LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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BILANCIO DI PREVISIONE 2014 DELLA CITTA’ DI MEDA AD ALTA INFLUENZA POLITICHE IMPOSTE DALL’EUROPA

giovedì, maggio 15th, 2014

Giovedì 22 maggio in consiglio comunale la maggioranza porta in approvazione il Bilancio di Previsione per l’anno 2014.

Facciamo un passo indietro: nella discussione sul conto consuntivo 2013 durante il consiglio comunale del 28.04 annunciammo che sarebbe stato sul bilancio di previsione che avremmo visto riversarsi le conseguenze del comportamento del governo italiano, che supinamente accetta le imposizioni dell’Unione Europea, sulla vita dei cittadini medesi.

Infatti, è di questi giorni la notizia che vi è un nuovo record per il debito pubblico che a marzo è aumentato di 12,8 miliardi, raggiungendo un nuovo massimo a 2.120,0 miliardi.

Ora, cerchiamo di capire senza essere presi in giro dal governo; perché il debito continua ad aumentare? L’Italia ha un AVANZO PRIMARIO di oltre 80 miliardi di euro l’anno! Significa che la differenza tra le tasse pagate e le spese dello Stato è a favore delle tasse per 80 miliardi! Altro che “spesa pubblica da tagliare” come richiede la “sanguisuga” Unione Europea!

Lo stato italiano continua ad aumentare il debito pubblico perché è SALASSATO dalle imposizioni della Commissione Europea che ha obbligato l’Italia a dissanguarsi per finanziare la copertura dei debiti delle banche INSOLVENTI d’Europa. (per chi volesse info dettagliate www.bastaeuro.org)

Tutto ciò, la politica del tagliare senza toccare i veri sprechi, si riflette sui bilanci degli enti locali. In che modo? Naturalmente con l’aumento delle tasse locali; l’impatto tremendo che ebbe lo scorso anno la Tares, su alcune categorie come gli artigiani, si avrà quest’anno amplificato anche per le famiglie con la Tasi (nuovo nome, vecchia tassa…un ICI/IMU misto a TARES). Pagare di più per ricevere di meno. Nel frattempo, alla faccia dei nostri comuni, il Governo Renzi vota l’ennesimo “salva-Roma” e  ci rendiamo conto che le 80 euro in busta paga se ne vanno magicamente per pagare questi aumenti.

Ci sovviene da dire: bei geni coloro i quali hanno deciso di approvare il “Fiscal Compact” ed il MES (votato da PD, PdL, UDC, ad eccezione della Lega Nord) e che probabilmente approveranno anche il libero scambio Europa – Stati Uniti (che andrà tutto a favore di quest’ultimi che hanno una moneta più debole rispetto all’Euro) e l’arma finale, quell’ERF (European Redemption Fund) che vedrà l’Italia costretta a mettere in un fondo, a garanzia del debito, le riserve auree ed i gioielli di famiglia (es. palazzi e beni di grande valore di proprietà dello stato e degli enti locali).

Ed a noi cosa resta? Il bilancio di previsione del comune di Meda, che discuteremo giovedì sera,  che è il risultato, obbligato, delle scellerate politiche europee e nazionali…

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NOI SIAMO CON VOI…FORZA VENETO…..

mercoledì, aprile 2nd, 2014

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L’angolo dell’approfondimento: IL “NUOVO” CHE AVANZA…

martedì, marzo 18th, 2014

a cura di Marco Zanella…discorsi provocatori al fine di portare a discutere, sotto aspetti diversi, circa tematiche locali e di politica nazionale e mondiale…. 

Stiamo vedendo, in questi mesi, molti cittadini che, ormai depredati di buona parte dei loro risparmi e con poche speranze per il futuro, con grande euforia vedono nel nuovo presidente del consiglio, Matteo Renzi, il possibile salvatore della patria, trovando cosi linfa vitale per le loro aspettative; tale atmosfera “idilliaca” è, naturalmente, ben condita da un’intensa propaganda mediatica.

