LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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MA E' PROPRIO COSI'?

giovedì, marzo 18th, 2010

«Ragionevolezza». Addirittura, «moderazione». E che fine ha fatto la secessione? Dove hanno messo il celodurismo, le canottiere, la nazione padana, i riti celtici, l’acqua del Po? E tutto il campionario di invettive e intemperanze della Lega «dura e pura», in quale cassetto sono finiti? Il Carroccio, partito sempre meno di lotta e sempre più di governo, sta cambiando pelle. Basta prendere Umberto Bossi. Fino a poco tempo fa, dargli del moderato era quasi un insulto. Adesso con un linguaggio democristiano invita tutti, Silvio Berlusconi compreso, ad «abbassare i toni».

Basta sentirlo parlare il nuovo Senatùr, per valutare la profondità del cambiamento. «Ora finiamola, è il momento di abbassare la voce. Tutti continuano a gridare, ma nessuno è così sicuro di avere le carte in regola per poterlo fare. Stiamo dicendo cose che alla gente non interessano». E basta sfogliare la Padania, che da foglio gridato si è trasformato in un giornale «benpensante», riformista. «Lega tra la gente, lontana dalle liti», è il titolo di prima. Sommario: «Il Carroccio è sempre attivo sul territorio per risolvere i problemi dei cittadini». E dentro: «La Lega Nord è diversa», «La Lega del fare», «Stanchi delle liti di Palazzo». Concetti ripresi anche dai manifesti elettorali, dove si vede Alberto da Giussano che con la spada squarcia lo sfondo dividendo alcune storiacce, come il caso Marrazzo e lo scandalo escort, dal simbolo del partito: «Noi siamo un’altra cosa».

La svolta moderata del Carroccio in realtà non è cosa di oggi ma parte da lontano. Le liti e le polemiche con Carlo Azeglio Ciampi sul tricolore e sull’unità d’Italia sono un reperto archeologico: da quando al Quirinale c’è Giorgio Napolitano, non passa giorno senza che Roberto Calderoli, o lo stesso Bossi, non elogino «il grande equilibrio» del capo dello Stato. Ma il profilo, diciamo così, «istituzionale» della Lega, che è venuto a galla in questa legislatura, si è ancora di più marcato negli ultimi tempi. C’è un fondo di propaganda: alle Regionali mancano due settimane scarse e i leghisti puntano a fare man bassa di voti nel nord, in Veneto soprattutto, staccando il Pdl e contando di più in futuro nell’alleanza di governo.

Ma c’è pure un pragmatismo di fondo del movimento, il cui obbiettivo è quello di raggiungere dei risultati visibili, con il federalismo. Per arrivare alla meta, qualsiasi autobus è buono. I rapporti con Berlusconi, per carità, sono fuori discussione. «Noi siamo alleati fedeli – ripete il Senatùr ad ogni occasione – e l’abbiamo dimostrato più volte».

Per questo i leghisti saranno in piazza con Berlusconi, anche se senza troppo entusiasmo. «Delle regole – dice ancora Bossi – si sarebbe dovuto parlare da tempo. Ma prima: se non lo si è fatto, le liste bisognava presentarle bene. Certo, se agli uomini del Pdl è stato impedito di farlo, non è cosa da poco».

Quindi, conclude, è suonata l’ora del dialogo. Anche con Bersani? «Ora è troppo difficile, si rischia troppo di passare per traditori. Il fatto è che siamo partiti con il piede sinistro ma a far troppo casino non si risolve niente. Però con i partiti onesti bisogna parlare». E il Pd è onesto? «Direi si sì. Abbastanza. Vedremo che succederà con il federalismo. È difficile fare previsioni, perché certe beghe, certe polemiche lasciano sempre delle cicatrici».

da www.ilgiornale.it

NASCE LA FONDAZIONE CARLO CATTANEO

mercoledì, marzo 17th, 2010

La Lega Nord celebra le idee di Carlo Cattaneo.

