LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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BONI (LEGA), SU LISTA CIVICA IMMIGRATI CHIEDO LA MASSIMA VIGILANZA

venerdì, dicembre 3rd, 2010

Massima vigilanza da parte delle sitituzioni sulla lista civica islamica presentata questa mattina a Milano da Abdel Hamid Shaari candidato alle prossime elezioni comunali. A chiederla e’ il presidente del Consiglio regionale lombardo, Davide Boni. “Non posso certo chiedere al ministro dell’Interno o a quello della Giustizia di intervenire -sottolinea Boni- ma posso chiedere di vigilare”. La presentazione di una lista civica islamica, secondo l’esponente della Lega “e’ la risposta all’incapacita’ e al lassimo di alcune formazioni politiche che hanno come parola d’ordine ‘vietato vietare'”. Il diritto di voto, spiega Boni “e’ garantito dalla nostra Costituzione a tutti i cittadini italiani non perche’ pagano le tasse ma perche’ condividono i valori di questo Paese. Qui siamo di fronte ad una formazione politica che nulla ha a che fare con il nostro territorio e crea disparita’ nel tessuto sociale lombardo e milanese”. “Ritengo sia fortemente pericoloso -aggiunge Boni- soprattutto perche’ questa lista si dice aperta agli italiani. Questo vuol dire che lavora contro gli italiani. Non vorrei -conclude Boni- trovarmi negli anni futuri a dover combattere formazioni politiche estremiste, come quelle di acuni paesi dove il fondamentalismo ha avuto la forza di controllare il territorio”.

da http://www.davideboni.org/portale/

AIUTEREMO LANCINI

giovedì, dicembre 2nd, 2010

La sentenza del tribunale di Brescia che condanna l’amministrazione di Adro alla rimozione dei 700 simboli leghisti e al pagamento delle spese di pulitura del plesso oltre a quelle processuali e obbliga la scuola ad esporre le bandiere italiana e dell’Unione europea (leggi qui e qui), non ha suscitato, solo, come’era logico attendersi, le reazioni del primo cittadino Oscar Lancini (leggi qui), “artefice” della bagarre che ha tenuto banco per settimane sia a livello locale che nazionale (leggi qui e qui), ma anche quelle del mondo politico ed in particolare dei ‘colleghi’ lumbàrd del primo cittadino adrense.

“Come leghista darò il mio supporto come tanti altri faranno nel movimento”, ha commentato Davide Boni, presidente del Consiglio regionale della Lombardia, in risposta a chi gli domandava se il Carroccio avrebbe aiutato economicamente il sindaco di Adro Oscar Lancini a sostenere i costi della rimozione dei simboli.

Andrea Gibellini, vice presidente regionale, in quota alla Lega Nord, ha detto invece che “Le sentenze si accettano e non si commentano”. E ha aggiunto “Noto una certa predisposizione a considerare simboli identitari come simboli che non possono avere cittadinanza in Italia e in Europa”.

E mentre la Lega si dimostra compatta nel sostegno a Lancini, non mancano i commenti delle altre parti politiche come Pd e l’Italia dei Valori.

Per Pietro Bisinella, segretario provinciale del Pd, “È paradossale che in Italia, di fronte al silenzio assordante di alcune istituzioni, sia stata necessaria l’azione della magistratura per sancire che la scuola è di tutti, è un bene comune e non può essere targata politicamente” (leggi qui).

Francesco Patitucci, consigliere regionale dell’Italia dei Valori afferma invece che “L’arroganza messa in mostra dal sindaco Lancini e dai leghisti nel caso di Adro trasuda tutto il loro disprezzo per i simboli istituzionali. La sentenza del Tribunale civile di Brescia ristabilisce la legalità”.

L’Italia dei Valori ha anche annunciato che prenderà parte alla manifestazione di sabato 4 dicembre ad Adro organizzata dal Comitato per la rimozione dei simboli di partito dalla scuola pubblica.