Abbiamo come presidente un giovane rampante, un tipo dinamico con un ottimo modo di comunicare (una buona parlantina capace d’incantare anche parlando del nulla); una squadra di governo con tanti giovani, qualcuno un po’ meno ed una parte considerevole di donne, tutte prerogative che in questo susseguirsi di colpi di scena, dichiarazioni di ottimismo e di fiducia, indurrebbero a vedere un ancora di salvezza per una barca, l’Italia, in balia del mare tempestoso.

Il giovane talento balzato alla ribalta come rottamatore di politici avrebbe, forse, potuto usare un termine un po’ meno accattivante e forte dato che si trattava di persone che con il loro passato politico hanno contribuito all’ascesa del boy-scout e continuano a sostenerlo; ma questi sono dettagli, elementi che caratterizzano questo personaggio, anche se, vedendo alcuni  politici entrati in parlamento poco più che ragazzi e ritrovarli ancora li al solito posto dopo avere oltrepassato l’età della pensione, non si può dire che abbia tutti i torti. A lui ora il potere per fare una riforma che, come esiste per i comuni, limiti i mandati elettivi; verrà mai fatta?

Sono state promesse tante riforme, una al mese (la classica esuberanza giovanile o un sovraccarico di ormoni?); la riforma elettorale, la riforma fiscale, la riforma del mercato del lavoro.

Tutti grandi professori, pluri laureati, gente che sa come si fa, ma, purtroppo e per esperienza, anche noi sappiamo come agiscono, senza generalizzare, i professori e i pluri laureati; abbiamo visto la signora Fornero fare una riforma delle pensioni, a suo dire molto valida (guarda caso costituzionale e magari anche retroattiva per i lavoratori dipendenti ed artigiani e non per “elette” categorie), tanto convinta del suo operato da cominciare lei ad anticipare le lacrime che avrebbero poi versato i milioni di esodati e i futuri pensionati.

Non vorremmo che, allo stesso modo, ci trovassimo ad avere a che fare con un riformista del lavoro che con piglio deciso sforna una nuova legge (riforma) fatta solo di numeri, senza tenere presente che dietro i numeri ci sono persone con i loro problemi e le loro fatiche di una vita; il lavoro, è vero, nobilita, ma quando arriva sera si è stanchi e per alcuni tipi di lavoro particolarmente usuranti ci si sente molto stanchi. La paura è quella del paradosso del classico professore che non saprebbe riconoscere un cacciavite da uno apribottiglie.

Una nota di speranza, poca, sta nel fatto che il presidente non appartiene (magari né è un adulatore ed amico di alcuni!!!) a quel 10% di popolazione che detiene quasi il 50% della ricchezza del paese, del quale fa parte un suo predecessore, un po’ avanti con gli anni, attualmente pregiudicato (in attesa del pronunciamento della “Corte Europea”); sul “noto” predecessore si possono esprimere svariati giudizi e dire molte cose tranne che sia tanto sprovveduto (“fesso”) da fare una riforma che consenta a noi semplici cittadini, operai, impiegati, commercianti e piccoli artigiani di contribuire ad abbassare quella percentuale di ricchezza da pochi detenuta.

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CAMPAGNA REFERENDARIA

lunedì, marzo 17th, 2014

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INCONTRO PUBBLICO A MONZA

giovedì, febbraio 20th, 2014

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Urbanistica e mazzette, il caso Boni non c’è più. Confronto con i suoi accusatori

giovedì, febbraio 20th, 2014

di Marinella Rossi da “Il Giorno” del 20.02.2014

Milano, 20 febbraio 2014 – Tangenti parlate, raccontate, restate indimostrate. Si sgonfia la bolla corruzione in cui ha finora galleggiato, e fino alle dimissioni dell’aprile 2012 da presidente del Consiglio regionale della Lombardia, il leghista Davide Boni. La Procura della Repubblica di Milano – il sostituto Paolo Filippini e l’aggiunto Alfredo Robledo – hanno chiesto al gip Manuela Scudieri (l’atto risale al 10 dicembre e la richiesta è ancora inevasa) l’archiviazione dell’intero kolossal tangenti promesse, e solo in parte versate (secondo i racconti dell’architetto-faccendiere delle sovraffatturazioni, Michele Ugliola), per un monte euro di circa 3 milioni e mezzo. «Gli accertamenti disposti hanno fornito riscontri, nella maggior parte dei casi, inconciliabili con i fatti esposti».

