LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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PONTIDA 2010

lunedì, giugno 21st, 2010

Pontida – “C’é un solo ministro per il federalismo e sono io”, Umberto Bossi apre così il comizio a Pontida, precisando che non è vero che gli sono state tolte le deleghe con la nomina di Aldo Brancher a ministro per l’attuazione del federalismo. “Per il federalismo – ha aggiunto – la coppia è sempre quella, io e Calderoli. Con Aldo Brancher non è cambiato nulla, si è passati dal federalismo al decentramento”.

“Spostare da Roma i ministeri” E’ necessario spostare da Roma i ministeri” ha aggiunto, sottolineando la necessità dopo l’approvazione del Federalismo, di passare al decentramento anche dei ministeri. Bossi ha ricordato che anche in Italia, con il federalismo, é necessario decentrare come accaduto a Londra e in Francia: “Noi siamo il Paese più centralista del mondo”. Bossi ha quindi ricordato: “Spostare i ministeri significa spostare anche migliaia di posti di lavoro che adesso sono tutti a Roma”.

“Lotta pacifica” So quanti di voi sono pronti a battersi, anche milioni, ma io ho scelto la strada pacifica rispetto a quella del fucile”. “La lotta della Lega – ha assicurato Bossi – non finirà fino a quando la Padania non sarà libera”.

“Nessuno ci caccerà” Il leader della Lega rassicura i a proposito dei rapporti all’interno del governo e, in particolare, con il premier Silvio Berlusconi. “Non è – ha detto – che Berlusconi può cacciarci. Nessuno ci può cacciare perché altrimenti dove li trovano i voti? State tranquilli, non ci caccia nessuno, anzi tutti ci vogliono”.

Il leader del Carroccio parla davanti al popolo della Lega nel “pratone” di Pontida, dove si tiene il tradizionale raduno affollato di militanti da tutte le regioni del Nord, tradizionale bacino elettorale, ma anche dall’Emilia Romagna e dalla Toscana, dove alle ultime elezioni regionali il partito di Bossi ha ottenuto importanti successi. A testimonianza del successo della Lega, anche al di fuori dei tradizionali confini, c’é uno striscione gigantesco steso sulle pendici di una collinetta davanti al prato del raduno con la scritta “Umberto, Bologna ti ama”. Accanto al palco, con la scritta “Fratelli su libero suol” per la prima volta è stata installata una statua alta 10 metri di Alberto da Giussano. Sul pratone anche i trattori dei produttori di latte. E a loro Bossi dice: “Non posso dire il perché e il per come ma tra pochi giorni capirete. Adesso siete disperati ma io non vi ho dimenticati e la Lega risolverà i vostri problemi”. Bossi ha ricordato quando il sindaco di Milano era il leghista Marco Formentini che invitò gli allevatori a non invadere Milano con i trattori: “Vi aveva detto di non invadere la città e la Lega ha risolto i vostri problemi. Stessa cosa ha fatto il ministro Zaia. La Lega risolverà i vostri problemi”.

Castelli: senza ferdalismo rischio secessione “Se non ci sarà il federalismo, ci potrà essere la secessione, non perché lo chiederà la Lega, ma perché lo chiederà tutto il nord”, ha detto il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli parlando dal palco. “Oggi è la Lega che tiene unito lo Stato, altro che volerlo disgregare”.

Calderoli: emendamemnto alla manovra “Stiamo costruendo un emendamento correttivo in modo che il taglio non sia più lineare ma abbia dei parametri di riferimento che taglino gli sprechi e non i servizi”, ha detto il ministro Roberto Calderoli che è al raduno di Pontida. “Quando si fa una manovra è chiaro che non gioisce nessuno. L’aspetto più negativo è il taglio lineare che va a punire quelli che sono i virtuosi e amministrano con più responsabilità”. Chi dice che con questa manovra il federalismo è a rischio non conosce l’argomento e non l’ha letta perché una delle specifiche non va ad influenzare il federalismo e le risorse che verranno fiscalizzate”, aggiunto il ministro replicando ad alcuni governatori, tra i quali quello lombardo Roberto Formigoni, secondo i quali la manovra mette a rischio il federalismo. “La manovra davanti alla crisi era necessaria. L’unica risposta alla crisi è il federalismo che è la vera cura”.

