LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

Archive for the ‘Politica’ Category

A DESIO CADE IL CENTRODESTRA

lunedì, novembre 29th, 2010

La ‘ndrangheta, le sue infiltrazioni sempre più pesanti e le dimissioni dei consiglieri leghisti subito dopo le polemiche sul caso Saviano, mettono la parola fine alla giunta di Desio. Giampiero Mariani, l’esponente del Pdl uscito vincitore dalle urne solo otto mesi fa, non è più il sindaco della cittadina brianzola. Sei consiglieri di maggioranza del Carroccio hanno rassegnato le dimissioni, chiudendo di fatto il mandato della giunta di centrodestra. Con i lumbard si sono presentati in municipio altri 11 consiglieri di opposizione per protocollare le dimissioni. Ma a decretare la fine della giunta Mariani sono stati gli uomini della Lega, che da giorni pressavano i vertici provinciali per ritirare il proprio mandato.

“Se fossimo restati un giorno in più in questa maggioranza avremmo riconsegnato le tessere del partito” dicono i diretti interessati. “Di sicuro non volevamo essere complici di questo sistema” aggiunge Ettore Motta, fino a poco tempo fa vicesindaco. Al prefetto, Gian Valerio Lombardi, non è rimasto che proporre al ministero dell’Interno lo scioglimento del consiglio comunale con decreto del presidente della Repubblica, nominando commissario il viceprefetto Maria Carmela Nuzzi.

L’operazione “Infinito” della Dda di Milano, lo scorso luglio – oltre 300 arresti in tutta Italia tra cui 50 in Brianza – aveva messo in evidenza connivenze tra centri di potere affiliati alla ‘ndrangheta e personaggi vicini alla macchina comunale. Un fatto che, da subito, ha scatenato polemiche e accuse nella maggioranza. Di fatto, dopo le pubblicazioni delle intercettazioni tra Natale Marrone (all’epoca dei fatti coordinatore del Pdl, dimessosi dall’incarico ma non dal Consiglio) che chiedeva al boss Candeloro Pio una vendetta nei confronti di Rosario Perri (ex assessore e per anni dirigente dell’Ufficio tecnico comunale); dello stesso Perri (che parlava di soldi nascosti nei tubi di casa); di alcuni affiliati della “locale” che parlano tra di loro anche di Nicola Mazzacuva, presidente del consiglio comunale, la macchina amministrativa si è inceppata fino a fermarsi. Dalle indagini erano anche emersi i nomi del consigliere regionale Massimo Ponzoni e del presidente dell’Asl di Monza, Pietrogino Pezzano, anche se tutti gli interessati hanno sempre smentito qualsiasi legame con la vicenda.

“Oggi è un giorno difficile – ha detto il sindaco – abbiamo perso tutti. Gli arresti dell’operazione Infinito dimostrano che il problema esiste: ma qui la ‘ndrangheta c’è dalla metà degli anni Settanta, noi abbiamo sempre vigilato”. E Vincenzo Bella, ormai ex assessore Pdl: “Governare era diventato impossibile. Quello svelato dalla magistratura è un quadro preciso che deve essere ancora approfondito, ma che ha fatto saltare tutti gli equilibri cittadini”. Lucrezia Ricchiuti, consigliere del Pd, replica: “Negli ultimi anni la città è cresciuta a dismisura. Permessi facili e abusi edilizi sembrano essere diventati la regola. Gli unici imprenditori edili che hanno lavorato sono amici degli amici, gente legata alla criminalità organizzata. I vecchi costruttori, quelli che in passato hanno fatto la storia della città, sono spariti dal mercato”.

da http://milano.repubblica.it

RIFIUTI: IL NORD DICE NO

giovedì, novembre 25th, 2010

No. Punto. Se fosse stato un telegramma, questo sarebbe stato il testo che le regioni del Nord avrebbero spedito al governo che chiedeva chi era disposto ad accogliere i rifiuti della Campania. Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte si sono dichiarati non disponibili. Tra le altre regioni le Marche hanno detto no, mentre la Sardegna ha offerto uomini e mezzi ma ha spiegato che i rifiuti non possono essere smaltiti nell’isola. Il gruppo della Lega Nord nel Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha chiesto che «la Regione si dichiari indisponibile». Solo la Toscana ha confermato la propria disponibilità ad accogliere una parte dei rifiuti campani. La Lombardia per esempio ha risposto spiegando che «prima si aspetta una convocazione da parte del governo per comunicare le risorse aggiuntive che intende destinare alle Regioni, dopo i tagli della finanziaria di luglio». Fino ad allora, la Regione non intende partecipare nemmeno al tavolo governativo di discussione e «si conferma non disponibile ad accogliere i rifiuti campani». «Vedo che alcune regioni del Nord, a prescindere dalla discussione, hanno detto no e questo è un fatto molto triste», ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Il Lazio invece si è detto disponbile, ma la presidente Renata Polverini ha spiegato che la disponibilità può essere «simbolica o più consistente a seconda degli approfondimenti tecnici».