I fatti esposti dall’Ugliola e, in misura più vaga, dal braccio destro e cognato Gilberto Leuci, su un sistema corruttivo così strutturato: stecche promesse «da parte di imprenditori» (Luigi Zunino, Francesco Monastero, Gabriele Sabatini, Cinzia Cavenati) «a favore di Boni, all’epoca in cui rivestiva la carica di Assessore al territorio» della Regione, «cioè dal 2005 al 2010». Somme per «il rilascio della Valutazione d’impatto ambientale (Via) per l’apertura di un impianto di recupero rifiuti contenenti amianto a Lonate Pozzolo» e di altri “Via” per «autorizzazioni commerciali e urbanistiche» per «il recupero di grandi aree industriali dismesse», quali ex Snia di Varedo, ex Sisas di Rodano-Pioltello, Santa Giulia di Milano, ex Falck di Sesto San Giovanni. Dunque Ugliola, quello della corruzione-concussione che a Natale 2010 ha azzerato la giunta di Cassano d’Adda, con cinque interrogatori da giugno ad ottobre 2011, rende «dichiarazioni autoaccusatorie su fatti di corruzione diversi» e mai emersi, coinvolgendo i quattro manager, Boni, il suo capo di Gabinetto Dario Ghezzi, e la consulente Monica Casiraghi.

E dicendo che lui aveva «svolto un ruolo di mediatore tra le istanze degli imprenditori e le “pretese” degli esponenti politici da cui dipendeva il rilascio della autorizzazioni», e dei quali andava remunerata «la sponsorizzazione politica». Ma che dalle agende di Ugliola si trovi conferma della confidenza con Boni, Ghezzi e gli imprenditori, e che lui presenziasse «agli incontri fra politica e imprenditoria», non è dato sufficiente «per affermarne un contenuto necessariamente illecito, pur rappresentando un elemento indiziario non trascurabile». Al termine, infatti, di un lavoro d’indagine composto da quindici faldoni di atti nei quali il pm Filippini ha cercato riscontri alle affermazioni di Ugliola e Lueci, si conclude con «l’infondatezza della notizia di reato, in quanto gli elementi acquisiti non appaiono idonei a sostenere l’accusa in giudizio».

Questi motivi: i “Via” oggetto di mercimonio sono provvedimenti non emanati dall’assessorato di Boni o da sua «articolazione interna», «ma dagli uffici Amministrativi regionali dipendenti dalla Direzione Generale Territorio»: cioè dai dirigenti, «titolari esclusivi» del rilascio dei provvedimenti. Per Falck non coincidono i tempi indicati da Ugliola, per Santa Giulia il provvedimento di compatibilità ambientale «avviene in un periodo (2002) in cui Boni non era Assessore al Territorio e non conosceva Ugliola». Per l’ex Snia «non risultano procedure di Via in corso o concluse, così come per il centro commerciale ad Albuzzano.

Per l’impianto di trattamento amianto a Lonate Pozzolo, il procedimento di Via è in corso, «ma non sono emersi riferimenti alla presenza a qualsiasi titolo di Ugliola come professionista incaricato dalla società». Il pagamento delle tangenti («presso gli uffici dell’assessorato al territorio di via Sassetti, buste contenenti denaro contante», diceva Ugliola) resta vago: «non viene riferito in modo chiaro: quante consegne di denaro avvenute e per quali specifici importi». E in ultimo sui conti di Boni, esaminati dalla Guardia di finanza:«Dalla disamina della documentazione non sono emerse operazioni finanziarie degne di approfondimento».

