LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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GAZEBO A MEDA SABATO 19 GIUGNO

venerdì, giugno 18th, 2010

In occasione del tradizionale raduno di Pontida, che si terrà domenica 20 Giugno p.v. (a cui parteciperanno tutti i leader del nostro movimento), la Sezione della Lega Lombarda – Lega Nord di Meda terrà un gazebo informativo sabato 19 giugno dalle ore 9.00 alle 18.00 nei pressi della fontana.

FORSE ANCHE TREMONTI A PONTIDA

giovedì, giugno 17th, 2010

Appuntamento domenica prossima, 20 giugno, sullo storico prato di Pontida, in provincia di Bergamo. La Lega Nord tiene all’inizio dell’estate il suo tradizionale raduno.

Un’occasione per festeggiare i risultati delle elezioni regionali di fine marzo, l’approvazione del primo decreto attuativo del federalismo fiscale (quello demaniale) e per mettere a punto le prossime sfide del movimento guidato da Umberto Bossi. Ma potrebbe esserci un vero e proprio colpo di scena.

 

Pontida è sempre stato un luogo chiuso agli ospiti, ma l’edizione 2010 – stando a quanto spiegano fonti leghiste ad Affaritaliani.it – potrebbe vedere la partecipazione anche sul palco, per un breve saluto, del ministro dell’Economia Giulio Tremonti.

Contatti ci sarebbero già stati per definire i dettagli dell’eventuale presenza del numero uno di Via XX Settembre. D’altronde l’agenda di Tremonti per domenica 20 giugno è vuota e non prevede alcun appuntamento né nazionale (e/o istituzionale) né internazionale.

da www.affaritaliani.it

I GIOVANI, LA LEGA NORD E LA VOGLIA DI CAMBIARE

mercoledì, giugno 16th, 2010

Vi propongo oggi un articolo di Emanuele Pozzolo, apparso su “La Padania” di ieri che faccio volentieri mio.

I giovani che si interessano di politica si contano ormai sulle dita di una mano. Eppure impressiona la quantità di giovani e giovanissimi che si avvicinano, quotidianamente, alla Lega Nord: sono tanti i ragazzi e le ragazze che si impegnano gratuitamente tra le file del nostro movimento.

Altrove i giovani non ci sono più: le due grandi “case ideologiche” del Novecento, quella comunista e quella fascista, hanno sempre esercitato una forte attrazione sulle giovani leve. Le sedi del Pci e del Msi pullulavano di giovani: c’erano il tipo intellettuale, il movimentista, il militante per caso e l’enfant prodige della sezione. C’era molta vita giovanile nella militanza politica del secolo scorso.

[…] Le abiure indecorose e le ripetute capriole che molti figli di quelle ideologie hanno cavalcato per puro interesse personale non hanno fatto altro che rendere ancora più profondo il solco che separa i giovani e la politica. Oggi, come cinquant’anni fa e forse come sempre, i giovani sono i più “puri”: pretendono fatti e non solo parole, pretendono passione e non solo cinismo. La politica di oggi, nel suo complesso, è evidente che è l’esatta antitesi di quello che un giovane vorrebbe vedere: le idee contano meno del due di picche, non si può dire tutto quello che si pensa, bisogna stare attenti al “politically correct” e, in fin dei conti, va avanti solo chi è adeguato a non pestare i calli dei politicanti più navigati. Tutto questo è assolutamente incontestabile e, purtroppo, trasversale.

Ma vi è un’eccezione nel panorama politico italiano: la Lega Nord.

La Lega è l’esatto contrario della politica che fanno tutti gli altri partiti e movimenti politici, di destra e di sinistra: la Lega sa ancora appassionare, la Lega sa di avere il coraggio di andare controcorrente, la Lega se ne fa un baffo del “politically correct”. E’ per questo che la Lega piace ai giovani. La Lega dice tutto quello che pensa e, soprattutto, agisce, fa, produce: la “politica del fare” è il marchio di fabbrica del movimento di Umberto Bossi e questa caratteristica, evidentemente, attrae e convince i giovani. Proprio quei giovani, che mai entrerebbero a far parte di qualsiasi altro movimento politico, trovano nella Lega e nei Giovani Padani, quello spazio libero dove possono far valere le loro idee, difendere i loro valori e lavorare per la loro terra.