Sinistra, ecologia e libertà di Brescia, in una nota (leggi qui) dichiara che “a Brescia, si è finalmente fatta giustizia della vicenda dei simboli leghisti che per volontà del sindaco di Adro avevano sostituito in modo artefatto e ridicolo i simboli e i colori dell’Italia presso la scuola di Adro. Fatti ancora più inaccettabili se si pone mente alla celebrazione in corso dei 150 anni dell’unità del Paese. Ci attendiamo pertanto che l’amministrazione comunale leghista di Adro proceda speditamente alla rimozione dei simboli”.

Per Giuseppe Civati, consigliere regionale del Pd se è vero che “il comune (di Adro, ndr) rappresenta tutti i cittadini”, e anche vero che “la stupidata dei 700 simboli è stata voluta solo da alcuni: è giusto quindi che le spese siano addebitate al sindaco e a chi ha sottoscritto la scelta”.

Il Codacons, che sulla vicenda ha presentato il mese scorso un esposto alla Corte dei Conti (leggi qui), in una nota, ha chiesto che questa spesa non gravi sui contribuenti con uno sperpero di denaro pubblico, ma che i responsabili se ne assumano l’onere, “con tutta probabilità”, scrive l’associazione dei consumatori, “l’unica azione utile ad impedire una possibile condanna della Corte dei Conti”.

da www.quibrescia.it

RIFLETTORI ACCESI SU DESIO

mercoledì, dicembre 1st, 2010

Riflettori sempre più accesi su Desio, “la città della ‘ndrangheta”. Dopo i servizi andati in onda a “Exit” (La 7) e “L’ultima Parola” (Rai Due) , in città sono arrivate altre telecamere. Sono quelle di Anno Zero, il programma di Michele Santoro. Da qualche giorno una troupe gira per la città. Ha documentato il consiglio comunale di giovedì sera e le dimissioni di massa dei consiglieri di venerdì mattina, con lo sfogo del sindaco Mariani. Il servizio andrà in onda tra un paio di settimane, racconterà della ‘ndrangheta ma anche dei risvolti politici dell’operazione “Infinito” dello scorso 13 luglio. E non c’è solo la Rai. In settimana è arrivata anche una troupe della trasmissione “Matrix” in onda su Canale 5. I giornalisti hanno intervistato Giuseppe Castoldi, il proprietario del terreno che confina con la cava di via Molinara. Le telecamere di Mediaset hanno ripreso proprio la zona in cui avveniva il traffico illecito di rifiuti.

“Un accanimento mediatico” insiste il sindaco (ormai ex) Giampiero Mariani, che giovedì si è recato dal prefetto Gianvalerio Lombardi per discutere proprio del caso. “Faremo un comunicato congiunto, io e il prefetto” ha detto Mariani in aula giovedì sera, prima del terremoto politico che ha portato a sciogliere il consiglio comunale. “Dopo l’operazione Infinito – ha detto Mariani – ci sono state gravi ripercussioni sull’immagine della nostra città. Il prefetto si è detto rammaricato per questo accanimento mediatico. La città è stata presa di mira e non merita tutto questo”. Mariani ha quindi lanciato un appello: “Chiedo il supporto di tutti, perché l’immagine di Desio sia difesa e perché Desio sia una città vivibile, dove regna la legalità”.

Duro lo scontro con la minoranza. Alle parole di Mariani ha reagito infatti la consigliera del Pd Lucrezia Ricchiuti: “Vogliono intimidirci? Vogliono metterci a tacere? Il sindaco non può pensare di scaricare le responsabilità. Mariani ha detto che la mafia a Desio non esisteva. Non ha mai posto il veto su nulla, perché per lui è sempre stata più importante la fascia”.

Parole che hanno suscitato la rabbia del sindaco: “Questa è la solita lezioncina. La consigliera Ricchiuti vive da poco a Desio: in realtà non ama questa città perché sta cercando di disgregarla. Il prefetto, invece, ha avuto per noi parole encomiabili. La verifica del territorio per esempio, è cominciata proprio col centrodestra. Gli abusi edilizi ci sono dagli anni 90 eppure la giunta di centrosinistra non li ha contrastati”.

L’opposizione, con la Ricchiuti, è passata nuovamente all’attacco: “Il problema è che qui ci vorrebbe un cartello: certe persone, intercettate nelle indagini, non dovrebbero entrare in aula”. Questo lo scambio di battute di giovedì sera. Venerdì mattina, però, i discorsi politici si sono concentrati su altro.

