LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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IO,ROMANA,DICO CHE LA LEGA HA RAGIONE

giovedì, settembre 30th, 2010

da www.leganordcuneo.com

Sono Porci Questi Romani. Quando, da ragazzini, andavamo in giro per rovine antiche e per Fori Imperiali, il gioco di sostituire con parolacce l’insegna SPQR era innocente e perdonato anche dalle nonne più severe (confessavano di averlo fatto anche loro, potevano fornire varianti molto più hard di quella del senatur). Oggi lo fa un ministro della Repubblica, e questo viene preso sul serio. Se però è soltanto lo slogan brutale con cui bloccare la ridicola idea di far correre le automobili di Formula Uno sulle strade della Capitale – probabilmente per costruire ancora casette e torrette, senza nuove strade, quelle sì necessarie – allora sto con Umberto Bossi. Da qualche mese si sussurra di un Gran Premio, senza che la massima autorità automobilistica italiana – Luca di Montezemolo, che ne penserà, di questa idea? – abbia ancora detto un no, un sì, un ni. Attendiamo, noi porci, piuttosto preoccupati, increduli rispetto alle cifre mirabolanti che vengono promesse: miliardi di euro, bum, e già vola la fantasia alle cartacce, ai panini, a un’infinità di pullman (già soffocanti, incastrati nelle stradine a ogni ora del giorno e della notte), al turista-automobilista, non proprio un tipo interessato ai musei e alle fontane (chi segue le gare nei circuiti li conosce, e sa che sono una tribù particolare). Siamo maiali? Non polli, però.

Proporrei un censimento per capire chi siano oggi i veri romani, e chi gli invasori, magari scopriamo che – dal primo cittadino in giù – la popolazione attuale sia tutta di origini altre. Di sicuro dal nostro umile porcile guardiamo la realtà ma non abbocchiamo alle promesse di chi ritiene che un paio di settimane di corse possano aiutare la città. Alle porte di Roma, venti minuti dal Colosseo, esiste un autodromo – Vallelunga – che potrebbe forse essere adattato alla Formula Uno. Nessuno ne parla, perché le cose logiche e semplici non hanno più mercato. Spararla grossa fa andare sui giornali, divide, fa confusione: risultati molto ambìti, da tutti. Se la Lega intende scendere su Roma, alle prossime elezioni, schierarsi contro il Gran Premio è un’idea eccellente. I cittadini senza voce sono al 90 per cento contrari e rappresentano un buon punto di partenza, non un sondaggio. Se poi si aggiunge la proposta di trasferire dei ministeri verso il nord, al di là delle grida politiche di circostanza, anche qui credo che si troverebbero consensi.
La capitale sta soffocando nella burocrazia e nel traffico: non mi scandalizzerei se, per esempio, la Consob, l’Antitrust, e/o il ministero dell’Economia si avvicinassero a piazza Affari – gradualmente, certo, senza strappi – iniziando magari dalle nuove assunzioni. A volte, dietro i grugniti, le dita alzate e le parolacce di Bossi, viaggia quel buon senso che si è perduto. Il Partito democratico locale, diviso e commissariato, frantumato in mille pezzi, invece, gira poco per i bar di periferia, nei mercati, fra le persone vere. Sa soltanto scandalizzarsi, denunciare, rimbrottare, sottolineare, bocciare, redarguire, mettere all’indice, disprezzare. Andando avanti così, il popolo romano accoglierà festante la Lega Romana.
P.s. I maialini sono animali deliziosi, non a caso sir Pelham Grenville Wodehouse, uno dei più raffinati scrittori inglesi, ne fece i protagonisti di una serie di romanzi irresistibili.

