LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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TOSI FA SCUOLA A BOLOGNA, “CON LA LEGA SI VINCE”

martedì, ottobre 19th, 2010

Trasferta bolognese per il sindaco Flavio Tosi che, in veste di campione del leghismo vincente, si è confrontato con il primo cittadino di Roma, Gianni Alemanno (Pdl ex An) sulla strategia migliore per strappare il capoluogo emiliano al centrosinistra. Il dibattito, svoltosi al convento dell’Osservanza, era organizzato dalla fondazione «Nuova Italia» dello stesso Alemanno e da quella vicina al ministro Matteoli «Della libertà per il bene comune».

«Per vincere a Bologna», esordisce Alemanno, «il Pdl ha bisogno di una candidatura caratterizzata, di un messaggio forte e non di un discorso da moderati, perchè la gente ha bisogno di certezze». E rivolto al partito locale: «Discutete pure sul nome, ma non state chiusi nella riserva indiana, scendete dalle montagne».

I due si trovano d’accordo sulla necessità che sotto le Due Torri al centrodestra serve «un candidato politico che capisca le esigenze della gente», ma Tosi rilancia: «Un candidato leghista sarebbe la vera novità per Bologna e avrebbe un appeal maggiore anche nel centrosinistra perché», sostiene, «è più facile che i loro elettori votino volentieri un leghista, perchè noi rappresentiamo il popolo».

Per Alemanno quella di Giuliano Cazzola, deputato giuslavorista del Pdl, «è una bella candidatura perché è uno che parla chiaro, è coraggioso, ha grande capacità di farsi sentire». Più scettico su una discesa in campo di Luigi Marino, presidente di Confcooperative: «Se lo facesse sarebbe interessante, ma penso che non lo farà mai, ma Cazzola è per certi versi meglio di Marino».

Tosi però raffredda gli entusiasmi e replica che quello del deputato «è un nome, una delle proposte che verrà dal Pdl. Come la Lega», ribadisce, «farà le sue perché Bologna è nella testa di Bossi», assicura. Il primo cittadino di Verona è prodigo di consigli e avverte il centrodestra che non va sottovalutato l’uomo di punta del Pd, Maurizio Cevenini: «È un buon nome perchè è in campo nonostante il suo partito. Ma bisogna far capire alla gente che dietro di lui ci sono le truppe ascare che hanno governato la città negli ultimi anni».

Qualche scintilla si accende sulla questione, posta dalla Lega, di decentrare il ministero dell’Istruzione da Roma a Bologna la “dotta”. «Tecnicamente non sarebbe possibile, solo spostare le strutture costerebbe quattro o cinque milioni di euro» sostiene Alemanno. «Anch’io avrei risposto così se fossi sindaco di Roma. Ogni sindaco deve difendere il suo territorio» ribatte Tosi.

Nel dibattito entrano anche altri argomenti, come il riconteggio dei voti in Piemonte che sta dando ragione alla candidata del centrosinistra Mercedes Bresso a scapito del leghista Roberto Cota che aveva vinto sul filo di lana la sfida delle regionali. Per Tosi, tuttavia, «è un fatto grave per la democrazia perché non è una questione di presentazione delle liste o di questioni burocratiche precedenti. Qua è gente che ha votato e ha votato Cota e non la Bresso».

Non manca una battuta sulle difficoltà nel governo nazionale dopo lo strappo del presidente della Camera. «Credo che con Fini lo strappo sia incolmabile. Sono due anni abbondanti che lavora contro la maggioranza di Governo» è il secco commento del sindaco leghista sull’ipotesi di un «patto del trampolino» proposto dal suo collega di partito e ministro Roberto Calderoli.