 

Lunedì a Besozzo, in provincia di Varese, lo stato maggiore del partito guidato da Umberto Bossi ha assistito alla firma dell’atto costitutivo della fondazione che si occupera’ della conservazione e della divulgazione del pensiero del filosofo lombardo. “La Padania”, il quotidiano della Lega, riferisce con un titolo a tutta pagina la cronaca della giornata, cominciata con la donazione all’Universita’ dell’Insubria dei 154 manoscritti inediti di Cattaneo “stella guida del federalismo”, ha detto Bossi subito dopo la firma dell’atto costitutivo.

“Siamo partiti da Cattaneo e ora stiamo mettendo in pratica le sue idee sul federalismo”, ha aggiunto il leader dei Lumbard, “galvanizzato” racconta ancora ‘La Padania’, dalla realizzazione di un suo sogno: una fondazione culturale che si prenda cura del patrimonio di idee, pensieri, analisi e riflessioni che il filosofo lombardo lascio’ sulla carta nel momento piu’ amaro della sua vita, l’esilio in Svizzera all’indomani del fallimento dei moti del 1848.

La Fondazione che avra’ la sua sede nei locali messi a disposizione dal comune di Besozzo, ha come scopo, spiega “La Padania”, “l’organizzazione di incontri, ricerche, dibattiti su temi di carattere scientifico e istituzionale con particolare attenzione alla tutela, conservazione e valorizzazione dei documenti che raccoglie , in primo luogo i carteggi di Cattaneo e del pavese Giulio Preti”. Presidente della fondazione e’ stato nominato il senatore Sergio Rizzi, vice presidente e’ il professore Fabio Minazzi. Umberto Bossi ricoprira’ invece la carica di presidente onorario.

COME CAMBIERANNO LE REGIONI SE LA LEGA VA AL POTERE?

martedì, marzo 16th, 2010

di Matteo Salvini

Martedì 30 marzo 2010, c’è il sole e la Lega ha preso un sacco di voti e si appresta a governare Veneto e Piemonte con un suo uomo, nonché ad amministrare Lombardia e Liguria “circondando” affettuosamente con i suoi consiglieri i presidenti Formigoni e Biasotti. Ma cambia qualcosa per la gente del Nord? Ciumbia se cambia! Provo a mettere giù un elenco, anche grazie all´aiuto degli amici di Radio Padania e di Facebook, di cosa potrebbe cambiare da oggi in avanti. Cambiare in meglio, ovviamente. Innanzitutto il lavoro.

Precedenza ai residenti (soprattutto ai giovani) nei concorsi pubblici e nell´assegnazione dei posti di lavoro di competenza regionale, così magari anche a Roma si accorgono che il “federalismo occupazionale” riduce gli sprechi e aiuta chi merita davvero e non i “migranti” forzati in attesa di ritorno a casa. E sempre per il lavoro precedenza alle ditte della Regione, artigiani e piccole e medie imprese, per la concessione degli appalti e per la gestione dei servizi: altro che phone center di Regione Lombardia che rispondono dalla sicula Paternò di larussiana memoria. “Arriva Expo 2015 e il lavoro deve finire prima di tutto alle nostre imprese” sbottava in radio un imprenditore milanese.

Dopo il lavoro, la casa. Precedenza ai residenti nell´assegnazione delle (già poche) case popolari. Nonostante in Lombardia la Lega sia riuscita dopo immani lotte ad introdurre questo principio (residenza di almeno 5 anni per accedere ai bandi) in alcune province oltre il 50% degli appartamenti (a Milano il 56%) finisce ancora agli extracomunitari. Dunque? “Chi non abita qui da almeno quindici o vent´anni aspetta e si arrangia” è la soluzione indicata da molti. E l´impegno della Lega su questo si farà notare. Sempre sul tema casa, gli aiuti per gli affitti saranno riservati, secondo lo stesso criterio, con priorità ai residenti nella Regione, per evitare che (come accade oggi) quasi il 70% dei vari bonus, aiuti e aiutini finisca a famiglie straniere.

