LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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ANCORA SCINTILLE TRA LEGA E UDC

lunedì, maggio 24th, 2010

Casini manda messaggi a tutti. Dal palco dell’antico albergo umbro di Todi, il leader dell’Udc chiude la tre giorni di convention analizzando lo scenario politico a 360 gradi. Si rivolge a Silvio Berlusconi e alla sua maggioranza, parla all’opposizione, attacca la Lega e detta la linea ai centristi sul futuro del partito ma, la cosa sulla quale calca maggiormente la mano, è smentire il «gossip» di un possibile ingresso dell’Udc nell’attuale governo: «Sarebbe vecchio e immorale – dice Casini – se qualcuno di noi coltivasse l’idea che dopo aver preso voti per stare al centro, in opposizione a Berlusconi, oggi si rifluisse nel suo governo. Non perdo nemmeno tempo a discutere, le considero idee umilianti». Una posizione netta, almeno a parole, dettata anche dal fatto che, se l’Udc rientrasse nell’esecutivo, si troverebbe come alleati quei nordisti verso i quali, anche ieri, Casini ha speso parole molto dure: «Il Paese è prigioniero della Lega che detiene la “golden share dell’alleanza” e per questo Berlusconi non può far altro che assecondarli. Per questo Bossi non vuole la riconciliazione nazionale, ma lo scontro cannibalesco». Parole che non turbano minimamente il leader della Lega che, intervenendo a margine del 158° anniversario della fondazione della polizia a Varese, ha nuovamente respinto l’ipotesi di un allargamento della maggioranza verso i centristi: «Io temo che l’Udc faccia come nel passato quando ogni giorno se ne inventava una per far casino. In quel caso lì è meglio che non venga». E aggiunge: «È chiaro che, se l’Udc va via dalla sinistra, la sinistra finisce nelle mani della sinistra estrema però, se viene da noi a fare i casini del passato, mette nei pasticci anche noi». Casini poi, dopo aver chiesto al premier un «patto per l’Italia» che metta fine alla sindrome dell’autosufficienza della maggioranza e dopo aver tirato le orecchie ai colleghi dell’opposizione accusati di non assumersi le proprie responsabilità nell’attuale fase di crisi, si rivolge al proprio partito. Ai suoi non promette «garanzie» ma richiede il cambiamento necessario «per contare, esistere ed essere protagonisti. Senza nostalgie». Casini mette sul piatto la rinuncia al proprio nome sul simbolo («non credo ai partiti personalistici») e anche la disponibilità ad abbandonare lo scudo crociato («So che mi devo misurare con giovani che non hanno votato quel simbolo storico della Prima Repubblica«), anche se questa decisione spetterà al partito. Casini così chiede un nuovo inizio per il centrismo italiano e annuncia lo spirito del «Partito della Nazione»: «Dovrà interpretare il sentimento e il senso di unione nazionale».

EMILIA E ROMAGNA

domenica, maggio 23rd, 2010

Secessione e Romagna: la Lega Nord, attraverso il consigliere regionale, Robero Zaffini, interviene nel dibattito: “Premesso che attualmente non c’è nessun progetto leghista di annessione alla Romagna ma una proposta presentata da un deputato della Lega e uno del PdL per creare la regione Romagna, distinta dall’Emilia, pensiamo sia del tutto legittimo che dei liberi cittadini, abitanti nella provincia di confine, possano essere quantomeno incuriositi da questa iniziativa e usando democraticamente i mezzi che la comunicazione oggi offre, come Facebook, abbiano aperto un dibattito ed espresso una posizione.

 

Tarsi ha una sua opinione e afferma che i panni si lavano in casa (le Marche), ottimo. Ma allora è un po’ di tempo che la lavatrice (governo regionale) non funziona affatto bene per Fano e Pesaro.

 

Sono finite le elezioni, adesso per qualcuno fila tutto liscio e si elencano una sfilza di bei propositi riferiti al turismo si dichiara che le Marche sono uno dei prodotti emergenti d’Italia.

 

Sinceramente a noi sembra che a Fano e a Pesaro non sia emerso proprio un bel niente.

 

Anzi più che emersi, siamo sommersi, quello si, dal mare e la Regione scandalosamente non fa nulla.