E sulla possibilità di un incontro a tre tra Fini, Berlusconi e Bossi, Tosi si dice «decisamente pessimista». Per il primo cittadino scaligero, è impensabile che il leader di Futuro e libertà «cambi un disegno, ormai chiarissimo, che è quello di ostacolare le riforme». E conclude: «L’ha fatto contro l’immigrazione e l’ha fatto contro il federalismo».

da www.larena.it

BOSSI – TREMONTI, AMICI PER LA PELLE

domenica, ottobre 17th, 2010

Amici per la pelle verrebbe quasi da definirli tanto che, anche ieri, l’Umberto non si è tirato indietro quando si è trattato di difendere il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, dagli attacchi che, ormai da giorni, gli arrivano dai colleghi preoccupati di vedere tagliati i bilanci dei loro dicasteri. «Io lo difendo sempre» è lo sfogo del leader della Lega Umberto Bossi che, continuando, paragona l’amico Giulio al cancelliere tedesco Otto Von Bismarck: «Lui è come Bismarck, il cancelliere di ferro – racconta per l’appunto il Senatùr al termine di un pranzo con il titolare di via XX Settembre – Sapete cosa diceva Bismarck? Chi tiene stretta la borsa, tiene stretto anche il potere». Una frase che sembra perfettamente cucita addosso a Tremonti, soprattutto dopo che ieri il ministro è stato il protagonista di uno scontro con il ministro Mariastella Gelmini che, impotente, si è vista slittare la discussione alla Camera sulla riforma dell’università perché, secondo la Ragioneria dello Stato, non ci sarebbe stata la copertura finanziaria. Nei pensieri di Bossi però non c’è solo la difesa di Tremonti ma anche le sorti del governatore del Piemonte Roberto Cota che, a causa di un ricorso messo in atto dall’ex presidente Mercedes Bresso, rischierebbe di vedere annullata la sua elezione. E così l’Umberto tuona: «Se vogliono far perdere Cota si mette male. Si mette male la democrazia, perché chi ha perso, ha perso e basta. C’é qualcuno che vuole annullare dei voti validi». Minacce che sembrano non intimorire la Bresso, la quale replica: «Se Bossi è tanto convinto dei cinque anni di Governo di Cota, stia calmo e aspetti il normale percorso della giustizia. Se si mette male per qualcuno è per loro che hanno accolto noti taroccatori di liste nella propria coalizione». E, a Il Tempo, rivela: «Su Cota, non posso dire niente visto che non lo si vede mai, ma una cosa è certa: torno volentieri a candidarmi alla presidenza della Regione perché penso di saper fare le cose». Giornata intensa quindi per il Senatùr che è tornato ad indossare l’elmetto celtico per difendere i suoi. Poi però, se qualcuno gli chiede se ci si possa fidare di Gianfranco Fini e dei parlamentari Futuro e libertà, lui cambia registro e si trincera dietro un lapidario: «Speriamo».

da www.iltempo.it

COTA – BRESSO, ENNESIMO DUELLO IN PIEMONTE

sabato, ottobre 16th, 2010

E il Piemonte? Che fine farà la giunta regionale? il riconteggio delle schede procede. Bossi si dice pessimista, la Bresso, ex governatrice e candidata perdente del centrosinistra, no. “Sicuramente da questo riconteggio l’effetto conclusivo che ne deriverà sarà che io ho più voti di Cota. Poi se sarà una riproclamazione o una nuova elezione questo ce lo dirà il Tar”, spiega la democratica, che ha presentato all’indomani delle elezioni regionali del 28 e 29 marzo il ricorso sul risultato delle urne.

9.372 voti di differenza fra i due. Un soffio, soprattutto se si considera che secondo i dati dei primi riconteggi, il presidente eletto Roberto Cota, Lega Nord, starebbe per perdere almeno 12 mila dei 15.179 voti delle liste “Consumatori” e “Al centro con Scanderebech”. Quelle che il Tar ha deciso di ricontrollare.