BOSSI – Senza giri di parole, il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ha spiegato i motivi del no ai rifiuti: «Se li portano al Nord, la gente si incazza. Speriamo che altre Regioni dicano di sì, ma il rischio è che dovunque li porti crei “casini”». Poi ha chiesto un intervento della magistratura contro Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli: «Mi chiedo perché la magistratura non intervenga sul sindaco di Napoli. L’unico che può dire qualcosa è Berlusconi perché ha dimostrato di saperci fare».

IERVOLINO – Pronta la replica del sindaco Iervolino: «Per quanto mi riguarda, ho le mani strapulite e la coscienza stra-a-posto. Forse Bossi dovrebbe dire per la violazione di quale norma e per quale reato». Nel decreto sui rifiuti all’esame del presidente della Repubblica «per quanto riguarda l’emergenza Napoli, per quello che sappiamo noi, non c’è proprio niente», spiega Iervolino. «Ci sono cose che saranno sufficienti in futuro come la regolarizzazione del procedimento per i termovalorizzatori e il potere al presidente della Regione».

ERRANI – Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, la situazione è grave: «Così non si può andare avanti, siamo di fronte a un’emergenza a cui deve fare fronte l’intero Paese. Ma ci devono essere due condizioni, che abbiamo chiesto al governo: la prima è la dichiarazione dello stato d’emergenza e la seconda è che il governo, con un atto coerente e fermo, chieda un impegno e una collaborazione a tutte le Regioni».

FAMIGLIA CRISTIANA – Sul tema rifiuti è intervenuta anche Famiglia cristiana con un editoriale. «La monnezza è la spietata metafora del Paese», dice il settimanale dei Paolini. «Non serve scaricare o rinfacciarsi le colpe. Le responsabilità non possono rimbalzare da una parte all’altra. Solo una presa di coscienza collettiva potrà far uscire Napoli e l’Italia dall’emergenza. Solo un soprassalto di dignità civica potrà sanare guai ambientali e d’immagine del Paese». A Famiglia cristiana ha replicato il ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, che accusa il settimanale di «uscire dal cristianesimo». «Niente è meno cristiano di accostare l’immondizia alla metafora dell’Italia».

SALUTE: FAZIO, «NESSUN RISCHIO» – Per il ministro per la Salute Ferruccio Fazio, a proposito del problema rifiuti a Napoli, martedì aveva detto che «rischi immediati per la salute non ce ne sono».

da www.corriere.it

LEZIONE DI MARONI A SAVIANO

mercoledì, novembre 24th, 2010

Questa volta in cattedra a “Vieni via con me” ci è andato Roberto Maroni, il grande protagonista della lotta alla criminalità organizzata in Italia. Con Maroni ministro dell’Interno, lo Stato comincia a pensare di poter di liquidare il fenomeno delle mafie in Italia: non accadeva dai tempi del fascismo. Decisive sono state le mosse del titolare del Viminale: rafforzare, col Pacchetto sicurezza, il carcere duro ai mafiosi, tagliando i collegamenti dei boss detenuti con i picciotti; sequestrare a a tappeto tutti i beni in odore di mafia, anche quelli gestiti da prestanome; stabilire la tracciabilità degli appalti; intensificare la caccia ai latitanti. Incredibile il bilancio di questa campagna antimafia: in media 8 arresti al giorno da quando Maroni è ministro, montagne di miliardi confiscati, presi 28 dei 30 boss superlatitanti.

IL CERCHIO SI STRINGE. Questo bilancio, illustrato lunedì sera, è la risposta a Roberto Saviano che, nella precedente puntata della trasmissione se ne era uscito con un “al nord la ‘ndrangheta interloquisce con la Lega”. Maroni si è detto offeso per questa affermazione priva di fondamento e ha preteso di poter andare in quella trasmissione a raccontare la verità. “Le mafie – ha spiegato il ministro – si combattono dando la caccia ai superlalitanti. Giuseppe Setola, Salvatore Strangio, Antonio Pelle, Domenico Raccuglia e Antonio Iovine sono solo alcuni dei 28 superboss presi e sottoposti al carcere duro. Ne mancano solo due: Zagaria e Messina Denaro. Ma il cerchio si sta stringendo anche attorno a loro”.

PATRIMONI DELLA MALAVITA Ed ha aggiunto: “La mafia si combatte sequestrando i patrimoni della malavita, colpiamo il cuore patrimoniale della mafia e lo facciamo soprattutto al Nord. Sono stati sequestrati oltre 35 mila beni per un valore di 18 miliardi di euro, un risultato senza precedenti. La mafia al nord da almeno tre decenni, non è una novità”. Poi la risposta diretta. “L’affermazione di Saviano – ha chiarito Maroni – è ingiusta e offensiva per chi contrasta da sempre l’illegalità e smentita dalle recenti operazioni fatte in Lombardia contro la ‘ndrangheta, operazioni che hanno visti l’arresto di esponenti di altri partiti e non della Lega”.

