LEGA SALVINI PREMIER – LEGA LOMBARDA SEZ. MEDA

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UNIVERSITA’: BORSE DI STUDIO SU SCALA REGIONALE

mercoledì, novembre 3rd, 2010

“Vogliamo illustrare agli studenti la proposta della Lega Nord di rivedere i criteri di assegnazione delle borse di studio su scala regionale. Oggi seimila universitari piemontesi non possono usufruire del diritto alla borsa di studio perché le risorse a disposizione devono essere utilizzate per studenti provenienti da altre regioni. È indispensabile che ognuno faccia la sua parte perché il Piemonte non può pagare per tutti”. Lo ha dichiarato il deputato piemontese della Lega Nord, Davide Cavallotto, componente della commissione Cultura, Scienze e Istruzione, durante la manifestazione organizzata dal Mup (Movimento universitario padano) e dall’Mgp (Movimento giovani padani) davanti all’Università degli studi di Torino dove sono stati distribuiti migliaia di volantini di denuncia.

“Questa di oggi – ha annunciato l’esponente del Carroccio – è la prima di numerose iniziative che organizzeremo davanti alle università di tutto il Piemonte per spiegare la validità del nostro progetto, grazie al quale nessuno studente sarebbe discriminato e tutti avrebbero garantita la borsa di studio dalla propria regione. Chiederò inoltre – conclude – che le università torinesi, sinonimo di eccellenza nel mondo, possano usufruire di maggiori fondi statali”.

da www.agenparl.it

LE RAGIONI DEL PARTITO DEL SUD

martedì, novembre 2nd, 2010

DI LUCA RICOLFI

 

È passata relativamente in sordina, sui grandi quotidiani di ieri, la notizia della nascita di Forza del Sud, un nuovo partito che aspira a rappresentare la Sicilia ma anche a propagarsi e replicarsi nelle altre regioni del Mezzogiorno: potenzialmente una Lega Sud, una copia speculare della Lega Nord di Umberto Bossi. Il fondatore del partito, Gianfranco Miccichè, è anche membro dell’attuale governo, ed è il politico che nel 2001 regalò a Forza Italia la vittoria per 61 collegi a zero in Sicilia.

È possibile che l’esperimento fallisca, o serva soltanto al suo promotore a diventare governatore della Sicilia, quando nell’isola si tornerà a votare per eleggere l’Assemblea Regionale. Così dicono i nemici e i maligni. Però secondo me faremmo male a sottovalutare l’evento, sia sul piano strettamente politico sia sul piano più ampiamente culturale.

Sul piano politico, a dispetto dello sconcerto di alcuni uomini vicini al premier, che hanno visto l’iniziativa di Miccichè come un tradimento, Forza del Sud potrebbe rivelarsi l’asso nella manica del centro-destra alle prossime elezioni, la carta che scongiura lo scenario più temibile per Berlusconi.

Che Pdl e Lega si ripresentino alleati, senza tuttavia l’appoggio delle due componenti meridionaliste del centro-destra, ossia l’Udc di Casini e Futuro e libertà di Fini. Un’eventualità che toglierebbe credibilità al centro-destra nelle regioni meridionali, e che potrebbe sfociare in una catastrofe elettorale per Bossi e Berlusconi nel caso la rappresentanza del Mezzogiorno venisse monopolizzata dagli altri due probabili poli elettorali, ossia l’alleanza di sinistra Pd-Sel-Idv (Bersani-Vendola-Di Pietro) e l’alleanza di centro Udc-Fli-Api-Mpa (Casini-Fini-Rutelli-Lombardo). In questo scenario Pdl e Lega farebbero il pieno dei voti nel Nord ma perderebbero il Mezzogiorno, perché il Pdl non può presentarsi al Sud alleato con la Lega e al tempo stesso privo di una credibile gamba meridionale. Di qui l’utilità potenziale del partito di Miccichè per il centro-destra, e la sua pericolosità per il Terzo Polo e, indirettamente, per la sinistra stessa, attualmente impegnata in Sicilia in uno spettacolare esperimento trasformistico (governare con le forze anti-berlusconiane del centro-destra). Se Forza del Sud (Fds) crescesse in Sicilia e si espandesse in altre regioni meridionali, potrebbe fornire a Berlusconi la copertura di cui ha bisogno se desidera mantenere l’alleanza con la Lega e non sparire dal Sud. E la simpatia con cui alcuni illustri esponenti del governo, per esempio Stefania Prestigiacomo e Mara Carfagna (entrambe della Fondazione Liberamente), hanno guardato alla nascita di Forza del Sud fa pensare che l’ipotesi di un tridente Pdl-Lega-Fds alle prossime elezioni non sia del tutto campata per aria.