Il Senatùr, intanto, dà fiato alle trombe della rivoluzione padana: “C’è qualcuno che vuole annullare dei voti validi”, taglia corto. Nel più classico, e già citato, “Se vogliono far perdere Cota si mette male per la democrazia perché chi ha perso, ha perso e basta”.

Cota, ovviamente, non molla. Presenterà ricorso al Consiglio di Stato perché, spiega, ”Io ho vinto le elezioni proprio per i voti dati al presidente, che si attribuiscono in diversi modi, con voto congiunto e con voto disgiunto, in base a quanto prevede la legge. Proprio seguendo la legge il risultato è chiaro”. Si attendono i verdetti conclusivi. E le seguenti, certe, polemiche infuocate.

www.newnotizie.it

MEGLIO USARE I SOLDI PER LA RICERCA PIUTTOSTO CHE IN AFGHANISTAN

venerdì, ottobre 15th, 2010

Sulla scelta di armare gli aerei italiani in Afghanistan Umberto Bossi ha manifestato più che un dubbio: «Meglio destinare soldi alla ricerca che alle bombe». «Quando arriva a Tremonti, se non ha i soldi, finisce tutto lì…». Così il leader della Lega ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se fosse d’accordo sulla possibilità di dotare gli aerei militari italiani di bombe, dopo l’attentato subito in Afghanistan dalle nostre forze in cui sono morti quattro alpini. Con i giornalisti Bossi parla anche del ddl sull’Università e dello stop da parte del Tesoro: «O diamo i soldi all’Università o li diamo alle bombe. È una bella scelta», osserva Bossi. Vicino al leader del Carroccio c’è una parlamentare della Lega che si dice favorevole a che i soldi vadano per la ricerca e Bossi annuisce.

LA RUSSA: «DECISIONE DOPO IL VERTICE NATO» – L’eventuale decisione di armare di bombe gli aerei italiani in Afghanistan sarà «mia e solo mia, così come è stata mia la decisione di non armare i Tornado per evitare il rischio di colpire civili». Lo ha sottolineato il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, nel corso di Sky Tg24. I militari – ha spiegato il ministro – mi chiedono di non dover più richiedere l’aiuto degli aerei americani, francesi ed inglesi e io non me la sono sentita di rispondere subito da solo, prima voglio consultarmi con le commissioni parlamentari». La decisione, ha aggiunto, «la prenderò comunque solo dopo che a Lisbona, al vertice Nato del mese prossimo, avrò verificato con gli alleati la situazione in teatro. Se ci fosse un miglioramento anche piccolo della sicurezza dei nostri militari darò l’ok». Il ministro ha infine spiegato che non saranno armati di missili i Predator, gli aerei senza pilota presenti in Afghanistan, «perché tecnicamente è impossibile montare le bombe».