MARONI CONVINCE LA MORATTI

martedì, settembre 28th, 2010

Cinque o sei alloggi al massimo, per situazioni di emergenza inconfutabili, vedi la presenza di un familiare con malattia grave. Ma il messaggio lanciato da Lega e Pdl prima del vertice che si terrà oggi in prefettura tra il ministro dell’Interno Roberto Maroni, sindaco e presidente della Provincia per risolvere una volta per tutte il caso dei 25 appartamenti dell’Aler destinati – prima che scoppiasse la polemica – ai rom del Triboniano è chiaro: “L’assessore ai Servizi sociali non pensi di prenderci ancora per il naso”. E Letizia Moratti, che si è trovata in mano la patata bollente, sarebbe pronta a “scaricare” la fedelissima Mariolina Moioli. Ringraziandola per il piano di accoglienza messo a punto con il terzo settore, ma bloccando di fatto le assegnazioni alle famiglie nomadi nei quartieri popolari. Si riparte da capo. Anche perché il Comune guarda all’obiettivo di chiudere il campo regolare più grande della città e non può permettersi di perdere i 13 milioni di euro già stanziati dal Viminale e che Maroni dopo il pasticcio mediatico sulle case popolari ha minacciato di tagliare. Né a dirla tutta può permettersi la Moratti di impantanarsi su un terreno scivolosissimo per la campagna elettorale. Maroni verrà a ribadire la linea dura contro gli abusivi, avanti con gli sgomberi e con i rimpatri dove è possibile, metterà in chiaro che altri Comuni hanno ricevuto i fondi del Viminale e hanno risolto i problemi senza inventarsi le assegnazioni di case Aler su cui il ministro non intende metterci la faccia. E la Moratti assicura: “Sarò al tavolo con spirito costruttivo, il mio obiettivo è azzerare con tutti gli strumenti messi a disposizione dal governo la presenza di clandestini in città e alleggerire i campi, se serve studiando anche ulteriori soluzioni”.

La telenovela si era fermata su una mozione di Pdl e Lega per stoppare le 25 case ex Aler affidate alla Caritas e alla Casa della Carità di don Colmegna per le emergenza sociale. Il voto è stato solo congelato, “avviso” di sfiducia alla Moioli che ha messo in piedi il piano di accoglienza post-sgombero e a cui è stato dato del tempo per riparare ai danni e salvare la poltrona. “Ma non faccia il gioco delle tre carte” aveva avvisato il capogruppo Pdl Giulio Gallera, visto che l’assessore garantiva case solo per le situazioni di emergenza e don Colmegna dichiarava apertamente che le assegnazioni procedevano come se niente fosse successo. Ora: da Pdl e Lega ieri è arrivato uno stop anche alle case confiscate alla mafia, il piano “b” per ospitare comunque a costo zero i rom del Triboniano. “Ci aspettiamo una soluzione di buonsenso, pochi gravi casi di emergenza sociale nelle case ex Aler – ribadisce il consigliere Pdl Carlo Fidanza -, tutto il resto assorbito dalle associazioni in immobili non sottratti all’uso pubblico, neanche quelli confiscati. Ogni soluzione diversa sarebbe in contrasto con l’indirizzo della maggioranza”. Podestà tratta: “Gli alloggi sono per le emergenze e dobbiamo stabilire se questa lo è”. Categorico il capogruppo della Lega Matteo Salvini: “Avanti con gli sgomberi e no ai regali, rimane chi la casa la compra o la affitta lavorando, tutti gli altri si preparino ad essere allontanati. Nelle ex Aler solo pochissimi casi di emergenza, per tutti gli altri ci sono privati, la Curia e tanti don che non vedono l’ora di mostrare la loro generosità”.

da www.ilgiornale.it

LA LEGA SALE IN CATTEDRA

domenica, settembre 26th, 2010

All’università dare la precedenza agli studenti lombardi. Che, detto in altre parole, vuol dire creare test d’ingresso frena-meridionali. È la proposta della Lega nord per fissare «criteri di selezione veramente equi, uguali per tutti». Il Carroccio, in un emendamento al piano di sviluppo del territorio, chiede che nelle facoltà a numero chiuso non si tenga più conto del voto di maturità, né della media degli ultimi tre anni delle superiori. Ma propone un unico test generale. «Già – spiega il consigliere Massimiliano Orsatti – perché gli studenti che arrivano dal Sud hanno tutti 100 alla maturità e una media scolastica altissima. Questo non vuol dire che siano più preparati. È solo che al Sud regalano i voti». A quanto pare, i professori del Nord sono di manica più stretta.

Il Carroccio chiede anche borse di studio differenziate da regione a regione: contributi che tengano conto del costo reale della vita, per aiutare sul serio gli studenti. E poi insiste perché, come autonomia insegna, i docenti delle superiori dedichino il 20 per cento dei programmi scolastici all’insegnamento della cultura del territorio.