[…] Si può dire, senza timore di smentita, che l’unica classe politica giovane e seria oggi presente in Italia è quella della Lega: a dimostrazione di quanto la freschezza anagrafica sia una caratteristica peculiare della Lega Nord basti sapere che Roberto Cota e Luca Zaia, i due neo-governatori di Piemonte e Veneto, hanno entrambi 42 anni e se anche sommassimo le loro rispettive età non raggiungeremmo le secolari primavere di qualche altro politico italiano. I tanti giovani che costituiscono le braccia e le gambe del nostro movimento sono il futuro, non solo della Lega, ma anche del nostro Paese; perché altrove i giovani o non si vedono, o non fanno politica, o non hanno spazi. […] I giovani sono l’unica garanzia del vero cambiamento: non si accontentano di fare le cose a metà, vogliono andare fino in fondo. Come la Lega.

(nda) Anche nella sezione di Meda è presente un nutrito gruppo di giovani, alcuni alle prime esperienze, altri già navigati, guidati sapientemente dalla responsabile cittadina dei Giovani Padani, Massimiliana Spinelli, a cui va un grazie e un sentito in bocca al lupo!

LA POLEMICA CHE NON ESISTE

martedì, giugno 15th, 2010

Certo, in tempo di Mondiali, inno e tricolore, la polemica contro la Lega non poteva mancare.

In questi giorni le pagine dei giornali riportano una “presunta” notizia secondo cui durante l’inaugurazione di una scuola in Veneto, il neo governatore Zaia ha sostituito l’inno di Mameli col verdiano Va Pensiero.

La precisazione arriva subito dal governatore leghista, che sostiene l’assoluta falsità della notizia: “Tutto è nato dal fatto che un giornale locale ha riportato con pieno titolo in prima pagina ‘Zaia vieta l’inno di Mameli. La notizia è stata ribattuta dalle agenzie e tutti hanno commentato una notizia falsa” ha ribadito oggi il presidente leghista a Sky Tg24. “C’erano due cori – ha spiegato il governatore – uno di bambini e l’altro di adulti messi in un piazzale nella parte all’ombra; in mezzo c’era il palco e a lato la zona dell’inaugurazione un po’ distante dai cori. Sono stati cantati il Va’ pensiero, l’inno di Mameli durante il taglio del nastro e anche altre canzoni; tutto in maniera molto regolare. Del resto voglio precisare che io non mi occupo delle inaugurazioni degli altri”.

Notizia senza fondamento, quindi. Ma in Italia, in mancanza di altro su cui sparlare, montano le polemiche.

Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera, ha subito aggiunto: “Se corrisponde al vero che il presidente della regione Veneto Zaia ha fatto sostituire l’inno di Mameli durante un’inaugurazione ufficiale siamo di fronte ad un un fatto gravissimo che condanniamo con forza e chiediamo al governo di prenderne le distanze e di condannare il gesto di Zaia senza se e senza ma. Questa volta si tratta di un gesto sprezzante ed intollerabile che umilia il Paese e la Costituzione”.

Il segretario nazionale de ‘La Destra’, Francesco Storace, è stato poi definitivo: “La provocazione di Zaia è intollerabile. Il Veneto è terra italiana. Se al Governatore, l’inno nazionale fa schifo, lasci l’incarico istituzionale”.

Ecco per finire l’iniziativa del ministro La Russa, annunciata oggi al suo arrivo alla riunione di Assolombarda. Con una legge, ha precisato, ci sarà “un riferimento normativo, come esiste per l’esposizione della bandiera. In questo modo eliminiamo un’altra occasione di discussione”. Il titolare della Difesa tenta di minimizzare la responsabilità del governatore: “Sono l’unico che ha dubitato che Zaia avesse effettivamente deciso di non far suonare l’inno. Ho fatto bene perché ho scoperto che invece è stato suonato. Credo però  che una sottovalutazione di questo che è un momento centrale delle cerimonie pubbliche ci sia stato anche in quell’occasione”. Quindi ha ribadito che il Va’ pensiero scelto dalla Lega come inno di partito “è perfino più patriottico di quello di Mameli”.