Ma non è tutto. Il partito di Miccichè andrebbe seguito con attenzione anche perché, a mio parere, alcuni tasselli della sua analisi dei problemi del Mezzogiorno non sono infondati. E più in generale perché, al di là di quello che Miccichè ha detto l’altro ieri a Palermo, è la cultura del Mezzogiorno in quanto tale, con le sue istanze e le sue analisi, che meriterebbe di essere presa più sul serio di quanto solitamente facciamo, specie qui al Nord. Ho passato un paio di anni a documentare il disastro delle regioni meridionali, e il processo di vera e propria spoliazione che il Nord subisce ogni anno da parte del resto d’Italia, ivi compreso il Mezzogiorno. Sono in tutto 50 (cinquanta) miliardi che ogni anno lasciano il Nord per foraggiare il resto del Paese. L’ho ribadito più volte, e l’ho documentato in un libro recente (Il sacco del Nord). E tuttavia questo fatto macroscopico, che riguarda la spesa corrente e a cui si dovrà prima o poi porre qualche rimedio, non deve farci dimenticare altri fatti, altrettanto importanti se si vogliono affrontare i problemi del Mezzogiorno in modo costruttivo, e soprattutto con spirito equanime, senza forzature campanilistiche.

Il primo fatto è che, per una parte della storia d’Italia, il vittimismo delle popolazioni meridionali è sostanzialmente giustificato. È vero, ad esempio, che buona parte del divario Nord-Sud non esisteva al momento dell’Unità d’Italia ma si è prodotto nei primi 90 anni, dal 1861 al 1951: così rivelano le ricostruzioni più recenti degli storici dell’economia. Quanto alla seconda parte della nostra storia, dalla fine della Seconda guerra mondiale a oggi, è vero che la Cassa per il Mezzogiorno prima e la «Nuova programmazione» poi hanno invertito la tendenza, nonché largamente (e spesso malamente) risarcito il Mezzogiorno, ma è anche vero che negli ultimi anni, mentre la spesa pubblica corrente continuava a favorire il Sud, quella in conto capitale (che finanzia gli investimenti e le infrastrutture) lo ha invece gravemente penalizzato.

Il secondo fatto su cui riflettere riguarda la struttura degli squilibri territoriali, che contrappongono le regioni del Nord a quelle del Sud. Qui, contrariamente a quanto venti anni di propaganda anti-meridionale hanno indotto a credere, lo squilibrio fondamentale non consiste nella quantità di risorse pubbliche che affluiscono alle regioni meridionali, alcune delle quali sono anzi addirittura sotto-finanziate (così come, simmetricamente, al Nord sono sovra-finanziate tutte e tre le regioni a statuto speciale). I due squilibri fondamentali da rimuovere sono piuttosto l’evasione fiscale e lo spreco di risorse pubbliche, quest’ultimo sia sotto forma di sussidi indebiti (falsi invalidi, imprese fantasma, finti corsi di formazione), sia sotto forma di pessimi servizi pubblici, una delle più potenti cause di povertà ed emarginazione.

Ma c’è un ultimo ordine di fatti su cui vorrei attirare l’attenzione, perché ne sono stato testimone diretto parlando con politici, amministratori e comuni cittadini del Mezzogiorno. Il Mezzogiorno non è tutto uguale, e soprattutto non è fermo. Esistono anche realtà ben amministrate (persino nelle regioni di mafia), ma soprattutto c’è una parte della classe dirigente meridionale che si rende perfettamente conto che i soldi sono finiti, che non si può andare avanti come in passato, e che il fallimento delle politiche per il Mezzogiorno è prima di tutto responsabilità del Mezzogiorno stesso, dei suoi politici, imprenditori, comuni cittadini. Questo pezzo di Sud non rifiuta affatto la sfida della Lega, il suo invito al buon governo e al rispetto delle leggi, ma pretende che anche lo Stato centrale torni a fare la sua parte, ad esempio sbloccando gli investimenti in infrastrutture. Una buona politica economica nel Mezzogiorno dovrebbe partire proprio da questi due pilastri: più e non meno rigore sulla spesa corrente, scommesse più generose in conto capitale, a partire dallo sblocco dei fondi europei.

