GENTILINI, PADANO E NAZIONALISTA
gennaio 10th, 2011 at 8:00Giancarlo Gentilini è il leghista atipico: quello che difende l’inno e la bandiera, con la penna nera sul cappello da alpino. Del Carroccio mantiene i tratti distintivi, papà della tolleranza zero e sostenitore del federalismo, e sue furono le prime battaglie sull’immigrazione irregolare, figlie anche di una dialettica mediatica cruda e fuori dalle righe. Ma il vicesindaco di Treviso, classe 1929, crede in qualcosa che va al di là delle logiche di partito. Di boicottare i simboli della patria non se ne parla nemmeno.
Vicesindaco Gentilini, la bandiera e l’inno sono ancora dei valori su cui investire? «Certo, sono i baluardi dell’Italia ».
Ce ne saranno tanti nelle città nei prossimi mesi… Napolitano ha aperto ufficialmente i festeggiamenti per il 150˚anniversario dell’unità d’Italia… «Sono un doveroso omaggio ai caduti della prima guerra mondiale che hanno combattuto sulle grave del Piave, nei boschi del Montello, sulle rocce del Grappa e sull’altipiano di Asiago. Nulla hanno chiesto, sono partiti per rispondere a un sacro giuramento per unire l’Italia. Poi ci sono i tanti caduti della seconda guerra mondiale, i partigiani, i caduti di terra, mare e cielo che hanno dato la vita negli scenari esteri per portare la pace, fine ultimo di ogni nazione».
La città che lei amministra non ha previsto nessuna celebrazione in questo appuntamento che lei invece ritiene così importante… «Non voglio entrare in certe questioni politiche. A Treviso viviamo un momento di difficoltà, non ci sono risorse finanziarie per grandi eventi. Credo che ai caduti bastino delle corone d’alloro sul monumento che li ricorda. Si accontentano della memoria, senza manifestazioni in pompa magna, azionate da forze politiche ».
Ma non crede che meritino di più? «A loro non interessa. Alloro fresco e il suono del silenzio che risveglia gli ideali, questo non deve mancare».
Chi è il volto dell’unità d’Italia? «Sono proprio loro, centinaia di migliaia di soldati che hanno sacrificato la vita. Sono eroi, hanno fatto l’unità. Ma ti ho detto che non voglio entrare in polemiche politiche…»
Deve ammettere però, che questi festeggiamenti il suo partito li sta snobbando… Il sindaco della sua città è Gian Paolo Gobbo, segretario regionale della Lega, che dice di non aver programmato nulla il 150˚. «Io comunque sarò con gli alpini all’adunata di Torino, a maggio. Sfileremo attraverso le vie della città al suono dell’inno e in mezzo a migliaia di tricolori».
Cosa significa per lei unità? «Noi alpini abbiamo dei capisaldi e li portiamo avanti. Bandiera e inno sono fondamentali, due emblemi che sfuggono a ogni dissertazione ».
Eppure il sentimento patriottico sembra svanire poco a poco, pensi ai giovani… «Credo che eliminare la leva militare sia stato un fattore negativo. Era l’incontro di realtà diverse, c’era una conoscenza capillare dei popoli che formano l’Italia, tutti per uno e uno per tutti. La naja è maestra di vita: al primo posto mette la nazione e fa giurare fedeltà alla bandiera».
Silvia Madiotto
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