Come dire…non ci sono altri problemi…

MONDIALI IN ARRIVO…

martedì, giugno 8th, 2010

da www.repubblica.it

VILLAFRANCA IN LUNIGIANA (MASSA CARRARA) – Si apre un nuovo capitolo della “battaglia” leghista contro le grandi cifre del calcio. Sulla scia della proposta del ministro Roberto Calderoli di far tirare la cinghia anche al mondo del pallone, a Villafranca Lunigiana (Massa Carrara) un consigliere comunale della Lega Nord, Roberto Malaspina, ha promosso una petizione popolare per ridurre gli ingaggi dei calciatori di serie A e B e per tagliare i premi per la nazionale di Lippi. “Buffon e Cannavaro dovrebbero vergognarsi per aver criticato Calderoli – ha detto Malaspina – perché in Italia migliaia di famiglie non arrivano a fine mese, e i giocatori vivono nel lusso con ingaggi da nababbi e premi stratosferici. Bisogna intervenire anche nei confronti della Figc, che elargisce queste magnificenze riprovevoli”. Secondo il consigliere leghista, la riduzione degli ingaggi e il taglio dei premi dovrebbero alimentare “un fondo di solidarietà per disoccupati, cassintegrati e famiglie in povertà”. Con la promessa di discutere con lo stesso Calderoli su come estendere la petizione a tutta l’Italia, Malaspina ha ribadito che “bisogna darsi tutti una regolata”, invitando i calciatori a fare la loro parte. Il consigliere leghista, 54 anni ed ex-sindaco di Mulazzo, non è nuovo a iniziative di questo genere. Nei giorni scorsi aveva scritto a sindaci, assessori, consiglieri dei comuni della provincia di Massa Carrara e ai rappresentanti delle aziende partecipate per ridursi le indennità del 10% e far affluire i soldi pubblici risparmiati nel costituendo fondo di solidarietà.

SALVINI “NON SO PER CHI TIFERÒ, MA NON PER L’ITALIA” – “Calcisticamente parlando conosco solo il rosso e il nero. Gioisco, soffro e mi incazzo solo per il Milan. Al limite per il Brescia, il Verona o il Torino. Per le nazionali non ho mai avuto un grande interesse, anche se in passato l’Italia ha vinto meritatamente e sono stato contento. Quest’anno però la squadra mi sembra piuttosto scarsa. Quindi, siccome mi piace il bel gioco, devo ancora decidere se fare il tifo per il Brasile, l’Argentina, la Germania o la Repubblica Federale Elvetica. Certo non per l’Italia”. Queste le parole dell’europarlamentare della Lega Nord Matteo Salvini, che aggiunge un altro tassello alla polemica di questi giorni tra la nazionale italiana e il partito che fa capo a Umberto Bossi.

DONADI: “CALDEROLI TENTA DISTRAZIONE DI MASSA” – “Calcio e politica, binomio perfetto per tentare un’operazione di distrazione di massa. Calderoli ha lanciato una proposta per conquistare un pò di spazio mediatico e per tentare di distrarre gli italiani dai pesantissimi tagli della manovra e dai veri problemi del Paese”. Lo afferma il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi. “E’ vero – ha continuato – che alcuni stipendi suonano offensivi, così come è vero che il giro di denaro nel calcio è eccessivo in alcuni casi, ma la politica in questo momento difficile deve occuparsi di cose più serie. La manovra così com’è concepita è pessima, punisce e chiede sacrifici sempre agli stessi che hanno già pagato e non prende di mira evasori e speculatori. E’ priva di misure strutturali e per il rilancio dell’economia. Il governo si occupi di questo”.

ENRICO LETTA: “IL MINISTRO SI OCCUPI D’ALTRO” – “Che nel calcio ci sia bisogno di tagliare e di maggiore autorità è un fatto noto a tutti. Ma Calderoli è il ministro della Semplificazione, e dovrebbe occuparsi di altre cose”. A sostenerlo, a margine di un incontro su calcio ed economia, è l’esponente del Pd Enrico Letta, secondo cui il sistema calcio “non è un mondo a parte” e, in una situazione economica difficile come quella attuale può rappresentare una “ripartenza” da sfruttare a vantaggio di tutti, “per la competitività, per creare posti di lavoro, per attirare investimenti anche dall’estero”. E il punto cruciale di questa ripartenza sono gli impianti, gli stadi: “una questione centrale ed essenziale”.