Più attenzione al territorio anche a scuola: proprio dalle Regioni a guida Padana riparte la battaglia per avere insegnanti reclutati a livello regionale e programmi scolastici che parlano di storia, lingua, cucina e musica delle terre dove i bambini nascono e crescono. E il filone della “precedenza ai residenti” vale anche per le graduatorie nei nidi e negli asili, nonchè nell´erogazione di buoni scuola ed esenzioni varie che ad oggi sono in buona parte a favore degli stranieri (a Milano ad esempio 2 gratuità su 3 per la mensa sono a vantaggio di extracomunitari).

Altro tema caldo è quello della Sanità. “Basta con lo strapotere di CL per nomine, consulenze e incarichi, mi aspetto più trasparenza e meritocrazia” sbotta un medico che da anni lavora in prima linea al Policlinico di Milano. “Qualche euro in meno e qualche controllo in più per le cliniche private e più attenzione e investimenti nelle strutture e negli ospedali pubblici” è la richiesta di Sergio, altro medico lombardo. Attese troppo lunghe nei Pronto Soccorso, attese troppo lunghe per alcuni esami specialistici sono solo alcuni dei fronti si cui dalla Lega si attende un cambio di marcia grazie al maggior peso nelle Regioni.

Non meno interesse per la difesa del territorio dalla speculazione edilizia. Qualche centro commerciale in meno e qualche parco in più, a differenza di quanto accadeva fino a ieri con governatori di destra e sinistra, con un conseguente rilancio delle politiche agricole e dei consumi locali alla faccia delle patate transgeniche o delle fragole galattiche che qualcuno a Bruxelles vorrebbe piazzarci in tavola.

La Polizia Regionale poi, invocata con maggiore presenza e maggiore coordinamento, per contrastare immigrazione irregolare e delinquenza diffusa soprattutto nei piccoli Comuni dove vigili e polizia faticano ad arrivare. Ai governatori leghisti si chiede di togliere il bollo auto grazie a un drastico ridimensionamento delle autoblu, taglio che molte amministrazioni locali a guida leghista hanno già operato (a volte con fatica) da tempo. Sempre in tema di trasporti treni regionali più puliti e puntuali.

Non solo uno slogan elettorale, perché migliaia di lavoratori e studenti pendolari pagano ogni giorno sulla propria pelle servizi e soprattutto disservizi. Senza alibi, su questo le Regioni hanno tutta la possibilità di intervenire: per dirla con Aurora della Valle Seriana “rimettere a posto anche le piccole stazioni sarebbe un gran bel segnale per i pendolari e darebbe anche lavoro a imprese delle nostre parti”.

Infine molti, se non tutti, si aspettano soprattutto una forte accelerata sul Federalismo. “Il voto del 28 e 29 marzo è un voto politico perché se dal Nord arriva un segnale forte a Roma nessuno, neanche i nostri alleati dubbiosi, avrà finalmente più scuse”. A parlare così non è un politologo ma è Ronny, leghista di Alessandria di 27 anni, che riassume una sensazione diffusa. Forse tutti i “casini” romani di questi giorni, dai timbri alle firme, dai panini ai ricorsi, hanno sullo sfondo un unico grande timore: il Federalismo che vuol dire Responsabilità. Chi produce spende, chi spreca paga di suo. Quasi ovvio si potrebbe pensare, ma non in Italia…

Passo e chiudo, non prima di aver salutato il vincitore trevigiano del Grande Fratello che una volta tanto ha portato un po´ di lingua veneta in televisione, di aver rimpianto il mitico Tonino Carino da Ascoli che ci ha lasciato, di essermi fatto gli auguri per il mio 37° compleanno e di aver ringraziato ciascuno di voi per la lettura, compresi i “fenomeni” che vomitano insulti ogni volta perche´ evidentemente e´ l´unica cosa che sanno fare.

