il movimento “Salento libero” e dalle frequenze della sua televisone locale, Telerama, diffonde l’idea che il territorio attorno a Lecce debba diventare una regione autonoma.

Dopo aver raccolto il consenso di 64 comuni su 146 fra le provincie di Lecce, Taranto e Brindisi, il movimento di Pagliaro ha avanzato richiesta in Cassazione per un referendum su una possibile separazione del Salento dalla Puglia, così da far lievitare il numero delle regioni italiane da 20 a 21.

Anche più a Nord, nella ex-Repubblica di Venezia, si registrano malumori. Nella provincia di Belluno, pur non chiedendo la creazione di una nuova entità territoriale, é forte la volontà di staccarsi dal Veneto per essere uniti al Trentino Alto Adige, così da godere di tutti i benefici fiscali che fanno ricca quella regione a statuto speciale. Niente magnati dei media in qui, l’iniziativa é stata presa in mano direttamente dalla giunta provinciale che ha approvato l’avvio delle procedure legali per la richiesta di aggregazione con il ricco vicino.

Benché l’esito dell’operazione appaia incerto, la decsione dell’istituzione bellunese ha già ottenuto un primo risultato causando divisoni all’interno della Lega Norda a livello locale con 1 consigliere che ha votato a favore del progetto.

L’elenco potrebbe continuare: a Frosinone e Latina che non ne possono più del Lazio Affaritaliani ha dedicato uno speciale mentre i tamburi di guerra hanno cominciato a rullare anche in Piemonte dove Alba e Bra sembrano averne abbastanza di Cuneo e vogliono dar vita a una nuova provincia (con buona pace di chi nel 2008 ne prometteva la cancellazione).

Questo genere d’iniziative non sono nuove nel panorama italiano dei campanilismi e dei provincialismi. Anni fa l’isola di lampedusa decise di assurgere agli albori delle cronache non solo per gli sbarchi di clandestini ma anche per aver chiesto di staccarsi dalla Sicilia e di aggregarsi alla provincia di Bergamo.

Pare difficile che la maggior parte di queste iniziative possano raggiungere lo scopo che si sono prefissate, tuttavia esse potrebbero rappresentare la spia di un malessere in cui riventicazioni economiche (più o meno fondate) si combinano con crisi identitarie. Sembra che ognuno si senta in diritto di farsi in casa la sua piccola patria fai da te scaricando le responsabilità di determinati problemi su altri e pensando che uno spostamento di confini possa risolvere magicamente ogni cosa.

A breve verrà approvata la riforma federalista, viene da chiedersi se questa servirà a porre un argine a questo trend o se invece sarà un incentivo a stimolarlo.

da http://affaritaliani.libero.it/politica/venti_autonomisti_italia_salento_puglia_belluno_trentino.html

CAOS ELEZIONI

mercoledì, marzo 3rd, 2010

In Lombardia e Lazio…

«Sono dilettanti allo sbaraglio». Poche parole e Umberto Bossi anticipa la resa dei conti che ci sarà dopo le elezioni. A bufera finita e, c’è da sperarlo, dopo che le liste oggi messe fuorigioco dai giudici di Roma e Milano avranno regolarmente partecipato alla competizione. A essere messi in discussione non solo i nomi dei singoli, sergenti o generali che siano, ma soprattutto gli equilibri interni al centrodestra. A partire dai rapporti tra Pdl e Lega. Impossibile non vedere come le vicende Polverini e Formigoni abbiano messo in subbuglio la pancia di una coalizione che fino a qualche settimana fa sembrava avviata verso la più semplice delle avanzate elettorali. Una semplice conferma dopo i successi delle ultime elezioni europee, politiche e anche amministrative. Un modo per consolidare il posizionamento di un’Italia che in fondo a destra è stata da sempre.

E, invece, litigi e pasticci rimettono in gioco non solo le percentuali di seggi e voti, ma soprattutto i rapporti di forza interni. Con la Lega che non resiste alla tentazione della smargiassata. «Ma come si fa a sbagliare a presentare le liste», infierisce Bossi. Non ce n’era davvero bisogno, il guaio era già sotto gli occhi di tutti. E forse sarebbe stato più opportuno dare una mano a chi a quei pasticci stava cercando di porre rimedio. Con pandette e intricati ricorsi alle corti d’Appello. Non dimenticando che il contributo del Carroccio alla raccolta di firme per la lista di Formigoni in Lombardia si era firmata a trenta. Su un totale di oltre 4mila presentate. E magari evitando, tra alleati di governo e coalizione, di scomodare anche il solito complotto. Che, declinato all’italiana, assomiglia terribilmente a una farsa. «Spero che siano dilettanti allo sbaraglio – istilla nei suoi il dubbio Matteo Brigandi, responsabile Giustizia della Lega – Perché se non lo fossero, sarebbe più grave». Non male per riscaldare animi che nel centrodestra di questi tempi sono già piuttosto caldi. A tutto vantaggio di Bersani e compagni.

