Se sul piano parlamentare il federalismo arranca, la voglia di autonomia che arriva dal basso sembra invece rafforzarsi e contagia tutto il territorio nazionale.
Dal Nord a Sud pullulano le richieste di secessione o di adesione a nuovi territori seguendo un trend che pare divenuto inarrestabile.
Le ultime insofferenze verso lo status quo territoriale vengono dalla Puglia e dal Veneto. Ad alcuni salentini la terra delle tarante non sembra andare più bene; in particolare all’imprenditore televisivo (un altro) Paolo Pagliaro che ha fondato il movimento “Salento libero” e dalle frequenze della sua televisone locale, Telerama, diffonde l’idea che il territorio attorno a Lecce debba diventare una regione autonoma.
Dopo aver raccolto il consenso di 64 comuni su 146 fra le provincie di Lecce, Taranto e Brindisi, il movimento di Pagliaro ha avanzato richiesta in Cassazione per un referendum su una possibile separazione del Salento dalla Puglia, così da far lievitare il numero delle regioni italiane da 20 a 21.
Anche più a Nord, nella ex-Repubblica di Venezia, si registrano malumori. Nella provincia di Belluno, pur non chiedendo la creazione di una nuova entità territoriale, é forte la volontà di staccarsi dal Veneto per essere uniti al Trentino Alto Adige, così da godere di tutti i benefici fiscali che fanno ricca quella regione a statuto speciale. Niente magnati dei media in qui, l’iniziativa é stata presa in mano direttamente dalla giunta provinciale che ha approvato l’avvio delle procedure legali per la richiesta di aggregazione con il ricco vicino.
Benché l’esito dell’operazione appaia incerto, la decsione dell’istituzione bellunese ha già ottenuto un primo risultato causando divisoni all’interno della Lega Norda a livello locale con 1 consigliere che ha votato a favore del progetto.
L’elenco potrebbe continuare: a Frosinone e Latina che non ne possono più del Lazio Affaritaliani ha dedicato uno speciale mentre i tamburi di guerra hanno cominciato a rullare anche in Piemonte dove Alba e Bra sembrano averne abbastanza di Cuneo e vogliono dar vita a una nuova provincia (con buona pace di chi nel 2008 ne prometteva la cancellazione).
Questo genere d’iniziative non sono nuove nel panorama italiano dei campanilismi e dei provincialismi. Anni fa l’isola di lampedusa decise di assurgere agli albori delle cronache non solo per gli sbarchi di clandestini ma anche per aver chiesto di staccarsi dalla Sicilia e di aggregarsi alla provincia di Bergamo.
Pare difficile che la maggior parte di queste iniziative possano raggiungere lo scopo che si sono prefissate, tuttavia esse potrebbero rappresentare la spia di un malessere in cui riventicazioni economiche (più o meno fondate) si combinano con crisi identitarie. Sembra che ognuno si senta in diritto di farsi in casa la sua piccola patria fai da te scaricando le responsabilità di determinati problemi su altri e pensando che uno spostamento di confini possa risolvere magicamente ogni cosa.
A breve verrà approvata la riforma federalista, viene da chiedersi se questa servirà a porre un argine a questo trend o se invece sarà un incentivo a stimolarlo.
da http://affaritaliani.libero.it/politica/venti_autonomisti_italia_salento_puglia_belluno_trentino.html