 

A questo punto mi preoccupa di più, invece, che alcuni possano cavalcare la protesta durante la campagna elettorale e poi sotterrare l’ascia di guerra e fumare il calumet della pace con i poteri forti della Regione.

 

In verità di secessione si parla spesso anche a Gradara, Tavullia e Gabicce e ora anche a Pesaro e Fano, e ne parla la gente comune.

 

Io non metto la questione sul piano delle radici culturali.

 

Tuttavia, esse fanno il gioco di una provocazione seria e concretizzabile, di una proposta politica alternativa all’immobilismo del passato e del presente.

 

E’ dato incontestabile, ad esempio, che qualsiasi manuale di linguistica inserisca il territorio di questa provincia nello spettro del romagnolo meridionale.

 

Ben venga allora questa provocazione se servirà a chiedere attenzione, dignità culturaleidentitaria e soprattutto soldi per problemi urgenti come l’erosione marina, il dragaggio del porto, le vie di comunicazione ferme all’anno 220 avanti Cristo, solo per cominciare”.

NO ALL’UDC

sabato, maggio 22nd, 2010

da www.ilsole24ore.com

A giudicare dalle lapidarie parole del Senatur il matrimonio tra Pdl e Udc proprio non s’ha da fare per il Carroccio. Visto che Umberto Bossi ha inviato ieri l’ennesimo messaggio al Cavaliere stoppando sul nascere l’idea di un allargamento dell’esecutivo ai centristi. «L’ingresso dell’Udc nel governo alla Lega non piace». Repetita iuvant, avrà pensato il leader lumbard che ribadisce ormai a ogni piè sospinto la sua contrarietà a un possibile apparentamento tra Pdl e Udc. E che ieri è arrivato addirittura a scomodare il Vangelo per far capire come l’ipotesi di un matrimonio con i centristi proprio non sia contemplata dalla Lega. «Come si dice… è più facile che un cammello entri nella cruna di un ago».

Lo stop del Senatur non provoca però grossi scossoni dalle parti dei centristi, riuniti da ieri a Todi per la tre giorni di seminario organizzata dalla fondazione “Liberal” di Ferdinando Adornato. Che risponde per le rime al leader leghista. «In attesa che Bossi cammini sulle acque del Po diciamo che Bossi cammini sulle acque del Po diciamo che questo governo non è il regno dei cieli. Non abbiamo nessuna intenzione di entrarci e non ci entreremo». Ironia in salsa centrista per ribadire che l’Udc, almeno per ora, non ha intenzione di abbandonare l’opposizione. Tanto che anche il segretario centrista, Lorenzo Cesa, coglie la palla al balzo per spiegare che «Bossi ha perfettamente ragione. È vero che l’Udc non entrerà mai in questo governo. Come sempre Bossi manda messaggi non a noi, ma a Berlusconi». Da Todi, comunque, i centristi provano a costruire la road map del nuovo “partito della nazione”. Il cui identikit è affidato proprio ad Adornato. «Non sarà un restyling dell’Udc – dice – ma un grande partito cristiano e liberale che si candidi a governare l’Italia del XXI secolo». Un partito «di ispirazione cristiana» certo, ma, avverte il presidente di Liberal, «non saremo il partito della Chiesa».

Quanto a possibili canali di dialogo con le altre forze parlamentari Adornato pesa attentamente le parole. «Non abbiamo invitato altri movimenti o soggetti politici.

Non lo abbiamo fatto – precisa – perché risulti chiaro che non vogliamo far nascere il nuovo partito come somma di organigrammi e di nomenklature». Poi si rivolge all’Api di Rutelli, come pure alle organizzazioni che nasceranno oltre il Pd ma anche oltre il Pdl, per lavorare a un identico binario. «Da qui – prosegue – lanciamo un progetto per le prossime politiche: lavoriamo per costruire insieme un grande rassemblement riformista, una nuova grande alleanza, che si candidi, oltre al Pd e al Pdl, al governo del paese. Marciamo oggi distinti ma non distanti per colpire domani insieme». Ma, sia chiaro, chiosa Adornato, «noi non abbiamo proposto un allargamento della maggioranza, ma un nuovo governo di responsabilità».