LA LEGA VUOLE ESSERE IL PRIMO PARTITO AL NORD

venerdì, marzo 12th, 2010

“La vera sfida per la Lega a queste regionali è quella di diventare il primo partito del Nord, perché questo è il nostro compito storico”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni, intervenendo a una manifestazione elettorale in piazza a Saronno (Varese), dove ha anche inaugurato la nuova sede del partito. “Il rapporto coi nostri alleati, con il Pdl e con Berlusconi, e’ molto buono – ha aggiunto Maroni -. Quando c’e’ qualche incertezza sul federalismo Bossi va da Berlusconi e lo convince. Ma non solo questo è positivo, è positiva la forza delle idee che sono frutto di vent’anni di battaglia politica seguendo il motto Padroni a casa nostra”.

da http://www.leganord.org/dblog/articolo.asp?articolo=2116

ECCO I CANDIDATI DELLA LEGA NORD

giovedì, marzo 11th, 2010

La Lega Nord cala gli assi. I 5 candidati padani alle regionali 2010 sono stati presentati ufficialmente  mercoledì 24 febbraio, nella sede della Provincia di Monza e Brianza, in via Tommaso Grossi, a Monza.

I nomi erano già noti da tempo: Massimo Zanello, assessore regionale uscente alla Cultura; Massimiliano Romeo, assessore alla Sicurezza del comune di Monza; la sovicese Ester Valtorta; il carnatese Claudio Paolo Rizzi; il limbiatese Claudio Augusto Dozio.

Tra ringraziamenti di rito e doppiopetti di ordinanza, i magnifici cinque, schierati sotto la proiezione di una gigantesca stella padana e accanto al nuovo segretario provinciale del partito, Dionigi Canobbio, hanno sinteticamente sciorinato il loro programma elettorale.

Per uno Zanello che ha sottolineato come “non fosse scontata una ricandidatura” e che ha posto l’accento sull’operato del proprio assessorato, “Forum della cultura UNESCO e consorzio Villa Reale, soprattutto”, ha fatto da contralto un Romeo pronto a concentrarsi sulle problematiche viabilistiche che attenteranno il territorio nei prossimi mesi: “Con l’inizio dei lavori per la Pedemontana è fondamentale che il trasporto su ferro venga potenziato: collegamento della metropolitana da Bettola a Monza e velocizzazione della tratta ferroviaria Monza-Molteno-Oggiono-Lecco”.

Rizzi, flemmatico, si è soffermato sulla sanità, chiudendo in modo eloquente: “Quando un extracomunitario arriva in Italia non sappiamo nemmeno se è stato vaccinato”.

Valtorta, “unica quota rosa”, nella definizione di Canobbio, ha come obiettivo il “mantenere buoni rapporti tra i sindaci brianzoli e la regione Lombardia”.

Claudio Dozio, chimico, intende occuparsi di ambiente: “Risparmio energetico nelle abitazioni e rispetto del verde”.

Infine, Fabio Meroni, assessore leghista provinciale al Demanio e, quindi, “padrone di casa” dell’evento, in calce alla presentazione, in perfetto stile Lega, ha tuonato: “Chi ha voluto la provincia di Monza e Brianza è stata la Lega. La Lega c’è e abbiamo la necessità di avere un vicepresidente provinciale”.

Più diplomatico Zanello che, rispondendo alla classica domanda sugli obiettivi percentuali, chiosa: “L’unico tema delle prossime elezioni sarà il duello Lega-Pdl, ci farebbe piacere il sorpasso ma non ne faremo una malattia”.

FORMULA UNO, ECCLESTONE ANNUNCIA: IL GRAN PREMIO A ROMA NEL 2013

mercoledì, marzo 10th, 2010

«Roma entrerà in calendario nel 2013. Avremo 20 gare e i team saranno soddisfatti». Lo ribadisce Bernie Ecclestone, patron del Mondiale di Formula 1, al magazine tedesco Speedweek. Le parole di Big Bernie confermano la tendenza a privilegiare i moderni tracciati cittadini, come quelli di Valencia e Singapore che giá fanno parte del campionato. E riaprono la mai sopita polemica tra Lega Nord e amministrazione di centrodestra capitolina sul contestato tracciato da Gran Premio all’Eur, che il sindaco Gianni Alemanno vedrebbe di buon occhio.