Non so se Forza del Sud saprà essere tutto questo, un partito consapevole della forza del Mezzogiorno ma anche delle sue responsabilità e delle sue ragioni. Ancor meno so se un tale partito darebbe più fastidio all’attuale destra o all’attuale sinistra. Ma so che non saremmo in pochi, al Nord come nel resto del Paese, a guardarlo con simpatia e con speranza.

da www.lastampa.it

MARONI PROMETTE IL WI FI LIBERO

venerdì, ottobre 29th, 2010

La liberalizzazione del wi.fi è più vicina. Il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha annunciato oggi che la prossima settimana presenterà al Consiglio dei ministri un provvedimento che consente di superare i `paletti´ imposti dal decreto Pisanu. Il tema era stato oggetto di molte prese di posizione politiche da quanti ritengono che le regole vigenti in Italia siano troppo stringenti.

Oggi, al question time, Maroni ha spiegato che «l’evoluzione tecnologica consente ora di superare le restrizioni e di contemperare le esigenze di sicurezza e l’attività investigativa con lo sviluppo dell’accesso alla rete». Nato come norma anti-terrorismo, il pacchetto Pisanu, che andrà in scadenza il prossimo 31 dicembre, ha introdotto nuovi reati, come quelli di arruolamento e addestramento per finalità terroristiche, o di istruzione alla preparazione e all’uso di materiale esplosivo. Ha previsto espulsioni più facili per chi è sospettato di agevolare cellule terroristiche. E ha anche limitato l’uso della rete, in particolare nei pubblici esercizi.

L’articolo 7, infatti, obbliga i gestori di locali pubblici che vogliano mettere un punto internet a disposizione dei clienti a registrarsi presso la Questura, a identificare e registrare gli utenti con la carta d’identità o il numero di cellulare e a conservare in un apposito archivio le informazioni riguardanti il traffico effettuato in modo che le forze dell’ordine possano all’occorrenza consultare tali dati. Ora si può andare oltre e rendere tutto più agevole, come avviene anche in molti altri paesi stranieri.

«La norma Pisanu – ha detto Maroni – è stata efficace e ha permesso di sventare minacce sul fronte del terrorismo e alla criminalità organizzata». Il ministro ha fornito anche alcuni dati, ricordando che le indagini riguardanti la pedofilia on line hanno portato all’individuazione di circa 7mila persone con operazioni a carattere anche internazionale, mentre nel campo delle frodi on line, della clonazione di carte di credito e bancomat, la polizia ha perseguito oltre 15mila persone. Ma ora bisogna guardare oltre. Positivo il giudizio del Pd. «Finalmente qualcosa si muove. L’iniziativa presa insieme a parlamentari di diversi gruppi di maggioranza e opposizione ha rotto il silenzio del governo» ha dichiarato Paolo Gentiloni, responsabile comunicazioni del partito, che ora aspetta di «valutare la norma».

Una posizione analoga a quella dell’Ucd: «Bene Maroni, aspettiamo però di vedere quello che accadrà al prossimo consiglio dei ministri», commenta Roberto Rao. Pienamente soddisfatta la Lega: «La rete – dice Jonny Crosio – è un patrimonio della società e del Paese che va tutelata e valorizzata, e vigilare non significa limitarne l’espansione».

da www.ilsecoloxix.it

ELEZIONI:VITTORIA DI BERLUSCONI

mercoledì, ottobre 27th, 2010

La crisi di governo sembra ogni giorno più vicina. E una delle ipotesi in caso di caduta del governo guidato da Silvio Berlusconi è il ritorno alle urne con il Porcellum, ovvero l’attuale legge elettorale. Ma che cosa accadrebbe se davvero si andasse al voto in tempi brevissimi? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Renato Mannheimer. Il presidente dell’Ispo si mostra cauto ed esordisce dicendo che “tutto dipenderà da come andrà la campagna elettorale e quindi molto può ancora cambiare”.

Ma allo stato attuale, “possiamo dire che il Centrodestra di Berlusconi e Bossi – senza Fini – vincerebbe sicuramente alla Camera dei Deputati e quindi avrebbe la maggioranza assoluta di 346 deputati”. Il problema, però, è Palazzo Madama. Nicola Piepoli sostiene che Pdl e Lega avrebbero la meglio anche al Senato, di pare opposto l’Swg di Trieste. Mannheimer “parla invece di un risultato molto incerto per la Camera Alta, dove non è escluso che, nonostante la legge preveda il premio di maggioranza a livello regionale, il Cavaliere possa farcela ad ottenere la maggioranza”.

“Al Nord – spiega il numero dell’Ispo – la partita sarebbe abbastanza semplice. Il Centrodestra conquisterebbe quasi certamente le principali regioni grazie all’apporto significativo del Carroccio. L’incertezza riguarda soprattutto il Sud. Ad esempio una sfida chiave sarebbe quella della Sicilia, dove la presenza dell’Mpa di Lombardo rimette tutto in discussione. In Puglia, invece, la forza di Vendola potrebbe spostare la regione a favore del Centrosinistra”.