L’assessore nero che demolisce la Kyenge

mercoledì, gennaio 29th, 2014

Un interessante punto di vista che proponiamo per approfondire sotto vari aspetti un argomento che è sempre più di attualità…tratto da “Il Giornale”

Il nigeriano, leghista dal ’93, contesta il ministro all’Integrazione: “Il suo ministero è inutile e lo ius soli è una follia”

Leghista e «négher». «Macché offesa, è la parola bergamasca per definire uno di colore, è un dialetto sacrosanto di un popolo, di cosa mi dovrei scandalizzare, non è vero che sono nero?» chiede ridendo Toni Iwobi, nigeriano di 58 anni, cittadino italiano da una trentina, leghista della prima ora dal ’93.

Il segretario Salvini ha proposto che il ministro Kyenge («la Lega è razzista, democrazia in pericolo») si confronti in un faccia a faccia con Iwabi, assessore a Spirano (Bergamo), non eletto per un soffio alle ultime regionali in Lombardia con 2mila preferenze. In effetti il «leghista-neghèr» («mi sono anche autodefinito “la pecora nera” della Lega» scherza) è lontano anni luce dalla retorica terzomondista.
Con una semplicità disarmante Iwobi ti spiega che «il ministero dell’Integrazione è una sciocchezza, non serve a niente se non a spendere soldi che si potrebbero usare per cose più serie, come il lavoro. Dovevano diminuirli i ministeri, non crearne di inutili come quello della Kyenge. Non ho nulla contro la persona, ma sono contro la sua idea politica. L’integrazione è un percorso individuale. Se io vengo a casa tua sono io che mi devo integrare, mica sei tu che lo devi fare, lo capisce anche un bambino. La cittadinanza è un diritto che si conquista con il lavoro, non è un regalo da fare a chiunque». Il percorso individuale di integrazione Iwobi lo conosce bene, senza un ministero che l’abbia promosso al posto suo. «Quando sono arrivato nel ’77 di neri, specie da queste parti, ce n’erano pochissimi. È stata dura trovare spazio, rispettando il mondo che mi stava ospitando. Ho fatto fatica».
Il primo lavoro da stalliere in un maneggio, poi manovale in un cantiere. «Ho fatto carriera, guadagnavo un po’ di più e lavoravo molto di più. Il manovale l’ho fatto per 11 anni». Quindi una nuova opportunità: spazzino all’Amsa di Milano. Nel frattempo sposa una bergamasca, diventa cittadino italiano e viene promosso tecnico informatico, settore in cui ha una laurea. Ora di tecnici informatici ne ha 13 sotto di sé, come dipendenti della sua azienda. Da modesto manovale immigrato a imprenditore italiano. Oltre che politico, da vent’anni consigliere comunale della Lega a Spirano, attualmente assessore ai Servizi sociali. «Mi sono fatto da solo, col sudore della fronte. L’integrazione è fatta di doveri, non solo di diritti. Il ministro Kyenge parla di ius soli? Una follia. Intanto un bambino italiano con due genitori stranieri sarebbe già un problema secondo me. Ma soprattutto ci sarebbe l’invasione di immigrate che verrebbero a partorire qui, solo per avere la cittadinanza automatica. Sarebbe un caos incontrollabile. E poi chi pagherebbe i servizi sociali per tutti questi nuovi concittadini, visto che non ci sono più soldi neppure per le famiglie italiane? Chi li manterrebbe, chi garantirebbe un futuro qui a tutti questi nuovi italiani? Qualcuno se l’è chiesto?».
Peggio ancora l’abolizione del reato di clandestinità: «Penso sia una delle più grandi idiozie che abbia mai fatto il governo italiano. Mi viene una profonda delusione. Sfido qualunque italiano a recarsi nel mio Paese d’origine senza il passaporto: viene rispedito indietro subito, ma subito! In un Paese del cosiddetto Terzo mondo!». Ma poco democratica gli sembra anche l’Italia, «dove non si può nemmeno criticare un ministro della Repubblica italiana (la Kyenge, ndr) che subito si viene demonizzati. Nessuno ce l’ha con la signora Kyenge, ma molti non sono d’accordo con le sue idee. Non si può dire? Allora questo non è un paese democratico». Iwobi da anni ha un’associazione che aiuta gli immigrati. «Prima cercavo di dare una mano agli immigrati qui a Bergamo. Ora la mia associazione “Pax Mondo” si occupa di formazione, collaboriamo con i governi africani. Abbiamo formato nove medici, 36 infermieri e due clinici in loco, tutti dal Ghana e dalla Sierra Leone, per poi permettergli di lavorare nei loro Paesi. E sono contenti. È stato possibile grazie all’aiuto della Regione Lombardia e dell’assessorato di Daniele Belotti (assessore della Lega al territorio, ndr), secondo il modello “aiutiamoli a casa loro”. Questo per chi dice “la Lega è razzista” senza informarsi». Parola di leghista-nègher.