 DAL COLOSSEO ALL’EMPIRE – Ma non è soltanto Roma con il suo circuito a pochi metri dal Colosseo Quadrato (il palazzo della Civiltà del lavoro all’Eur) a sollecitare la fantasia e il senso per gli affari del patron. Nell’agenda di Ecclestone, evidenzia Speedweek, rimane in evidenza anche il progetto di organizzare un Gp perfino a New York.

Il Mondiale 2010 di Formula 1 comincia domenica 14 marzo con il Gran Premio del Bahrain. La stagione si snoderà attraverso 19 appuntamenti. Spicca l’esordio del Gp della Corea del Sud e il ritorno a Montreal per il Gp del Canada.

CASTELLI: BASTA FONDI – Come era prevedibile, è arrivata subito una replica delle Lega Nord, attraverso il viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Roberto Castelli: «Apprendo che Ecclestone dichiara che il Gran Premio di Roma entrerà in calendario nel 2013. Atteso che sono passati pochi mesi da quando questo governo ha dovuto dare a Roma 500 milioni per ripianare i debiti del Comune, senza che peraltro Roma mettesse in atto alcun piano di dismissione dei propri assets per diminuire tali debiti, chiedo alla Lega Nord – dice Castelli – di non votare da oggi in poi alcun provvedimento che preveda di erogare fondi straordinari per il Comune di Roma nel caso in cui detta amministrazione dovesse impegnare fondi propri per organizzare l’evento».

Secondo Castelli «sarebbe infatti una beffa straordinaria che con i fondi dello Stato che, come noto, provengono in larga parte dal nord, si andassero a finanziare manifestazioni che danneggiano lo storico Gran Premio di Monza».

…IN ATTESA DI SVILUPPI…

giovedì, marzo 4th, 2010

“Sulle nostre liste posso dire che sono assolutamente regolari”. Lo ha detto Giancarlo Giorgetti, segretario della Lega Lombarda che ha partecipato alla conferenza stampa organizzata dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Giorgetti a proposito della possibilità di un intervento del Governo per risolvere la questione delle liste in Lombardia ha affermato: “Una soluzione politica è quella del buon senso. E’ evidente che la candidatura è sostenuta da piu’ di 3.500 persone”.

Intanto sono circa 300 i giovani militanti del Pdl che questo pomeriggio si sono riuniti in Piazza San Babila per una manifestazione di protesta contro l’esclusione della lista ”Per la Lombardia” di Roberto Formigoni dalle elezioni Regionali del 28 e 29 marzo. I manifestanti hanno innalzato stendardi e bandiere con i simboli del Pdl e della Lega Nord intonando cori a sostegno della candidatura dell’attuale governatore lombardo: ”Roberto, uno di noi” e ”fateci votare, dai ragazzi fateci votare”.

In un angolo della piazza e’ stato allestito un gazebo dove, fino a domenica sera, verranno raccolte delle firme contro l’esclusione di Formigoni dalla competizione elettorale. L’obiettivo, ha spiegato Stefano Maullu, assessore alla Protezione Civile della Giunta Formigoni, e’ ”raccogliere almeno 3.000 firme nell’arco dei tre giorni”.

In Piazza San Babila anche Matteo Salvini, capogruppo della Lega Nord a Palazzo Marino, che assicura il pieno sostegno del Carroccio a ogni iniziativa di questo genere: ”Al di la’ della forma – ha spiegato – per la Lega prevale la sostanza di dare una scheda elettorale a nove milioni di lombardi.

Sulle polemiche si discute dopo, ma se qualcuno si attacca al cavillo c’e’ anche qualcuno che il cavillo lo ha permesso.

Piu’ delle polemiche – ha concluso – ci interessa far votare i lombardi”.