Quanto ai singoli partiti, Mannheimer rivela che “il Popolo della Libertà è in questo momento di poco sotto il 30 per cento. La Lega Nord è in crescita rispetto alle scorse consultazioni e si attesta al 12% circa, anche se alcuni miei colleghi danno il Carroccio addirittura al 14%”. Debole il Partito Democratico, “fermo al 25%”. E Fini? “L’ultimo dato che abbiamo a disposizione assegna a Futuro e Libertà il 6%”. Infine Beppe Grillo. “Il Movimento 5 Stelle potrebbe superare il 4% ed entrare in Parlamento, è a ridosso della soglia di sbarramento. Il comico genovese ‘ruba’ molti consensi all’Italia dei Valori ma anche al Pd”.

da www.affaritaliani.it

BOSSI DIXIT

martedì, ottobre 26th, 2010

Se cè un voto contro il governo e questo cade, si va alle elezioni anticipate e non è un colpo di Stato, perché si è già fatto in passato. Umberto Bossi sceglie Affaritaliani.it per stroncare ogni ipotesi di esecutivo tecnico o istituzionale. Dal leader della Lega Nord arriva anche un duro attacco a Gianfranco Fini. Questa gente non è più credibile: possono dire quello che vogliono. Poi un avvertimento al premier: Se andiamo al voto è meglio che Berlusconi parli meno e scelga meglio i suoi alleati.

Il ministro delle Riforme è daccordo con lintroduzione del Senato federale ma ribadisce di essere nettamente contrario allabolizione delle province. E se la prende ancora con il presidente della Camera: Fini dice che deve iniziare una nuova fase federalista delle istituzioni, io quando ho fatto la rivoluzione avevo previsto il Senato delle regioni e poi tutti lhanno fatto saltare. Bisogna fare il federalismo delle istituzioni: è una mia idea, a partire dal Senato delle regioni. Ma perché non lhanno votata allora, perché non erano a favore quando abbiamo fatto la devolution?. Insieme alla sinistra, allora si scagliarono tutti contro e usarono la gente del Sud. Secondo il Senatùr non è cancellando le province che si riducono gli sprechi. Non è mica lì che bisogna fare i risparmi, ma impedendo che in certe regioni si sprechino le risorse.

FISCO – E ancora: Il Paese ha bisogno che diminuiscano le tasse, con questi livelli altro che non evadere. Il Paese non ce la fa più, non ce la fanno più i nostri pensionati e i nostri lavoratori. Noi dobbiamo ridurre le spese e gli sprechi, se vogliamo che la gente abbia un po di più e che il sistema sia più efficiente.

GIUSTIZIA – Berlusconi è un po un perseguitato, perciò sarebbe bene fare come in Francia dove almeno il leader ha la protezione dalla magistratura che, in Italia, si comporta male, afferma ancora il leader della Lega ad Affaritaliani.it. Se lo dice Berlusconi allora va bene, replica così Bossi alle dichiarazioni del premier in merito allipotesi di ritirare il Lodo Alfano.

UNITA DITALIA – Per il ministro delle Riforme il modo migliore di celebrare il 150esimo dellUnità dItalia sarebbe quello di fare una controstoria, che fornisca una versione vera dellevoluzione del Paese. Fra poco sarà il 150esimo anniversario della nascita dellItalia unita e bisognerebbe fare una controstoria, una storia vera, quella che sui libri è stata nascosta, oppure fare un film. Il leader della Lega Nord ha poi duramente attaccato i Savoia, colpevoli, a suo giudizio, di aver cancellato unintera generazione durante le guerre mondiali. Noi siamo qui ancora a far tornare qualche savoiardo a cantare a Sanremo: è una vergogna.

Cavour – spiega il Senatùr – non voleva il centralismo dei Savoia, voleva che ci fosse il Regno del Nord, mentre i Savoia volevano il Sud come colonia: questa è la verità, non volevano lItalia. Bossi ribadisce che la battaglia del federalismo, portata avanti dalla Lega, è ormai vinta. Noi vogliamo lasciare una Padania libera ai nostri figli, e non più schiava di Roma. E garantito che noi non andremo in pensione fino a quando la libertà sarà laggiù.

da www.affaritaliani.it

NASCE LA FORZA DEL SUD

domenica, ottobre 24th, 2010

Il nome sarà «Forza del Sud», l’eco della stagione vincente delle origini di Forza Italia, quando Berlusconi aveva il sole in tasca, e il senso di una rivincita fin troppo attesa della Sicilia, e presto del Mezzogiorno, che non vogliono più pagare il conto dell’asse Pdl-Lega e dello «strapotere» di Tremonti.