Insomma, pochi dubbi sulla linea futura. E per ora l’ipotesi di un ingresso al governo sembra archiviata. Vero è che il Cavaliere ha apprezzato l’atteggiamento responsabile di Casini e dei suoi sugli ultimi provvedimenti parlamentari. Così come è vero che, subito dopo le dimissioni di Scajola, Berlusconi ha provato, mandando in campo i suoi migliori ambasciatori, a convincere Casini a rientrare nella maggioranza. Il numero uno dell’Udc, però, ha risposto picche. Ponendo chiare condizioni: cioè la richiesta di un forte segnale di discontinuità che non sembra per ora rientrare nella strategia del Cavaliere. Per questo l’Udc è decisa a proseguire lungo la svolta del partito della nazione: domani Casini lo ribadirà con forza.

IL FEDERALISMO DEMANIALE

venerdì, maggio 21st, 2010

Cosa significa “federalismo demaniale”?

È opportuno descriverlo con un esempio. Nel vissuto di ognuno di noi c’è l’esperienza di avere visto immobili dello Stato abbandonati o sottoutilizzati: una villa storica, una caserma, una spiaggia. E chi non ha provato un senso di sgomento nel constatare che quello che avrebbe dovuto essere un bene di tutti in realtà era diventato una cosa di nessuno?

 Il federalismo demaniale mette fine a questo scempio, perché è un federalismo di “valorizzazione” nel quale i beni vengono restituiti ai territori: ai Comuni alla cui storia sono legati, alle Province e alle Regioni che possono meglio valorizzarli, assumendosene la responsabilità di fronte ai propri elettori. I processi di valorizzazione dovranno, infatti, essere pubblicati sui siti istituzionali degli enti locali, che potranno coinvolgere la popolazione anche attraverso sondaggi o veri e propri referendum consultivi riguardo a come intervenire rispetto a questi nuovi beni ricevuti.

Questa trasparenza e questa responsabilizzazione sarebbero impossibili con un gestore statale: lo Stato è, da un lato, troppo lontano per indovinare cosa vuole la gente, e, dall’altro, troppo implicato in tante altre cose per essere efficacemente controllato con il voto di un elettore. Difficilmente, infatti, un elettore sarebbe indotto a cambiare il proprio voto a livello nazionale, se in un Comune, una caserma dismessa venisse male valorizzata dallo Stato.

 Ma se è il Comune a doversi assumere la responsabilità di fronte all’elettore, allora il controllo popolare diventa infinitamente più efficace: in quel Comune, di fronte a quel fatto, l’elettore potrebbe decidere di votare diversamente. L’effetto di maggior controllo è evidente

La Lega sa bene che è ancora troppo presto per cantar vittoria. La vera partita sul federalismo deve ancora cominciare. Entro fine giugno dovrà essere presentata dal governo la relazione sui costi del federalismo, nella quale saranno fornite le previsioni sulle ricadute della riforma sui conti pubblici. I primi numeri sui quali si comincerà davvero a capire la praticabilità del federalismo fiscale.

Ma vediamo in pratica in cosa consiste il federalismo demaniale.

CASERME E PALAZZI

Per ragioni di prossimità i comuni saranno i destinatari privilegiati di palazzi e terreni oggi statali. Così come dei beni culturali per cui è previsto un accordo di valorizzazione con il ministero e le caserme dismesse dalla Difesa

LAGHI E FIUMI

Alle regioni andrà il demanio idrico ma una parte dei proventi andranno alle province. Province che otterranno anche i bacini chiusi. I fiumi sovraregionali resteranno allo stato, i laghi sovraregionali andranno alle regioni

SPIAGGE

Il demanio marittimo andrà alle regioni. La bicamerale ha chiesto di pensare a una normativa statale con criteri trasparenti sui canoni per le concessioni balneari e di far partecipare i comuni ai proventi dei canoni stessi

MINIERE

Le miniere andranno alle province. Al tempo stesso viene però specificato che sia i giacimenti petroliferi e di gas naturale sia i siti di stoccaggio resteranno appannaggio dello stato

PORTI

Insieme agli aeroporti anche i porti di interesse nazionale saranno esclusi dal trasferimento. Tuttavia le aree dei grandi porti «non più funzionali all’attività portuale» potranno andare al comune ed essere riqualificati

STRADE

Le strade statali resteranno tali. Lo stesso regime, specifica il decreto, interesserà i parchi, le riserve naturali, le reti energetiche, le ferrovie di proprietà dello stato e gli immobili attribuiti agli organi costituzionali

SEMPRE E SOLO ROMA

giovedì, maggio 20th, 2010

Così è deciso. I pochi che si aspettavano una sorpresa sono rimasti delusi. A niente è valsa nemmeno la discesa in campo del ministro Umberto Bossi che lunedì, in visita a Venezia al governatore Zaia, aveva ribadito che avrebbe cercato di convincere anche il Presidente Berlusconi a sostenere la candidatura di Venezia 2020.