Replica a Bersani Calderoli ha replicato al segretario del Pd Pierluigi Bersani che ha accusato i leghisti di essere “mollaccioni con i miliardari”, accusando il governo di centrosinistra di avere pensato alle banche. “Diversamente da lui – ha spiegato Calderoli – non ho mai fatto trattamenti privilegiati per banche e assicurazioni come invece si è contraddistinto il governo della sinistra”. “Se quelli – ha concluso – sono i poveri che loro hanno tutelato, ragazzi miei siamo messi proprio male”.

Brancher ministro “Non è una nomina improvvisa – ha spiegato Calderoli replicando all’osservazione che la nomina di Brancher avrebbe creato malumori nella Lega – perché da tempo ci stavano lavorando”. Quindi precisato: “Quello di Brancher è il ministero per il decentramento e non del federalismo perché quello è di Bossi”.

“Donazione di sangue” “La manovrà è necessaria, bisogna cercare di non fare un completo prosciugamento. Facciamo una donazione di sangue, certo non dobbiamo toglierlo tutto altrimenti il paziente muore”. Alla domanda se tra i leghisti c’é malumore per la manovra del governo, Calderoli ha precisato: “I problema non è che uno sceglie di fare la manovra. E’ stata una cosa obbligatoria perché l’alternativa era il fallimento di tutti. Quando fallisce tutto anche il risparmio della gente, della Padania piuttosto che di altre parti del Paese, viene meno”.

“Io di calcio non mi interesso assolutamente”. Così il ministro dribbla le polemiche che nei giorni scorsi hanno visto al centro la Nazionale di calcio impegnata in Sud Africa e l’emittente leghista Radio Padania, che durante la partita d’esordio contro il Paraguay aveva tifato contro gli azzurri. “Mi interesso di qualsiasi altro tipo di sport – ha tagliato corto Calderoli – tranne che di calcio”.

da www.ilgiornale.it

I GIOVANI, LA LEGA NORD E LA VOGLIA DI CAMBIARE

mercoledì, giugno 16th, 2010

Vi propongo oggi un articolo di Emanuele Pozzolo, apparso su “La Padania” di ieri che faccio volentieri mio.

I giovani che si interessano di politica si contano ormai sulle dita di una mano. Eppure impressiona la quantità di giovani e giovanissimi che si avvicinano, quotidianamente, alla Lega Nord: sono tanti i ragazzi e le ragazze che si impegnano gratuitamente tra le file del nostro movimento.

Altrove i giovani non ci sono più: le due grandi “case ideologiche” del Novecento, quella comunista e quella fascista, hanno sempre esercitato una forte attrazione sulle giovani leve. Le sedi del Pci e del Msi pullulavano di giovani: c’erano il tipo intellettuale, il movimentista, il militante per caso e l’enfant prodige della sezione. C’era molta vita giovanile nella militanza politica del secolo scorso.

[…] Le abiure indecorose e le ripetute capriole che molti figli di quelle ideologie hanno cavalcato per puro interesse personale non hanno fatto altro che rendere ancora più profondo il solco che separa i giovani e la politica. Oggi, come cinquant’anni fa e forse come sempre, i giovani sono i più “puri”: pretendono fatti e non solo parole, pretendono passione e non solo cinismo. La politica di oggi, nel suo complesso, è evidente che è l’esatta antitesi di quello che un giovane vorrebbe vedere: le idee contano meno del due di picche, non si può dire tutto quello che si pensa, bisogna stare attenti al “politically correct” e, in fin dei conti, va avanti solo chi è adeguato a non pestare i calli dei politicanti più navigati. Tutto questo è assolutamente incontestabile e, purtroppo, trasversale.

Ma vi è un’eccezione nel panorama politico italiano: la Lega Nord.