CAOS ELEZIONI

mercoledì, marzo 3rd, 2010

In Lombardia e Lazio…

«Sono dilettanti allo sbaraglio». Poche parole e Umberto Bossi anticipa la resa dei conti che ci sarà dopo le elezioni. A bufera finita e, c’è da sperarlo, dopo che le liste oggi messe fuorigioco dai giudici di Roma e Milano avranno regolarmente partecipato alla competizione. A essere messi in discussione non solo i nomi dei singoli, sergenti o generali che siano, ma soprattutto gli equilibri interni al centrodestra. A partire dai rapporti tra Pdl e Lega. Impossibile non vedere come le vicende Polverini e Formigoni abbiano messo in subbuglio la pancia di una coalizione che fino a qualche settimana fa sembrava avviata verso la più semplice delle avanzate elettorali. Una semplice conferma dopo i successi delle ultime elezioni europee, politiche e anche amministrative. Un modo per consolidare il posizionamento di un’Italia che in fondo a destra è stata da sempre.

E, invece, litigi e pasticci rimettono in gioco non solo le percentuali di seggi e voti, ma soprattutto i rapporti di forza interni. Con la Lega che non resiste alla tentazione della smargiassata. «Ma come si fa a sbagliare a presentare le liste», infierisce Bossi. Non ce n’era davvero bisogno, il guaio era già sotto gli occhi di tutti. E forse sarebbe stato più opportuno dare una mano a chi a quei pasticci stava cercando di porre rimedio. Con pandette e intricati ricorsi alle corti d’Appello. Non dimenticando che il contributo del Carroccio alla raccolta di firme per la lista di Formigoni in Lombardia si era firmata a trenta. Su un totale di oltre 4mila presentate. E magari evitando, tra alleati di governo e coalizione, di scomodare anche il solito complotto. Che, declinato all’italiana, assomiglia terribilmente a una farsa. «Spero che siano dilettanti allo sbaraglio – istilla nei suoi il dubbio Matteo Brigandi, responsabile Giustizia della Lega – Perché se non lo fossero, sarebbe più grave». Non male per riscaldare animi che nel centrodestra di questi tempi sono già piuttosto caldi. A tutto vantaggio di Bersani e compagni.

Ma del resto la carica l’aveva già suonata la Padania, il quotidiano leghista che già ieri titolava con un bel: «La lega salva Formigoni». A liste ancora sub iudice e a soluzione del caso ben lontana. Il motivo? «Il Pdl impari come si fa politica con passione e competenza», il titolo dell’intervista al segretario nazionale della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, eterno delfino del Senatùr.

Ma anche i ministri non ci sono andati giù leggeri. «Sono errori raccapriccianti», ha infierito Luca Zaia in attesa di passare dall’Agricoltura allo scranno più alto della Regione Veneto. «Il fatto che la Lega non faccia questo tipo di errori ormai è risaputo, spero che comunque la situazione in Lombardia e nel Lazio si risolva per garantire una competizione democratica e consentire ai cittadini di dare un’espressione di voto». Bontà sua. Un commento distaccato del tipo di chi, come un Casini o un Penati qualunque che si sforzano di esibire anglosassone fair play, guarda la vicenda dal di fuori. E Maroni? Pesante pure lui. E pure lui tutto impegnato a dividere i buoni dai cattivi. «Noi della Lega qualche esperienza in più rispetto al Pdl ce l’abbiamo. La nostra prima elezione risale al 1985, quando facemmo eleggere un consigliere della Lega a Varese». Ed è subito pronta la lezioncina ai principianti. «Il diavolo – assicura – sta nei dettaglì. Bisogna sempre fare attenzione, noi fingiamo che i termini per la presentazione delle liste scadano una settimana prima dell’effettiva scadenza, facciamo un check di tutte le cose che servono, compresi i timbri tondi, così se manca qualcosa siamo pronti e non abbiamo mai avuto problemi». Un intervento del ministero? Escluso perché «violeremmo il diritto di chi ha applicato le leggi» e che può «vantare il diritto di correre senza gli altri». Dal Piemonte s’indigna anche il candidato governatore. «Ha ragione Bossi – s’allinea Roberto Cota -. Noi della Lega abbiamo sempre prestato molta attenzione alla preparazione». Bravo. «Le liste si presentano il primo giorno – gli fa eco il senatore Piergiorgio Stiffoni -. Io nella mia vita ne ho depositate migliaia e l’ho sempre fatto il primo giorno utile». Ma in serata l’annuncio della mobilitazione. Per le liste di Polverini e Formigoni? Macché. «Patate naturali» in distribuzione gratuita sabato in largo Cairoli a Milano. Contro il via libera europeo ai tuberi Ogm.