PADANIA ANTIMAFIA. Nell’intervento di Maroni è mancata una sola precisazione: quella che in Padania il fenomeno sociale “mafia” non esiste, non vi è alcun radicamento tra la gente come invece accade al Mezzogiorno, e che purtroppo la presenza dei mafiosi è soltanto uno dei regali dell’immigrazione. Per la cronca, la terza puntata del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano ha registrato ieri 9 milioni 600 mila telespettatori pari al 31.60% di share: record della trasmissione. Nella prossima puntata, però, Maroni non ci sarà più e i padani sono vivamente consigliati di cambiare canale.

da www.ilpadano.com

E SE FOSSE BOSSI A STACCARE LA SPINA AL GOVERNO?

martedì, novembre 23rd, 2010

Umberto Bossi rispondendo ad alcun giornalisti ha chiaramente escluso la possibilità di un governo tecnico.

“Non ci può essere un governo tecnico”, ha dichiarato, “ci siamo io e Berlusconi contrari. Se il presidente della Repubblica lo facesse, provocherebbe una reazione del Paese troppo forte.

“Se Berlusconi è saggio, va al voto e ritorna: prenderebbe un sacco di voti in più”. Continua il leader Bossi, rispondendo a una domanda sulle possibilità di un Berlusconi-bis.

La Lega starà con Berlusconi fino a quando non saranno fatte le riforme.

“Fino a quando non abbiamo fatto le riforme”, risponde Bossi. Quindi il voto anticipato potrebbe tenersi a marzo o addirittura a gennaio? “Vediamo quando saranno fatte le riforme”, è la replica del ministro.

“Fanc…”. Così risponde il leader della Lega, Umberto Bossi, ai cronisti che gli chiedono del fatto che Gianfranco Fini ha detto che non bisogna indignarsi se c’é qualcuno che dice che c’é la mafia al nord.

C’è chi invece prova ad ipotizzare un futuro del governo, ”Tremonti sarebbe un ottimo presidente del Consiglio ma non prima delle elezioni”.

Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni intervistato durante la registrazione della trasmissione ‘L’ultima parola’ in onda questa sera su Rai2.

La Lega favorevole alle elezioni frena e torna sui suoi passi, e lo fa ancora una volta sbandierando l’arma delle riforme. Quelle solite riforme che i politici ricordano sempre in periodi di crisi, quelle famose riforme che in quasi tre anni hanno dimenticato di fare, quelle famose riforme che costituiscono il programma che la Lega porta a vanti da 16 anni senza mai averle fatte.

Ma quali sono queste famose riforme? Mai capito.

Ciò che Berlusconi sa bene è che la tentazione di staccare la spina per la Lega è molta, vorrebbero andare subito alle elezioni.

Del resto sarebbe ottimo approfittare della mancanza di un leader nel centro-sinistra, dell’avanzata di Vendola che toglierebbe voti al secondo partito, ovvero il Pd e le continue scaramucce tra lo stesso Pd e l’Idv.

Ora si dovrebbe approfittare dell’assenza del polo centrista di Fini, Casini, Rutelli e Lombardo.

Bossi sa benissimo che il Pdl glielo perdonerebbe sicuramente, non è possibile uno strappo con la Lega, del resto se Berlusconi perde la Lega dove va da solo contro tutti?

Matteo Oliviero

da www.newnotizie.it

LETTERA A ROBERTO SAVIANO IN SETTE PUNTI

venerdì, novembre 19th, 2010

Lettera aperta della redazione di Affaritaliani indirizzata a Roberto Saviano dopo la polemica tra lo scrittore e il Ministro Roberto Maroni.