La linea leghista non convince i colleghi del Pdl. «Fare distinzioni tra lombardi e non lombardi – spiega l’assessore lombardo alla Cultura Massimo Buscemi – mi sembra francamente un discorso di retroguardia che non appartiene al tessuto della nostra regione, da sempre aperto ai più ampi orizzonti. Ed è proprio questa la nostra ricchezza, il fatto che si siano concentrate qui le migliori risorse e intelligenze, arricchendo il nostro territorio». Eppure ai leghisti non dispiacerebbe nemmeno selezionare gli universitari in base alla residenza.

DA www.ilgiornale.it

NON E’ VERO CHE LA LEGA SOSTIENE LA VIVISEZIONE

giovedì, settembre 23rd, 2010

L’adozione della risoluzione legislativa relativa alla posizione del Consiglio, in vista della direttiva sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici, ha suscitato un vivace dibattito in seno all’opinione pubblica. In merito alla questione, si pronuncia l’eurodeputato Lorenzo Fontana, al fine di precisare la posizione assunta dalla delegazione della Lega Nord: “La reazione sdegnata di molti cittadini mi porta a pensare che alla base non vi sia una corretta informazione riguardo l’approvazione del testo. Il 12 luglio scorso si é verificato il passaggio fondamentale nell’iter legislativo, quando la Commissione Agricoltura ha approvato a larga maggioranza la raccomandazione per la seconda lettura contenuta nel rapporto di Elisabeth Jeggle del PPE; in tale occasione, la delegazione della Lega Nord non ha partecipato al voto”. Fontana pone in rilievo che “anche durante la plenaria di Strasburgo, a differenza di quanto erroneamente affermato da alcuni cittadini, i membri del Carroccio non hanno supportato l’adozione del testo”. Il capogruppo ELD Francesco Enrico Speroni sottolinea inoltre come “pare evidente la disonestà intellettuale di certi ambientalisti o presunti tali che sostengono con menzogne le proprie tesi dichiarando ad esempio che la direttiva prevede l’uso di randagi quando, al contrario, l’articolo 11 del testo approvato esplicitamente lo vieta”.

da www.leganord.org

IN ARRIVO LA LEGGE ANTI BURQA

lunedì, settembre 20th, 2010

59 le firme degli esponenti della Lega Nord, in accompagnamento al testo del ddl presentato oggi in Parlamento che vorrebbe vietare il burqa anche in Italia, così come recentemente è stato fatto dai cugini francesi doltralpe. Indumenti lesivi della dignità della donna è possibile leggere nel documento; lo stesso prevederebbe sanzioni penali, per chiunque costringa uno o più soggetti alloccultamento del volto con minacce molestie o in modo tale da cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura mediante tecniche di condizionamento della personalità o di suggestione praticate con mezzi materiali o psicologici. Fino ad un anno di carcere e 30.000 euro di multa, con pena aumentata della metà se leventuale vessazione è operata su disabili o minori. Nessuna sanzione penale quindi per quelle donne che indosseranno Burqa e Niquab di loro spontanea volontà ( laccertamento dei motivi potrebbe però risultare talvolta molto complesso), ma una multa che andrebbe dai 150 e i 300 euro, con la possibilità di essere trasformata in attività non retribuite di pubblica utilità, a discrezione dellautorità giudiziaria. Secondo Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera della Lega il testo redatto è la fedele traduzione del documento approvato dal Senato francese rubato ai cugini per sposare il principio introdotto da uno stato laico che professa la parità fra uomo e donna spiega ancora Reguzzoni al Sole24 ore. Nel testo – aggiunge – cè un principio innovativo che prevede sanzioni penali per chi costringe o crea le condizioni psicologiche per far portare il burqa. E offensivo per la dignità della donna incalza la vice-presidente del gruppo Carolina Lussana, che critica il segretario PD, Bersani per aver sostenuto che la legge anti-burqa non fosse certo una priorità. Su tale legge, si è favorevolmente espresso però anche il Presidente della Camera, Gianfranco Fini; doveroso tutelare le donne – ha spiegato – vivere la Repubblica a volto scoperto è una questione di dignità e di eguaglianza.