E invece le voci che giravano da settimane si sono rivelate ben più che dei rumors. Il Coni ha bocciato la candidatura veneziana per coronare Roma come candidata italiana ai giochi olimpici del 2020. Tutto come prestabilito. «Sono incazzato e arrabbiatissimo» è stata la reazione a caldo del presidente della Regione Veneto Luca Zaia «questa è la riprova che a Roma quattro amici decidono poi le soluzioni a livello nazionale». E avverte che dal Nord non arriverà neanche un centesino dedicato alle Olimpiadi, se mai il Comitato olimpico internazionale le assegnerà a Roma. Dal canto suo il leader del Carroccio Umberto Bossi suggerisce una mediazione: «Zaia tratti con il sindaco di Roma per vedere se Venezia può ottenere almeno i giochi acquatici».”Prendiamo atto del voto del Coni, che riteniamo insoddisfacente sia nel merito che nel metodo. Siamo assolutamente convinti che la proposta di Venezia non sia stata tenuta nella giusta considerazione e che, invece, avrebbe potuto rappresentare una novita’ seria per la qualita’ che esprime. Siamo certi che Venezia, capitale universale della bellezza, sia il miglior ambasciatore di tutto il nostro Paese nel mondo”. E’ questo il commento del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia alla decisione del Coni di assegnare a Roma la candidatura italiana per le Olimpiadi del 2020. ”Sia chiaro – aggiunge Zaia – che ora non escludiamo un intervento formale in altre sedi. Garantisco inoltre che da oggi spulcero’ personalmente l’intera documentazione voce per voce, sviscerando numeri, conti e promesse che sono alla base di una scelta che ritenere sbagliata e’ un eufemismo”. ”Un nord penalizzato cosi’ fortemente – conclude Zaia – di certo non servira’ alla causa che ci si vuole prefiggere”.

MORTI IN AFGHANISTAN: RESTARE O TORNARE?

martedì, maggio 18th, 2010

Militari italiani ancora nel mirino in Afghanistan: due sono stati uccisi e altri due sono stati gravemente feriti alle gambe, anche se non sono in pericolo di vita, in seguito ad un attentato nel Nord Est del Paese, nella zona vicino a Herat controllata dalle forze italiane dell’Isaf.

Le due vittime sono il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, di Velletri, in provincia di Roma e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, 25 anni, della provincia di Bari. La soldatessa ferita è Cristina Buonacucina, caporale del 32.esimo reggimento Genio “Taurinense”, originaria di Foligno. Il secondo militare ferito è Gianfranco Scirè, 28 anni, di Casteldaccia, un comune in provincia di Palermo.

Non appena venuto a conoscenza dell’agguato il ministro bergamasco Roberto Calderoli ha espresso ad alta voce i propri dubbi sulla missione in Afghanistan: “Spesso abbiamo espresso perplessità sull’esportazione della democrazia, ma ogni decisione va presa insieme al resto, non può essere unilaterale. Vedremo a livello internazionale. Al di là della perdita di vite umane che fanno spaccare il cuore, bisogna verificare se i sacrifici servono”.

Ma poco più tardi Umberto Bossi, il leader della Lega, ha in parte smentito il proprio collega: “Io non penso che possiamo scappare. Questa decisione sarebbe sentita dal mondo occidentale come una fuga difficilmente spiegabile e probabilmente avrebbe delle conseguenze gravi sul governo. Le guerre non sono mai una bella cosa perché poi ci sono i morti. Però questo è un governo che guarda alle cose come sono, che ha degli alleati e che mantiene la parola data”. Il leader della Lega ha quindi ammesso “sono molto preoccupato e molto triste perché tornano i morti e bisogna ricordare chi muore per una causa giusta e importante”.