Gianfranco Miccichè, l’eretico sottosegretario palermitano che da tempo covava la creatura, ci ha messo un anno e mezzo a decidere: ma ormai il dado è tratto. Sabato prossimo, 30 ottobre, salirà sul palco del teatro Politeama a Palermo per presentare il suo nuovo partito e sciogliere il filo sottile che ormai lo legava al Popolo della libertà.

Sarà una Lega del Sud, e se davvero, dopo quella siciliana, nasceranno altre Forze del Sud anche in Campania, Puglia e Calabria, il contraccolpo sul già traballante equilibrio del Pdl potrebbe essere esiziale. Miccichè lo sa, ma non se ne preoccupa, perché il primo a esserne avvertito, sostiene, è proprio Berlusconi. Nei diciotto mesi trascorsi dal primo annuncio e dal primo convegno di una trentina di parlamentari meridionali – con la ministra Stefania Prestigiacomo, che alla fine resterà col Cavaliere, nel ruolo di donna simbolo del movimento e Antonio Martino in quello di autore del programma – il sottosegretario è stato sottoposto a una continua pressione, mirata a tenerlo a qualsiasi costo dentro i confini del partito. Ma stranamente, non è stato Berlusconi a stringerlo: il compromesso che aveva portato i transfughi siciliani ad accettare di distinguersi solo nel gruppo parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana, come Pdl-Sicilia, e non anche nelle Camere, era stato imposto più dallo stato maggiore del partito, compreso Dell’Utri, che su Miccichè ha sempre avuto un forte ascendente, che non dal leader.

Anzi, un Berlusconi insolitamente tollerante, negli stessi giorni, quasi, in cui decideva l’espulsione di Fini dal Pdl, si rivelava molto paziente con il sottosegretario che conosce da sempre, da quando lavorava per lui a Publitalia, e i suoi puntuti seguaci. A chi gli chiedeva di intervenire subito, per stroncare sul nascere la nuova eresia, rispondeva: «Gianfranco lo conosco troppo bene: non farà nulla contro di me». Forse valutava l’irrequietezza di Miccichè – l’uomo che nove anni fa, nel 2001, gli aveva portato in dote lo storico risultato del 61 a zero, la vittoria alle politiche in tutti i collegi dell’isola – alla stregua di un’ubbia temporanea, frutto di imperscrutabili, ai suoi occhi, stati d’animo siciliani e delle rivalità con i nuovi astri palermitani del centrodestra, il presidente del Senato Renato Schifani e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. E sotto sotto, magari condivideva alcune delle cose dette dai dissidenti sul degrado del partito. In ogni caso contava sul fatto che il sottosegretario – uno dei pochi ricevuti a casa sua come ospite permanente, con letto, camera e pigiama fresco di bucato riservati per l’accoglienza – non sarebbe mai diventato suo avversario diretto.

Ma ora che la separazione è decisa, e Miccichè ha fissato la data e la liturgia simil-berlusconiana, fin dal nome del nuovo partito, della convention e della sua personale discesa in campo, il Cavaliere deve fare i conti con il problema. Pur partendo da una ristretta pattuglia di parlamentari (nell’Assemblea siciliana sono rimasti in cinque, e altrettanti, più o meno, tra Camera e Senato) Miccichè – che vuole restare all’interno del centrodestra – controlla nell’isola un pacchetto di voti strategici per far scattare, a livello regionale, il premio di maggioranza, indispensabile al Cavaliere per riottenere una maggioranza anche al Senato. Lo stesso meccanismo si ripercuote a tutti i livelli istituzionali nell’isola, e non a caso tiene bloccata da settimane la formazione della nuova giunta al Comune di Palermo.

Pur consapevole che la lunga gestazione del progetto ha reso più difficile la sfida, Miccichè considera questa una sufficiente base di partenza. Anche se la vera riuscita dell’operazione è legata alla nascita di una vera e propria Lega del Sud, una sorta di federazione di tutti i fuorusciti dal Pdl alle soglie dell’implosione. Basta solo guardarsi attorno: se in Campania perfino Mara Carfagna, cioè una delle ministre più vicine a Berlusconi, arriva a dire che occorre fondare un nuovo partito per farla finita con il coordinatore inquisito del Pdl Nicola Cosentino, vuol dire che anche lì qualcosa si sta muovendo. Lo stesso accade in Puglia con l’ex An Adriana Poli Bortone, anche lei in marcia di avvicinamento a Forza del Sud con il suo movimento che, rimasto fuori per un soffio dal centrodestra, avrebbe potuto capovolgere il risultato delle regionali vinte da Vendola. Mentre in Calabria a decidere di muoversi autonomamente dal Pdl potrebbe essere, se non proprio direttamente il governatore Scopelliti, trionfatore alle ultime elezioni amministrative, un gruppo di persone a lui vicine e stanche dell’andazzo del Pdl.