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IDA MAGLI: “ABROGARE LA CLANDESTINITA’ E’ UNA BOMBA CONTRO LO STATO E CONTRO IL POPOLO ITALIANO”

mercoledì, gennaio 22nd, 2014

“Non esiste Stato se non esiste il suo territorio e il suo popolo. Con la cancellazione della clandestinità si afferma che non esiste un territorio appartenente allo Stato italiano e che chiunque vi si può introdurre e mescolare. Da oggi ci si potrà accomodare in ogni paese d’Italia e in ogni nave e in ogni aereo italiano”…

Stamani i grillini sono usciti di casa senza chiudere la porta. Anzi, appena giunti in strada hanno gettato le chiavi nel primo cassonetto. Chiunque entri in «casa loro» definizione ormai priva di senso – non commette nessun reato, è libero di entrarvi e di dichiararsene familiare.

Altrettanto hanno fatto, uscendo di casa stamani, Renzi e tutti i suoi sostenitori, gli appartenenti al Pd che guardano con entusiasmo al governo Letta e ai suoi ministri. Finalmente è stata imboccata la strada giusta: far sparire lo Stato italiano e il popolo italiano.

Enrico Letta è stato il primo naturalmente a lasciare aperta stamani la porta di casa ma, invece di buttarne le chiavi nel cassonetto,  le ha consegnate alla signora Kyenge affinché sia lei personalmente a gettarle via nel momento stesso in cui, con il voto della Camera dopo quello del Senato di ieri, verrà definitivamente abrogato il reato di clandestinità.

Si chiama decreto «svuota carceri» quello apprestato dal governo Letta, ma contiene, sotto questo nome truffaldino, la bomba contro lo Stato italiano e contro il popolo italiano dell’abolizione del reato di clandestinità, una specie di terrificante svuota carceri preventivo e assoluto.

L’Italia, il suo territorio, è la casa degli italiani. Questo territorio è stabilito da confini che permettono di identificare lo Stato italiano. Non esiste «Stato» se non esiste il suo territorio e il suo popolo. Come ha dichiarato in questi giorni lo Stato di Israele: «Questa è la terra degli Ebrei, la cittadinanza non verrà data a nessuno straniero», così è per ogni Stato e per ogni Popolo.

Con la cancellazione della clandestinità, invece, si afferma che non esiste un territorio appartenente allo Stato italiano, un territorio che lo Stato rivendica come suo, e che non esiste un popolo italiano in quanto chiunque vi si può introdurre e mescolare. Si tratta di una norma talmente distruttiva di qualsiasi realtà e di qualsiasi logica di «Stato» che non è mai esistita e non esiste in nessun Paese, così come non esiste neanche in quei sostituti concreti e simbolici di uno Stato che sono le navi e gli aerei dove la clandestinità è perseguita come il reato più grave. Da oggi, dunque, ci si potrà accomodare senza preavvertirne nessuno in ogni paese d’Italia e, per analogia, in ogni nave e in ogni aereo italiano.

I governanti che hanno elaborato un simile decreto sono i despoti più assoluti che siano mai esistiti. Nessun Monarca, nessun Imperatore, nessun Tiranno ha mai preso decisioni così distruttive verso il proprio regno, verso il proprio popolo. Altro che democrazia!

Gli attuali governanti, pur illegittimi in base alla Costituzione, pur considerati dall’opinione pubblica di tutto il mondo dei governanti-barzelletta, dei non-governanti, dai quali ci si aspetta ogni giorno che diano le dimissioni per permettere la formazione di un governo legittimo tramite nuove elezioni, si comportano come se fossero, non gli amministratori, ma i proprietari dello Stato. Proprietari folli, che gettano via ogni ricchezza in un accesso così parossistico di delirio cui non avevano assistito neanche i sudditi di Caligola governati dal suo cavallo.