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I militari morti ieri non sono i primi e forse non saranno gli ultimi…Cosa ne pensate riguardo le opinioni di Bossi e Calderoli?E’ giusto rimanere per portare a termine la missione di pace oppure tornare abbandonando chi la pace non ce l’ha?Ed è giusto dover mettere a repentaglio ogni giorno la propria vita senza nemmeno la possibilità di potersi difendere?

 

Dal comune: NUOVA VIABILITA’: SECONDA FASE DI SPERIMENTAZIONE

venerdì, marzo 26th, 2010

E’ passata poco più di una settimana dall’avvio della sperimentazione del nuovo sistema di sensi unici fra le vie Indipendenza/Einaudi/Edison/Fermi, quello spazio temporale che ci eravamo concessi per fare le prime valutazioni su queste modifiche. 

Un’importante premessa: le vie interessate dalle modifiche rappresentano il nodo stradale più complicato ed a più alta densità di traffico presente nella nostra città.

La soluzione sperimentata è decisamente migliorativa rispetto a quella che per anni ha congestionato questa zona e si sono eliminati alcuni incroci pericolosi grazie soprattutto alla costruzione della nuova rotatoria che sta, da ormai una settimana, svolgendo il suo lavoro e smistando centinaia di auto all’ora in maniera ordinata e fluida.

Non e’, lo sapevamo fin dal principio, una soluzione perfetta, poiché, come appare chiaro dal monitoraggio giornaliero effettuato, si e’ avuto un grosso spostamento di traffico sulla via Edison e Fermi.
Inoltre, la soluzione reale di molti problemi, che consisterebbe nella costruzione di una rotatoria in sostituzione dell’impianto semaforico di via Indipendenza/Fermi/Maroncelli, è, ahinoi, impossibile: non c’e’ spazio per costruirla e le vie Fermi e Maroncelli risultano fuori asse. 

Ecco perché abbiamo deciso, con la prossima settimana, di passare alla seconda fase di sperimentazione; la modifica sostanziale consisterà nella parziale riapertura della via Indipendenza.

Per inciso: il sistema rimane immutato sulle altre vie (Einaudi/Edison/Fermi) e la modifica che vogliamo sperimentare non comporta “assolutamente” il ritorno alla situazione precedente.

Si creerà, sulla via Indipendenza, una corsia unica in direzione Meda centro senza sdoppiamento al semaforo, percorribile dalle sole automobili, con divieto di svolta a sinistra sia in via Magenta (tra breve anch’essa oggetto di modifiche) che in via Maroncelli; per intenderci, il traffico pesante e chi deve andare a prendere la superstrada o al Polo dovrà percorrere ancora le vie Einaudi, la rotatoria, via Edison e via Fermi.

Ciò comporta, ulteriore elemento positivo che si sta già sperimentando in questi giorni,  la possibilità di ridurre il semaforo a soli due tempi (Indipendenza da e verso Meda e via Maroncelli/Fermi contemporaneamente).
E,’ questa, una nuova sperimentazione volta a ridistribuire, in parte, i carichi di traffico.

Ribadiamo che anche questa soluzione è da considerarsi, come tutto il nuovo sistema, sperimentale nell’attesa di trovare il giusto equilibrio che comporti tutela alla salute dei cittadini, alla sicurezza stradale ed alla risoluzione dei problemi di traffico.

Grazie per la pazienza e per la comprensione: stiamo cercando di fare il possibile per sistemare il “peggior” nodo stradale di Meda.

NASCE LA FONDAZIONE CARLO CATTANEO

mercoledì, marzo 17th, 2010

La Lega Nord celebra le idee di Carlo Cattaneo.

 

Lunedì a Besozzo, in provincia di Varese, lo stato maggiore del partito guidato da Umberto Bossi ha assistito alla firma dell’atto costitutivo della fondazione che si occupera’ della conservazione e della divulgazione del pensiero del filosofo lombardo. “La Padania”, il quotidiano della Lega, riferisce con un titolo a tutta pagina la cronaca della giornata, cominciata con la donazione all’Universita’ dell’Insubria dei 154 manoscritti inediti di Cattaneo “stella guida del federalismo”, ha detto Bossi subito dopo la firma dell’atto costitutivo.