Roberto Saviano cita Desio. Lo fa in un’intervista pubblicata oggi sul Corriere della Sera, in attesa dell’ultima puntata di “Vieni via con me” stasera su Rai Tre. Lo scrittore di Gomorra parla del “caso Desio”, in riferimento alle polemiche col ministro Maroni, dopo il suo intervento in tv, in cui aveva parlato di collegamenti tra la mafia e la Lega Nord.

“La ndrangheta – dice Saviano – interloquisce con i poteri del Nord: dove c’è la Lega si rivolge alla Lega. Il problema principale del Nord non sono certo gli immigrati, come vogliono fare credere. Ma l’alleanza impresa-politica-criminalità- Il caso Desio lo dimostra. La Lega ha abbandonato la giunta dopo che un’inchiesta ha dimostrato che una parte di quella maggioranza faceva affari con la ‘ndrangheta. E prima? Ignoravano? Il Nord Italia è sempre più infiltrato. Piaccia o non piacca alla Lega”.

da www.ilcittadinomb.it/

ACQUA: LA LEGA E’ CON I CITTADINI

martedì, novembre 30th, 2010

Da tempo i nostri avversari diffondono tra i cittadini informazioni distorte sulle nostre posizioni. Se c’è un partito che ha a cuore le sorti dell’acqua ed è dalla parte dei cittadini e non dalla parte delle grandi aziende del settore, questo è la Lega Nord. L’acqua è un bene primario e noi vogliamo inserire nello Statuto regionale il suo riconoscimento come patrimonio universale e il diritto inviolabile alla stessa: ci deve essere la massima garanzia di accesso all’acqua, a costi ragionevoli, per tutti i cittadini.

Per noi, il principio della proprietà pubblica delle reti e degli impianti del servizio idrico non può essere messo in discussione. Tuttavia, dobbiamo fronteggiare la normativa europea che impone la liberalizzazione della gestione dei servizi pubblici locali ed anche dei servizi idrici. Ciò favorisce le grandi multinazionali, pertanto il decreto Ronchi, dl 135/09, non poteva quindi essere rimandato. Gli attuali affidamenti in essere dovranno essere rivisti entro la fine di un periodo transitorio e la Lega Nord si sta battendo in Parlamento per mettere dei paletti a queste liberalizzazioni, affinché l’acqua non subisca ingovernabili processi di privatizzazione, con il rischio di essere ceduta in mani straniere. Anche il periodo transitorio potrebbe vedere delle proroghe.

Mentre i nostri avversari parlano di “privatizzazione dei servizi” e si nascondono dietro a dei facili slogan, grazie alla Lega Nord, la nuova disciplina ha introdotto importanti precisazioni che sostengono gli affidamenti in house dei servizi idrici, vale a dire l’affidamento diretto a società a capitale pubblico. Il parere dell’Antitrust diventa ‘preventivo’ e non ‘vincolante’ o ‘obbligatorio’. La Lega Nord ha reso possibile l’ampliamento delle condizioni dell’affidamento in house a quasi la totalità del territorio nazionale, grazie al riferimento a peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche del contesto territoriale. L’affidamento in house diventa possibile, così come l’affidamento diretto a società miste pubblico private (Partenariato pubblico privato istituzionalizzato), dove il pubblico può arrivare al 60% della società. Vogliamo garantire ai cittadini una gestione efficiente dei servizi, economica e di qualità, permettendo dall’altra parte la crescita delle nostre imprese e rendendole competitive sul mercato.

Recentemente un emendamento della Lega Nord alla Camera ha abolito gli Ato idrici che hanno imbrigliato l’autonomia dei singoli comuni e hanno dato vita a gare pubbliche di importi molto consistenti che potenzialmente possono attirare l’attenzione delle grandi multinazionali estere. Ciò ha fatto irritare non poco i nostri avversari, che in realtà favoriscono proprio coloro che a parole vorrebbero contrastare.