E i grillini? Quei grillini di cui ci eravamo entusiasmati perché avevano affermato di voler far crollare il «Palazzo»? Cos’è il Palazzo se non il macroparassitismo del Potere assoluto, quello che si serve dei sudditi, di ciò che appartiene ai sudditi, per mangiarseli, per distruggerli?

Eccoli lì, dunque, ben sbracati nelle ricche poltrone del Potere, intenti ad usarlo a piene mani per regalare l’Italia, il territorio, il nome, la storia, la civiltà dell’Italia, ai loro Favoriti. Sono talmente incapaci di riflettere e talmente sprezzanti del ridicolo che, pur dichiarati illegittimi dalla Corte costituzionale, si affannano a costruire quello che chiamano pomposamente un impeachment nei confronti del presidente della Repubblica, il quale però è anch’esso illegittimo. Cosa più grottesca di questo modo di governare?

Chi è Ida MAGLI?

Ida Magli (Roma1925) è un’antropologa italiana.

Diplomata in pianoforte nel Conservatorio di Santa Cecilialaureata in Filosofia con una specializzazione in Psicologia medica sperimentale all’Università “La Sapienza” di Romacon una tesi sperimentale sul linguaggio radiofonico, docente per alcuni anni di Psicologia sociale all’Università di Siena e infine di Antropologia culturale alla Sapienza da cui ha dato le dimissioni nel 1988. Ida Magli è stata la prima ad adoperare il metodo antropologico per analizzare la società europea e in particolare quella italiana, dall’antichità almedioevo fino a quella attuale, con gli stessi strumenti adoperati dall’antropologia per le società “primitive”. Si è servita della sua conoscenza della musica per comprendere in pieno e adoperare il concetto di “modello” culturale, messo a punto da Franz Boas e Alfred Kroeber, come “forma” chiusa e significante in se stessa. La “cultura” come una specie di Fuga bachiana. È riuscita, così, a mettere in luce l’importanza di moltissimi fenomeni di solito ignorati dagli storici, soprattutto quelli riguardanti il “Sacro”, i tabù, l’impurità, l’evitazione delle donne, la “potenza della parola” legata al primato dell’organo sessuale maschile, le differenze nella concezione del tempo fra la religione ebraica, centrata sull’attesa della salvezza e quella cristiana centrata sul divenire… Tutti i suoi scritti, quindi, libri, saggi, articoli, rispecchiano il risultato di questo metodo e pertanto danno ampio spazio a fenomeni e a fatti di solito passati sotto silenzio: la storia delle donne non come mondo a parte ma come intrinseca al potere maschile, la predicazione popolare e la devozione mariana come importantissimo documento storico, il rapporto fra il Sacro e il Potere negli avvenimenti politici. Comunque Ida Magli è nota in particolare, come forte polemista nei confronti dell’Unione Europea. Fin dal 1994 ha denunciato, a suo avviso, l’impossibilità dell’unificazione europea e ha cercato, inutilmente, di convincere i politici a desistere da un progetto fallimentare e che, sempre secondo lei, segnerà la fine della civiltà europea.

Tra Kyenge e La Padania, nessun razzismo solo politica

giovedì, gennaio 16th, 2014

di Davide Vecchi, tratto da “il Fatto Quotidiano” del 14 gennaio 2014

Abbiamo lottato contro la legge bavaglio. Ci strappiamo le vesti e gridiamo alla libertà negata ogni qual volta un politico si scaglia contro un quotidiano. Ci siamo sorbiti per mesi le dieci domande di Repubblica a Berlusconi, per settimane accuse varie (solitamente infondate) a Grillole campagne false de Il Giornale contro Fini e Boffo, tanto da vedere ormai inserito nel lessico quotidiano il “metodo Boffo” come sinonimo di falsa campagna denigratoria.