MELANDRI: “NON SA DI COSA PARLA” – Non si fermano le reazioni alle dichiarazioni del ministro Calderoli. Il deputato del Pd, ed ex ministro dello Sport, Giovanna Melandri, ha affermato che “forse la boutade sui premi ai calciatori serve proprio come diversivo per distogliere l’opinione pubblica da questa manovra, tanto ingiusta per ciò che contiene e tanto miope per ciò che non prevede, come una politica per la crescita”. Secondo la Melandri, “così dicendo il ministro dimostra di non volere affatto bene, come del resto il figlio di Bossi, alla nazionale italiana e, soprattutto di non conoscere minimamente ciò di cui parla, visto che non sa che i premi alla nazionale vengono definiti dalle risorse indicate dalla Fifa”. La democratica apre, invece, a un’eventuale riforma del calcio europeo, “finalizzata ad introdurre dei salary caps (dei tetti agli ingaggi dei singoli calciatori) come già avviene negli Stati Uniti per i giocatori di basket del Nba”. La Melandri ha poi ricordato che proprio in quella direzione si era già mosso il governo Prodi in Europa. “E’ questo ciò che intende dire Calderoli? Ciò presupporrebbe, però, un impegno serio di politica sportiva. Un impegno che questo governo difficlmente può assumersi con credibilità, visto – ha concluso la Melandi – che la prima misura che ha adottato è stata la soppressione del Ministero dello sport”.

CRIMI: “PREMI NON GRAVANO SU TASCHE ITALIANI” – “Come accaduto per il Mondiale del 2006, l’eventuale premio ai giocatori della Nazionale deriverebbe da un contributo della Fifa, e non graverebbe sulle tasche degli italiani. Piuttosto sono d’accordo con la proposta di Calderoli di porre un tetto agli ingaggi dei calciatori”. A dirlo è il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega allo sport Rocco Crimi, che conferma così la tesi della Melandri secondo cui non ci sarebbe un collegamento diretto tra l’attuale crisi economica e i premi per gli azzurri.

RONCHI: “DICHIARAZIONI FUORI TEMPO E LUOGO” – A mostrare contrarietà nei confronti delle parole di Calderoli sono anche altri esponenti della maggioranza. “Trovo queste dichiarazioni fuori tempo e fuori luogo”, ha detto il ministro per le Politiche europee, Andrea Ronchi. “La risposta più significativa l’ha data l’allenatore del Palermo Delio Rossi: nel calcio ci sono stipendi folli e un’eccessiva esterofilia che fa molto danno al calcio e blocca moltissimo i giovani italiani. Non c’è da stupirsi se abbiamo una nazionale di vecchi. La moralizzazione è dunque giusta, tuttavia avrei preferito un appello all’Italia perchè possa vincere i Mondiali e sperare nella grande vittoria del tricolore”, ha proseguito Ronchi. “Credo che il calcio – ha concluso il ministro – debba trovare qualche forma di solidarietà consona al momento economico difficile, ma data la vicinanza delle polemiche sul 2 giugno, mi lascia perplesso la continua presa di distanza della Lega da tutto ciò che distingue l’Italia come nazione”.

FORMIGONI: “UNA PROPOSTA STRANA” – “Francamente mi sembra un pò strana la proposta di Calderoli”. Sono le parole del presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, a margine dell’assemblea di Federchimica. “Premesso che mi sembra giusto che anche i calciatori debbano sopportare la loro parte di sacrifici – ha detto – mi sembra un pò strano entrare in un rapporto tra privati come quello tra calciatori e società, che regolano il loro rapporto come meglio credono”.

CAMPANA: “DISCORSO DEMAGOGICO” – “A me sembra che l’intervento di Calderoli abbia molto di demagogico. Bisogna essere molto informati prima di dare giudizi di questo tipo”. Sergio Campana, presidente dell’Assocalciatori, risponde così al ministro Roberto Calderoli, che ieri ha esortato il mondo del calcio a rinunciare ai premi e tagliare gli stipendi. “Forse il ministro non sa che in Italia ci sono 5000 professionisti del calcio, e i miliardari probabilmente sono meno dell’1%”, ha detto Campana, ricordando che negli ultimi anni ci sono stati “ridimensionamenti notevoli, per non parlare della serie B e della prima e seconda divisione dove ci sono stipendi assolutamente normali”, e che i calciatori sugli stipendi pagano le tasse. Il presidente di Assocalciatori ha poi aggiunto che a tirare la cinghia dovrebbero essere anche altre categorie, tra cui i protagonisti dello spettacolo (come attori e conduttori televisivi) e, per restare in ambito sportivo, anche i grandi campioni della F1 e del golf. “Ma fare un discorso sui calciatori dà sempre molta più popolarità. Calderoli sapeva benissimo che parlare in un certo modo del calcio avrebbe dato visibilità e attenzione, quindi non ha sbagliato i suoi calcoli”, ha concluso Campana.