Caro Saviano, qualche tempo fa, in unintervista, dicevi che Roberto Maroni è il miglior Ministro degli Interni di sempre, di tutti i tempi. Per la sua lotta alla mafia, perché ha azzerato il clan dei Casalesi. E invece hai pensato bene, nel corso della trasmissione Vieni Via con me, di sparare a zero sul suo partito, la Lega. Hai accusato, anzi calunniato con leggerezza, perché gli oltre nove milioni di italiani incollati davanti alla tv capissero esattamente il contrario. E cioè che il partito di Maroni, al nord, ha agganci con la ndrangheta. Dimenticando proprio che il ministro di cui parli è quello che di più ha fatto per sconfiggere la criminalità organizzata. Trascurando che dal 2008 (quando si è insediato il governo), ad oggi, sono stati confiscati alla mafia beni per 15 miliardi di euro./p
p style=text-align: justify;2. La mafia al Nord esiste da sempre. Il boss Saverio Morabito raccontava di quando, da bambino, era emigrato al Nord insieme ai conterranei di Platì, con i quali faceva rapine, furti, sequestri, spaccio di droga. Insomma, tutto il repertorio. Verrebbe da chiedersi, caro Roberto, dove stia la notizia. La mafia al Nord esiste da sempre, e in tutti gli schieramenti. Dovresti sapere, ad esempio, che Tiziano Butturini, sindaco del Pd di Trezzano sul Naviglio, è stato arrestato nellambito di uninchiesta sulla ndrangheta. A Borgarello, poi, è finito dentro un sindaco di centrodestra. Sempre per rapporti con la ndrangheta. Dunque, la ndrangheta al Nord è arrivata ben prima della Lega Nord, purtroppo./p
p style=text-align: justify;3. E veniamo alla storia che hai tirato in ballo in televisione, davanti a nove milioni di persone. Riguarda un consigliere regionale, Angelo Ciocca, eletto con il record di 18mila preferenze. Il numero fece stupire un po tutti gli addetti ai lavori., anche noi. E anche il Senatùr, secondo indiscrezioni di stampa, nellambito di un party per festeggiare il risultato delle elezioni regionali, avrebbe puntato il dito verso Ciocca dicendogli nel suo tipico tono scherzoso ma non troppo: Quante preferenze! Tu sei un tipo pericoloso…. Successivamente, nelle cronache politiche locali si dava conto dettagliatamente di come il partito stesse facendo accurate analisi e indagini sul conto di Ciocca. Tutto questo, caro Roberto, per farti capire che il Carroccio non ha coperto Ciocca. Anzi, ha cercato di fare chiarezza. Dove sta la novità? Abbiamo letto tutto, sappiamo tutto. Sappiamo anche, ed è bene ricordarlo, che Ciocca non è neppure indagato./p
p style=text-align: justify;4. Hai accusato Gianfranco Miglio di aver teorizzato listituzionalizzazione di Cosa Nostra, della Camorra e della Ndrangheta. Ma ti sembra corretto estrapolare una frase di un apprezzato teorico e accademico del diritto e usarla al di fuori del contesto dei suoi scritti e dei suoi studi? Miglio è stato lideologo della Lega, anche se poi sulla divisione dellItalia in tre macro regioni è stato abbandonato da Umberto Bossi negli ultimi periodi della sua vita. E tu, quando Miglio scriveva le sue teorie, non eri neanche nato. La maggior parte dei nove milioni di spettatori, probabilmente, non sanno nemmeno chi sia Miglio. Comè possibile dunque accusare il Carroccio per una frase estrapolata non da un esponente ufficiale del partito (peraltro morto e quindi senza possibilità di difesa) e da lì costruire un teorema senza tener conto delle decine di libri di politologia che lideologo del federalismo, erede di Cattaneo e Salvemini, ha prodotto nella sua vita?/p
p style=text-align: justify;5. E quella fotografia, che hai sbandierato agli italiani come dimostrazione che i contatti tra la Lega e la ndrangheta ci sono, eccome. Quellimmagine del boss Pino Neri e il leghista Angelo Ciocca. Bè, come ha detto Gerardo DAmbrosio. magistrato milanese autore di grandi inchieste (da quella della strage di Piazza Fontana a quella di Mani Pulite) e oggi parlamentare dellopposizione (non certo un amico di Maroni ne della Lega) ad Affaritaliani.it, quella foto non costituisce in alcun modo una prova. Perché a tutti può capitare di essere fotografati o avere contatti involontari e casuali con un mafioso senza saperlo. Non esistono, ad oggi, prove che le infiltrazioni della mafia nel nord siano avvenute grazie alla Lega. Cè la foto in cui Ciocca parla con un boss. E allora? Gli archivi sono pieni di foto di persone normali insieme a personaggi malavitosi. Se Ciocca sarà indagato, se sarà accusato e se una sentenza lo riterrà colpevole, allora la penseremo come te. Ma prima di avanzare ipotesi in un programma televisivo in prima serata davanti a nove milioni di persone, sarebbe opportuno avere qualcosa di più concreto in mano./p
p style=text-align: justify;6. Ma c’è di più. Sempre un po di tempo fa tu, che sembri nel frattempo diventato un tele-imbonitore (e non uno scrittore) dicevi esattamente il contrario di quanto detto in tv: Il centrosinistra ha responsabilità enormi nella collusione con le organizzazioni criminali: le due regioni con più comuni sciolti per mafia sono Campania e Calabria. E chi le ha amministrate negli ultimi 12 anni? Il centrosinistra. Cosa è cambiato dunque nella tua mente? Probabilmente le tue simpatie verso Gianfranco Fini, che nel frattempo ha lasciato il governo./p
p style=text-align: justify;7. E cosa dire di Loris Mazzetti, responsabile del programma Vieni Via con Me, che si permette di dare il benservito al ministro Maroni, non dandogli la possibilità di replicare quando, proprio da Saviano, viene accostato al nome di Schiavone detto Sandokan, uno dei peggiori mafiosi mai esistiti. Replica che invece, sostiene sempre lo stesso Mazzetti, può essere fatta con un video registrato. Insomma, il ministro chiede di guardare negli occhi lautore degli insulti e non gliene viene data la possibilità. Chiede di poter rispondere alle parole ingiuriose dette contro di lui e la possibilità gli viene negata. Possibile che proprio in un programma di una tv pubblica la democrazia sia diventata un optional? Cancellato dalla Rai il diritto di replica. Assurdo./p
p style=text-align: justify;Conclusione. Visto che gli italiani conoscono molto poco di quello che abbiamo detto e scritto in questi punti, visto che gli italiani ignorano le indagini della Boccassini, ignorano chi sia Miglio, non sanno che tu pochi mesi fa hai osannato il ministro degli Interni Maroni, e meno ancora sanno del fatto che una fotografia con un boss non è la prova del rapporto di un politico con la mafia… Visto tutto questo e visto che il tuo monologo è stato seguito da quasi dieci milioni di persone non perfettamente al corrente degli accadimenti e quindi incapaci di farsi unopinione circostanziata e oggettiva dei atti di cui in oggetto, possiamo concludere che nei tuoi monologhi si possono ravvisare forme, magari involontarie, dicirconvenzione di incapace?