Come sempre, di fronte ai proclami di chi è abituato da troppo tempo ad ingannare i cittadini, la Lega Nord preferisce i fatti.

da http://massacarrara.leganord.org

A DESIO CADE IL CENTRODESTRA

lunedì, novembre 29th, 2010

La ‘ndrangheta, le sue infiltrazioni sempre più pesanti e le dimissioni dei consiglieri leghisti subito dopo le polemiche sul caso Saviano, mettono la parola fine alla giunta di Desio. Giampiero Mariani, l’esponente del Pdl uscito vincitore dalle urne solo otto mesi fa, non è più il sindaco della cittadina brianzola. Sei consiglieri di maggioranza del Carroccio hanno rassegnato le dimissioni, chiudendo di fatto il mandato della giunta di centrodestra. Con i lumbard si sono presentati in municipio altri 11 consiglieri di opposizione per protocollare le dimissioni. Ma a decretare la fine della giunta Mariani sono stati gli uomini della Lega, che da giorni pressavano i vertici provinciali per ritirare il proprio mandato.

“Se fossimo restati un giorno in più in questa maggioranza avremmo riconsegnato le tessere del partito” dicono i diretti interessati. “Di sicuro non volevamo essere complici di questo sistema” aggiunge Ettore Motta, fino a poco tempo fa vicesindaco. Al prefetto, Gian Valerio Lombardi, non è rimasto che proporre al ministero dell’Interno lo scioglimento del consiglio comunale con decreto del presidente della Repubblica, nominando commissario il viceprefetto Maria Carmela Nuzzi.

L’operazione “Infinito” della Dda di Milano, lo scorso luglio – oltre 300 arresti in tutta Italia tra cui 50 in Brianza – aveva messo in evidenza connivenze tra centri di potere affiliati alla ‘ndrangheta e personaggi vicini alla macchina comunale. Un fatto che, da subito, ha scatenato polemiche e accuse nella maggioranza. Di fatto, dopo le pubblicazioni delle intercettazioni tra Natale Marrone (all’epoca dei fatti coordinatore del Pdl, dimessosi dall’incarico ma non dal Consiglio) che chiedeva al boss Candeloro Pio una vendetta nei confronti di Rosario Perri (ex assessore e per anni dirigente dell’Ufficio tecnico comunale); dello stesso Perri (che parlava di soldi nascosti nei tubi di casa); di alcuni affiliati della “locale” che parlano tra di loro anche di Nicola Mazzacuva, presidente del consiglio comunale, la macchina amministrativa si è inceppata fino a fermarsi. Dalle indagini erano anche emersi i nomi del consigliere regionale Massimo Ponzoni e del presidente dell’Asl di Monza, Pietrogino Pezzano, anche se tutti gli interessati hanno sempre smentito qualsiasi legame con la vicenda.

“Oggi è un giorno difficile – ha detto il sindaco – abbiamo perso tutti. Gli arresti dell’operazione Infinito dimostrano che il problema esiste: ma qui la ‘ndrangheta c’è dalla metà degli anni Settanta, noi abbiamo sempre vigilato”. E Vincenzo Bella, ormai ex assessore Pdl: “Governare era diventato impossibile. Quello svelato dalla magistratura è un quadro preciso che deve essere ancora approfondito, ma che ha fatto saltare tutti gli equilibri cittadini”. Lucrezia Ricchiuti, consigliere del Pd, replica: “Negli ultimi anni la città è cresciuta a dismisura. Permessi facili e abusi edilizi sembrano essere diventati la regola. Gli unici imprenditori edili che hanno lavorato sono amici degli amici, gente legata alla criminalità organizzata. I vecchi costruttori, quelli che in passato hanno fatto la storia della città, sono spariti dal mercato”.

da http://milano.repubblica.it

VOGLIA DI STATUTO SPECIALE IN 545 COMUNI DEL NORD

venerdì, novembre 26th, 2010

Tre esempi che illustrano il problema nello specifico. Per comprare la prima casa: in Lombardia una giovane coppia chiede il mutuo e paga il 100% più gli interessi; se in Trentino paga solo il 55% del mutuo a tasso zero perché il 45% del mutuo e gli interessi glieli regala la Provincia. Per realizzare un capannone: un’azienda lombarda paga il 100%; un’azienda trentina paga solo il 40% perché il 60% glielo regala la Provincia. Scuola materna: nei piccoli Comuni lombardi la retta mensile è pari a 75 euro; nei piccoli Comuni trentini è pari a zero euro.