PESCANTE: “ECCESSO DI POPULISMO” – D’accordo con Campana anche il vicepresidente del Cio Mario Pescante: “Stavolta credo che Calderoli, persona che stimo moltissimo, abbia ecceduto un pò in demagogia e in populismo”. Ma Pescante frena subito e trova una giustificazione alle parole del ministro. “E’ comprensibile – ha detto – che da parte di chi riveste un ruolo istituzionale ci sia un tentativo di responsabilizzare un pò tutte le categorie in un momento difficile, tenuto conto che sono stati imposti sacrifici agli italiani. Quando parliamo di calcio a questi livelli, parliamo di spettacolo, e nel mondo dello spettacolo c’è chi ottiene retribuzioni sicuramente di importo non minore. Nel calcio, poi, si tratta di denaro che arriva dal settore privato. Io rafforzerei piuttosto l’appello destinato ai settori dello spettacolo che ricevono denaro pubblico. Mi concentrerei su altre categorie”. Pescante ha poi voluto concludere con un avvertimento: “Se le retribuzioni dei calciatori scendono in Italia, i giocatori di primo livello se ne vanno in altri paesi. Non so quanto questo argomento sia persuasivo tra i tifosi”.

LOTITO: “FEDERAZIONE STA GIA’ CAMBIANDO” – Secondo il presidente della Lazio Claudio Lotito, “in un momento di grande difficoltà economica globale ognuno deve fare la propria parte: bisogna che diano dei messaggi innanzitutto quei campioni che devono essere tali prima nel mondo civile che nel calcio. La Federazione, però, ha già intrapreso un percorso di cambiamento per cercare di riportare le persone con i piedi per terra, attraverso degli adempimenti obbligatori per tutte le squadre”.

PETRUCCI: “CALCIO PRIVATISTICO E AUTOSUFFICIENTE” – E’ dello stesso parere anche il presidente del Coni Gianni Petrucci. “Rispetto le idee di tutti, anche quelle di Calderoli. Il Coni e le altre federazioni – ha ricordato – hanno già applicato un contenimento dei costi. Ma il calcio è un mondo privatistico, dove vige la legge della domanda e dell’offerta, e dove le società pagano le tasse allo Stato per un valore del 50%. E’ un mondo autosufficiente che non mi permetto di giudicare”.

BOSSI FRENA SULLE PROVINCE

venerdì, maggio 28th, 2010

E nella manovra di cui non si riesce a leggere il testo arriva anche il giallo serale. L’annunciata abolizione di 10 Province viene smentita a tarda sera davanti ai parlamentari del Pdl da Tremonti e Berlusconi: “E’ una notizia falsa. Nella manovra economica varata dal governo non ci sarà nessuna abolizione”, dice il ministro. E a lui si sarebbe unito il premier spiegando che per farlo ci vorrebbe una modifica costituzionale.

Contrordine, dunque. E cala la tensione nelle 10 Province delle quali si calcolava l’abolizione secondo quanto riportato dallo stesso sito del ministero dell’Economia nel quale si spiega che “sono abolite 10 piccole province, con meno di 220.000 abitanti, non ricadenti in Regioni a statuto speciale”. Secondo quanto si è appreso, le modalità di calcolo della popolazione per individuare quali sono le provincie interessate faranno riferimento alle statistiche Istat.

E’ proprio a questo che qualche ora prima si riferiva Umberto Bossi con l’aria di quello che un po’ sta scherzando, usando però l’espressione “guerra civile” che in una battuta ci sta stonata. Guerra civile “se toccano Bergamo”, dice infatti il Senatur dopo la conferenza stampa con la quale Giulio Tremonti e Silvio Berlusconi hanno illustrato i contenuti della manovra. Il leader del Carroccio risponde ai cronisti che gli chiedono della proposta, avanzata dai parlamentari finiani con una lettera aperta sul Secolo d’Italia, di “tagliare” tutte le province (mentre la manovra si è fermata a quelle inferiori ai 220 mila abitanti con l’esclusione di quelle frontaliere). Ma sulla questione “non ci sono novità”, commenta Bossi, aggiungendo che “andare oltre sarà difficile” e che “se uno prova a tagliare la provincia di Bergamo, scoppia la guerra civile”.

da www.repubblica.it

BOSSI HA DUE PALLE COSI’

mercoledì, maggio 26th, 2010

Un padre capace di lottare e di trascinare la gente, un padre che “ha due palle così” ed è il capo della Lega e che in quella creatura, che giudica sua, vuole che vivano e crescano i suoi figli: a parlare di Umberto Bossi è il primogenito del leader della Lega Nord, Riccardo. In un’intervista al settimanale Oggi, che ne ha diffuso una sintesi, Riccardo Bossi, 30 anni, ribatte alle accuse di nepotismo rivolte al padre Umberto e parla di sé e dei fratelli.