da www.corriere.it

NOVARA, PRIMI PASSI PER IL CONTROLLO DEL TERRITORIO

giovedì, ottobre 14th, 2010

A Novara laboratori artigianali e negozi di vendita e somministrazione di alimentari “prevalentemente etnici” non possono aprire a meno di 150 metri di distanza uno dall’altro. Lo stabilisce un’ordinanza, la prima in Italia, che entra in vigore oggi. “In questi ultimi anni – spiega l’assessore alla Sicurezza, Mauro Franzinelli (Lega Nord) – sono aumentate notevolmente in citta’ le attivita’ di vendita di prodotti prevalentemente etnici alimentari. Abbiamo effettuato numerosi controlli in questi esercizi e purtroppo sono state molte le sanzioni comminate, anche di una certa gravita’, tanto da arrivare spesso alla chiusura. I nostri commercianti inoltre sono obbligati a sottoporsi a normative molto rigide che li vincolano e li limitano, mentre i negozi etnici spesso non garantiscono le condizioni igienico-sanitarie necessarie”. Su circa 35 negozi ‘etnici’ di Novara, informa il Comune, sono stati effettuati 21 controlli da parte della polizia municipale che, insieme all’Asl, ha disposto in alcuni casi la sospensione dell’attivita’. Secondo l’ordinanza, inoltre, le insegne dei negozi devono avere una scritta in italiano o, se sono in lingua straniera, una traduzione che ne consenta la riconosibilita’. I gestori devono anche dimostrare di conoscere la lingua italiana, attraverso il titolo di studio conseguito in Italia, il possesso di una certificazione o diploma rilasciati da istituti scolastici o enti pubblici, o dopo aver superato un apposito test in Comune. L’ordinanza, firmata dal vicesindaco Silvana Moscatelli, e’ stata emanata dopo avere “verificato che la concentrazione eccessiva di tali attivita’ crea problemi di convivenza con la cittadinanza italiana anche in considerazione del fatto che e’ abitudine dei clienti di dette attivita’ soffermarsi all’esterno, sui marciapiedi antistanti e con presumibile consenso dei titolari delle attivita’ stesse, per consumare alimenti e bevande formando capannelli che recano disturbo o semplice turbamento ai pedoni e creando comunque un’evidente situazione di disagio e di degrado che aumenta laddove le attivita’ di questo tipo sono contigue”.

da www.agi.it

ORA LA LEGA VUOLE LA LOMBARDIA. E LA STORIA INSEGNA CHE VA PRESA SUL SERIO

mercoledì, ottobre 13th, 2010

Nel 1992 un avvocato di Varese, tastierista per diletto, e un medico ospedaliero bergamasco, consigliere comunale, entrano per la prima volta alla Camera dei deputati. Quando si candidarono, pochi avrebbero scommesso sulla loro elezione al Palazzo. E quando annunciarono la scalata al potere romano, dicendo di voler diventare ministri per realizzare federalismo e secessione, in molti risero. A distanza di quasi venti anni, Roberto Maroni e Roberto Calderoli hanno dimostrato di aver visto giusto e che, per quanto possano sembrare strampalate, le mire della Lega vanno prese sul serio. Così, oggi, gli obiettivi del Carroccio, anche quelli che appaiono irrealizzabili, vengono tenuti in considerazione dagli avversari politici. E temuti dagli alleati. Pdl in primis. Che ha imparato sulla propria pelle come il popolo di Umberto Bossi quando vuole una cosa la ottiene.

Per questo c’è un po’ di nervosismo in Lombardia ultimamente. Il senatùr ha cominciato a immaginarsi il Nord guidato dalla Lega. Conquistati nelle urne il Piemonte e il Veneto, con Roberto Cota e Luca Zaia, rimane la Lombardia, oggi in mano a Roberto Formigoni, eletto nel Pdl ma che autonomamente riesce a muovere un buon bacino di elettori tra le fila di Cl e l’imprenditoria moderata di matrice cattolica. Per questo ad Arcore, qualunque accordo il premier intenda prendere con il senatùr non può prescindere da un coinvolgimento diretto dell’interessato.

L’idea di Bossi, già illustrata a Silvio Berlusconi, è quella di accorpare alle elezioni amministrative di marzo anche le regionali in Lombardia. Ad appena un anno dal voto. Il premier ha accolto seriamente la proposta e sta valutando come e dove collocare Formigoni senza svilirne storia personale e spessore politico. Lui da sempre sogna il ministero degli Esteri. Se il Governo dovesse cadere e si andasse a elezioni anticipate, Formigoni non accetterebbe di lasciare la Regione in base a una promessa su un eventuale ministero in caso di vittoria. Ma se la crisi venisse scongiurata, un avvicendamento potrebbe essere plausibile anche per il governatore. Le pedine, però, le sposta Berlusconi. Che sta ridisegnando la struttura del Pdl tenendo in alta considerazione l’opinione di Formigoni.

