Lettera a Beppe Severgnini in risposta a mail del sig. Filippo Poli apparsa sul settimanale “Sette” del Corriere della Sera del 28.12.2012
gennaio 7th, 2013 at 11:21“Piccole e medie imprese: niente innovazione, solo evasione fiscale
Caro Severgnini nell’alluvione di scritti insensati che si leggono da parte di italiani che si sono scoperti tutti esperti politologi, monetaristi e tributaristi, c’e’ la ripetuta fanfaluca che l’Italia si regga e si debba reggere sulle piccole e medie imprese. A parte che le PMI sono il concentrato del peggio italiano – evasione fiscale, truffe sui contributi pubblici, lavoro nero, violazioni ambientali, mazzette a politici e finanzieri, nepotismo – sono quelle che in effetti hanno impedito all’Italia di crescere. Le PMI non investono in ricerca, in formazione scientifica o manageriale, in innovazione. Se il sistema industriale tedesco e’ cresciuto negli ultimi 10 anni e quello italiano no, e’ perche’ troppo spazio e’ stato lasciato ai piccoli e alle loro inefficienze e insufficienze.
Caro Beppe,
rispondiamo al sig. Filippo Poli che con la sua lettera pubblicata sul settimanale Sette, rivolge pesanti accuse al mondo delle PMI, le cosiddette partite IVA, definendole, addirittura, il “concentrato del peggio italiano”.
Molto probabilmente la sua analisi è dettata da un semplice pregiudizio dovuto ad un’esperienza personale o, più semplicemente, dovuta ad una scarsa conoscenza del mondo di questo settore.
Le PMI rappresentano circa 1/3 del nostro PIL ed oltre il 70% dei lavoratori italiani è occupato in micro, piccole e medie imprese; il tutto senza chiedere nulla allo stato, anzi, in moltissime occasioni, le PMI sono state utilizzate come un bancomat per recuperare fondi utili alla stesura delle innumerevoli finanziarie causando a queste delle grosse difficoltà. Il tutto nonostante l’importanza che le PMI hanno nel fare conoscere al mondo intero la creatività e l’operosità del nostro popolo.
Questo discorso vale, in particolare, per la parte centro-settentrionale della penisola che con i suoi mobili, gli abiti d’alta moda e quant’altro, compensano la mancanza di materie prime del nostro territorio investendo tutto sul capitale umano: esatto, il capitale umano, il punto di forza del settore accompagnato dal rapporto diretto con il cliente e dal fare tutto quanto possibile per soddisfare le più disparate esigenze.
Quando gli introiti vengono a mancare, come è il caso di questo e di altri periodi di crisi, i titolari, che nella loro vita imprenditoriale sono stati più lungimiranti, non esitano a rinunciare al proprio guadagno in favore degli stipendi dei propri operai, a differenza degli industriali e manager, da Lui tanto decantati, che sono sempre e comunque remunerati con stipendi da capogiro; grandi personaggi, questi ultimi, che, senza troppe esitazioni, predispongono delocalizzazioni della produzione in paesi dove la manodopera ha un prezzo inferiore alla nostra per via, anche, di una quasi totale assenza di diritti a favore dei lavoratori, con buona pace del loro assiduo e falso rivendicare l’esclusiva del Made in Italy.
Per nostra esperienza e conoscenza del settore e del territorio in cui nasce e si sviluppa, ci riesce difficile immaginare un artigiano, falegname o altro, cercare di corrompere il potente di turno per raggiungere favori con mazzette; è più probabile vederlo affrontare a male parole l’ennesimo falso profeta di turno perchè esasperato dalle mille difficoltà che questi “potenti” gli impongono con le innumerevoli tasse e leggi assurde ed alquanto ridicole.
Se il sistema industriale tedesco (anch’esso basato in larga parte sulle PMI) è cresciuto negli ultimi 10 anni e quello italiano no, è perché loro sono tedeschi e noi, nonostante tutto, continuiamo ad essere italiani.
Lega Nord Meda