«Mio padre ha due palle così». «Dove è il problema? È normale che un padre cerchi di far capire ai suoi figli quello che fa. E i figli, vedendo un padre così, che lotta, che non si arrende mai, nemmeno alla più schifosa delle malattie, cosa dovrebbero fare? Mio padre è un uomo vero, ha due palle così, trasmette una carica pazzesca e trascina milioni di persone. Perché non dovrebbe trascinare anche i figli? Se uno ha un’azienda chi pensa di inserire? I suoi figli o degli estranei? Certo che la Lega non è un’azienda. Ma non bestemmio se dico che mio padre la sente sua».

«I miei fratelli sono tutti in gamba». Riccardo Bossi, in passato assistente dell’europarlamentare leghista Francesco Speroni e oggi pilota di rally, aggiunge: «la Lega l’ha creata lui, la gestisce lui, il capo è lui. E la cosa più naturale è che accanto a sè voglia i suoi figli». «I miei fratelli sono tutti in gamba. Renzo ai Mondiali non farà il tifo per la Nazionale? Amen. Non è su un mese di Mondiale che io giudico un politico . Credetemi, è lanciatissimo e potrà solo crescere. Ha un incarico pubblico ed è giusto stargli addosso. Ma giudichiamolo per quello che fa».

20 GIUGNO, APPUNTAMENTO A PONTIDA

martedì, maggio 25th, 2010

Domenica 20 giugno, la Lega Nord celebrerà l’annuale raduno sul prato di Pontida. Lo annuncia una nota del coordinamento delle segreterie nazionali del Carroccio. Si rinnova anche quest’anno l’irrinunciabile appuntamento sulla sacra piana del Giuramento.

pontida_convocazione

ANCORA SCINTILLE TRA LEGA E UDC

lunedì, maggio 24th, 2010

Casini manda messaggi a tutti. Dal palco dell’antico albergo umbro di Todi, il leader dell’Udc chiude la tre giorni di convention analizzando lo scenario politico a 360 gradi. Si rivolge a Silvio Berlusconi e alla sua maggioranza, parla all’opposizione, attacca la Lega e detta la linea ai centristi sul futuro del partito ma, la cosa sulla quale calca maggiormente la mano, è smentire il «gossip» di un possibile ingresso dell’Udc nell’attuale governo: «Sarebbe vecchio e immorale – dice Casini – se qualcuno di noi coltivasse l’idea che dopo aver preso voti per stare al centro, in opposizione a Berlusconi, oggi si rifluisse nel suo governo. Non perdo nemmeno tempo a discutere, le considero idee umilianti». Una posizione netta, almeno a parole, dettata anche dal fatto che, se l’Udc rientrasse nell’esecutivo, si troverebbe come alleati quei nordisti verso i quali, anche ieri, Casini ha speso parole molto dure: «Il Paese è prigioniero della Lega che detiene la “golden share dell’alleanza” e per questo Berlusconi non può far altro che assecondarli. Per questo Bossi non vuole la riconciliazione nazionale, ma lo scontro cannibalesco». Parole che non turbano minimamente il leader della Lega che, intervenendo a margine del 158° anniversario della fondazione della polizia a Varese, ha nuovamente respinto l’ipotesi di un allargamento della maggioranza verso i centristi: «Io temo che l’Udc faccia come nel passato quando ogni giorno se ne inventava una per far casino. In quel caso lì è meglio che non venga». E aggiunge: «È chiaro che, se l’Udc va via dalla sinistra, la sinistra finisce nelle mani della sinistra estrema però, se viene da noi a fare i casini del passato, mette nei pasticci anche noi». Casini poi, dopo aver chiesto al premier un «patto per l’Italia» che metta fine alla sindrome dell’autosufficienza della maggioranza e dopo aver tirato le orecchie ai colleghi dell’opposizione accusati di non assumersi le proprie responsabilità nell’attuale fase di crisi, si rivolge al proprio partito. Ai suoi non promette «garanzie» ma richiede il cambiamento necessario «per contare, esistere ed essere protagonisti. Senza nostalgie». Casini mette sul piatto la rinuncia al proprio nome sul simbolo («non credo ai partiti personalistici») e anche la disponibilità ad abbandonare lo scudo crociato («So che mi devo misurare con giovani che non hanno votato quel simbolo storico della Prima Repubblica«), anche se questa decisione spetterà al partito. Casini così chiede un nuovo inizio per il centrismo italiano e annuncia lo spirito del «Partito della Nazione»: «Dovrà interpretare il sentimento e il senso di unione nazionale».