Lo conferma la decisione sul coordinatore regionale del partito: il premier vorrebbe far tornare in Lombardia Mariastella Gelmini, l’unica che riuscì a mettere d’accordo tutti negli anni della sua gestione. Lei, diventata mamma, ha chiesto a Berlusconi di tornare vicino casa, a Bergamo. Quindi accetterebbe. Ma il “trasferimento” non è andato a buon fine perché l’attuale ministro dell’Istruzione è invisa all’ambiente di Comunione e Liberazione, che venne “arginata” in Forza Italia nel coordinamento Gelmini.

Intanto Formigoni con i suoi minimizza. A chi gli chiede un’opinione sulle mire leghiste risponde che non è “un’ipotesi all’ordine del giorno” ma, certo, “poi tutto può accadere”. Non è la prima volta che il governatore lombardo si trova a dover lottare contro presunti candidati del Carroccio. Nei mesi precedenti alle elezioni del 2010, sembrava che il candidato presidente per la maggioranza sarebbe stato Roberto Castelli, ex ministro delle Infrastrutture. Il leghista si diceva “pronto” e Formigoni non faceva una piega: “Potrei rinunciare per un incarico equivalente a Roma”. Perché, ricordava, “la Lombardia è più importante di molti ministeri”. E aggiungeva: “Il presidente del Consiglio deciderà il meglio per tutti, come sempre”. Ma un anno fa il Governo era saldo e la maggioranza compatta. Oggi il futuro appare incerto e la Lega è determinante. Per questo vengono prese sul serio le mire del Carroccio. Tutte. Anche quelle palesemente irrealizzabili.

Come le voci che vorrebbero Renzo Bossi possibile vicesindaco di Milano con Letizia Moratti. “Se ci danno la Regione – spiegano in via Bellerio – noi possiamo rinunciare al sindaco ma è certo che il grosso dei voti a Letizia Moratti glieli porterà la Lega, altrimenti dove va?”. E “vista così – dice un dirigente regionale del Pdl – non si può dar torto agli amici” del Carroccio. Non a caso Umberto Bossi ha improvvisamente frenato, dopo mesi di affondi, sulle elezioni anticipate: “Bisogna sempre interpretare il ministro Bossi: io ho la chiave interpretativa e quindi sono assolutamente tranquillo, la legislatura andrà fino in fondo”. Non quella della regione Lombardia.

da www.ilfattoquotidiano.it

FINI PUNGE LA LEGA

martedì, ottobre 12th, 2010

Un colpo al cerchio (il federalismo è «una scelta irrinunciabile»), un colpo alla botte (no alle «piccole patrie preunitarie» e all’evocazione di «inesistenti identità padane»).

Da Palermo, dove venerdì ha benedetto il governo Lombardo quater nato dalla neo-alleanza Pd-Udc-Fli, ieri l’instancabile Gianfranco Fini è salito all’altro capo della penisola, in Val d’Aosta. E dai piedi del Monte Bianco il presidente della Camera ha aperto alla «svolta federalista», come la chiamano dalla Lega, ma stando ben attento a piantare i suoi paletti di difensore dell’unità d’Italia e di paladino della «solidarietà» verso le regioni meno sviluppate del Mezzogiorno, quelle che secondo le analisi demoscopiche costituirebbero il potenziale serbatoio elettorale di una destra finiana. «I forti divari tra Nord e Sud – ammonisce Fini – non possono giustificare differenze di trattamento nella fruizione di servizi essenziali, come ad esempio la tutela della salute». Niente «competizione» tra regioni efficienti e ricche e regioni sprecone e povere, dice Fini: il federalismo deve essere «solidale», e là dove le entrate fiscali non riescono a pagare «i livelli essenziali di sanità, assistenza e istruzione» deve intervenire lo Stato per «garantire l’integrale copertura».