La Lega è l’esatto contrario della politica che fanno tutti gli altri partiti e movimenti politici, di destra e di sinistra: la Lega sa ancora appassionare, la Lega sa di avere il coraggio di andare controcorrente, la Lega se ne fa un baffo del “politically correct”. E’ per questo che la Lega piace ai giovani. La Lega dice tutto quello che pensa e, soprattutto, agisce, fa, produce: la “politica del fare” è il marchio di fabbrica del movimento di Umberto Bossi e questa caratteristica, evidentemente, attrae e convince i giovani. Proprio quei giovani, che mai entrerebbero a far parte di qualsiasi altro movimento politico, trovano nella Lega e nei Giovani Padani, quello spazio libero dove possono far valere le loro idee, difendere i loro valori e lavorare per la loro terra.

[…] Si può dire, senza timore di smentita, che l’unica classe politica giovane e seria oggi presente in Italia è quella della Lega: a dimostrazione di quanto la freschezza anagrafica sia una caratteristica peculiare della Lega Nord basti sapere che Roberto Cota e Luca Zaia, i due neo-governatori di Piemonte e Veneto, hanno entrambi 42 anni e se anche sommassimo le loro rispettive età non raggiungeremmo le secolari primavere di qualche altro politico italiano. I tanti giovani che costituiscono le braccia e le gambe del nostro movimento sono il futuro, non solo della Lega, ma anche del nostro Paese; perché altrove i giovani o non si vedono, o non fanno politica, o non hanno spazi. […] I giovani sono l’unica garanzia del vero cambiamento: non si accontentano di fare le cose a metà, vogliono andare fino in fondo. Come la Lega.

(nda) Anche nella sezione di Meda è presente un nutrito gruppo di giovani, alcuni alle prime esperienze, altri già navigati, guidati sapientemente dalla responsabile cittadina dei Giovani Padani, Massimiliana Spinelli, a cui va un grazie e un sentito in bocca al lupo!

LA POLEMICA CHE NON ESISTE

martedì, giugno 15th, 2010

Certo, in tempo di Mondiali, inno e tricolore, la polemica contro la Lega non poteva mancare.

In questi giorni le pagine dei giornali riportano una “presunta” notizia secondo cui durante l’inaugurazione di una scuola in Veneto, il neo governatore Zaia ha sostituito l’inno di Mameli col verdiano Va Pensiero.

La precisazione arriva subito dal governatore leghista, che sostiene l’assoluta falsità della notizia: “Tutto è nato dal fatto che un giornale locale ha riportato con pieno titolo in prima pagina ‘Zaia vieta l’inno di Mameli. La notizia è stata ribattuta dalle agenzie e tutti hanno commentato una notizia falsa” ha ribadito oggi il presidente leghista a Sky Tg24. “C’erano due cori – ha spiegato il governatore – uno di bambini e l’altro di adulti messi in un piazzale nella parte all’ombra; in mezzo c’era il palco e a lato la zona dell’inaugurazione un po’ distante dai cori. Sono stati cantati il Va’ pensiero, l’inno di Mameli durante il taglio del nastro e anche altre canzoni; tutto in maniera molto regolare. Del resto voglio precisare che io non mi occupo delle inaugurazioni degli altri”.

Notizia senza fondamento, quindi. Ma in Italia, in mancanza di altro su cui sparlare, montano le polemiche.

Massimo Donadi, capogruppo di Italia dei Valori alla Camera, ha subito aggiunto: “Se corrisponde al vero che il presidente della regione Veneto Zaia ha fatto sostituire l’inno di Mameli durante un’inaugurazione ufficiale siamo di fronte ad un un fatto gravissimo che condanniamo con forza e chiediamo al governo di prenderne le distanze e di condannare il gesto di Zaia senza se e senza ma. Questa volta si tratta di un gesto sprezzante ed intollerabile che umilia il Paese e la Costituzione”.

Il segretario nazionale de ‘La Destra’, Francesco Storace, è stato poi definitivo: “La provocazione di Zaia è intollerabile. Il Veneto è terra italiana. Se al Governatore, l’inno nazionale fa schifo, lasci l’incarico istituzionale”.