…e in Veneto…

Iniziata ufficialmente la campagna elettorale, il clima si è già surriscaldato. Ieri mattina in tribunale è stato presentato un ricorso che mette in discussione le modalità utilizzate dalla Lega Nord.

A farlo è stato il segretario della Destra, Titti Monteleone, intenzionata a «vederci chiaro». Nel mirino la procedura di autenticazione delle firme raccolte dal Carroccio in zona Cesarini.

Le sequenze da accertare – secondo il ricorso – risalgono a sabato, durante il via vai di rappresentanti di lista in tribunale. Qui la Lega stava raccogliendo le ultime candidature per le elezioni regionali, dopo aver scoperto l’errore di valutazione dei delegati di lista, che pensavano di dover raccogliere un numero di firme di poco superiore a quota 750 (ne servivano mille).

Un incidente che poteva diventare un dramma politico, ma che adesso apre una nuova partita, stavolta in tribunale. La Destra, fuori dalla corsa alle regionali, ha presentato il ricorso in cancelleria. Il sospetto è che quelle firme non siano state autenticate: «Nessuno dice che le firme sono false», afferma Titti Monteleone, «ma bisogna verificare se siano state correttamente autenticate. Un conto è la raccolta delle firme, un’altra l’a utenticazione».

Gettano acqua sul fuoco i vertici provinciali del Carroccio: «La Lega ha tanti elettori, militanti e conoscenti. Per noi è stato facile raccogliere le firme mancanti. Quanto all’autenticazione la normativa è molto complessa».

Anche il delegato dei Radicali, il bellunese Michele Bortoluzzi, ha depositato ricorsi alla commissione circoscrizionale per l’a ccesso agli atti di tutte le liste provinciali e alla Corte d’A ppello per l’accesso agli atti delle candidature regionali, quindi di Bortolussi, Zaia, De Poli: «Un gruppo di persone competenti, sia giuridicamente e sia elettoralmente è pronto», spiega Bortoluzzi, «nel caso in cui la Corte accolga la richiesta, ad entrare in azione, per controllare le decine di infrazioni che ci sono state segnalate in Veneto dai delegati, dagli uffici anagrafe e, anche, dai carabinieri in alcuni casi»

http://www.ilgiornale.it/interni/la_lezione_bossi_dilettanti_sbaraglio/03-03-2010/articolo-id=426312-page=1-comments=1

http://corrierealpi.gelocal.it/dettaglio/elezioni-la-destra-fa-ricorso-contro-le-firme-della-lega/1877264

SI' ALLA LEGGE ANTI CORRUZIONE, IL PDL FACCIA LISTE "PULITE"

lunedì, febbraio 22nd, 2010

‘”Bisogna fare una legge”. Il segretario della Lega Nord Umberto Bossi lo ha detto parlando con i giornalisti a Milano in merito alle ultime vicende giudiziarie con tangenti venute alla ribalta. Secondo il ministro delle Riforme, si tratta di “fatti isolati. Sennò – ha spiegato – qualche segnale sarebbe giunto”. La Lega Nord, ha continuato Bossi, ha suggerito al Pdl “di non candidare chi è stato trovato con le mani nel sacco. Calderoli – ha proseguito Bossi – ha detto a Berlusconi: noi abbiamo fatto così, fate così anche voi, ci date una mano. La gente – ha aggiunto – è stufa della politica, ogni tanto c’è una mela marcia che crea confusione. Ma spero che i cittadini siano tanto maturi da non farsi confondere”.

Ecco Calderoli a proposito:

“Martedì mattina incontrerò i rappresentanti delle associazioni degli enti locali e le forze politiche, anche di opposizione, per illustrare la mia proposta e studiare la percorribilità per la presentazione di un emendamento al decreto legge sugli enti locali contenente il rafforzamento dei controlli interni degli stessi enti locali.