L’attuazione del federalismo fiscale è uno dei punti di quel programma di governo che Futuro e Libertà si è impegnata a difendere lealmente, e dunque Fini non se ne smarca: «La scelta di un modello federale è obbligata e irreversibile, perché adottata dalla stragrande maggioranza degli stati di grandi dimensioni». Ma i distinguo dalle parole d’ordine del Carroccio sono chiari e netti, conditi da una punta di sarcasmo: «Alla base della crescente popolarità che il termine federalismo incontra – spiega il presidente della Camera – non vi è un nostalgico guardare indietro alle piccole patrie pre-unitarie, e neanche il fascino per una inesistente identità padana», bensì la diffusa «insoddisfazione per il cattivo funzionamento dello Stato centralista».

La replica della Lega non si fa attendere, ma è tutt’altro che bellicosa: «Negare l’identità padana – si limita a ribattere Roberto Calderoli – è come dire che la terra è piatta». Un dato di fatto indiscutibile, insomma, che non sarà certo Fini a smentire. Il ministro per la Semplificazione preferisce piuttosto andare sul concreto, e accogliere la disponibilità finiana a collaborare all’attuazione del federalismo fiscale: «La prossima settimana vedrò il presidente della Camera – annuncia – per portargli gli ultimi decreti e presentargliene il contenuto: il rilancio della legislatura ci sarà proprio grazie al federalismo». Pragmaticamente concentrati sull’obiettivo, i leghisti preferiscono ignorare anche la difesa dei «diritti fondamentali degli immigrati irregolari» fatta da Gianfranco Fini, che ieri ha rilanciato la questione della cittadinanza, «non tanto come status, ma come appartenenza a una comunità dove le persone vivono, lavorano e studiano».

Un Fini che, paradossalmente, scavalca a sinistra Walter Veltroni, che invece sul tema immigrazione scopre una vocazione anti-buonista: proprio ieri, alla conferenza programmatica Pd di Busto Arsizio, è stato approvato all’unanimità l’ordine del giorno presentato dall’ex leader, che chiede una «selezione degli ingressi» in Italia. «Venire qui è un’opportunità, non un diritto», e dunque gli aspiranti immigrati vanno ammessi secondo una sorta di punteggio. Bersani (pressato dagli amministratori del Nord che tifavano per la proposta veltroniana) ha benedetto l’ingresso «selettivo»: «La questione non è essere buonisti o no, è essere razionali». Applausi (ironici) dal Pdl: «Se avessimo usato noi la parola “selettività” ci avrebbero dato del dottor Mengele – dice Maurizio Gasparri – ma ben venga il riconoscimento degli errori passati del Pd».

BERSANI,CONTRO LA LEGA,SI APPROPRIA DEL FEDERALISMO

lunedì, ottobre 11th, 2010

Prendiamola in mano noi questa bandiera del federalismo, ma nella nostra chiave. Il segretario generale del Pd, Pier Luigi Bersani, sfida la Lega proprio sul fronte del federalismo.

Abbiamo una diversa idea di federalismo – ha detto Bersani nel suo intervento allassemblea nazionale del Pd – una via piu efficiente e razionale per arrivare alla conquista di livelli comuni per i servzi essenziali. Tremonti e Calderoli propongono il federalismo per raddrizzare una pianta storta, io dico che serve ma per avere nuovi obiettivi.

Da Bersani anche unanalisi sul fenomeno Lega Nord e sulle ambizioni del Carroccio per il dopo-Berlscuoni: Lasse Lega-Pdl sta attraversando una fase critica, con la Lega che fa da sottovaso alle perdite del vaso berlusconiano e resta attaccata allo zio sperando di portarne via leredita, senza avere badanti di mezzo. Ma adesso che ce Fini, per il Carroccio e un problema. La Lega, ha continuato Bersani, si e impossessata di un modello ideologico e populistico e ha preso in ostaggio il Nord attraverso unideologia, non attraverso un interesse politico. Ma il risultato finale, secondo il segretario del Pd, e tuttaltro che positivo: Questo meccanismo politico Berlusconi-Bossi ha giudato il ripegamento, non lavanzamento dellItalia e del Nord.