Come accadrà in Sicilia alla fine della prossima settimana, anche la nascita delle altre Forze del Sud, in Campania, Puglia e Calabria, avverrebbe indipendentemente dalla possibile scadenza di elezioni anticipate, pur se è indubbio che un evento del genere finirebbe con il favorire lo scioglimento anticipato delle Camere. Al primo punto, infatti, la nuova Lega meridionale dei fuorusciti dal Pdl metterebbe il riequilibrio dell’attuale maggioranza impostata sull’asse con Bossi, la rinegoziazione della politica economica del governo nei confronti del Mezzogiorno e lo sblocco dei fondi strutturali nazionali ed europei che il governo tiene fermi da anni. La leva per ottenere ciò che finora Berlusconi e Tremonti hanno negato sarebbe la minaccia di formare in Parlamento nuovi gruppi parlamentari autonomi, con cui Palazzo Chigi dovrebbe negoziare separatamente, né più né meno di come sta facendo con Fini. Con la conseguenza, intuibile, di un’accelerazione dell’instabilità di cui il governo soffre già adesso. E la possibilità che il movimento centrifugo, dal Pdl, si estenda anche al Pd, o almeno alle sue inquiete frange centriste postdemocristiane, che non potrebbero restare indifferenti a una riarticolazione territoriale dei confini politici nel Centro-Sud, cioè nell’area dove sono più presenti e dove si gioca per davvero lo spostamento del baricentro politico dell’intero Paese.

Questo spiega perché la nascita, ormai annunciata, di Forza del Sud sia già inserita all’ordine del giorno dei vertici del Pdl, tra i problemi più urgenti. Se Berlusconi rifiuta di parlarne, e come sempre nei momenti difficili ne fa una questione personale – il tradimento di un giovane a cui ha voluto bene come a un figlio e ha dato tutto, da imprenditore e da leader -, gli stati maggiori del Popolo della libertà sono impegnati a valutare quanto possano pesare la mini-scissione siciliana e l’eventuale clonazione di Forza del Sud nelle altre regioni. Circola un dato, provvisorio, che vale quel che vale: sarebbero quaranta alla Camera, e una ventina al Senato, al netto degli altri trenta comunque contrari alle elezioni, i parlamentari del Sud pronti a distinguersi. Basta e assoverchia per mettere nuovamente con le spalle al muro il governo, appena uscito da un voto di fiducia.

LA LOMBARDIA IN EUROPA

sabato, ottobre 23rd, 2010

In qualità di Presidente del Consiglio Regionale lombardo e di Coordinatore della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome d’Italia, ho partecipato ai lavori della CARLE che si sono svolti a Trento dal 2 al 5 ottobre. La Carle è la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti Regionali Europei, alla cui Presidenza è stato eletto, ai termini dei lavori di Trento, il collega dell’Abruzzo, che ricoprirà questo incarico per tutto il 2011. Questo importante organismo internazionale è attualmente composto da 74 Regioni di Paesi europei (Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Gran Bretagna, Germania, Austria e Belgio) e rappresenta una straordinaria occasione di confronto con le altre realtà europee. E’ stato quindi importante per l’Assemblea lombarda avere condiviso momenti di incontro su temi importanti, in primis quello fiscale, con chi in Europa sta mettendo in pratica modelli legislativi che possono interessare anche il nostro Paese. Nei dibattiti che si sono susseguiti è anche emersa la volontà di tutelare l’identità e le peculiarità dei territori che i nostri Parlamenti rappresentano. A tal proposito è stata molto interessante la discussione avvenuta in senso all’Assemblea plenaria circa il ruolo dei dialetti nelle nostre Regioni, da cui è emersa la volontà comune di tutelarli senza sacrificarli in nome di linguaggi universali che troppo spesso hanno poco a che fare con le singole realtà territoriali. Su questo tema ho molto apprezzato gli interventi del Presidente del Parlamento della Catalogna, Ernest Benach, e di quello dei Paesi Baschi, Arantza Quiroga Cia, che hanno sottolineato come ciascuna Regione ha il compito di tutelare le identità linguistiche. Dai tavoli e dagli incontri è emersa la necessità di rilanciare, in tutte le sedi opportune, il ruolo dei Parlamenti regionali, avvicinando maggiormente i cittadini ai processi decisionali, informandoli delle potenzialità delle nostre Assemblee e migliorando quindi la comunicazione nei loro confronti. Nel contempo è necessario stringere rapporti proficui con i Parlamenti regionali d’Europa, anche attraverso i gruppi di lavoro che la Carle organizza su tematiche di rilievo nazionale, europeo ed internazionale, come per esempio quello inerente la “e-democracy” e il federalismo fiscale. Il rafforzamento e la presa di coscienza delle potenzialità delle Assemblee legislative consentono, nel contempo, di rilanciare il rapporto tra i Consigli e i Governi di riferimento, in modo che i Parlamenti regionali vengano coinvolti attivamente nei processi normativi e nelle riforme. Per questo motivo, in qualità di Presidente del Parlamento lombardo, ho espresso l’intenzione di organizzare momenti di incontro con quelle Assemblee europee la cui esperienza su alcune tematiche può dare vita ad intese molto importanti, per elaborare proposte legislative innovative che possono portare maggiori benefici alla popolazione lombarda.