ANDRO’ IN PENSIONE SOLO DOPO PADANIA LIBERA

lunedì, settembre 13th, 2010

Sono stati 50mila, secondo gli organizzatori, i militanti leghisti che si sono dati appuntamento oggi in riva Sette Martiri a Venezia per la festa dei popoli padani, appuntamento fisso con il capoluogo veneto della Lega nord, il partito guidato da Umberto Bossi. Tra bandiere col sole celtico della padania, bandiere raffiguranti Alberto da Giussano, gonfaloni con Leone di San Marco, sulla riva prospicente al bacino di San Marco sono comparsi anche dei Tricolore. Sotto il palco della festa dei popoli padani, si sono assiepati i militanti leghisti in attesa dell’intervento del leader del Carroccio che, comparso in scaletta per ultimo, ha raccolto un’ovazione. Ai gridi di ‘Padania libera’, ‘Roma ladrona, la Lega non perdona’ e cori di ‘Umberto, Umberto’, il Senatùr ha salutato il suo popolo con un “vi abbraccio tutti, abbraccio Venezia, i veneti e i lombardi sono un grande popolo. Padania libera!”. Numerosi i gadget tra cappellini, fazzoletti, magliette e letteratura di revisionismo storico che hanno fatto bella mostra in tante bancarelle allestite lungo il percorso che portava da piazza San Marco alla riva dei Sette Martiri dove si è svolto il consueto rito dell’ampolla contenente l’acqua del Po versata in Laguna. A fare numero tra il popolo verde ci hanno pensato i ‘giovani padani’ arrivati in massa per ascoltare le parole del loro leader. Sul palco si sono alternati anche il governatore del Piemonte Roberto Cota, il governato del Veneto Luca Zaia, la vicepresidente del Senato e leader del sindacato padano Rosi Mauro, il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Il popolo verde è arrivato a Venezia con 243 pullman e alcune motonavi, giunte dalla marca trevigiana, da Jesolo e da Chioggia.

Bossi, spiazziando ogni pronostico, ha parlato soprattutto degli allevatori, delle quote latte, dell’agricoltura e ha mostrato, a sorpresa, anche un lato piu’ privato, a tratti malinconico. “Il tempo passa anche per me – ha detto ad un certo punto Bossi – l’altro giorno ero in montagna e mi mancava l’aria, per fortuna mi ha aiutato mio figlio e mia moglie Manuela. Ma noi andremo avanti lo stesso fino alla fine per portare avanti il nostro sogno di liberta’ della Padania”.

Poco dopo, sempre in chiave intimista, Bossi ha detto: “Andro’ in pensione solo dopo che la Padania sara’ realizzata e libera”. Parole quasi affettuose sono andate anche all’indirizzo della signora Lucia Massarotto, la veneziana che ogni anno espone il Tricolore per protesta contro la Lega: “La signora Lucia – ha detto Bossi – non e’ piu’ cosi’ dura con noi come in passato. Chi la dura la vince…”.

da http://www.apcom.net e  http://www.agi.it

12 SETTEMBRE – FESTA DEI POPOLI PADANI

sabato, settembre 11th, 2010

 

 

Domani la sezione di Meda sarà presente alla tradizionale festa di Venezia dedicata ai popoli padani.

Da lunedì, invece, riprenderanno gli aggiornamenti del sito. Per vedere pubblicate le vostre notizie o segnalazioni, per mandare foto e articoli vari, scrivete a webleganordmeda@gmail.com

ORA I MINISTERI AL NORD

mercoledì, giugno 30th, 2010

Non possiamo solo pagare e non avere niente, dobbiamo anche contare e il fine ultimo è portare un ministero a Milano, quello delle Finanze. E poi quello dell’Industria a Torino e per esempio quello del Turismo a Venezia». Dopo Pontida, Umberto Bossi torna a puntellare il suo nuovo obiettivo: si chiama, in gergo tecnico, “capitale reticolare”, ma per il Senatur il trasferimento dei centri di potere deve andare in una sola direzione, verso il Nord.