Qualche numero per inquadrare il fenomeno nelle sue linee generali: lo Stato aveva finanziato il Fondo di solidarietà per le aree disagiate e depresse con una dotazione triennale di 91 milioni di euro; nell’ultima versione della finanziaria i soldi di quel fondo si riducono del 70% e diventano 22 milioni. Per i Comuni del Nord, per lo più montani, che confinano con le Regioni a statuto speciale e con le Province autonome si tratta di un colpo durissimo. Che anticipa altri tagli inevitabili, come quelli che si aspettano i Comuni della montagna veneta, dato che la loro Regione concentrerà giustamente nella pianura colpita dall’ultima alluvione gli investimenti per la manutenzione del territorio. E già adesso: un Comune lombardo di 4.000 abitanti, ha un bilancio di circa 6 milioni; un Comune trentino con lo stesso numero di abitanti ha un bilancio di 24 milioni.

In sintesi, lo Stato taglia e la conseguenza è che i cittadini emigrano dove i tagli si fanno sentire di meno o per niente, dove il welfare funziona ancora bene. Ovvero nelle Regioni a statuto speciale e nelle Province autonome. I piemontesi in Val d’Aosta, i lombardi in Alto Adige e in Trentino e i veneti anche in Friuli-Venezia Giulia. E la conclusione di tutto questo è che i sindaci si sono decisi a «seguire» i cittadini, nel senso che non potendo spostare i Comuni intendono spostare i confini.

Dopodomani si ritrovano a Milano i rappresentanti di 545 Comuni confinanti con Trentino, Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Val d’Aosta, che in totale hanno circa due milioni di abitanti e sono pronti al referendum per chiedere la «secessione» da Piemonte, Lombardia e Veneto. I paesi direttamente confinanti, indicati nella cartina, sono 109.

«Sono già dieci i Comuni che chiedono ufficialmente il referendum di secessione e altri dieci Comuni li seguiranno entro un mese se non ci saranno risposte», avverte il vulcanico presidente dell’Associazione dei Comuni di confine con le Regioni e le Province autonome e dei Comuni frontalieri con la Svizzera (Asscomiconf) Marco Scalvini, a lungo sindaco di Bagolino, patria di quello straordinario formaggio che è il bagoss e del carnevale rinascimentale dei balarì e dei maschér. Ma anche Comune della Provincia di Brescia che guarda con grande invidia al limitrofo Comune di Storo, che si trova nella Provincia autonoma di Trento.

Per Scalvini, che tiene a sottolineare l’appartenenza al centrodestra sua e dell’80% dei sindaci di confine, quei venti municipi rappresentano una avanguardia dei «545 paesi che subiscono ogni anno l’esodo inarrestabile delle giovani coppie, delle aziende e delle intelligenze verso le ricche Regioni a statuto speciale e le Province autonome».

Si accalora Scalvini: «Da loro si pagano meno tasse e hai stipendi più alti con servizi sociali e pubblici garantiti e gratuiti. Di la c’è l’America e di qua l’Argentina. A noi rimane solo l’onere di chiudere asili, biblioteche e scuole, di vedere il lento invecchiamento delle nostre genti e la fuga delle partite Iva. A Bagolino in sette anni ne sono state chiuse 174, lo stesso numero di quelle riapparse nella vicina Storo». E ancora: «Siamo stufi di vincere la serie B e non poterci iscrivere alla serie A. Il taglio del Fondo di solidarietà è ingiusto: ciascuno deve concorrere alle esigenze della comunità in proporzione alle proprie capacità.

Ecco allora che «se lo Stato non ci considera, noi ce ne andiamo» minaccia il segretario generale dell’Asscomiconf, Nicola Adriano. «Intanto – spiega -, dieci Comuni piemontesi, lombardi e veneti il 25 novembre iniziano l’iter referendario previsto dalla legge e altri dieci il mese successivo e così via. In breve tempo, modificheremo tutti i confini di tutte le Regioni del Nord e dovranno rifare tutte le cartine geografiche e riscrivere i testi di scuola».