 da http://www.davideboni.org/portale/

LA PADANIA SARA’ INDIPENDENTE ED AUTONOMA

venerdì, ottobre 22nd, 2010

“Viene un momento in cui una serie di forze muovono quasi contemporaneamente su un obiettivo. Vuoi per coincidenza, vuoi per intenzionalità, vuoi per un oggettivo comporsi delle cose e degli scenari, ad una certa ora il leader si scopre vulnerabile, e quando lo diventa – e tutti lo sanno – è solo questione di tempo perché qualcuno lo colpisca”. E’ uno dei passaggi centrali del capitolo quarto “La caduta” del libro Fratelli d’Italia dell’informatissimo anonimo sulla secessione della Padania. Curato da Davide Corritore e Paola Domenichini, il libro, pubblicato da Affaritaliani.it e in vendita su Bow.it, ha anticipato il boom della Lega alle ultime elezioni e i futuri scenari politici: dalla Lega che farà cadere il governo alla secessione che inizia dal Veneto con Luca Zaia, uno dei personaggi chiave del libro che come presidente porterà il Veneto all’indipendenza, e poi si estende a tutta la Padania.

ECCO L’ULTIMO DRAMMATICO CAPITOLO: THE END: UNA FAVOLA MENZOGNERA di “Fratelli d’Italia?”: “Noi italiani non siamo ‘normali’, o per meglio dire uniformabili. Ciò che voglio dire è che, perlomeno da noi, l’appartenenza, il senso identitario non sono misurabili necessariamente con parametri che si richiamano all’attaccamento alla nazione”.

“Al momento della secessione, da noi non mancava nulla, anzi forse c’era troppo, troppo di tutto: interessi da difendere, ricchezza da conservare, egoismi da coltivare, e anche appartenenze da reclamare… Per questo, come notavi all’inizio ‘tutto sembrava come prima, tutti si comportavano come se appartenessero ad un unico Paese..’.

Che cosa accadrebbe se non si arrivasse alla riforma federale dello Stato? “Secondo me – spiega l’europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio ad Affaritaliani.it – si aprirebbe uno scenario imprevedibile e non sarebbe troppo difficile canalizzare la sacrosanta esasperazione dei popopli del Nord verso obiettivi di indipendenza, raggiungibili oggi più mai grazie al diritto di autodeterminazione sancito dal Trattato di Lisbona. Diritto che è stato riconosciuto dall’Unione europea per il Kosovo e, indipendetemente dal giudizio che diamo su questa vicenda, si tratta di un chiaro precedente. La Padania ha tutte le carte in regola per autogovenarsi, sempre nell’ambito dell’Europa dei popoli e delle regioni. Se da Roma ostacolassero il cammino di riforme, alla lunga, sarerebbero sconfitti come lo saranno i nemici della libertà dei corsi, dei baschi e delle altre nazioni senza stato”.

da www.affaritaliani.it

AVANTI LA LEGA

giovedì, ottobre 21st, 2010

Vittoria del Centrodestra ma senza maggioranza al Senato, dove l’alleanza Pdl-Lega Nord-La Destra si fermerebbe a quota 140 seggi (il quorum è di 159). E’ il risultato dell’ultimo sondaggio Swg sulle intenzioni di voto, diffuso in esclusiva da Affaritaliani.it.