IL FEDERALISMO DEMANIALE

venerdì, maggio 21st, 2010

Cosa significa “federalismo demaniale”?

È opportuno descriverlo con un esempio. Nel vissuto di ognuno di noi c’è l’esperienza di avere visto immobili dello Stato abbandonati o sottoutilizzati: una villa storica, una caserma, una spiaggia. E chi non ha provato un senso di sgomento nel constatare che quello che avrebbe dovuto essere un bene di tutti in realtà era diventato una cosa di nessuno?

 Il federalismo demaniale mette fine a questo scempio, perché è un federalismo di “valorizzazione” nel quale i beni vengono restituiti ai territori: ai Comuni alla cui storia sono legati, alle Province e alle Regioni che possono meglio valorizzarli, assumendosene la responsabilità di fronte ai propri elettori. I processi di valorizzazione dovranno, infatti, essere pubblicati sui siti istituzionali degli enti locali, che potranno coinvolgere la popolazione anche attraverso sondaggi o veri e propri referendum consultivi riguardo a come intervenire rispetto a questi nuovi beni ricevuti.

Questa trasparenza e questa responsabilizzazione sarebbero impossibili con un gestore statale: lo Stato è, da un lato, troppo lontano per indovinare cosa vuole la gente, e, dall’altro, troppo implicato in tante altre cose per essere efficacemente controllato con il voto di un elettore. Difficilmente, infatti, un elettore sarebbe indotto a cambiare il proprio voto a livello nazionale, se in un Comune, una caserma dismessa venisse male valorizzata dallo Stato.

 Ma se è il Comune a doversi assumere la responsabilità di fronte all’elettore, allora il controllo popolare diventa infinitamente più efficace: in quel Comune, di fronte a quel fatto, l’elettore potrebbe decidere di votare diversamente. L’effetto di maggior controllo è evidente

La Lega sa bene che è ancora troppo presto per cantar vittoria. La vera partita sul federalismo deve ancora cominciare. Entro fine giugno dovrà essere presentata dal governo la relazione sui costi del federalismo, nella quale saranno fornite le previsioni sulle ricadute della riforma sui conti pubblici. I primi numeri sui quali si comincerà davvero a capire la praticabilità del federalismo fiscale.

Ma vediamo in pratica in cosa consiste il federalismo demaniale.

CASERME E PALAZZI

Per ragioni di prossimità i comuni saranno i destinatari privilegiati di palazzi e terreni oggi statali. Così come dei beni culturali per cui è previsto un accordo di valorizzazione con il ministero e le caserme dismesse dalla Difesa

LAGHI E FIUMI

Alle regioni andrà il demanio idrico ma una parte dei proventi andranno alle province. Province che otterranno anche i bacini chiusi. I fiumi sovraregionali resteranno allo stato, i laghi sovraregionali andranno alle regioni

SPIAGGE

Il demanio marittimo andrà alle regioni. La bicamerale ha chiesto di pensare a una normativa statale con criteri trasparenti sui canoni per le concessioni balneari e di far partecipare i comuni ai proventi dei canoni stessi

MINIERE

Le miniere andranno alle province. Al tempo stesso viene però specificato che sia i giacimenti petroliferi e di gas naturale sia i siti di stoccaggio resteranno appannaggio dello stato

PORTI

Insieme agli aeroporti anche i porti di interesse nazionale saranno esclusi dal trasferimento. Tuttavia le aree dei grandi porti «non più funzionali all’attività portuale» potranno andare al comune ed essere riqualificati

STRADE

Le strade statali resteranno tali. Lo stesso regime, specifica il decreto, interesserà i parchi, le riserve naturali, le reti energetiche, le ferrovie di proprietà dello stato e gli immobili attribuiti agli organi costituzionali