Ancora in mezzo alla bufera del caso Brancher, che tanto ha indignato su siti e media, il popolo leghista, il leader del Carroccio cerca di deviare l’attenzione e di riportarla su temi più in sintonia con gli umori della sua base. Così torna a issare la bandiera della Padania e di un’eventuale secessione con la «forza»: «Noi siamo destinati a veder nascere la Padania – arringa nel corso di un’intervista ad affaritaliani.it –, non c’è santo che tenga. La Padania sta a noi se farla in maniera pacifica o violenta: io preferisco la via pacifica, perché per l’altra via c’è sempre tempo a utilizzarla. Noi vogliamo che la gente capisca che bisogna cambiare per dare ai nostri figli un sistema migliore di quello romanocentrico».

Intanto il neoministro Aldo Brancher – sotto il tiro delle opposizioni, che ne chiedono in coro le dimissioni – fa sapere di non avere alcuna intenzione di lasciare l’incarico. «Ribadisco il mio parere assolutamente fermo contro la richiesta di dimissioni», ha ripetuto ieri tornando a difendere il proprio operato: «La vicenda è stata strumentalizzata – ha argomentato -. Non so chi ha sbagliato, ma chi ci ha marciato mi sembra evidente. Avevo chiesto già tre volte un rinvio dell’udienza per i miei impegni da sottosegretario e questa era un’ulteriore richiesta. Non ho preso in giro nessuno». I suoi legali fanno inoltre sapere che lunedì prossimo presenteranno ai giudici la formale rinuncia al legittimo impedimento. Non è invece ancora chiaro se il ministro si presenterà lo stesso giorno nell’aula del tribunale.

A complicare la storia, già controversa, di questa nomina è poi la ricostruzione della sua genesi. È lo stesso Brancher a rimandare i giornalisti a un’intervista concessa ieri dal ministro Calderoli al Corriere della sera. In sintesi, il ministro leghista racconta che «per Bossi l’opzione principale» era Brancher alle Politiche agricole e Galan allo Sviluppo economico. «Ma questa ipotesi non si è realizzata per problemi di equilibri interni al Pdl – spiega Calderoli –. A quel punto si è parlato di ministro senza portafoglio». Tanto basta per far esplodere gli esponenti di opposizione: «È la dimostrazione che la nomina di Brancher prescinde dalle reali necessità del governo». «È una truffa istituzionale, da questa situazione si può uscire solo con le dimissioni di Brancher da ministro» tira le conclusioni il vicesegretario del Pd Enrico Letta. Mentre il capogruppo di Idv, Massimo Donadi, rilancia la proposta di una mozione di sfiducia unitaria delle opposizioni. Con la postilla che Idv ne presenterà comunque una in caso di mancato accordo. È però qui che il coro delle opposizioni diventa un insieme di voci discordanti. L’Udc Michele Vietti non scioglie le riserve: i centristi sono infatti restii a un’iniziativa parlamentare assieme a Di Pietro. E lo stesso Pd, nonostante Franceschini e Donadi si siano trovati d’accordo sull’idea di presentare un documento comune, esita: «Dobbiamo evitare – osserva il vicecapogruppo Alessandro Maran – che la vicenda Brancher finisca per rafforzare il centro-destra e per indebolire il centro-sinistra, con una sua divisione». Oggi si riuniranno i gruppi di opposizione per la decisione. Quanto a incarico e deleghe ancora mancanti, Brancher scarica la colpa su Palazzo Chigi: fa parte delle competenze della presidenza del Consiglio – spiega -. Le deleghe diventano ufficiali e definitive quando vengono pubblicate sulla Gazzetta ufficiale: non sono certo io che devo pubblicare questa cosa».

ESISTE LA PADANIA? NO, MA…

venerdì, giugno 25th, 2010

Vi propongo un artitolo preso da facebook, non è tanto di parte ma….

Anche in questi giorni, data la debolezza dell’opposizione, la polemica politica si è giocata nei confini della maggioranza di governo intorno alla questione dell’esistenza o meno di una “nazione padana”.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini è inquieto per l’appoggio, se pur condizionato e molto tiepido, che i poteri forti, nonostante tutto, continuano a dare a Berlusconi, al fine di gestire la crisi con misure di emergenza.