Bersani ha infine rilanciato la necessita di puntare sul Mezzogiorno: Lunita non puo esistere se dal Sud non arriva un progetto di rinnovamento dei progetti e della classe dirigente. Abbiamo sotto minaccia una serie di amminstratori locali campani, sono tutti del Pd, non possiamo lasciarli soli.

Da www.asca.it

ANCORA MORTE IN AFGHANISTAN

domenica, ottobre 10th, 2010

Quattro militari italiani sono morti e uno è rimasto gravemente ferito in un attentato in Afghanistan, nella zona di Farah. Erano tutti in forza al 7° reggimento alpini di stanza a Belluno, inquadrato nella brigata Julia. L’esplosione ha investito il blindato Lince sul quale viaggiavano alle 9.45 locali, nel distretto di Gulistan. Le quattro vittime sono a il primo caporal maggiore Gianmarco Manca (nato ad Alghero il 24 settembre 1978), il primo caporal maggiore Francesco Vannozzi (nato a Pisa il 27 marzo 1984), il primo caporal maggiore Sebastiano Ville (nato a Lentini, provincia di Siracusa, il 17 settembre 1983) e il caporal maggiore Marco Pedone (nato a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, il 14 aprile 1987). Il militare rimasto ferito è il caporal maggiore scelto Luca Cornacchia (nato a Pescina, in provincia dell’Aquila, il 18 marzo 1972), il quale è cosciente, ha riportato ferite a un piede e traumi da esplosione ma non versa in pericolo di vita. Attualmente si trova ricoverato presso l’ospedale da campo statunitense di Delaram, da dove ha raggiunto telefonicamente la moglie per aggiornarla sulle proprie condizioni. Da quanto si è appreso, circa la metà dei militari del 7/o Reggimento Alpini, composto da 800 persone e comandato dal colonnello Sfarra, si trova in Afghanistan nel distretto di Bakwa. Partiti circa tre mesi fa la loro missione avrebbe dovuto finire a febbraio 2011.

“Desidero esprimere, anche a nome di tutto il gruppo della Lega Nord al Senato, i miei sentimenti di profondo dolore e cordoglio prima di tutto ai familiari dei quattro alpini che oggi hanno perso la vita eroicamente nello svolgimento del loro dovere. Al militare ferito gli auguri di una pronta guarigione. Voglio anche esprimere, in questo tragico giorno, la massima vicinanza agli alpini e a tutti i militari presenti nella missione afghana”. Lo dichiara Federico Bricolo, capogruppo della Lega Nord al Senato.

41BIS PER OMICIDI EFFERATI

sabato, ottobre 9th, 2010

“E’ doloroso e inaccettabile quello che e’ accaduto alla giovanissima Sara. Umanamente grida vendetta. Noi oggi vogliamo esprimere la massima vicinanza a tutti quelli che le hanno voluto bene. Ma la politica deve reagire. Al Senato la Lega Nord presenterà una proposta di legge che prevede il carcere duro, finora riservato ai mafiosi, anche a chi commette omicidi così efferati”.

Lo dichiara Federico Bricolo, presidente della Lega Nord al Senato. “Intendiamo estendere il regime carcerario del 41bis a chi si macchia di reati di questo tipo affinché sconti in carcere tutta la pena fino all’ultimo giorno. E’ intollerabile, come già accaduto in passato, vedere queste persone dopo pochi anni uscire dal carcere e riprendere una vita normale come se nulla fosse accaduto. Queste cose non devono più accadere ed è giusto che il Parlamento faccia la sua parte”.

Su http://www.ilpaesenuovo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=8844:federico-bricolo-presidente-della-lega-nord-al-senato-41bis-per-omicidi-efferati&catid=78:nazionali&Itemid=154 trovate anche il sondaggio…siete d’accordo o no con Bricolo?