“Siamo partiti da Cattaneo e ora stiamo mettendo in pratica le sue idee sul federalismo”, ha aggiunto il leader dei Lumbard, “galvanizzato” racconta ancora ‘La Padania’, dalla realizzazione di un suo sogno: una fondazione culturale che si prenda cura del patrimonio di idee, pensieri, analisi e riflessioni che il filosofo lombardo lascio’ sulla carta nel momento piu’ amaro della sua vita, l’esilio in Svizzera all’indomani del fallimento dei moti del 1848.

La Fondazione che avra’ la sua sede nei locali messi a disposizione dal comune di Besozzo, ha come scopo, spiega “La Padania”, “l’organizzazione di incontri, ricerche, dibattiti su temi di carattere scientifico e istituzionale con particolare attenzione alla tutela, conservazione e valorizzazione dei documenti che raccoglie , in primo luogo i carteggi di Cattaneo e del pavese Giulio Preti”. Presidente della fondazione e’ stato nominato il senatore Sergio Rizzi, vice presidente e’ il professore Fabio Minazzi. Umberto Bossi ricoprira’ invece la carica di presidente onorario.

COME CAMBIERANNO LE REGIONI SE LA LEGA VA AL POTERE?

martedì, marzo 16th, 2010

di Matteo Salvini

Martedì 30 marzo 2010, c’è il sole e la Lega ha preso un sacco di voti e si appresta a governare Veneto e Piemonte con un suo uomo, nonché ad amministrare Lombardia e Liguria “circondando” affettuosamente con i suoi consiglieri i presidenti Formigoni e Biasotti. Ma cambia qualcosa per la gente del Nord? Ciumbia se cambia! Provo a mettere giù un elenco, anche grazie all´aiuto degli amici di Radio Padania e di Facebook, di cosa potrebbe cambiare da oggi in avanti. Cambiare in meglio, ovviamente. Innanzitutto il lavoro.

Precedenza ai residenti (soprattutto ai giovani) nei concorsi pubblici e nell´assegnazione dei posti di lavoro di competenza regionale, così magari anche a Roma si accorgono che il “federalismo occupazionale” riduce gli sprechi e aiuta chi merita davvero e non i “migranti” forzati in attesa di ritorno a casa. E sempre per il lavoro precedenza alle ditte della Regione, artigiani e piccole e medie imprese, per la concessione degli appalti e per la gestione dei servizi: altro che phone center di Regione Lombardia che rispondono dalla sicula Paternò di larussiana memoria. “Arriva Expo 2015 e il lavoro deve finire prima di tutto alle nostre imprese” sbottava in radio un imprenditore milanese.

Dopo il lavoro, la casa. Precedenza ai residenti nell´assegnazione delle (già poche) case popolari. Nonostante in Lombardia la Lega sia riuscita dopo immani lotte ad introdurre questo principio (residenza di almeno 5 anni per accedere ai bandi) in alcune province oltre il 50% degli appartamenti (a Milano il 56%) finisce ancora agli extracomunitari. Dunque? “Chi non abita qui da almeno quindici o vent´anni aspetta e si arrangia” è la soluzione indicata da molti. E l´impegno della Lega su questo si farà notare. Sempre sul tema casa, gli aiuti per gli affitti saranno riservati, secondo lo stesso criterio, con priorità ai residenti nella Regione, per evitare che (come accade oggi) quasi il 70% dei vari bonus, aiuti e aiutini finisca a famiglie straniere.

Più attenzione al territorio anche a scuola: proprio dalle Regioni a guida Padana riparte la battaglia per avere insegnanti reclutati a livello regionale e programmi scolastici che parlano di storia, lingua, cucina e musica delle terre dove i bambini nascono e crescono. E il filone della “precedenza ai residenti” vale anche per le graduatorie nei nidi e negli asili, nonchè nell´erogazione di buoni scuola ed esenzioni varie che ad oggi sono in buona parte a favore degli stranieri (a Milano ad esempio 2 gratuità su 3 per la mensa sono a vantaggio di extracomunitari).

Altro tema caldo è quello della Sanità. “Basta con lo strapotere di CL per nomine, consulenze e incarichi, mi aspetto più trasparenza e meritocrazia” sbotta un medico che da anni lavora in prima linea al Policlinico di Milano. “Qualche euro in meno e qualche controllo in più per le cliniche private e più attenzione e investimenti nelle strutture e negli ospedali pubblici” è la richiesta di Sergio, altro medico lombardo. Attese troppo lunghe nei Pronto Soccorso, attese troppo lunghe per alcuni esami specialistici sono solo alcuni dei fronti si cui dalla Lega si attende un cambio di marcia grazie al maggior peso nelle Regioni.