Non potendo in questo momento confliggere troppo apertamente con il Cavaliere, Fini si è scagliato contro la Lega, affermando esplicitamente che la Padania non esiste, che è solo una fortunata “invenzione propagandistico-lessicale”. Questione di marketing politico, insomma.

Un marketing che però, bisogna ammetterlo, sembra funzionare piuttosto bene, in quanto la Lega non è in crisi di consensi come PD e PDL ed estende la sua sfera di influenza anche nelle cosiddette regioni rosse.

Certamente l’uscita di Bossi secondo cui ci sarebbero 10 milioni di padani pronti a battersi è una bufala, poiché solo una piccolissima parte dell’elettorato leghista ha un livello tale di militanza da esser disponibile all’azione diretta (dallo sciopero fiscale a forme più forti di mobilitazione e protesta).

Tuttavia quello che non sembrano capire molti oppositori di Bossi (di maggioranza e di opposizione) è che il senso di identità nazionale si costruisce e si consolida proprio con questi richiami alla militanza e al potenziale conflitto con un nemico. Sicuramente oggi non esiste un soggetto nazionale identificabile con la Padania, ma non si può escludere in assoluto che possa anche coagularsi in futuro.

Le nazionalità sono sempre il prodotto di una sapiente costruzione di miti identitari, meglio se corroborati da una storia di lotte reali, magari con qualche eroe e qualche martire da esibire. Anche la nazione italiana è stata costruita stabilendo come avversari, non solo politici, ma anche identitari, l’impero austriaco, i Borboni e il potere temporale del Papa.

Il cosiddetto processo di “nation building” è sempre un’operazione complessa, che ha bisogno anche di simboli, oltre che di moventi politici ed economici. Attaccare persino la nazionale italiana (salvo poi ritrattare parzialmente, come ha fatto Bossi), simbolo attorno al quale si aggrega buona parte della popolazione (di destra e di sinistra), è un atto forte, forse azzardato, ma che la dice lunga sulla determinazione del progetto leghista. Peraltro, con un certo tempismo politico, la nazionale viene criticata in un momento di scarso consenso e di risultati molto deludenti; aprendo così una breccia che probabilmente rimarrà tale e nulla di più, a meno che la crisi economica non divenga più grave e persistente; perché in tal caso gli scenari potrebbero diventare anche molto caldi e aprire a soluzioni inedite…

PONTIDA 2010

lunedì, giugno 21st, 2010

Pontida – “C’é un solo ministro per il federalismo e sono io”, Umberto Bossi apre così il comizio a Pontida, precisando che non è vero che gli sono state tolte le deleghe con la nomina di Aldo Brancher a ministro per l’attuazione del federalismo. “Per il federalismo – ha aggiunto – la coppia è sempre quella, io e Calderoli. Con Aldo Brancher non è cambiato nulla, si è passati dal federalismo al decentramento”.

“Spostare da Roma i ministeri” E’ necessario spostare da Roma i ministeri” ha aggiunto, sottolineando la necessità dopo l’approvazione del Federalismo, di passare al decentramento anche dei ministeri. Bossi ha ricordato che anche in Italia, con il federalismo, é necessario decentrare come accaduto a Londra e in Francia: “Noi siamo il Paese più centralista del mondo”. Bossi ha quindi ricordato: “Spostare i ministeri significa spostare anche migliaia di posti di lavoro che adesso sono tutti a Roma”.

“Lotta pacifica” So quanti di voi sono pronti a battersi, anche milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile”. “La lotta della Lega – ha assicurato Bossi – non finirà fino a quando la Padania non sarà libera”.

“Nessuno ci caccerà” Il leader della Lega rassicura i a proposito dei rapporti all’interno del governo e, in particolare, con il premier Silvio Berlusconi. “Non è – ha detto – che Berlusconi può cacciarci. Nessuno ci può cacciare perché altrimenti dove li trovano i voti? State tranquilli, non ci caccia nessuno, anzi tutti ci vogliono”.