BOSSI: IL GOVERNO DURERA’ FINO AL 27 MARZO

giovedì, novembre 18th, 2010

Poche parole per far capire che l’asse con Berlusconi è saldo e che ormai la Lega punta al voto anticipato, ma ovviamente non prima di aver incassato almeno una prima parte della riforma federalista. Lo stato maggiore del Carroccio si riunisce al Senato e prende atto della mediazione di Giorgio Napolitano che, di fatto, delinea una «road map» di quella che per la prima volta viene ufficialmente definita dal Colle «crisi politica». Umberto Bossi  fa il punto con il ministro Roberto Calderoli e i due capigruppo di Senato e Camera, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, nello studio della vicepresidente del Senato Rosy Mauro. Alla riunione partecipa anche Renzo Bossi, segno che il Senatur intende coinvolgere sempre più il figlio nelle questioni politiche di rilievo nazionale in modo che possa trarne esperienza per il futuro. L’intervento del Capo dello Stato viene accolto con soddisfazione dal Carroccio. «Paga un po’ di qua e un po’ di là. Bisogna mantenere la pace», spiega Bossi ai cronisti a Palazzo Madama che gli chiedono un commento. La Lega, d’altronde, intende mantenere un canale privilegiato con il Quirinale: sono lontani i tempi in cui i rapporti tra il Colle e gli esponenti leghisti erano tutt’altro che distesi. Negli ultimi mesi, il Carroccio è intervenuto non di rado a sostegno del Capo dello Stato anche quando le tensioni vedevano coinvolto Berlusconi. Inoltre, il partito del «Sole delle Alpi» mira sempre più ad accreditarsi, anche agli occhi dell’opinione pubblica, nel ruolo di mediatore tra il territorio e la politica, oltre che ovviamente tra Fini e Berlusconi. La parola d’ordine sembra essere quella di tenersi lontano dalle polemiche e dare un’immagine di concretezza mentre nel Palazzo – viene spiegato in ambienti parlamentari – continuano a «litigare per la spartizione di potere e poltrone». Non a caso, Reguzzoni intervenendo alla Camera ha ribadito «la forza dell’asse Bossi-Berlusconi, l’unico che può garantire le riforme di cui ha bisogno il Paese». Ecco, allora, il senso completo delle parole di Calderoli: «Il governo durerà fino al 27 marzo, quindi…» in risposta a chi gli chiede se la Lega teme che il federalismo rischi di non passare per la caduta dell’esecutivo. La riforma federale prima di tutto. La data del 27 marzo 2011, d’altronde, non sembra pronunciata a caso. Il governo, secondo questi calcoli, cadrebbe a gennaio in modo da approvare il federalismo comunale. E l’ultima domenica di marzo, tra l’altro, potrebbe essere un giorno utile anche per lo svolgimento delle elezioni comunali a Milano, Napoli, Torino e Bologna.

www.iltempo.it

BOSSI E LE SUE CARTE

lunedì, novembre 15th, 2010

Tira una brutta aria nel polveroso saloon del Belpaese, un’atmosfera sospesa ed elettrica che di solito prelude all’ennesima sparatoria all’OK Corral del Far West italiano. L’uomo dietro il bancone lo sa, ma continua a servire da bere come se nulla fosse, anche se tra poco non gli resterà che abbassarsi dietro la barra e aspettare che tutto sia finito.