da www.ilgiornale.it

RIFIUTI: IL NORD DICE NO

giovedì, novembre 25th, 2010

No. Punto. Se fosse stato un telegramma, questo sarebbe stato il testo che le regioni del Nord avrebbero spedito al governo che chiedeva chi era disposto ad accogliere i rifiuti della Campania. Lombardia, Veneto, Liguria e Piemonte si sono dichiarati non disponibili. Tra le altre regioni le Marche hanno detto no, mentre la Sardegna ha offerto uomini e mezzi ma ha spiegato che i rifiuti non possono essere smaltiti nell’isola. Il gruppo della Lega Nord nel Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia ha chiesto che «la Regione si dichiari indisponibile». Solo la Toscana ha confermato la propria disponibilità ad accogliere una parte dei rifiuti campani. La Lombardia per esempio ha risposto spiegando che «prima si aspetta una convocazione da parte del governo per comunicare le risorse aggiuntive che intende destinare alle Regioni, dopo i tagli della finanziaria di luglio». Fino ad allora, la Regione non intende partecipare nemmeno al tavolo governativo di discussione e «si conferma non disponibile ad accogliere i rifiuti campani». «Vedo che alcune regioni del Nord, a prescindere dalla discussione, hanno detto no e questo è un fatto molto triste», ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. Il Lazio invece si è detto disponbile, ma la presidente Renata Polverini ha spiegato che la disponibilità può essere «simbolica o più consistente a seconda degli approfondimenti tecnici».

BOSSI – Senza giri di parole, il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, ha spiegato i motivi del no ai rifiuti: «Se li portano al Nord, la gente si incazza. Speriamo che altre Regioni dicano di sì, ma il rischio è che dovunque li porti crei “casini”». Poi ha chiesto un intervento della magistratura contro Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli: «Mi chiedo perché la magistratura non intervenga sul sindaco di Napoli. L’unico che può dire qualcosa è Berlusconi perché ha dimostrato di saperci fare».

IERVOLINO – Pronta la replica del sindaco Iervolino: «Per quanto mi riguarda, ho le mani strapulite e la coscienza stra-a-posto. Forse Bossi dovrebbe dire per la violazione di quale norma e per quale reato». Nel decreto sui rifiuti all’esame del presidente della Repubblica «per quanto riguarda l’emergenza Napoli, per quello che sappiamo noi, non c’è proprio niente», spiega Iervolino. «Ci sono cose che saranno sufficienti in futuro come la regolarizzazione del procedimento per i termovalorizzatori e il potere al presidente della Regione».

ERRANI – Per il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, la situazione è grave: «Così non si può andare avanti, siamo di fronte a un’emergenza a cui deve fare fronte l’intero Paese. Ma ci devono essere due condizioni, che abbiamo chiesto al governo: la prima è la dichiarazione dello stato d’emergenza e la seconda è che il governo, con un atto coerente e fermo, chieda un impegno e una collaborazione a tutte le Regioni».

FAMIGLIA CRISTIANA – Sul tema rifiuti è intervenuta anche Famiglia cristiana con un editoriale. «La monnezza è la spietata metafora del Paese», dice il settimanale dei Paolini. «Non serve scaricare o rinfacciarsi le colpe. Le responsabilità non possono rimbalzare da una parte all’altra. Solo una presa di coscienza collettiva potrà far uscire Napoli e l’Italia dall’emergenza. Solo un soprassalto di dignità civica potrà sanare guai ambientali e d’immagine del Paese». A Famiglia cristiana ha replicato il ministro per l’Attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, che accusa il settimanale di «uscire dal cristianesimo». «Niente è meno cristiano di accostare l’immondizia alla metafora dell’Italia».

SALUTE: FAZIO, «NESSUN RISCHIO» – Per il ministro per la Salute Ferruccio Fazio, a proposito del problema rifiuti a Napoli, martedì aveva detto che «rischi immediati per la salute non ce ne sono».

da www.corriere.it

LEZIONE DI MARONI A SAVIANO

mercoledì, novembre 24th, 2010

Questa volta in cattedra a “Vieni via con me” ci è andato Roberto Maroni, il grande protagonista della lotta alla criminalità organizzata in Italia. Con Maroni ministro dell’Interno, lo Stato comincia a pensare di poter di liquidare il fenomeno delle mafie in Italia: non accadeva dai tempi del fascismo. Decisive sono state le mosse del titolare del Viminale: rafforzare, col Pacchetto sicurezza, il carcere duro ai mafiosi, tagliando i collegamenti dei boss detenuti con i picciotti; sequestrare a a tappeto tutti i beni in odore di mafia, anche quelli gestiti da prestanome; stabilire la tracciabilità degli appalti; intensificare la caccia ai latitanti. Incredibile il bilancio di questa campagna antimafia: in media 8 arresti al giorno da quando Maroni è ministro, montagne di miliardi confiscati, presi 28 dei 30 boss superlatitanti.