Ecco per finire l’iniziativa del ministro La Russa, annunciata oggi al suo arrivo alla riunione di Assolombarda. Con una legge, ha precisato, ci sarà “un riferimento normativo, come esiste per l’esposizione della bandiera. In questo modo eliminiamo un’altra occasione di discussione”. Il titolare della Difesa tenta di minimizzare la responsabilità del governatore: “Sono l’unico che ha dubitato che Zaia avesse effettivamente deciso di non far suonare l’inno. Ho fatto bene perché ho scoperto che invece è stato suonato. Credo però  che una sottovalutazione di questo che è un momento centrale delle cerimonie pubbliche ci sia stato anche in quell’occasione”. Quindi ha ribadito che il Va’ pensiero scelto dalla Lega come inno di partito “è perfino più patriottico di quello di Mameli”.

Come dire…non ci sono altri problemi…

SEMPRE E SOLO ROMA

giovedì, maggio 20th, 2010

Così è deciso. I pochi che si aspettavano una sorpresa sono rimasti delusi. A niente è valsa nemmeno la discesa in campo del ministro Umberto Bossi che lunedì, in visita a Venezia al governatore Zaia, aveva ribadito che avrebbe cercato di convincere anche il Presidente Berlusconi a sostenere la candidatura di Venezia 2020.

E invece le voci che giravano da settimane si sono rivelate ben più che dei rumors. Il Coni ha bocciato la candidatura veneziana per coronare Roma come candidata italiana ai giochi olimpici del 2020. Tutto come prestabilito. «Sono incazzato e arrabbiatissimo» è stata la reazione a caldo del presidente della Regione Veneto Luca Zaia «questa è la riprova che a Roma quattro amici decidono poi le soluzioni a livello nazionale». E avverte che dal Nord non arriverà neanche un centesino dedicato alle Olimpiadi, se mai il Comitato olimpico internazionale le assegnerà a Roma. Dal canto suo il leader del Carroccio Umberto Bossi suggerisce una mediazione: «Zaia tratti con il sindaco di Roma per vedere se Venezia può ottenere almeno i giochi acquatici».”Prendiamo atto del voto del Coni, che riteniamo insoddisfacente sia nel merito che nel metodo. Siamo assolutamente convinti che la proposta di Venezia non sia stata tenuta nella giusta considerazione e che, invece, avrebbe potuto rappresentare una novita’ seria per la qualita’ che esprime. Siamo certi che Venezia, capitale universale della bellezza, sia il miglior ambasciatore di tutto il nostro Paese nel mondo”. E’ questo il commento del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia alla decisione del Coni di assegnare a Roma la candidatura italiana per le Olimpiadi del 2020. ”Sia chiaro – aggiunge Zaia – che ora non escludiamo un intervento formale in altre sedi. Garantisco inoltre che da oggi spulcero’ personalmente l’intera documentazione voce per voce, sviscerando numeri, conti e promesse che sono alla base di una scelta che ritenere sbagliata e’ un eufemismo”. ”Un nord penalizzato cosi’ fortemente – conclude Zaia – di certo non servira’ alla causa che ci si vuole prefiggere”.

CAOS ELEZIONI

mercoledì, marzo 3rd, 2010

In Lombardia e Lazio…

«Sono dilettanti allo sbaraglio». Poche parole e Umberto Bossi anticipa la resa dei conti che ci sarà dopo le elezioni. A bufera finita e, c’è da sperarlo, dopo che le liste oggi messe fuorigioco dai giudici di Roma e Milano avranno regolarmente partecipato alla competizione. A essere messi in discussione non solo i nomi dei singoli, sergenti o generali che siano, ma soprattutto gli equilibri interni al centrodestra. A partire dai rapporti tra Pdl e Lega. Impossibile non vedere come le vicende Polverini e Formigoni abbiano messo in subbuglio la pancia di una coalizione che fino a qualche settimana fa sembrava avviata verso la più semplice delle avanzate elettorali. Una semplice conferma dopo i successi delle ultime elezioni europee, politiche e anche amministrative. Un modo per consolidare il posizionamento di un’Italia che in fondo a destra è stata da sempre.