Al centro della scena un tavolo con cinque giocatori intorno: Berlusconi che tiene stancamente il banco, una mano già poggiata sulla fondina d’oro; accanto a lui siede Bossi e, in piedi, alle spalle di entrambi, c’è Tremonti che sbircia le carte con aria apparentemente indifferente; Fini rilancia all’impazzata perché non ha più nulla da perdere; Casini bleffa con l’abilità del pokerista consumato e finge di “vedere” l’impossibile (un governo dei migliori) essendo in realtà pronto a ogni tipo di partita; Bersani fa il suo gioco: le carte sono quelle che sono e miracoli non se ne possono fare.

Cinque giocatori, dunque, ma uno solo è il baro, colui che nasconde ben tre assi nella manica: mordicchia un sigaro spento all’angolo della bocca, indossa una camicia verde e viene dal profondo Nord. Berlusconi lo sa e anche l’uomo del bancone l’ha capito perché lo conosce bene: sono vent’anni che fa il solito gioco senza sbagliare una mano.

Tre assi nella manica, si diceva: vediamo quali sono e per quale ragione fanno di Bossi il giocatore decisivo della partita, quello da cui dipendono le sorti della legislatura.

Il primo asso lo rende forte per davvero in quanto gli permette di andare alle elezioni senza temerne il risultato. Se vince governerà più forte di prima, se perde aumenterà la sua quota di parlamentari.

Bossi è il primo a sapere che un bagno all’opposizione avrebbe il salutare effetto di rinvigorire l’elettorato e la sua propaganda: è difficile anche per lui continuare a gridare “Roma ladrona” mentre va occupando sempre di più i gangli del potere dell’odiata capitale. E se fosse escluso dal governo per via parlamentare sa bene che non sarebbe per sempre, anzi, ciò gli consentirebbe di arrivare più vigoroso di prima all’attesa rivincita.

Il secondo asso rende Bossi il potenziale protagonista di un’uscita da destra dal berlusconismo. Bisognerebbe, però, riuscire nell’impresa di varare un governo che vada oltre Berlusconi, ma con Berlusconi e che lo accompagnasse alla porta dolcemente come si fa con un ospite di riguardo.

Per convincerlo sarebbe bene trovare il modo d’infilargli in tasca un salvacondotto giudiziario e rendergli l’onore delle armi. Fini e Casini sarebbero disposti a farlo a patto di rientrare al governo in una posizione di forza. Il Pd resterebbe fuori a guardare, incamerando però il successo di assistere all’uscita di scena dell’avversario di sempre.

Un risultato politico inaspettato, forse il massimo ottenibile nell’attuale quadro di rapporti di forza dopo la sonora sconfitta del 2008, che sembra ispirato allo stratega cinese Sun Tzu: «Piegare il nemico senza combattere la guerra».

Il terzo asso consentirebbe alla Lega addirittura di puntellare un governo di transizione con dentro anche il Pd e che sia contro Berlusconi, senza ipocrisie o sottigliezze, potendo magari contare sul soccorso di una pattuglia di senatori del Pdl sicuri di non essere rieletti in caso di nuove elezioni.

Tale esecutivo avrebbe l’obiettivo di riscrivere la legge elettorale, di affrontare l’emergenza economica e poi di preparare il paese alle elezioni con regole più civili. Bossi potrebbe sostenerlo in nome della duttilità o, se si preferisce, della spregiudicatezza della sua politica monotematica, tutta incentrata sul federalismo che i nuovi alleati non avrebbero difficoltà a promettergli in cambio del suo sostegno. Sembra questo il disegno più improbabile, ma la sua plausibilità dipenderà dall’incattivirsi della situazione, dal modo con cui Berlusconi sceglierà di puntare i piedi e fare resistenza, acconciandosi alla sua natura.

Natura di pistolero, è bene non dimenticarlo. Oggi il cavaliere è debole (e un Berlusconi bis lo renderebbe ancora più prostrato) e perciò non ha l’energia necessaria per impedire la formazione di scenari alternativi, ma è sufficientemente forte per bloccarne l’effettiva realizzazione potendo contare sulle divisioni e le rivalità dei suoi avversari, vecchi e nuovi.

Anzi, è proprio un simile stallo a far tirare una brutta aria di elezioni con questa legge elettorale. Lo scenario peggiore per gli interessi del paese, ma il più favorevole al premier, il quale, vistosi pregiudizialmente rifiutato dal sistema che ha contribuito a creare, farà di tutto per far saltare il tavolo e giocare l’ultima partita nel ruolo migliore, quello della vittima.