Non meno interesse per la difesa del territorio dalla speculazione edilizia. Qualche centro commerciale in meno e qualche parco in più, a differenza di quanto accadeva fino a ieri con governatori di destra e sinistra, con un conseguente rilancio delle politiche agricole e dei consumi locali alla faccia delle patate transgeniche o delle fragole galattiche che qualcuno a Bruxelles vorrebbe piazzarci in tavola.

La Polizia Regionale poi, invocata con maggiore presenza e maggiore coordinamento, per contrastare immigrazione irregolare e delinquenza diffusa soprattutto nei piccoli Comuni dove vigili e polizia faticano ad arrivare. Ai governatori leghisti si chiede di togliere il bollo auto grazie a un drastico ridimensionamento delle autoblu, taglio che molte amministrazioni locali a guida leghista hanno già operato (a volte con fatica) da tempo. Sempre in tema di trasporti treni regionali più puliti e puntuali.

Non solo uno slogan elettorale, perché migliaia di lavoratori e studenti pendolari pagano ogni giorno sulla propria pelle servizi e soprattutto disservizi. Senza alibi, su questo le Regioni hanno tutta la possibilità di intervenire: per dirla con Aurora della Valle Seriana “rimettere a posto anche le piccole stazioni sarebbe un gran bel segnale per i pendolari e darebbe anche lavoro a imprese delle nostre parti”.

Infine molti, se non tutti, si aspettano soprattutto una forte accelerata sul Federalismo. “Il voto del 28 e 29 marzo è un voto politico perché se dal Nord arriva un segnale forte a Roma nessuno, neanche i nostri alleati dubbiosi, avrà finalmente più scuse”. A parlare così non è un politologo ma è Ronny, leghista di Alessandria di 27 anni, che riassume una sensazione diffusa. Forse tutti i “casini” romani di questi giorni, dai timbri alle firme, dai panini ai ricorsi, hanno sullo sfondo un unico grande timore: il Federalismo che vuol dire Responsabilità. Chi produce spende, chi spreca paga di suo. Quasi ovvio si potrebbe pensare, ma non in Italia…

Passo e chiudo, non prima di aver salutato il vincitore trevigiano del Grande Fratello che una volta tanto ha portato un po´ di lingua veneta in televisione, di aver rimpianto il mitico Tonino Carino da Ascoli che ci ha lasciato, di essermi fatto gli auguri per il mio 37° compleanno e di aver ringraziato ciascuno di voi per la lettura, compresi i “fenomeni” che vomitano insulti ogni volta perche´ evidentemente e´ l´unica cosa che sanno fare.

…ABBASSANDO I TONI…

domenica, marzo 14th, 2010

Oggi vi proponiamo una notizia che poco ha a che fare con la politica, ma che ci riguarda – tutto sommato – da vicino…

 

Renzo Bossi, figlio del leader del Carroccio, è arrivato con oltre due ore di ritardo ieri sera a un comizio nel Bresciano perché è stato protagonista di un inseguimento e del blocco di un giovane pirata della strada che aveva causato un incidente fuggendo e che poi è stato fermato dai carabinieri. È accaduto intorno alle 20, vicino a Capodiponte (Brescia). Bossi jr., che aveva appena preso parte all’inaugurazione di una nuova sede della Lega, è salito in auto. Poco dopo ha visto due auto incidentate con persone che chiedevano aiuto. Un giovane, invadendo con la propria auto la corsia opposta, le aveva buttate fuori strada, causando anche il ferimento di due degli occupanti. Il giovane Bossi ha caricato in auto una delle persone rimaste coinvolte e ha inseguito chi aveva causato l’incidente, raggiungendolo a Ceto, dove il fuggitivo si è trovato bloccato in un vicolo chiuso. Nel frattempo erano stati avvisati i carabinieri che sono arrivati sul posto, mentre Renzo Bossi e l’altro occupante della vettura stavano convincendo il giovane a consegnarsi alle forze dell’ordine.