E, invece, litigi e pasticci rimettono in gioco non solo le percentuali di seggi e voti, ma soprattutto i rapporti di forza interni. Con la Lega che non resiste alla tentazione della smargiassata. «Ma come si fa a sbagliare a presentare le liste», infierisce Bossi. Non ce n’era davvero bisogno, il guaio era già sotto gli occhi di tutti. E forse sarebbe stato più opportuno dare una mano a chi a quei pasticci stava cercando di porre rimedio. Con pandette e intricati ricorsi alle corti d’Appello. Non dimenticando che il contributo del Carroccio alla raccolta di firme per la lista di Formigoni in Lombardia si era firmata a trenta. Su un totale di oltre 4mila presentate. E magari evitando, tra alleati di governo e coalizione, di scomodare anche il solito complotto. Che, declinato all’italiana, assomiglia terribilmente a una farsa. «Spero che siano dilettanti allo sbaraglio – istilla nei suoi il dubbio Matteo Brigandi, responsabile Giustizia della Lega – Perché se non lo fossero, sarebbe più grave». Non male per riscaldare animi che nel centrodestra di questi tempi sono già piuttosto caldi. A tutto vantaggio di Bersani e compagni.

Ma del resto la carica l’aveva già suonata la Padania, il quotidiano leghista che già ieri titolava con un bel: «La lega salva Formigoni». A liste ancora sub iudice e a soluzione del caso ben lontana. Il motivo? «Il Pdl impari come si fa politica con passione e competenza», il titolo dell’intervista al segretario nazionale della Lega Lombarda Giancarlo Giorgetti, eterno delfino del Senatùr.

Ma anche i ministri non ci sono andati giù leggeri. «Sono errori raccapriccianti», ha infierito Luca Zaia in attesa di passare dall’Agricoltura allo scranno più alto della Regione Veneto. «Il fatto che la Lega non faccia questo tipo di errori ormai è risaputo, spero che comunque la situazione in Lombardia e nel Lazio si risolva per garantire una competizione democratica e consentire ai cittadini di dare un’espressione di voto». Bontà sua. Un commento distaccato del tipo di chi, come un Casini o un Penati qualunque che si sforzano di esibire anglosassone fair play, guarda la vicenda dal di fuori. E Maroni? Pesante pure lui. E pure lui tutto impegnato a dividere i buoni dai cattivi. «Noi della Lega qualche esperienza in più rispetto al Pdl ce l’abbiamo. La nostra prima elezione risale al 1985, quando facemmo eleggere un consigliere della Lega a Varese». Ed è subito pronta la lezioncina ai principianti. «Il diavolo – assicura – sta nei dettaglì. Bisogna sempre fare attenzione, noi fingiamo che i termini per la presentazione delle liste scadano una settimana prima dell’effettiva scadenza, facciamo un check di tutte le cose che servono, compresi i timbri tondi, così se manca qualcosa siamo pronti e non abbiamo mai avuto problemi». Un intervento del ministero? Escluso perché «violeremmo il diritto di chi ha applicato le leggi» e che può «vantare il diritto di correre senza gli altri». Dal Piemonte s’indigna anche il candidato governatore. «Ha ragione Bossi – s’allinea Roberto Cota -. Noi della Lega abbiamo sempre prestato molta attenzione alla preparazione». Bravo. «Le liste si presentano il primo giorno – gli fa eco il senatore Piergiorgio Stiffoni -. Io nella mia vita ne ho depositate migliaia e l’ho sempre fatto il primo giorno utile». Ma in serata l’annuncio della mobilitazione. Per le liste di Polverini e Formigoni? Macché. «Patate naturali» in distribuzione gratuita sabato in largo Cairoli a Milano. Contro il via libera europeo ai tuberi Ogm.

…e in Veneto…

Iniziata ufficialmente la campagna elettorale, il clima si è già surriscaldato. Ieri mattina in tribunale è stato presentato un ricorso che mette in discussione le modalità utilizzate dalla Lega Nord.

A farlo è stato il segretario della Destra, Titti Monteleone, intenzionata a «vederci chiaro». Nel mirino la procedura di autenticazione delle firme raccolte dal Carroccio in zona Cesarini.

Le sequenze da accertare – secondo il ricorso – risalgono a sabato, durante il via vai di rappresentanti di lista in tribunale. Qui la Lega stava raccogliendo le ultime candidature per le elezioni regionali, dopo aver scoperto l’errore di valutazione dei delegati di lista, che pensavano di dover raccogliere un numero di firme di poco superiore a quota 750 (ne servivano mille).