Ma del resto la carica l’aveva già suonata la Padania, il quotidiano leghista che già ieri titolava con un bel: «La lega salva Formigoni». A liste ancora sub iudice e a soluzione del caso ben lontana. Il motivo? «Il Pdl impari come si fa politica con passione e competenza», il titolo dell’intervista al segretario nazionale della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, eterno delfino del Senatùr.

Ma anche i ministri non ci sono andati giù leggeri. «Sono errori raccapriccianti», ha infierito Luca Zaia in attesa di passare dall’Agricoltura allo scranno più alto della Regione Veneto. «Il fatto che la Lega non faccia questo tipo di errori ormai è risaputo, spero che comunque la situazione in Lombardia e nel Lazio si risolva per garantire una competizione democratica e consentire ai cittadini di dare un’espressione di voto». Bontà sua. Un commento distaccato del tipo di chi, come un Casini o un Penati qualunque che si sforzano di esibire anglosassone fair play, guarda la vicenda dal di fuori. E Maroni? Pesante pure lui. E pure lui tutto impegnato a dividere i buoni dai cattivi. «Noi della Lega qualche esperienza in più rispetto al Pdl ce l’abbiamo. La nostra prima elezione risale al 1985, quando facemmo eleggere un consigliere della Lega a Varese». Ed è subito pronta la lezioncina ai principianti. «Il diavolo – assicura – sta nei dettaglì. Bisogna sempre fare attenzione, noi fingiamo che i termini per la presentazione delle liste scadano una settimana prima dell’effettiva scadenza, facciamo un check di tutte le cose che servono, compresi i timbri tondi, così se manca qualcosa siamo pronti e non abbiamo mai avuto problemi». Un intervento del ministero? Escluso perché «violeremmo il diritto di chi ha applicato le leggi» e che può «vantare il diritto di correre senza gli altri». Dal Piemonte s’indigna anche il candidato governatore. «Ha ragione Bossi – s’allinea Roberto Cota -. Noi della Lega abbiamo sempre prestato molta attenzione alla preparazione». Bravo. «Le liste si presentano il primo giorno – gli fa eco il senatore Piergiorgio Stiffoni -. Io nella mia vita ne ho depositate migliaia e l’ho sempre fatto il primo giorno utile». Ma in serata l’annuncio della mobilitazione. Per le liste di Polverini e Formigoni? Macché. «Patate naturali» in distribuzione gratuita sabato in largo Cairoli a Milano. Contro il via libera europeo ai tuberi Ogm.

…e in Veneto…

Iniziata ufficialmente la campagna elettorale, il clima si è già surriscaldato. Ieri mattina in tribunale è stato presentato un ricorso che mette in discussione le modalità utilizzate dalla Lega Nord.

A farlo è stato il segretario della Destra, Titti Monteleone, intenzionata a «vederci chiaro». Nel mirino la procedura di autenticazione delle firme raccolte dal Carroccio in zona Cesarini.

Le sequenze da accertare – secondo il ricorso – risalgono a sabato, durante il via vai di rappresentanti di lista in tribunale. Qui la Lega stava raccogliendo le ultime candidature per le elezioni regionali, dopo aver scoperto l’errore di valutazione dei delegati di lista, che pensavano di dover raccogliere un numero di firme di poco superiore a quota 750 (ne servivano mille).

Un incidente che poteva diventare un dramma politico, ma che adesso apre una nuova partita, stavolta in tribunale. La Destra, fuori dalla corsa alle regionali, ha presentato il ricorso in cancelleria. Il sospetto è che quelle firme non siano state autenticate: «Nessuno dice che le firme sono false», afferma Titti Monteleone, «ma bisogna verificare se siano state correttamente autenticate. Un conto è la raccolta delle firme, un’altra l’a utenticazione».

Gettano acqua sul fuoco i vertici provinciali del Carroccio: «La Lega ha tanti elettori, militanti e conoscenti. Per noi è stato facile raccogliere le firme mancanti. Quanto all’autenticazione la normativa è molto complessa».

Anche il delegato dei Radicali, il bellunese Michele Bortoluzzi, ha depositato ricorsi alla commissione circoscrizionale per l’a ccesso agli atti di tutte le liste provinciali e alla Corte d’A ppello per l’accesso agli atti delle candidature regionali, quindi di Bortolussi, Zaia, De Poli: «Un gruppo di persone competenti, sia giuridicamente e sia elettoralmente è pronto», spiega Bortoluzzi, «nel caso in cui la Corte accolga la richiesta, ad entrare in azione, per controllare le decine di infrazioni che ci sono state segnalate in Veneto dai delegati, dagli uffici anagrafe e, anche, dai carabinieri in alcuni casi»

http://www.ilgiornale.it/interni/la_lezione_bossi_dilettanti_sbaraglio/03-03-2010/articolo-id=426312-page=1-comments=1

http://corrierealpi.gelocal.it/dettaglio/elezioni-la-destra-fa-ricorso-contro-le-firme-della-lega/1877264