In questo modo le prime norme di contrasto alla corruzione, e di miglioramento dei servizi, potranno diventare legge già entro la metà del mese di marzo ovvero prima delle elezioni regionali.”

SANTORO: ROSARNO è COLPA DELLA LEGA

venerdì, gennaio 15th, 2010

Sta’ a vedere che la colpa degli scontri di Rosarno è dell’unico partito che non prende un voto in Calabria, cioè la Lega Nord. Che i calabresi sono razzisti, come gli italiani che votano Carroccio. E lo sono per colpa della legge Bossi-Fini. Il sistema-Santoro per una volta abbandona il bersaglio prediletto, cioè Silvio Berlusconi, e si sposta sul nuovo che avanza, sul suo alleato più fidato, quello che si prepara a governare qualche regione al Nord e detta la linea al governo in tema di sicurezza e criminalità. Si parla di Rosarno ad Annozero, si riportano in prima serata i volti disperati dei neri sfruttati dai caporali, le loro voci di protesta, le loro storie fatte di minacce e violenze subite.

Ma il dito di Annozero non si punta sulla criminalità organizzata, sulla ’ndrangheta che controlla il territorio, paesi e campagne, sul sistema politico locale che ignora le bidonville nere, le vecchie fabbriche trasformate in dormitori abusivi, le paghe da fame, le sprangate a chi non raccoglie abbastanza arance. Il problema è un altro: bombardare la Lega. Il gioco è palese nelle parole di Marco Travaglio, che apre il sermone del giovedì sera con «lo slogan ripetuto da anni a Pontida: rimandiamoli a casa. Siete al governo dal 2001, perché non lo fate sul serio e li rimpatriate tutti?». Ecco il vero problema di Rosarno: la Lega.

Ad Annozero c’è sempre un cireneo, uno che viene caricato della croce santoriana e la porta fino alla fine della trasmissione, e anche dopo. Un rappresentante del centrodestra messo al muro e fucilato dagli altri ospiti. Ieri sera è toccato a Roberto Cota, capogruppo leghista alla Camera e candidato del centrodestra a governatore del Piemonte. Il cireneo fa appena in tempo a esporre le sue ragioni, a ricordare la tolleranza delle autorità locali verso il degrado e lo sfruttamento, a sottolineare i mancati sgomberi, l’assenza di controlli sanitari che dovevano essere compiuti dalle aziende sanitarie, la vergognosa gestione delle risorse comunitarie destinate all’integrazione. Appena ricorda che la regione Calabria è governata dalla sinistra viene zittito da due giornalisti, Fabrizio Gatti dell’Espresso e Gad Lerner, nominati sul campo esperti unici dell’argomento immigrazione. Gatti scatta come una molla, minaccia querele, proclama che «manca la società civile, il mediatore culturale», e che questo è colpa della «Lega che racconta menzogne da 15 anni».

§Santoro ieri sera è sembrato il più moderato della pattuglia. Ha mostrato immagini trasmesse da Sciuscià dieci anni fa e sembravano registrate l’altro giorno, a documentare minacce, raid punitivi, baraccopoli dimenticate, braccianti pagati con soldi falsi. Sandro Ruotolo fa parlare i membri di alcune famiglie accusate di legami con la malavita organizzata, giovani ripresi al buio, che dicono e soprattutto non dicono, smozzicando mezze parole in mezzo alla strada. Ma il piatto forte è il «dagli al leghista». «Le ronde nascono così», pontifica Lerner accostando Rosarno all’Alabama degli anni ’50-60 dominata dal Ku-Klux-Klan. «Qui il problema più diffuso è l’abitudine al disprezzo dell’altro, la scorciatoia violenta per risolvere i problemi». «La responsabilità è della Bossi-Fini», insiste Gatti pubblicizzando il proprio reportage sull’Espresso in edicola.

L’onorevole Alessandra Mussolini punta il dito contro il datori di lavoro nero, «sono loro i veri delinquenti»: ma tiene a precisare che «non voglio scendere in una polemica tra centrodestra e centrosinistra». E Cota resta solo a parlare di rispetto delle leggi, regolarità, integrazione.

 

da www.ilgiornale.it