Un incidente che poteva diventare un dramma politico, ma che adesso apre una nuova partita, stavolta in tribunale. La Destra, fuori dalla corsa alle regionali, ha presentato il ricorso in cancelleria. Il sospetto è che quelle firme non siano state autenticate: «Nessuno dice che le firme sono false», afferma Titti Monteleone, «ma bisogna verificare se siano state correttamente autenticate. Un conto è la raccolta delle firme, un’altra l’a utenticazione».

Gettano acqua sul fuoco i vertici provinciali del Carroccio: «La Lega ha tanti elettori, militanti e conoscenti. Per noi è stato facile raccogliere le firme mancanti. Quanto all’autenticazione la normativa è molto complessa».

Anche il delegato dei Radicali, il bellunese Michele Bortoluzzi, ha depositato ricorsi alla commissione circoscrizionale per l’a ccesso agli atti di tutte le liste provinciali e alla Corte d’A ppello per l’accesso agli atti delle candidature regionali, quindi di Bortolussi, Zaia, De Poli: «Un gruppo di persone competenti, sia giuridicamente e sia elettoralmente è pronto», spiega Bortoluzzi, «nel caso in cui la Corte accolga la richiesta, ad entrare in azione, per controllare le decine di infrazioni che ci sono state segnalate in Veneto dai delegati, dagli uffici anagrafe e, anche, dai carabinieri in alcuni casi»

http://www.ilgiornale.it/interni/la_lezione_bossi_dilettanti_sbaraglio/03-03-2010/articolo-id=426312-page=1-comments=1

http://corrierealpi.gelocal.it/dettaglio/elezioni-la-destra-fa-ricorso-contro-le-firme-della-lega/1877264

"CIAO MAURIZIO" Bossi con tutta la Lega Nord a Chiavari per l’ultimo saluto all’amico Balocchi

giovedì, febbraio 18th, 2010

Prima ha battuto tre volte con le nocche sulla bara quasi a saggiarne la consistenza, poi ha dato due colpi col palmo della mano sul feretro e ha salutato, «ciao Maurizio», l’amico e compagno di partito.

Il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha voluto stare vicino fino all’ultimo al sottosegretario alla presidenza del consiglio Maurizio Balocchi, uno dei fondatori del Carroccio, sepolto ieri nel cimitero di Chiavari dopo i funerali. Bossi ha accompagnato la bara fino al cimitero.

Nella basilica della Madonna dell’Orto c’erano i massimi esponenti nazionali del movimento, i ministri dell’Interno Roberto Maroni, delle politiche agricole Luca Zaia e della semplificazione normativa Roberto Calderoli, il viceministro dei trasporti Roberto Castelli, il capogruppo alla Camera e candidato alla presidenza della Regione Piemonte Roberto Cota. Presente anche la dirigenza locale del partito e molti militanti del Carroccio.

REGIONALI: ECCO I CANDIDATI DELLA LEGA NORD

mercoledì, febbraio 17th, 2010

Pronta la squadra del centrodestra per le regionali in programma i prossimi 28 e 29 marzo, dopo la presentazione ufficiale a Roma delle quattro candidate nel Centro Nord.

“Si vota in tredici importanti regioni, sono elezioni nazionali che chiamano gli italiani ad una presa di posizione importante, e cioè tra la politica del fare e la sinistra delle parole”, ha spiegato il premier Silvio Berlusconi. Che ha rilanciato: “Come Pdl ci permettiamo di chiedervi un impegno anche su quattro temi da inserire nei programmi elettorali: il piano casa, più verde, meno burocrazia e meno tasse con più servizi”.

 

 

 

Due i candidati a governatore della Lega: il ministro per le Politiche agricole Luza Zaia in Veneto e il capogruppo alla Camera del Carroccio Roberto Cota in Piemonte. Undici quelli del Pdl.

Stando al recente sondaggio di Euromedia Research e pubblicato da Panorama la scorsa settimana, in pole position verso una probabile vittoria troviamo Formigoni in Lombardia con il 61,5% e Zaia in Veneto con il 56,3%, mentre se la gioca alla pari con il governatore uscente del Pd, Mercedes Bresso, il leghista Roberta Cota in Piemonte (48,8%).

da Panorama