Però “è la stampa bellezza”. E va bene così, la libertà di espressione deve essere garantita a tutti. E poi chi sbaglia paga, quando la giustizia arriva puntuale. Un breve preambolo necessario a spiegare il perché io ritengo che la rubrica “qui Cecile Kyenge” pubblicata dal quotidiano La Padania sia non solo legittima ma più che lecita e sacrosanta.

I senatori del Pd, Mauro del Barba e Roberto Cociancich, che hanno definito “gravissima, ai limiti dell’intimidazione” e “di stampo razzista” la rubrica, sono gli stessi che hanno come giornale di riferimento l’Unità, quotidiano che negli ultimi anni ha usato toni ben più aggressivi nei confronti dei propri avversari politici. La Padania è un quotidiano politico, espressione di un partito politicochiaro e definito, quindi fa il suo mestiere così come lo fa l’Unità. E riportare l’agenda di un ministro è legittimo. Si dirà: ma se poi salta fuori il pirla di turno che prova ad aggredirla? Ognuno risponde delle proprie responsabilità, è accaduto a Tartaglia con la statuetta a Berlusconi: era forse colpa di qualche giornale? Siamo tutti uguali, tutti con gli stessi diritti e doveri. Posso criticare la scelta della Padania e non comprarla, e se davvero pubblicasse contenuti xenofobi o razzisti andrebbe sequestrata la testata. Ma ci sono delle leggi chiare e una giustizia che fa il suo mestiere, i politici facciano il loro ché sarebbe anche l’ora.

Attaccare sdegnati Calderoli perché definisce la Kyenge un orango è a mio avviso condivisibile (anche se mi sconvolge di più il fatto che sia li padre del Porcellum, voglio dire: come siamo ridotti?) ma scagliarsi contro un quotidiano che fa il proprio mestiere per me è sbagliato. Senza se e senza ma. E ha ragione il direttore del La PadaniaAurora Lussana, a definire le richieste di cancellare la rubrica “qui Cecile Kyenge” una pretesa “immunità razziale”. Perché a sentire le critiche sembra che la Kyenge sia sotto attacco solo per il colore della pelle, quando in realtà la Lega ne contesta la poltrona: quel ministero dell’integrazione che, per motivi prettamente politici, non condivide. Ma è appunto solo politica. Come il milione di posti di lavoro promesso da Berlusconi, la ripresa economica annunciata da Monti e il taglio ai vitalizi sbandierati da Enrico Letta. Qualcuno li prende sul serio, qualcuno no. Semplice. Si chiama democrazia.

E la Kyenge lo sa bene, tant’è che ha commentato: “La Padania chi? Non so chi sia la Lega Nord, saranno cittadini e fanno quello che vogliono”

LA SI POTREBBE DEFINIRE “AZIONE MAFIOSA”?

giovedì, dicembre 19th, 2013

VERGOGNA…….

Tratto da “Il Fatto Quotidiano”

Gioco d’azzardo, Ncd: “Trasferimenti dallo Stato ridotti per chi ostacola le slot”

L’emendamento al decreto “Salva Roma” è stato presentato dal Nuovo centrodestra ed è stato approvato in Senato. Endrizzi (M5S): “E’ uno scandalo. Provvedimento da Stato cravattaro. In questo modo si lasciano soli gli amministratori e si penalizza la prevenzione”. Contraria la senatrice Puppato (Pd): “Non me la sono sentita di votare per l’ennesima bastonata ai sindaci. E’ un brutto messaggio delle istituzioni ai cittadini”