IL CERCHIO SI STRINGE. Questo bilancio, illustrato lunedì sera, è la risposta a Roberto Saviano che, nella precedente puntata della trasmissione se ne era uscito con un “al nord la ‘ndrangheta interloquisce con la Lega”. Maroni si è detto offeso per questa affermazione priva di fondamento e ha preteso di poter andare in quella trasmissione a raccontare la verità. “Le mafie – ha spiegato il ministro – si combattono dando la caccia ai superlalitanti. Giuseppe Setola, Salvatore Strangio, Antonio Pelle, Domenico Raccuglia e Antonio Iovine sono solo alcuni dei 28 superboss presi e sottoposti al carcere duro. Ne mancano solo due: Zagaria e Messina Denaro. Ma il cerchio si sta stringendo anche attorno a loro”.

PATRIMONI DELLA MALAVITA Ed ha aggiunto: “La mafia si combatte sequestrando i patrimoni della malavita, colpiamo il cuore patrimoniale della mafia e lo facciamo soprattutto al Nord. Sono stati sequestrati oltre 35 mila beni per un valore di 18 miliardi di euro, un risultato senza precedenti. La mafia al nord da almeno tre decenni, non è una novità”. Poi la risposta diretta. “L’affermazione di Saviano – ha chiarito Maroni – è ingiusta e offensiva per chi contrasta da sempre l’illegalità e smentita dalle recenti operazioni fatte in Lombardia contro la ‘ndrangheta, operazioni che hanno visti l’arresto di esponenti di altri partiti e non della Lega”.

PADANIA ANTIMAFIA. Nell’intervento di Maroni è mancata una sola precisazione: quella che in Padania il fenomeno sociale “mafia” non esiste, non vi è alcun radicamento tra la gente come invece accade al Mezzogiorno, e che purtroppo la presenza dei mafiosi è soltanto uno dei regali dell’immigrazione. Per la cronca, la terza puntata del programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano ha registrato ieri 9 milioni 600 mila telespettatori pari al 31.60% di share: record della trasmissione. Nella prossima puntata, però, Maroni non ci sarà più e i padani sono vivamente consigliati di cambiare canale.

da www.ilpadano.com

E SE FOSSE BOSSI A STACCARE LA SPINA AL GOVERNO?

martedì, novembre 23rd, 2010

Umberto Bossi rispondendo ad alcun giornalisti ha chiaramente escluso la possibilità di un governo tecnico.

“Non ci può essere un governo tecnico”, ha dichiarato, “ci siamo io e Berlusconi contrari. Se il presidente della Repubblica lo facesse, provocherebbe una reazione del Paese troppo forte.

“Se Berlusconi è saggio, va al voto e ritorna: prenderebbe un sacco di voti in più”. Continua il leader Bossi, rispondendo a una domanda sulle possibilità di un Berlusconi-bis.

La Lega starà con Berlusconi fino a quando non saranno fatte le riforme.

“Fino a quando non abbiamo fatto le riforme”, risponde Bossi. Quindi il voto anticipato potrebbe tenersi a marzo o addirittura a gennaio? “Vediamo quando saranno fatte le riforme”, è la replica del ministro.

“Fanc…”. Così risponde il leader della Lega, Umberto Bossi, ai cronisti che gli chiedono del fatto che Gianfranco Fini ha detto che non bisogna indignarsi se c’é qualcuno che dice che c’é la mafia al nord.

C’è chi invece prova ad ipotizzare un futuro del governo, ”Tremonti sarebbe un ottimo presidente del Consiglio ma non prima delle elezioni”.

Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni intervistato durante la registrazione della trasmissione ‘L’ultima parola’ in onda questa sera su Rai2.