 Maurizio Pessato, amministratore delegato della società di Trieste, spiega ad Affaritaliani.it: “Il Popolo della Libertà è tra il 26 e il 28 per cento, molto debole. La Lega Nord è tra il 12 e 13% in forte crescita. Questa percentuale vuol dire che il Carroccio è il primo partito nel Veneto, oltre il dato delle Regionali, ed è alla pari con il Pdl in Lombardia. La Lega sale anche in Toscana, Umbria e Marche. L’idea è quella di una crescita generalizzata. La Destra di Storace è al 2%. Non ha perso il centrodestra in generale, ma è debole il Pdl e non tutti i suoi voti sono andati alla Lega”. Totale della coalizione tra il 40 e il 43%. Maggioranza assoluta alla Camera.

 “Futuro e Libertà – rivela Pessato – si colloca tra il 6 e il 7%. Il nuovo movimento di Fini supera quindi l’Udc di Casini, ferma al 5-6%. L’Mpa di Lombardo vale l’1% e l’Api di Rutelli è tra lo 0,5 e l’1%”. Totale dell’ipotetica, nuova, coalizione di centro 12,5-15%.

 “Il Partito Democratico si colloca tra il 24 e il 26%. L’Italia dei Valori è tra il 6 e il 7%. Sinistra Ecologia Libertà di Vendola si attesta al 4-5%”. Totale dell’alleanza di Centrosinistra 34-38%.

 “Poi ci sono la Federazione di Sinistra (Rifondazione e Pdci) tra il 2 e il 3% e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo al 4-5%, sopra la soglia di sbarramento della Camera. Il comico genovese ruba voti a Di Pietro e prende consensi anche tra gli indecisi. Ha una grande presa perché i partiti tradizionali sono in difficoltà”.

 “Con questi numeri – spiega Pessato – al Senato non c’è una maggioranza. I premi regionali penalizzano il Centrodestra. In Puglia ci sarebbe un forte successo del Centrosinistra grazie a Vendola e in Sicilia, probabilmente, vincerebbe il nuovo centro grazie alla forza di Lombardo. Pdl-Lega-La Destra arriverebbero a circa 140 senatori, quindi senza maggioranza”.

Il sondaggio è stato realizzato il 4-5 ottobre, metodologia C.A.T.I. – C.A.W.I. e campione rappresentativo della popolazione italiana con diritto di voto di 2.000 persone, da www.affaritaliani.it

COTA: ABBIAMO VINTO!

mercoledì, ottobre 20th, 2010

Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato da Roberto Cota e ha quindi sospeso la sentenza del Tar di Torino che ha deciso il riconteggio delle schede per le ultime elezioni regionali del 28-29 marzo di questanno. Lo ha spiegato l’avvocato del presidente Cota, Luca Procaci.

«APPELLI INFONDATI» - In particolare la V sezione nel dispositivo sottolinea che «considerato che all’esito della decisione in camera di consiglio è emersa la fondatezza dell’appello» di Cota e «l’infondatezza degli appelli incidentali proposti da Mercedes Bresso e dagli altri liti consorti, ha accolto l’istanza cautelare e per l’effetto ha sospeso integralmente l’efficacia della sentenza impugnata».

«ABBIAMO VINTO» - «Abbiamo vinto, ora chiamo subito Bossi» sono state le prime parole pronunciate da Roberto Cota. Una gioia condivisa dal suo legale che spiega: «Il Consiglio di Stato ha giudicato fondato il ricorso nel merito e quindi il giudizio non potrà in alcun modo essere cambiato. In questo modo è sospesa l’efficacia della sentenza del Tar». La quale, emessa lo scorso luglio, aveva accolto parzialmente i ricorsi elettorali del centrosinistra dichiarato invalide circa 15mila schede elettorali delle ultime regionali e disposto il riconteggio, iniziato e ormai completato in tutte le province piemontesi tranne Torino. «E’ una straordinaria vittoria – dichiara l’avvocato Luca Procacci – il Tar ha sospeso integralmente l’efficacia della sentenza. Noi ci speravamo fin dall’inizio e pensavamo di essere nel giusto, adesso la soddisfazione è enorme».

«SONO STUPEFATTA» – Di diverso tono, come ovvio, la reazione di Mercedes Bresso, candidata del centrosinistra sconfitta da Cota con uno scarto minimo. «Se la decisione del Consiglio di Stato vuol dire che entrambe le liste sono valide, rimango stupefatta – ha commentato – . Se, invece, vuol dire che il riconteggio non ha senso questa è un’ipotesi come le altre, cioè può anche voler dire che le liste non sono valide. Attendiamo di capire la sentenza». In ogni caso, ha detto, «le sentenze si rispettano». «Valuteremo nel merito – ha aggiunto – quando si conosceranno le motivazioni dell’ordinanza emessa dalla quinta sezione».

da www.corriere.it