Ostacoli le slot machines nel tuo territorio? Lo Stato ti taglia i trasferimenti di denaro. La bastonata ai sindaci e alle regioni che lottano contro il gioco d’azzardo arriva in Senato con l’emendamento presentato dal Nuovo centrodestra al decreto “Salva Roma” (leggi qui il testo integrale) e approvato con i voti di 140 senatori di Partito democratico, Scelta Civica, Ncd e Gal. Prevenzione, guerra alla ludopatia e sale bingo lontane dalle scuole: gli spot elettorali di partiti e parlamentari scompaiono non appena è ora di fare cassa. E così nel decreto recante misure finanziarie per gli enti locali (e che verrà votato il 19 dicembre in Aula) compare un provvedimento molto lungo e dettagliato dal punto di vista tecnico. Contrari sono stati 128 parlamentari di M5S, Sel, Forza Italia, Lega e quattro dissidenti del Pd (Laura Puppato, Lucrezia Ricchiuti, Roberto Ruta e Stefano Vaccari). Il testo riguarda i comuni o le regioni che emanano norme restrittive contro il gioco d’azzardo, diminuendo così le entrate dell’erario. L’anno successivo, questi enti territoriali subiranno tagli ai trasferimenti che verranno interrotti solo quando le norme e regolamenti “scomodi” saranno ritirati.

“Un ricatto”, denuncia a ilfattoquotidiano.it il senatore Giovanni Endrizzi del Movimento 5 Stelle“sono senza parole di fronte a un provvedimento da Stato cravattaro. Ci hanno detto che serve per mantenere la continuità del gettito erariale, ma è solo l’ennesimo modo per lasciare soli i nostri amministratori locali. Questa misura va contro tutti i principi di sussidiarietà e decentramento, ma soprattutto colpisce la prevenzione della diffusione del gioco d’azzardo”. L’intenzione, secondo i promotori del testo, è quella di evitare lo spreco di denaro pubblico sul territorio per quelle che sono considerate “cause perse”: “Una beffa”, continua Endrizzi, “soprattutto a pochi giorni dalla discussione in Aula del disegno di legge sulla cura e prevenzione della ludopatia. Lo Stato deve decidere da che parte stare”.

Amareggiata anche la senatrice del Partito democratico Laura Puppato, che si espressa contro il provvedimento: ”Non me la sono sentita di votare insieme al mio partito”, ha detto ailfattoquotidiano.it, “Non c’è stato dibattito su di un emendamento che di fatto bastona i sindaci. Sono d’accordo sul fatto che gli enti locali non possano prendere iniziative su una materia dove lo Stato ha legiferato in maniera diversa, ma gli enti territoriali sono l’ultimo baluardo di difesa in una situazione di emergenza”. L’approvazione di un emendamento che va in senso opposto rispetto alla prevenzione della diffusione del gioco d’azzardo è, secondo la senatrice, un messaggio negativo che si dà ai cittadini: “Lo Stato deve fare qualcosa. E questo non è certo il modo di intervenire”.

Ma c’è solo la penalizzazione degli enti che ostacolano il gioco d’azzardo. “L’emendamento”, continua Endrizzi (M5S), “prevede anche che i concessionari ai quali vengono ritirate le concessioni per gravi colpe, godano del diritto di continuare il proprio esercizio per 90 giorni. In seguito il subentro a quelle licenze verrà garantito a chi è già titolare di altre licenze. Un meccanismo che prevede una sorta di diritto di prelazione violando le norme sulla concorrenza”.

L’emendamento a firma della senatrice del Nuovo centrodestra Federica Chiavaroli è il numero1150: “In coerenza con il principio di perequazione ed equilibrio finanziari”, si legge, ”tra livelli di governo, ed in attuazione dello stesso, qualora interventi legislativi regionali ovvero regolamentari di autonomia degli enti territoriali, aventi ad oggetto misure in materia di giochi pubblici riservati allo Stato non coerenti con l’assetto regolatorio statale di settore, determinino nel corso di un esercizio finanziario minori entrate erariali, anche di natura non tributaria, ovvero maggiori spese statali, anche a titolo di eventuale risarcimento del danno nei riguardi dei concessionari statali per la gestione della raccolta dei giochi pubblici, a decorrere dall’esercizio finanziario successivo sono attuate riduzioni degli ordinari trasferimenti statali a favore delle regioni ovvero degli enti locali che hanno deliberato tali interventi in misura corrispondente all’entità delle predette minori entrate ovvero maggiori spese. Le riduzioni cessano a decorrere dal momento nel quale tali interventi legislativi e regolamentari sono abrogati o revocati o comunque modificati in modo tale da risultare coerenti con l’assetto regolatorio statale in materia di giochi pubblici”.