Il leader del Carroccio parla davanti al popolo della Lega nel “pratone” di Pontida, dove si tiene il tradizionale raduno affollato di militanti da tutte le regioni del Nord, tradizionale bacino elettorale, ma anche dall’Emilia Romagna e dalla Toscana, dove alle ultime elezioni regionali il partito di Bossi ha ottenuto importanti successi. A testimonianza del successo della Lega, anche al di fuori dei tradizionali confini, c’é uno striscione gigantesco steso sulle pendici di una collinetta davanti al prato del raduno con la scritta “Umberto, Bologna ti ama”. Accanto al palco, con la scritta “Fratelli su libero suol” per la prima volta è stata installata una statua alta 10 metri di Alberto da Giussano. Sul pratone anche i trattori dei produttori di latte. E a loro Bossi dice: “Non posso dire il perché e il per come ma tra pochi giorni capirete. Adesso siete disperati ma io non vi ho dimenticati e la Lega risolverà i vostri problemi”. Bossi ha ricordato quando il sindaco di Milano era il leghista Marco Formentini che invitò gli allevatori a non invadere Milano con i trattori: “Vi aveva detto di non invadere la città e la Lega ha risolto i vostri problemi. Stessa cosa ha fatto il ministro Zaia. La Lega risolverà i vostri problemi”.

Castelli: senza ferdalismo rischio secessione “Se non ci sarà il federalismo, ci potrà essere la secessione, non perché lo chiederà la Lega, ma perché lo chiederà tutto il nord”, ha detto il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli parlando dal palco. “Oggi è la Lega che tiene unito lo Stato, altro che volerlo disgregare”.

Calderoli: emendamemnto alla manovra “Stiamo costruendo un emendamento correttivo in modo che il taglio non sia più lineare ma abbia dei parametri di riferimento che taglino gli sprechi e non i servizi”, ha detto il ministro Roberto Calderoli che è al raduno di Pontida. “Quando si fa una manovra è chiaro che non gioisce nessuno. L’aspetto più negativo è il taglio lineare che va a punire quelli che sono i virtuosi e amministrano con più responsabilità”. Chi dice che con questa manovra il federalismo è a rischio non conosce l’argomento e non l’ha letta perché una delle specifiche non va ad influenzare il federalismo e le risorse che verranno fiscalizzate”, aggiunto il ministro replicando ad alcuni governatori, tra i quali quello lombardo Roberto Formigoni, secondo i quali la manovra mette a rischio il federalismo. “La manovra davanti alla crisi era necessaria. L’unica risposta alla crisi è il federalismo che è la vera cura”.

Replica a Bersani Calderoli ha replicato al segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha accusato i leghisti di essere “mollaccioni con i miliardari”, accusando il governo di centrosinistra di avere pensato alle banche. “Diversamente da lui – ha spiegato Calderoli – non ho mai fatto trattamenti privilegiati per banche e assicurazioni come invece si è contraddistinto il governo della sinistra”. “Se quelli – ha concluso – sono i poveri che loro hanno tutelato, ragazzi miei siamo messi proprio male”.

Brancher ministro “Non è una nomina improvvisa – ha spiegato Calderoli replicando all’osservazione che la nomina di Brancher avrebbe creato malumori nella Lega – perché da tempo ci stavano lavorando”. Quindi precisato: “Quello di Brancher è il ministero per il decentramento e non del federalismo perché quello è di Bossi”.

“Donazione di sangue” “La manovrà è necessaria, bisogna cercare di non fare un completo prosciugamento. Facciamo una donazione di sangue, certo non dobbiamo toglierlo tutto altrimenti il paziente muore”. Alla domanda se tra i leghisti c’é malumore per la manovra del governo, Calderoli ha precisato: “I problema non è che uno sceglie di fare la manovra. E’ stata una cosa obbligatoria perché l’alternativa era il fallimento di tutti. Quando fallisce tutto anche il risparmio della gente, della Padania piuttosto che di altre parti del Paese, viene meno”.

“Io di calcio non mi interesso assolutamente”. Così il ministro dribbla le polemiche che nei giorni scorsi hanno visto al centro la Nazionale di calcio impegnata in Sud Africa e l’emittente leghista Radio Padania, che durante la partita d’esordio contro il Paraguay aveva tifato contro gli azzurri. “Mi interesso di qualsiasi altro tipo di sport – ha tagliato corto Calderoli – tranne che di calcio”.

da www.ilgiornale.it