La Lega favorevole alle elezioni frena e torna sui suoi passi, e lo fa ancora una volta sbandierando l’arma delle riforme. Quelle solite riforme che i politici ricordano sempre in periodi di crisi, quelle famose riforme che in quasi tre anni hanno dimenticato di fare, quelle famose riforme che costituiscono il programma che la Lega porta a vanti da 16 anni senza mai averle fatte.

Ma quali sono queste famose riforme? Mai capito.

Ciò che Berlusconi sa bene è che la tentazione di staccare la spina per la Lega è molta, vorrebbero andare subito alle elezioni.

Del resto sarebbe ottimo approfittare della mancanza di un leader nel centro-sinistra, dell’avanzata di Vendola che toglierebbe voti al secondo partito, ovvero il Pd e le continue scaramucce tra lo stesso Pd e l’Idv.

Ora si dovrebbe approfittare dell’assenza del polo centrista di Fini, Casini, Rutelli e Lombardo.

Bossi sa benissimo che il Pdl glielo perdonerebbe sicuramente, non è possibile uno strappo con la Lega, del resto se Berlusconi perde la Lega dove va da solo contro tutti?

Matteo Oliviero

da www.newnotizie.it

STASERA MARONI DA FABIO FAZIO

lunedì, novembre 22nd, 2010

Tutto confermato. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, sarà ospite lunedì sera, 22 novembre, a “Vieni via con me”, la trasmissione televisiva di Fabio Fazio, con ospite fisso Roberto Saviano. Seguendo così l’invito del direttore di Rai3, Paolo Ruffini. Come fanno tutti gli ospiti del programma, anche Maroni leggerà un suo elenco .

Maroni avrà quindi spazio per fornire il suo contradditorio a quanto sostenuto da Saviano nella precedente puntata in merito alle infiltrazioni della ‘ndrangheta al Nord, dopo avere già criticato lo scrittore campano all’indomani della seconda puntata di lunedì 15 novembre, aggiungendo però, ospite alla trasmissione di Canale 5 Matrix «lo stimo, deponga le armi». Il ministro si è detto soddisfatto spiegando che «è la soluzione più ragionevole».

Ma cosa dirà? C’é chi anticipa che Maroni elencherà i suoi successì contro la criminalità organizzata, con tanto di cifre dei due anni di viminale: 29 superlatitanti catturati, beni sequestrati per 18 miliardi, 6.700 mafiosi arrestati.

Sul tema, intanto, sono scoppiate scintille tra i i politici. Il leader dell’Italia dei Valori, Antonio di Pietro ha pubblicato uno slogan su Facebook: «La penso come Saviano, Maroni quereli anche me» raccogliendo già ventimila adesioni. «Noi stiamo con Saviano, e con tutte quelle persone che hanno il coraggio di dire quali sono le responsabilità di questo paese», ha aggiunto Susanna Camusso, neo segretario generale cgil.

Schermaglie che seguono il duro botta e risposta di ieri, 19 novembre, tra il numero uno della Lega Nord, Umberto Bossi, e il presidente della Camera, Gianfranco Fini. «Non capisco come ci si possa indignare se qualcuno dice che la mafia c’è anche al Nord», ha detto Fini in un convegno sulla legalità. Bossi da Montecitorio ha risposto senza mezze misure con un «fanculo» garantendo che dalla mafia «la lega é lontana: non riescono ad avere agganci con noi». E poi c’è il giornalista Vittorio Feltri che contro Saviano ha avviato una raccolta di firme.

C’è anche chi, però, non partecipa alla bagarre

manifestando il proprio apprezzamento sugli altri temi toccati dalla trasmissione nell’ultima puntata (andata in onda lunedì 15 novembre). Per il segretario nazionale dell’Udc, Lorenzo Cesa, ha commentato con toni positivi, a margine del suo intervento all’assemblea del partito a Milano, la decisione di Saviano di portare le testimonianze dei casi di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro per difendere il diritto all’eutanasia «Saviano deve dare la parola a quanti rifiutano la dolce morte perchè vogliono vivere, e a chi con la sua straordinaria esperienza umana canta ogni giorno un inno alla vita».

www.ilsole24ore.com