Per questa ragione Berlusconi ha la mano già pronta sulla fondina, Bossi continua a barare e l’uomo dietro il bancone trema: sa bene che non bisogna sottovalutare la mira del vecchio pistolero, reduce da mille battaglie.

da www.ilsole24ore.com

CROLLI SENZA PADRI SE AL POTERE C’E’ IL CENTROSINISTRA

venerdì, novembre 12th, 2010

Certo, si sarebbe potuto fare di più e prima. Per esempio, seguire la geniale idea del sindaco di Pompei, l’ex piddino (da poco Udc) Claudio D’Alessio, che il 31 ottobre scorso, una settimana prima dell’incidente, aveva proposto questa felice intuizione per la tutela dell’area archeologica: far scorrazzare i cavalli da corsa nelle rovine («Sogno una gara ippica tra gli scavi»). Quisquilie passate inosservate, perché quel che conta è impallinare il governo, farlo cadere con una mozione qualsiasi, ora che la crisi è dietro l’angolo. Quella sulle dimissioni di Bondi, ad esempio, l’unico e supremo colpevole del crollo a Pompei.

A Ballarò il ministro è stato linciato, trattato come un incapace, sbeffeggiato. «Di chi è la colpa, se non del responsabile dei Beni culturali, eh?» gli hanno chiesto, parandosi dietro la difesa del patrimonio culturale, nota passione degli archeologi Di Pietro e Urso. Bondi, praticamente circondato, ha reagito debolmente, ricordando che «crolli ce ne sono stati molti in passato, senza che nessuno chiedesse le dimissioni del ministro». Ma l’arena dei talk show è molto più dura di quella dei gladiatori pompeiani, e quindi l’effetto è stato nullo. Peccato, perché il povero Bondi avrebbe anche ragione. Basta una ricerca negli archivi del suo ministero ed esce un elenco che dimostra un fatto evidente: la tutela del patrimonio artistico interessa alla politica solo quando serve a dare la colpa all’avversario, specie se è un governo di centrodestra, specie se capita in un frangente di crisi, specie se al ministero preposto c’è Bondi.

Nell’aprile 2001, stante la veltroniana Giovanna Melandri ministro dei Beni culturali, vennero giù venti metri di Mura Aureliane all’altezza della Porta Ardeatina. «Roma si è svegliata senza un pezzo della sua storia», scrisse il Messaggero. Intervennero prontamente i pompieri, anche quelli cartacei filogovernativi di Repubblica, che diede mezza pagina alla scandalosa prova di incuria ma spense subito ogni possibile addebito alla ministra diessina: «Crollo Mura Aureliane. Colpa di una infiltrazione», cioè colpa di nessuno. E poi sotto «Una commissione studierà le cause del crollo», come dire: aumma aumma, non ne parliamo più. Neppure l’ombra di una richiesta di dimissioni, anzi, la Melandri non fu nemmeno nominata. Stessa cosa nel 2007, ancora governo ulivista (Rutelli ministro della Cultura, Veltroni sindaco di Roma), ancora Mura Aureliane. Crolla un capitello, vroom, nessuno fiata. Stesso mutismo qualche mese dopo, novembre 2007, quando crollarono altri 10 metri di Mura Aureliane («Lo stesso tratto di parete era stato transennato il mese scorso su consiglio dei Vigili del fuoco», scrisse il Messaggero, testimoniando l’incuria). Mozioni contro Rutelli? Nemmeno mezza.

Anche su Pompei c’è qualche dato da ricordare. Le pareti delle domus non crollano da sole appena sanno che Bondi si è insediato al ministero, ma tendono a farlo sempre, causa totale disinteresse delle amministrazioni, soprattutto locali. Il direttore degli Scavi di Pompei Antonio D’Ambrosio ha fornito un elenco dei crolli che fa impressione. Ogni anno ha la sua croce, se non di più. Nel 2003 si stacca parte del soffitto del Thermopolium, crolla un pezzo di muro dell’Insula Occidentale, si infiltra dell’acqua che danneggia la Casa della Regina Margherita e l’ingresso dei Teatri, crolla un intonaco della Casa degli scienziati. Nel 2004, altro crollo all’Insula Occidentale e parziale crollo di muratura in altra parte del sito; 2006, viene giù parte di un muro del Vicolo delle Nozze d’argento. Nel 2008 ancora un altro cedimento, nel 2009 altri due. Mai nessuna polemica o richiesta di dimissioni. Neppure nel febbraio 2010, cioè epoca Bondi, quando crolla parte della Domus degli Augustali a Pompei, o a marzo, quando cede il soffitto della Domus Aurea a Roma. Ma non c’era crisi di maggioranza, e allora perché interessarsi del patrimonio storico-artistico? Ma Bondi non dà i soldi, e anzi taglia, si dice, dimenticando che è il Tesoro a gestire le risorse.

