ESISTE LA PADANIA? NO, MA…
giugno 25th, 2010 at 8:00Vi propongo un artitolo preso da facebook, non è tanto di parte ma….
Anche in questi giorni, data la debolezza dell’opposizione, la polemica politica si è giocata nei confini della maggioranza di governo intorno alla questione dell’esistenza o meno di una “nazione padana”.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini è inquieto per l’appoggio, se pur condizionato e molto tiepido, che i poteri forti, nonostante tutto, continuano a dare a Berlusconi, al fine di gestire la crisi con misure di emergenza.
Non potendo in questo momento confliggere troppo apertamente con il Cavaliere, Fini si è scagliato contro la Lega, affermando esplicitamente che la Padania non esiste, che è solo una fortunata “invenzione propagandistico-lessicale”. Questione di marketing politico, insomma.
Un marketing che però, bisogna ammetterlo, sembra funzionare piuttosto bene, in quanto la Lega non è in crisi di consensi come PD e PDL ed estende la sua sfera di influenza anche nelle cosiddette regioni rosse.
Certamente l’uscita di Bossi secondo cui ci sarebbero 10 milioni di padani pronti a battersi è una bufala, poiché solo una piccolissima parte dell’elettorato leghista ha un livello tale di militanza da esser disponibile all’azione diretta (dallo sciopero fiscale a forme più forti di mobilitazione e protesta).
Tuttavia quello che non sembrano capire molti oppositori di Bossi (di maggioranza e di opposizione) è che il senso di identità nazionale si costruisce e si consolida proprio con questi richiami alla militanza e al potenziale conflitto con un nemico. Sicuramente oggi non esiste un soggetto nazionale identificabile con la Padania, ma non si può escludere in assoluto che possa anche coagularsi in futuro.
Le nazionalità sono sempre il prodotto di una sapiente costruzione di miti identitari, meglio se corroborati da una storia di lotte reali, magari con qualche eroe e qualche martire da esibire. Anche la nazione italiana è stata costruita stabilendo come avversari, non solo politici, ma anche identitari, l’impero austriaco, i Borboni e il potere temporale del Papa.
Il cosiddetto processo di “nation building” è sempre un’operazione complessa, che ha bisogno anche di simboli, oltre che di moventi politici ed economici. Attaccare persino la nazionale italiana (salvo poi ritrattare parzialmente, come ha fatto Bossi), simbolo attorno al quale si aggrega buona parte della popolazione (di destra e di sinistra), è un atto forte, forse azzardato, ma che la dice lunga sulla determinazione del progetto leghista. Peraltro, con un certo tempismo politico, la nazionale viene criticata in un momento di scarso consenso e di risultati molto deludenti; aprendo così una breccia che probabilmente rimarrà tale e nulla di più, a meno che la crisi economica non divenga più grave e persistente; perché in tal caso gli scenari potrebbero diventare anche molto caldi e aprire a soluzioni inedite…