Non solo, il Sole24Ore racconta che il Sud ha usato solo il 5% dei 5,9 miliardi dei fondi Ue per i beni culturali. «È il risultato di veti e interessi contrapposti tra lobby stratificate a livello locale», scrive il Sole, che aggiunge: «Bondi fa bene a evidenziare un problema di capacità gestionale delle risorse». Però, se lo dicesse dopo essersi dimesso sarebbe ancora meglio. Perché più, molto più del crollo di Pompei, interessa il crollo di Berlusconi.

da www.ilgiornale.it

INTERVISTA A TOSI: LA LEGA BRINDA ALLA SECESSIONE SICILIANA

martedì, novembre 9th, 2010

Flavio Tosi, siamo al «Trinacria nazione tutto il resto settentrione».

«Ha visto che coraggio Raffaele Lombardo?».

Voi leghisti avete creato un mostro.

«Potrebbe essere uno dei nostri, sì».

Mostro, non nostro.

«Guardi che l’orgoglio dei popoli è sempre una molla positiva».

Sì ma il governatore della Sicilia parla di secessione, e riscrive la storia che pare l’Umberto Bossi dei tempi d’oro.

«E quale sarebbe la storia, scusi? I Savoia che arrivano al Sud con i mazzi di fiori fra la folla festante?».

Beh, ma nemmeno che i garibaldini vinsero grazie ai mafiosi…

«Fu una guerra di conquista, i Savoia non avevano certo ideali identitari. Tant’è vero che D’Azeglio disse: “Fatta l’Italia, bisogna fare gli italiani”».

Li abbiamo fatti gli italiani?

«Certo, l’Italia è un popolo e tale deve restare».

Perfetto, ora Lombardo parla da secessionista e lei da centralista.

«Io mi sento veronese, veneto e italiano».

Il suo Comune, Verona, pagherà pure le celebrazioni per i 150 anni dall’Unità.

«È inutile stare a recriminare. Magari Garibaldi poteva stare a casa, ma non c’è stato e i Savoia hanno pagato la sua spedizione. E ora eccoci qui, l’Italia esiste».

La cacceranno dal Carroccio.

«Guardi che il problema non è l’identità, ma lo Stato centrale che non funziona».

Lombardo dice: mandateci al diavolo e ve la faremo vedere.

«Finalmente. Se il popolo siciliano riscopre l’orgoglio delle proprie radici, le cose inizieranno a funzionare meglio».

Il polentone alleato del terrone.

«Veneti e siciliani hanno gli stesso obiettivi: onestà ed efficienza».

Ma che c’entra l’identità con il buon governo?

«Un popolo fiero si impegna di più a far funzionare le cose, pensi a come reagì il Friuli al terremoto, senza aspettare l’intervento dello Stato. E si ribella alle logiche clientelari e di malaffare».

Sì, poi si torna sulla terra e c’è un problema di risorse.

«Insisto, è innanzi tutto un problema di identità. Molte aree del Sud sono state rese dipendenti dalla politica affinché fossero succubi elettoralmente».

Lombardo vi sfida. Dice: dateci i 10 miliardi di tasse della raffinazione del petrolio e ci arrangiamo.

«Lo aspettiamo alla prova dei fatti. Vedremo se farà davvero la rivoluzione o se farà come nel Gattopardo, cambiare tutto per non cambiare nulla».

È pur sempre siculo, vatti a fidare.

«Più che altro ha di fronte due ostacoli enormi. L’impopolarità, perché è più facile assumere all’infinito e sperperare soldi pubblici che decidere il blocco delle assunzioni. E la mafia, che lo contrasterà».

Ha messo un magistrato antimafia alla Sanità.

«Gli diamo fiducia. Se riesce, bisognerà fargli un monumento a Palermo».

Magari prima gli si può dare una mano?

«Se il suo impegno è reale, lo Stato dovrà essere al suo fianco».

E la Lega?

«Per noi gente del Nord è deprecabile che i nostri soldi siano stati bruciati da anni…».

da www.ilgiornale.it

I GIOVANI PADANI RACCOLGONO FONDI PER IL VENETO

lunedì, novembre 8th, 2010

Il Movimento Giovani Padani ha deciso di promuovere da oggi una raccolta fondi a favore delle popolazioni segnate dalla recente alluvione in Veneto.

“Molti giovani si sono già messi a disposizione come volontari o nelle fila dei vari gruppi di Protezione civile in cui prestano servizio. Ma non basta. Servono soldi, e subito, la situazione è drammatica. Per questo l’appello che il Movimento giovanile lancia in queste ore è per privilegiare in questo momento il bisogno di aiuto dei nostri fratelli veneti”, spiega il deputato Paolo Grimoldi, coordinatore federale MGP.

Chi volesse fare una donazione può versare il contributo con un bonifico bancario (IBAN : IT13 K076 0101 6000 0004 1839 200) oppure su C/C POSTALE 41839200 instestato a : Associazione Giovani Padani – via Colombi 18, 20161 Milano. CAUSALE: Alluvione Veneto